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06. Tra forma ed espressione: ricerche degli anni Venti e Trenta

06. Tra forma ed espressione: ricerche degli anni Venti e Trenta
Nov 6, 2023 · 2m 28s

Il secondo piano del palazzo era adibito a residenza privata del Direttore generale della Banca Nazionale. Come nel primo piano, anche qui il soffitto del luminoso vestibolo d’ingresso, decorato a...

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Il secondo piano del palazzo era adibito a residenza privata del Direttore generale della Banca Nazionale. Come nel primo piano, anche qui il soffitto del luminoso vestibolo d’ingresso, decorato a finti cassettoni, è opera del bolognese Luigi Samoggia.
È sotto il segno del ritorno alla forma, al plasticismo, alla volumetria, che si sviluppa la ricerca artistica italiana ed europea dopo la Grande Guerra. Sono molti gli artisti, spesso reduci dai campi di battaglia, che cercano nella tradizione classica la ricostruzione di un ordine perduto. Tra propensioni diverse, accomunate dall’aspirazione a ritrovare una smarrita “italianità”, gli artisti partecipano intensamente al dibattito critico. Tra i protagonisti di questa stagione, poi coagulata intorno a movimenti quali il Novecento di Margherita Sarfatti, ci sono Ardengo Soffici, Carlo Socrate e il meno noto Luciano Richetti. Se Ricchetti restituisce, ancora nel 1940, una dimensione femminile tutta risolta nelle cure domestiche e materne, così come la cultura di regime richiede, Soffici e Socrate esplorano invece soggetti meno consueti e percorrono originalmente la strada di una decisa solidificazione dell’immagine. Monumentale e potente appare L’acquaiola di Soffici, erede novecentesca di un’antica esistenza contadina, così come La ragazza con mandolino di Socrate viene salutata alla Quadriennale romana del 1931 come espressione di una pittura “puntuale e nobile”, sobria ed equilibrata.Nello stesso periodo, altri filoni figurativi perseguono un impressionismo “psicologico”, sensibile e di inquieta espressività. Mario Mafai “denuda” il soggetto, restituendone la dimensione più intima e segreta. Così accade nel ritratto dedicato alla “dolce Lina”, cioè alla modella Angela Santini, per Mafai “donna fatale”, confidente e oggetto di desiderio. Segreta e misteriosa anche la Donna dagli occhi chiusi di Carlo Levi, la cui pittura, dagli anni ’30 in poi, si muove tra espressionismo poetico e delicato realismo. Infine la Cecchina di Orfeo Tamburi, scabra nella tavolozza e nella resa formale e delineata da un vigoroso segno nero, produce un effetto di aspra potenza espressionista.
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