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Museo della Calzatura Vigevano [ITA]

  • #1 [ITA] MI PRESENTO: SONO BEATRICE D'ESTE

    1 SEP 2022 · MI PRESENTO: SONO BEATRICE D'ESTE Chi lo avrebbe mai detto che un giorno mi sarei ritrovata a fare da guida al Museo Internazionale della Calzatura Pietro Bertolini! Ai miei tempi pensavo fossero solo... ecco... sì, come dire...scarpe - le mie però, sia chiaro, erano le migliori di tutta la corte. Avessi saputo che ci avrebbero fatto un museo ne avrei messa qualcuna da parte. Ah, con tutte quelle che ho avuto sì che ci sarebbe stato materiale per mille teche! Anche se, a dire il vero, alla mia epoca non c’erano i musei, ora che ci penso... Per quelli di voi che non hanno ancora capito, mi presento. Io sono Beatrice D’Este. Proprio lei: la moglie di Ludovico Maria Sforza, il Moro, il duca. E questo castello, che oggi ospita il museo, è il suo! Ma chiamatemi pure la prima influencer della storia, grazie. Sapete, il Moro sarà stato duca, ma a me si devono molte innovazioni nello stile di corte: come l’abito a righe verticali, la diffusione dell’acconciatura a coazzone e le maniche rimborsate a spacchi... Sono sempre stata una grande appassionata di moda, ma ho dovuto aspettare un po’ di secoli per capirne di più: quando gli eredi di Pietro Bertolini - un noto imprenditore vigevanese del settore calzaturiero - decisero di donare al comune la sua collezione di scarpe. Ed è così che è nato questo museo, intitolato proprio a lui! E poi c’è stato il mio incontro con Armando Pollini - uno tra i più noti designer di calzature al mondo, anche lui originario di Vigevano - che fu chiamato per curare e allestire le teche del museo nel 2004. Nel momento in cui l’ho visto all’opera, ho capito che c’era qualcosa in più dell’aspetto esteriore: ogni scarpa è un incontro straordinario tra creatività e ingegno! Chissà cosa ne penserebbe oggi il mio amico Leonardo Da Vinci... Ad ogni modo... Cosa ho sentito da Pollini? Ve lo racconterò, ma non aspettatevi da me la solita spiegazione da guida: ricordatevi che sono pur sempre una duchessa, io! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    2m 16s
  • #2 [ITA] LA PIANELLA DI BEATRICE D’ESTE

    1 SEP 2022 · LA PIANELLA DI BEATRICE D’ESTE Per favore, non chiedetemi come si fa a stare comode su pianelle così alte. Ma del resto si sa, chi bella vuole apparire… Non credete però che sia tutta apparenza. Ai miei tempi - siamo alla fine del 1400… che bel secolo! Ma dicevamo, ai miei tempi noi donne andavamo in giro con dei lunghi abiti, arricchiti da orli preziosissimi! Fili d’oro, perle, intarsi grandiosi. Che pena doverli stracciare per un passo falso di una scarpa bassa! Devo confessarvi una cosa: le mie zeppe sono così… alte… perché Ludovico era mooolto più alto di me. Potevo, secondo voi, passare in secondo piano? Comunque, questa pianella che vedete qui è il pezzo più importante di tutta la collezione. Ovvio. L’hanno ritrovata nel castello di Vigevano, l’hanno fatta datare al carbonio 14 e hanno avuto conferma che il periodo corrispondeva proprio con il mio soggiorno qui. Come se trovarla nella mia dimora e vedere quanto è bella non bastasse già per attribuirla a me. Alcuni dei miei vestiti e delle mie scarpe, sapete, me li sono disegnati da sola! E altri li ho fatti commissionare alla mente più brillante del mio tempo. Non ricordo, però, se questa sia una di quelle disegnate da Leonardo o no... Ad ogni modo, io non mi stancherei mai di guardarla - anche voi lo so - ma abbiamo ancora tanto da vedere. Perciò, proseguiamo! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 38s
  • #3 [ITA] FINE ‘700

    1 SEP 2022 · FINE ‘700 Quando il designer Armando Pollini e gli altri hanno allestito questa teca hanno parlato così tanto di balli sfarzosi e danzatrici che mi è venuta una voglia incontenibile di ballare… Non ho proprio resistito! Ma che scomode però le mie pianelle… Sapete, a me piacevano le feste danzanti. Per il mio matrimonio con Ludovico il Moro ne ho organizzata una molto fastosa. Sono certa che se avessi avuto un paio di queste bellissime scarpe da ballo sarebbe stato davvero perfetto… Ah, se le avessero inventate 250 anni prima! Queste adorabili scarpette, come quella in raso verde che vedete nella teca dedicata al XVIII secolo, erano arricchite spesso da pietre preziose, nastri e tessuti che richiamavano il colore e la foggia degli abiti che le nobildonne indossavano al gran ballo. Immaginate che meraviglia! Ho sentito dire che queste scarpette verdi appartenevano a una madamina veneziana, doveva essere minuta proprio come me… Non illudetevi però, non si andava in giro con quelle ai piedi una volta chiuse le danze. Non era decoroso: le donne per bene non camminavano fuori casa, al massimo qualche giro in carrozza. Per quest’attività, le scarpe di tutti giorni andavano più che bene. Per chi non lo sapesse, invece, gli uomini portavano il tacco, o almeno questo è quello che ho sentito dire dagli allestitori. Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 33s
  • #4 [ITA] LA BELLE ÉPOQUE

    1 SEP 2022 · LA BELLE ÉPOQUE “Vogliamo i fatti, non parole! Vota le donne!” Non ho ancora capito cosa vuol dire “vota le donne!” Sarà, forse, volta? Volta le donne come in un ballo? O sono suore? Loro prendono i voti… Armando Pollini, però, le ha chiamate… vediamo… Suffragette! E poi ha detto un’altra cosa che non ho capito: il tempo dell’emancipazione femminile. Chissà… Io non so che mi prende, ma ogni volta che mi avvicino a questa teca, comincia nella mia testa un coro di donne in marcia! Sarà di certo la vista di questi stivaletti, si vede che sono stati creati per donne sveglie, forti, autonome. Che grinta con quei tacchi a rocchetto! Sono proprio scarpe concepite per camminare: con queste si può stare tutto il giorno fuori casa, andare liberamente dove vogliamo. Perfino a cavallo, perfino quando piove! Quegli stivaletti bianchi che mi piacciono tanto appartenevano a Lina Cavalieri. Pollini raccontava che un certo poeta, D’Annunzio, la definisse una Venere in terra. Era un’attrice, una cantante, una vera icona del suo tempo. Avremmo potute essere amiche. La Belle Époque. Bel-le Épo-que. Eh sì, doveva essere proprio bella quest’epoca, mi ci vedrei bene lì. Non avevo mai visto scarpe progettate per fare tutto ciò che si vuole. E farlo da sole! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 40s
  • #5 [ITA] GLI ANNI ‘50

    1 SEP 2022 · GLI ANNI ‘50 Mi sono sempre chiesta che tipo di donna fosse una così composta da riuscire a stare dritta su questo piccolo tacchetto a punta. Una signora, chiaro! Vi svelo un segreto, io non ci riuscirei! Qui ci vuole eleganza, portamento, passi piccoli. Allenamento! Chissà che sinuosità però che acquisiva tutta la silhouette, altro che orli e gonnoni dei miei tempi. Sono certa che chiunque le indossasse, doveva proprio essere orgogliosa di mettere in mostra le proprie scarpe. Si vede che queste finissime calzature sono state create con amore da chi, dopo tanti anni tra le due grandi guerre mondiali, ha voluto donare a tutte le donne del mondo un po’ di splendida leggerezza! C’è grande innovazione tecnica qui, capite? Per rendere resistenti i tacchi sottili, i maestri artigiani di Vigevano hanno inventato un metodo tutto loro, unico al mondo. Mettere un foglio di alluminio tra il tacco di legno e il tessuto che lo riveste. È negli anni ‘50 che l’industria dei calzaturifici di qui fa il boom! E anche se non sono certa di sapere cosa significhi esattamente boom, per certo so che si tratta di qualcosa di importante! Sono scarpe di cui andare fieri, diceva Luigi Barni, nientemeno che il fondatore di questo museo. In quel periodo, le scarpe vigevanesi venivano esportate in tutto il mondo: una vera eccellenza! Pensate che del modello in bianco, quello classico, ne sono state prodotte più di 5 milioni! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 41s
  • #6 [ITA] GLI ANNI '70 E '80

    1 SEP 2022 · GLI ANNI '70 E '80 Eh sì, l’ho pensato anche io… mi sono detta “ma vuoi vedere che, con queste zeppe e questi tacchi così alti, sono tornate di moda le vesti lunghe dei miei tempi?” Eh eh cari miei…Neanche per sogno! Altro che sottogonne e mantelli! Negli anni 70 e 80 le donzelle indossavano gonne corte due palmi appena. Le avranno accorciate così tanto per mostrare i lunghi stivali! Intendo come quello bianco, fin sopra al ginocchio. Si chiamano cuissard, alla francese. Seppur siano stati inventati nella Londra vittoriana, cioè nel XIX secolo, è negli anni 70 che diventano - com’è che direbbero gli inglesi?- un Must Have! Tutto merito di Roger Viver che li ha ridisegnati nel 1961. Con il gambale più corto li indossavano anche gli uomini, sotto strettissimi pantaloni a zampa d’elefante che dal ginocchio in giù si aprivano come una veste! Che tempi matti che dovevano essere stati questi! A dire il vero, sono stati anni di forti cambiamenti in cui sono stati i giovani a fare la storia. È proprio in questo periodo che la moda per la prima volta si rivolge a loro, ai giovani: alle ragazze e ai ragazzi di ogni continente, impegnati a cucirsi da soli un mondo più libero e su misura. Sono stati tempi movimentati, fuori dagli schemi. Tempi di contestazioni e rivoluzioni sociali, dove la trasgressione si è opposta all’eleganza del passato. Lo potete ben vedere comparando questa teca con quella che le sta di fronte. Due teche tanto diverse, eppure separate da un balzo temporale piccolissimo! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 55s
  • #7 [ITA] DESIGNER FAMOSI

    1 SEP 2022 · DESIGNER FAMOSI Ed eccoci giunti alla fine della sezione storica del nostro museo! Ehi, dove andate? Non ho mica detto che abbiamo finito. Abbiamo appena cominciato a fare sul serio. Diamo inizio al percorso tematico! Non me ne vogliano i pezzi strepitosi da collezione che abbiamo visto fin adesso, ma questa teca è una vera stanza dei tesori! Non sto vaneggiando, tutti gli appassionati di moda come me - senza distinzione di secolo di nascita - capiranno! Vi dico già che questa era la vetrina prediletta di Armando Pollini. Ha fatto giungere fin qui le calzature da ogni parte del regno -scusate- del mondo. Sono nuove di zecca e fanno parte del campionario di designer come lui, di stilisti e di collezionisti d’eccezione! Vedete lì, in alto, la scarpa bianca in raso? L’ha realizzata Paul Poiret, chiamato tra di noi dell'ambiente “le magnifique”: il primo vero fashion designer dell’epoca moderna. Ma, lasciate proprio che ve lo dica, questa teca è colma di creazioni magnifiche! L’avete notata la scarpa con l’inconfondibile suola purpurea? Rossa come un sigillo in ceralacca, è un segno inconfondibile dell’autore: sua maestà Christian Louboutin, il re del tacco 13. Di troni qui ne servirebbero un po’! Uno anche per Manolo Blahnik, grazie! Le sue creazioni sono qui e in altre teche, impossibile non esporle! Blahnik, ancora ragazzo, è arrivato in Italia proprio per studiare la manifattura vigevanese. Lui e gli altri studiavano le scarpe di Fiorucci, Perugia, Pollini, Armani, Pucci… E non solo si sono lasciati ispirare dai modelli italiani, ma molte delle loro scarpe, che vedete esposte, sono state prodotte proprio qui, a Vigevano! Ah, lo dicevo io al Moro che questo sarebbe stato un borgo redditizio! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    2m 6s
  • #8 [ITA] WUNDERKAMMER

    1 SEP 2022 · WUNDERKAMMER Fate tanto gli scettici quando parlate delle credenze del mio tempo e ora volete farmi credere che la vostra epoca non è popolata da creature fantastiche! Di chi sarebbero queste scarpe enormi se non di un gigante? Sentiamo. Sì, sì, del giocatore di palla cesto, pallacanestro o quel che è… Per me è tutta una scusa. Voi a chi credete?! Mica esisterà davvero questo Shaquille O’Neal? Ah, mi state dicendo di sì? Va bene, e allora che mi dite di questa scarpa piccolissima? La mosca? Come quale? Aguzzate un po’ la vista, è la scarpina più piccola del mondo, ma vi assicuro che ce l’avete proprio davanti! Non credete anche voi che appartenga a uno di quegli spiritelli dei boschi? Me lo vedo già a saltellare indisturbato nell’ala del castello brr… Ah no, no. Questa nera altissima, invece, di certo non è di una creatura fantastica. Cioè in un certo senso sì… Vi spiego con calma: Questa pianella estrema, si chiama così questa calzatura, è del 1990 e indovinate chi l’ha disegnata? Avanti, un po’ di fantasia. Il nome lo sapete già… Esatto! Proprio Armando Pollini. L’ha disegnata facendo un po’ il verso alle zeppe degli anni 70, come quelle della teca di prima. Dovete sapere che nel 1967 Armando ha ricevuto un prestigioso premio proprio per aver inventato… gli zepponi, no, non zepponi… Zatteroni! E questa è una versione caricata, giocosa. Bellissime, non trovate? Perfino io, che di pianelle modestamente me ne intendo, non saprei proprio come camminarci. Ma gli sono grata però, tanto, perché l’ha creata ispirandosi proprio alle mie! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    2m 1s
  • #9 [ITA] ANTROPOLOGIA DELLE SCARPE DAL MONDO

    1 SEP 2022 · ANTROPOLOGIA DELLE SCARPE DAL MONDO C’è una cosa che non vi ho ancora detto: tutte le scarpe di questo museo sono donazioni. Alcune sono state raccolte dal designer Armando Pollini nel corso di tutta la sua carriera e poi portate qui. Altre ancora, invece, dal commendatore Bertolini. Sono pezzi rari, unici e preziosi. Pensate che per allestire questa teca Pietro Bertolini ha dovuto far circumnavigare a queste scarpe tutto il mondo! Un giorno ha avuto proprio un’idea strepitosa: ha chiesto agli associati di un club internazionale di cui era membro di farsi recapitare un paio delle calzature tradizionali e più rappresentative dei loro Paesi. Ed eccole qui: le Kaballa giunte dal Niger, fatte per camminare tra la sabbia del deserto; o le babbucce in pelle di foca e renna, per non gelare nella neve della Lapponia! Ma lasciate che vi mostri una cosa: guardate lassù. Le vedete quelle, una rossa e una nera, in raso e cartapesta? Sono le scarpe Loto d’Oro. Oggi testimoniano una tradizione millenaria caduta nell’oblio… Per fortuna! Tutto ha avuto inizio in Catai, che voi chiamate Cina, con la dinastia Song. E furono in uso fino all'inizio del XX secolo. Sono scarpe per donne adulte, non sembra, ma è così. Per entrarci cominciavano a fasciarsi i piedi sin da bambine, per non farli crescere più di 10 centimetri al massimo. Minuscoli per sempre. Quel tanto che bastava per danzare dentro un fiore di loto, chi lo sa se che qualcuna ci sia mai riuscita davvero… Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 45s
  • #10 [ITA] CELEBRITIES

    1 SEP 2022 · CELEBRITIES Arrivo, arrivo! Sono in magazzino, abbiamo più di quattromila calzature qui dentro… volevo farvi vedere una cosa… Ma dove sarà… è una scarpetta verde… Eccomi, scusate l’attesa! Ben arrivati alla teca dei miei colleghi le celebrities! Ahh ma guarda, la scarpa che cercavo era già esposta… La décolleté della più celebre delle dive del vostro tempo: Marilyn Monroe! Colta, bella e intelligente, non vi ricorda per caso una simpatica duchessa di vostra conoscenza? Anche lei aveva buon gusto, tò, un’altra cosa che ci accomuna… Questa scarpa è stata realizzata per Marilyn in un calzaturificio artigiano di Parabiago, manifattura italiana, con il metodo vigevanese! È un pezzo unico al mondo, in raso e cristalli di swarovski. Con quella foggia, si sposano bene con le ambientazioni narrate nel Grande Gatsby, il romanzo sull’epoca del jazz ed il tramonto del sogno americano scritto da Francis Scott Fitzgerald, lo scrittore americano a cui sono appartenuti quegli stivaletti bianchi e neri, che potete vedere lì sotto. Ma ci sono anche scarpe regali, sapete, sono quelle del piccolo Umberto di Savoia, che da grande sarebbe diventato l’ultimo re d’Italia e della sua futura moglie Maria Josè di Belgio. Insieme alle calzature del terribile Benito Mussolini, raccontano un periodo davvero buio del vostro tempo. È proprio il caso di dirlo: queste scarpe hanno compiuto passi che hanno scritto la storia! Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
    1m 44s

Benvenuti al Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano! Lasciatevi guidare dalla voce di Beatrice D’Este alla scoperta delle tappe principali della storia di un indumento che ci accompagna in ogni...

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Benvenuti al Museo Internazionale della Calzatura di Vigevano!
Lasciatevi guidare dalla voce di Beatrice D’Este alla scoperta delle tappe principali della storia di un indumento che ci accompagna in ogni nostra giornata: la scarpa, per l’appunto!

Realizzato con il contributo di InnovaMusei - Regione Lombardia, Unioncamere Lombardia e Fondazione Cariplo.
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