Settings
Light Theme
Dark Theme
Podcast Cover

Verso la modernità [ITA]

  • Introduzione al palazzo

    6 NOV 2023 · Benvenuti nella sede fiorentina della Banca d’Italia. Il palazzo, edificato fra il 1865 e il 1869 su progetto dell’architetto napoletano Antonio Cipolla, è espressione del nuovo “stile italiano”, in cui i fasti dello stile rinascimentale della facciata incontrano il nascente gusto Liberty in alcuni ambienti interni. Un ponte fra passato e presente, con al centro Firenze: nuova capitale dell’Italia unita. La monumentale facciata su via dell’Oriuolo si annuncia con il ritmo serrato degli elementi scultorei e architettonici in pietra serena, dal caratteristico colore grigio. L’impressione è quella di trovarsi di fronte a un antico palazzo nobiliare fiorentino, perfettamente integrato nel tessuto urbano. Varcato il solenne portale d’ingresso, gli interni si articolano in una successione di eleganti saloni e spazi di rappresentanza, che potrete ammirare e che vi saranno presentati durante il nostro percorso. Buona visita!
    1m 3s
  • 00. Ragioni della mostra

    6 NOV 2023 · È il 14 maggio 1865 e a Firenze, da pochi mesi divenuta capitale del Regno d’Italia, si tengono le celebrazioni per il sesto centenario della nascita di Dante, alla presenza del re Vittorio Emanuele II. È di fatto la prima grande festa nazionale, dedicata al poeta, padre “letterario” dell’Italia unita. Anche grazie a questa iniziativa, Firenze vede sancito il proprio ruolo di capitale della cultura, che non avrebbe perso nemmeno dopo il 1871, con il trasferimento a Roma degli organi di governo. Anzi, nei decenni a venire la città è animata dalla rivoluzione macchiaiola, dai fermenti avanguardisti del Futurismo, dagli innesti culturali provenienti dalla comunità straniera lì residente, dalla riscoperta di pratiche artigianali, elevate ora al livello delle raffinate Arts and Crafts di derivazione anglosassone. Mentre quindi Firenze si dota delle istituzioni necessarie alla vita di uno stato moderno – tra queste la prima sede centrale della Banca Nazionale, istituita nel 1859 e che nel 1893 sarebbe diventata Banca d’Italia – le arti figurative registrano questo progresso, divenendone parte integrante.E così, attingendo dalla collezione della Banca d’Italia, abbiamo ideato questa mostra: per raccontare uno spaccato di quel momento fondante della variegata cultura italiana, attraverso una selezione di opere tra i primi anni ’70 dell’Ottocento e la metà del Novecento, dove è il ritratto femminile il genere dominante. Da modella, còlta principalmente nella dimensione domestica e familiare, la donna emerge infatti progressivamente come protagonista della società borghese e aristocratica fin de siècle, per definire successivamente un proprio spazio di libertà, un nuovo ruolo sociale, artistico e intellettuale. Nel percorso si propone anche un focus su cinque artiste le cui opere e le cui biografie raccontano di un modello che solo nel Novecento potrà pienamente esprimersi: l’artista professionista.
    2m 9s
  • 01. Omaggio a Beatrice

    6 NOV 2023 · Dopo aver attraversato l’ampio atrio d’ingresso impreziosito dalla statua di Cavour, opera di Augusto Rivalta, si accede all’atrio Donatello. La volta sembra aprirsi su un angolo di cielo, dove alcuni amorini incoronano lo stemma di casa Savoia. Tutt’intorno si dispiega un trionfo di decorazioni, con foglie, mascheroni e figure di virtù. La sala, che ospita la sezione iniziale della mostra, deve il suo nome ai due leoni ottocenteschi in arenaria, opere di Giovanni Bastianini, che rievocano uno dei simboli di Firenze, il Marzocco, originariamente scolpito da Donatello nel 1418; nonché alla riproduzione dello stemma della famiglia Pazzi, dai delfini addossati, anch’esso probabilmente ripreso da un originale di Donatello. Qui presentiamo un omaggio a Firenze e alla donna che più di ogni altra ne rappresenta le radici culturali: Beatrice. Modello di aspirazioni civili e politiche, padre fondatore della lingua e dell’idea di Nazione, Dante è un punto di riferimento nel panorama culturale e politico ottocentesco. In ambito toscano, in particolare, il poeta e la sua memoria sono naturalmente associati alla città di Firenze, divenuta capitale del Regno nel 1865.Si è quindi voluto dedicare una piccola sezione d’apertura a Dante, e in particolare alla sua musa ispiratrice, con tre edizioni pregiate della Commedia, aperte su tavole raffiguranti Beatrice, insieme a un’opera del pittore fiorentino Raffaello Sorbi, datata 1863.Le prime due edizioni, due rare cinquecentine appartenenti alla raccolta di volumi antichi della Biblioteca Paolo Baffi della Banca d’Italia, sono La Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino, con l’espositione di Christophoro Landino, del 1529, e La Comedia di Dante Aligieri con la noua espositione di Alessandro Vellutello, del 1544. Queste presentano i commenti di due grandi autori del Rinascimento toscano, rispettivamente Cristoforo Landino e Alessandro Vellutello. I volumi sono entrambi esposti aperti in corrispondenza dell’incipit della terza cantica, dove appare la raffigurazione dell’ascesa al Paradiso di Dante e Beatrice. Nella terza edizione, La Commedia di Dante Allighieri commentata da Ugo Foscolo, trovano raffigurazione i personaggi principali, tra cui appunto Beatrice.Da musa e comprimaria, nel dipinto di Sorbi, vediamo Beatrice conquistare un’esemplare centralità visiva e narrativa. In abito bianco, la donna è infatti il perno visivo e cromatico della composizione, allusiva anche al tricolore e alla raggiunta unità nazionale.
    2m 51s
  • 02. L’angelo nero

    6 NOV 2023 · Dall’atrio Donatello, si passa allo scalone monumentale. La scala elicoidale, composta da 108 gradini, sembra fluttuare con leggerezza nello spazio, occupando un vano di ben 24 metri d’altezza, animato dalla luce che si irradia dal lucernario ovale del soffitto. In questo ambiente ci accoglie L’Angelo nero, una delle rare opere superstiti della scultrice Maryla Lednicka-Szczytt. Esposta per la prima volta a Parigi nel 1922, venne presentata a Milano nel 1926 in una personale dell’artista e lì acquistata da Riccardo Gualino, appassionato con la moglie Cesarina di danza e teatro. Compatta e solida e al contempo eterea, sognante, la figura era probabilmente ispirata al balletto Les Sylphides, messo in scena dai Ballets russes di Diaghilev nel 1909, con musiche di Chopin. Entrata in collezione Banca d’Italia nel 1933, se ne perse lentamente la storia, fino alla sua corretta attribuzione nel 2013. Un destino di lungo oblio e poi di riscoperta che accomuna l’opera alla sua autrice. Figlia di un deputato e personaggio di spicco dell’alta società polacca, sposata con un aristocratico, dopo il divorzio Maryla si trasferisce a Parigi, dove studia scultura, partecipa a importanti mostre e collabora con Adrienne Gorska, rinomata progettista e sorella della pittrice Tamara de Lempicka. Trasferitasi a Milano nel 1924, si avvicina al gruppo Novecento di Margherita Sarfatti ed entra nella cerchia di Giuseppe Toeplitz, massimo esponente del mondo bancario italiano e internazionale. Autrice di sculture per navi da crociera, nel 1938 Maryla si sposta infine a New York dove, tra depressione e gravi problemi economici, si suicida nel 1947. È ricordando questa grande artista a lungo dimenticata che comincia il nostro percorso: l’Angelo nero ci commuove ancora oggi per la sua verità poetica, per quello “spirito misterioso, lirico e ingenuo” che già incantò i suoi contemporanei.
    2m 10s
  • 03. Dimensioni domestiche

    6 NOV 2023 · L’elegante atrio del primo piano si svela al termine dello scalone con le sue decorazioni a soffitto ad opera dall’ornatista bolognese Luigi Samoggia. La tecnica a grisaille fa sembrare sculture i personaggi dipinti, simbolo della scienza, dell’arte e della letteratura. Sotto lo sguardo di queste figure, proseguiamo nel percorso della mostra. Il contesto domestico è il luogo privilegiato della ritrattistica macchiaiola, in cui la figura femminile è protagonista.I personaggi della Maternità sono la cognata e il nipote di Silvestro Lega. L’opera restituisce un brano di vita borghese di toccante intensità lirica. Su uno sfondo bruno si stagliano le due figure, costruite per masse dense ed essenziali, còlte in un dialogo affettuoso che passa per gesti e sguardi composti e delicati. Non c’è spazio per elementi accessori. La scena, seppur laica, è caricata di sacralità e richiama quelle Madonne col Bambino quattro-cinquecentesche che l’artista riconosceva come esempi di perfezione formale ‘senza tempo’.Ispirazione per Giovanni Fattori è invece una giovane donna che la critica riconduce agli abitanti o ai frequentatori della villa del marchese Paolo Gentile Farinola a Casignano, poco fuori Firenze. La donna è ritratta di profilo, contro un fondale neutro, da una distanza estremamente ravvicinata. Nella sua essenzialità compositiva, raggiunta per accostamenti di colore e contrasti di luce e ombra, la figura appare viva e partecipe.Anche i due ritratti di Francesco Paolo Michetti e Antonio Mancini sono dipinti in un contesto domestico e rifiutano un’ambientazione specifica, pur discostandosi dalla pittura di macchia. Entrambi si distinguono per un tocco veloce e un uso disinvolto della materia pittorica, secondo gli stilemi internazionali in voga nell’ultimo ventennio dell’Ottocento. Se nella sua Bimba al sole Michetti raffigura una contadina dell’entroterra abruzzese, dall’aspetto selvaggio, in Felicità Mancini realizza invece un ritratto della sua modella: una giovane rosea, vestita alla moda, dal sorriso radioso.
    2m 11s
  • 04. En plein air

    6 NOV 2023 · Le successive due sezioni della mostra sono ospitate nel sontuoso salone delle assemblee, progettato per ospitare le riunioni dei soci della Banca Nazionale del Regno d’Italia. Il salone è coperto da un soffitto in legno ritmato da 27 lacunari ornati di gigli, emblema della città, da cui pende un ricco lampadario in vetro di Murano eseguito nel 1962. Nell’ultimo quarto dell’Ottocento si assiste in Italia, come nel resto d’Europa, a un radicale rinnovamento del linguaggio figurativo, che risulta trasformato tanto nello stile quanto nelle iconografie. Gli artisti più estranei alla cultura accademica ripensano il rapporto con la natura immergendosi in essa. È il momento della pittura en plein air, all’aria aperta, e del definitivo assurgere del ritratto a genere alto, promosso dalla borghesia in ascesa.Ne Il mazzo di giunchiglie Giuseppe De Nittis opera con taglio fotografico: isola la figura, appena abbozzata nella parte inferiore del corpo, in una posa informale di spalle. La colloca infine su uno sfondo bidimensionale, frutto della semplice giustapposizione di campi di colore, ispirato dalle suggestioni della pittura giapponese, di gran moda nella Parigi fin de siècle.Anche le presenze femminili del torinese Giacomo Grosso abitano il paesaggio in maniera informale. La piccola tavola le ritrae infatti in un momento di quotidianità, di fronte a un assolato paesaggio. Le vesti alla moda, nonché il tavolo apparecchiato poco distante, collocano le due giovani in una dimensione mondana: una conquista per la borghesia ottocentesca e per le donne di questo ceto sociale.Uno spensierato momento di libertà è invece quello raffigurato da Ettore Tito, che in una scena in riva al lago riflette sull’infanzia e sulla maternità fuori dai cliché romantici e veristi. La tela comunica una dimensione gioiosa e consolatoria che risulta molto originale se calata nella tradizione figurativa italiana e che rappresenta la chiave del successo internazionale del pittore.Più compassata la proposta di Pompeo Mariani, sapiente interprete della Belle époque in ambito lombardo. Il ritratto della cugina, Giulia Bianchi, è ambientato in un angolo della Villa Reale di Monza e realizzato con pieno controllo del tocco pittorico, alla maniera impressionista.
    2m 26s
  • 05. Alta società

    6 NOV 2023 · Eleganti, emancipate e alla moda: così appaiono le tre donne protagoniste di questa sezione della mostra.La baronessa Chiarandà, moglie del pittore e collezionista Carlo, vissuta al centro della scena culturale napoletana tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, appare sorridente e sicura nel ritratto di Vincenzo Irolli, formalmente non lontano dalla maniera di Antonio Mancini. Su uno sfondo scuro si staglia la mezza figura della nobildonna, diversificata nel grado di finitezza, con il viso luminoso accuratamente messo a fuoco e l’abito nero restituito attraverso una pennellata sfrangiata e grumosa.La modella svedese Elin Sundström è probabilmente la musa ispiratrice di Paolo Troubetskoy, che sposa nel 1901. Nella statuetta da scrivania qui esposta, la figura è resa in forme sfaldate e vibranti, volutamente bozzettistiche. La donna è ritratta a cavallo, mentre adotta la monta detta ‘all’amazzone’, con entrambe le gambe da un lato, ritenuta più adeguata alle donne, che non indossavano i pantaloni. L’equitazione, riservata alle esponenti dell’alta società fino alla fine dell’Ottocento, si sarebbe fatta strada lentamente nel secolo successivo. Infatti, solo a partire dagli anni ‘30 le donne potranno indossare abiti più comodi e sicuri per questa attività sportiva.Una misteriosa naturalista che indaga una conchiglia è il soggetto della terza opera. L’ignoto artista, su cui sono in corso ricerche, padroneggia il linguaggio impressionista e post-impressionista. Poche pennellate danno corpo a un’immagine di rara poesia, accarezzata dalla luce rosea che filtra attraverso l’ampolla. La giovane, còlta da distanza ravvicinata, abbassa lo sguardo verso il guscio che tiene in mano, pienamente assorta. All’alba del Novecento l’ingresso delle donne nel mondo della scienza è prossimo, trainato dall’esempio di Marie Curie, vincitrice del Premio Nobel per la fisica nel 1903.
    2m 6s
  • 06. Tra forma ed espressione: ricerche degli anni Venti e Trenta

    6 NOV 2023 · Il secondo piano del palazzo era adibito a residenza privata del Direttore generale della Banca Nazionale. Come nel primo piano, anche qui il soffitto del luminoso vestibolo d’ingresso, decorato a finti cassettoni, è opera del bolognese Luigi Samoggia. È sotto il segno del ritorno alla forma, al plasticismo, alla volumetria, che si sviluppa la ricerca artistica italiana ed europea dopo la Grande Guerra. Sono molti gli artisti, spesso reduci dai campi di battaglia, che cercano nella tradizione classica la ricostruzione di un ordine perduto. Tra propensioni diverse, accomunate dall’aspirazione a ritrovare una smarrita “italianità”, gli artisti partecipano intensamente al dibattito critico. Tra i protagonisti di questa stagione, poi coagulata intorno a movimenti quali il Novecento di Margherita Sarfatti, ci sono Ardengo Soffici, Carlo Socrate e il meno noto Luciano Richetti. Se Ricchetti restituisce, ancora nel 1940, una dimensione femminile tutta risolta nelle cure domestiche e materne, così come la cultura di regime richiede, Soffici e Socrate esplorano invece soggetti meno consueti e percorrono originalmente la strada di una decisa solidificazione dell’immagine. Monumentale e potente appare L’acquaiola di Soffici, erede novecentesca di un’antica esistenza contadina, così come La ragazza con mandolino di Socrate viene salutata alla Quadriennale romana del 1931 come espressione di una pittura “puntuale e nobile”, sobria ed equilibrata.Nello stesso periodo, altri filoni figurativi perseguono un impressionismo “psicologico”, sensibile e di inquieta espressività. Mario Mafai “denuda” il soggetto, restituendone la dimensione più intima e segreta. Così accade nel ritratto dedicato alla “dolce Lina”, cioè alla modella Angela Santini, per Mafai “donna fatale”, confidente e oggetto di desiderio. Segreta e misteriosa anche la Donna dagli occhi chiusi di Carlo Levi, la cui pittura, dagli anni ’30 in poi, si muove tra espressionismo poetico e delicato realismo. Infine la Cecchina di Orfeo Tamburi, scabra nella tavolozza e nella resa formale e delineata da un vigoroso segno nero, produce un effetto di aspra potenza espressionista.
    2m 28s
  • 07. Leonetta Cecchi Pieraccini e Pasquarosa Marcelli

    6 NOV 2023 · Dalle stoffe che rivestono le pareti ai dettagli decorativi del soffitto, nel salottino azzurro domina il colore del cielo. Proprio da un ovale centrale aperto sul firmamento Venere si affaccia stringendo una colomba, circondata da grottesche abitate da figure femminili di ispirazione mitologica.La dea ci introduce a due artiste, protagoniste di questa parte della mostra: Leonetta Cecchi Pieraccini e Pasquarosa Marcelli. Accanto alle ricerche ufficiali e all’interesse dominante per il ritorno all’ordine, la pittura degli anni ’20 e ’30 vede delinearsi una tendenza che, sulla scorta di eredità postimpressioniste, dedica una rinnovata attenzione alla resa di dimensioni interiori, private, restituite attraverso una pittura espressiva, mossa e vibrante. Si tratta di una scelta che interessa artisti già maturi, ma soprattutto molti giovani artisti con lo sguardo aperto all’Europa, e principalmente alla Francia. Tra essi anche alcune artiste donne, per le quali la pittura, spesso portata avanti fra gli impegni coniugali e familiari, non è un passatempo, ma passione creativa e impegno professionale.La pittura di Pasquarosa Marcelli è ben riconoscibile per il suo stile originale e anticonformista, con ritratti e nature morte rese con pennellate libere e cariche di colore. La donna, giunta a Roma dal paese laziale di Anticoli Corrado, diventa prima musa di artisti e poi pittrice lei stessa, riscuotendo a partire dal 1915 il gradimento di critica e pubblico.Ma è a Leonetta Cecchi Pieraccini che è dedicata in particolare questa sezione. Di famiglia senese, allieva di Giovanni Fattori, dal 1911 Leonetta vive a Roma insieme al marito. Qui dipinge con grande freschezza cromatica e compositiva oggetti della vita quotidiana, paesaggi urbani, marine, nature morte e ritratti intimi, come quello qui esposto, che rappresenta probabilmente la cognata Rita Cecchi. Ogni opera di Leonetta costituisce il tassello di un “teatro della memoria”, a cui si accompagna la stesura di diari e “agendine” che ci restituiscono la sensibilità attenta e raffinata della pittrice. La sua assidua partecipazione alle mostre è seguita con interesse dalla critica, per esempio da Carlo Carrà e Roberto Longhi, e anche quando dopo gli anni ‘30 la sua attività espositiva diventerà più rara, non cesserà mai l’impegno creativo, tra letteratura, pittura e la costante partecipazione alla vita culturale del Paese.
    2m 41s
  • 08. Forme statiche, atmosfere sospese

    6 NOV 2023 · Le ultime due sezioni della mostra sono accolte nella sala del consiglio: l’ambiente più rappresentativo del Palazzo, che conserva intatta la sua atmosfera ottocentesca. Oggi il salone ospita le sedute del Consiglio di reggenza, organo preposto all’amministrazione della sede fiorentina della Banca d’Italia. Mentre dal soffitto la dea Flora sembra riversare i suoi fiori nello spazio sottostante, il transito nella sala è vegliato dalla quattrocentesca Madonna col Bambino, collocata sopra il camino. Realizzata in stucco policromo, è attribuibile alla bottega di Lorenzo Ghiberti. Le atmosfere fredde e sospese di Felice Casorati, nonché il suo rigore intellettuale, propongono una modernità lontana dalla mutevolezza degli impressionisti e dal dinamismo dei futuristi. In Clelia il pittore piemontese elimina ogni elemento descrittivo o letterario residuo in favore della più pura astrazione. Soluzioni simili caratterizzano lo Studio per “Daphne a Pavarolo”, nel quale il paesaggio collinare si specchia sui vetri della finestra in forme disegnate e semplificate, quasi cubiste, e la figura femminile si fa emblema universale di solitudine e introspezione.A Torino, nel clima rarefatto ed elitario di un grande appartamento di proprietà dell’imprenditore e collezionista Riccardo Gualino in via Galliari, Casorati inaugura nel 1927 la Scuola Libera di Pittura. Requisito imprescindibile per l’ammissione ai corsi è la dedizione totale al mestiere dell’arte. Numerose ragazze accettano la sfida. La venticinquenne fiorentina Marisa Mori viene istruita principalmente nel disegno. Lo Studio di Nudo, forse un autoritratto, è frutto del lavoro di quei giorni: una pittura materica che utilizza una gamma ristretta di colori e organizza la figura in uno spazio ‘neutro’.La rappresentazione del nudo femminile ritorna nel doppio dipinto di Nella Marchesini, prima allieva della scuola di Casorati. Sul recto troviamo una figura in scorcio, che allude al celebre Cristo morto di Mantegna, esposto a Brera, e si distingue per un sapiente dispiegamento di ombre e luci entro una solida struttura disegnativa. Sul verso è raffigurata invece una donna seduta a terra, forse la stessa modella, ritratta in silenziosa solitudine.Vestita di un semplice abito, in un ambiente domestico minimale, è infine la Donna seduta di Virgilio Guidi. Senza volto, si mostra bloccata in una sorta di fissità metafisica, come nelle creature di Casorati e delle sue talentuose allieve.
    2m 45s
Information
Author eArs
Categories Arts
Website -
Email -

Looks like you don't have any active episode

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Current

Looks like you don't have any episodes in your queue

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Next Up

Episode Cover Episode Cover

It's so quiet here...

Time to discover new episodes!

Discover
Your Library
Search