07. Leonetta Cecchi Pieraccini e Pasquarosa Marcelli
Nov 6, 2023 ·
2m 41s
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Description
Dalle stoffe che rivestono le pareti ai dettagli decorativi del soffitto, nel salottino azzurro domina il colore del cielo. Proprio da un ovale centrale aperto sul firmamento Venere si affaccia...
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Dalle stoffe che rivestono le pareti ai dettagli decorativi del soffitto, nel salottino azzurro domina il colore del cielo. Proprio da un ovale centrale aperto sul firmamento Venere si affaccia stringendo una colomba, circondata da grottesche abitate da figure femminili di ispirazione mitologica.La dea ci introduce a due artiste, protagoniste di questa parte della mostra: Leonetta Cecchi Pieraccini e Pasquarosa Marcelli.
Accanto alle ricerche ufficiali e all’interesse dominante per il ritorno all’ordine, la pittura degli anni ’20 e ’30 vede delinearsi una tendenza che, sulla scorta di eredità postimpressioniste, dedica una rinnovata attenzione alla resa di dimensioni interiori, private, restituite attraverso una pittura espressiva, mossa e vibrante. Si tratta di una scelta che interessa artisti già maturi, ma soprattutto molti giovani artisti con lo sguardo aperto all’Europa, e principalmente alla Francia. Tra essi anche alcune artiste donne, per le quali la pittura, spesso portata avanti fra gli impegni coniugali e familiari, non è un passatempo, ma passione creativa e impegno professionale.La pittura di Pasquarosa Marcelli è ben riconoscibile per il suo stile originale e anticonformista, con ritratti e nature morte rese con pennellate libere e cariche di colore. La donna, giunta a Roma dal paese laziale di Anticoli Corrado, diventa prima musa di artisti e poi pittrice lei stessa, riscuotendo a partire dal 1915 il gradimento di critica e pubblico.Ma è a Leonetta Cecchi Pieraccini che è dedicata in particolare questa sezione. Di famiglia senese, allieva di Giovanni Fattori, dal 1911 Leonetta vive a Roma insieme al marito. Qui dipinge con grande freschezza cromatica e compositiva oggetti della vita quotidiana, paesaggi urbani, marine, nature morte e ritratti intimi, come quello qui esposto, che rappresenta probabilmente la cognata Rita Cecchi. Ogni opera di Leonetta costituisce il tassello di un “teatro della memoria”, a cui si accompagna la stesura di diari e “agendine” che ci restituiscono la sensibilità attenta e raffinata della pittrice. La sua assidua partecipazione alle mostre è seguita con interesse dalla critica, per esempio da Carlo Carrà e Roberto Longhi, e anche quando dopo gli anni ‘30 la sua attività espositiva diventerà più rara, non cesserà mai l’impegno creativo, tra letteratura, pittura e la costante partecipazione alla vita culturale del Paese.
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Accanto alle ricerche ufficiali e all’interesse dominante per il ritorno all’ordine, la pittura degli anni ’20 e ’30 vede delinearsi una tendenza che, sulla scorta di eredità postimpressioniste, dedica una rinnovata attenzione alla resa di dimensioni interiori, private, restituite attraverso una pittura espressiva, mossa e vibrante. Si tratta di una scelta che interessa artisti già maturi, ma soprattutto molti giovani artisti con lo sguardo aperto all’Europa, e principalmente alla Francia. Tra essi anche alcune artiste donne, per le quali la pittura, spesso portata avanti fra gli impegni coniugali e familiari, non è un passatempo, ma passione creativa e impegno professionale.La pittura di Pasquarosa Marcelli è ben riconoscibile per il suo stile originale e anticonformista, con ritratti e nature morte rese con pennellate libere e cariche di colore. La donna, giunta a Roma dal paese laziale di Anticoli Corrado, diventa prima musa di artisti e poi pittrice lei stessa, riscuotendo a partire dal 1915 il gradimento di critica e pubblico.Ma è a Leonetta Cecchi Pieraccini che è dedicata in particolare questa sezione. Di famiglia senese, allieva di Giovanni Fattori, dal 1911 Leonetta vive a Roma insieme al marito. Qui dipinge con grande freschezza cromatica e compositiva oggetti della vita quotidiana, paesaggi urbani, marine, nature morte e ritratti intimi, come quello qui esposto, che rappresenta probabilmente la cognata Rita Cecchi. Ogni opera di Leonetta costituisce il tassello di un “teatro della memoria”, a cui si accompagna la stesura di diari e “agendine” che ci restituiscono la sensibilità attenta e raffinata della pittrice. La sua assidua partecipazione alle mostre è seguita con interesse dalla critica, per esempio da Carlo Carrà e Roberto Longhi, e anche quando dopo gli anni ‘30 la sua attività espositiva diventerà più rara, non cesserà mai l’impegno creativo, tra letteratura, pittura e la costante partecipazione alla vita culturale del Paese.
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