Crisi ucraina tra etno-nazionalismi e ridimensionamento dell’eredità imperiale
Apr 8, 2022 ·
49m 32s
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https://ogzero.org/tag/ucraina/ Lo sfondo di questa chiacchierata con Yurii Colombo è la cornice accogliente della biblioteca dell’Edera Squat, in via Pianezza a Torino, dove si era appena concluso uno dei sempre...
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Lo sfondo di questa chiacchierata con Yurii Colombo è la cornice accogliente della biblioteca dell’Edera Squat, in via Pianezza a Torino, dove si era appena concluso uno dei sempre differenti incontri con il giornalista e scrittore esperto di Russia.
Si comincia dalla difficile distinzione di due nazioni laddove esistono sì tante etnie, ma rimescolate nei due stati in modo simile: la Rus’. Risalendo poi con la memoria a 30 anni fa emerge il dato che la stragrande maggioranza dei cittadini dell'Urss aveva votato al referendum di Gorbachev a favore di una costituzione/mantenimento di una confederazione russa postsovietica; Yurii Colombo partendo da qui ricostruisce il movimento indipendentista ucraino, che alle origini era democraticamente radicato nelle tragedie storiche del territorio a ovest del Dnepr, a partire dai kulachi di epoca stalinista. Solo in seguito a partire dal Donbass si è sviluppato l'indipendentismo contro le regioni occidentali, meno russofone, forse a partire da rivendicazioni anche classiste da parte delle zone produttive, che ospitano l'industria pesante o i cantieri navali, il porto di Odessa. Odessa è russofona al 100%, ma non separatista da sempre: questo consente di affrontare l'argomento sotto l’aspetto linguistico, che ha portato la chiacchierata con Yurii a parlare di quanto poco siano state interpellate le differenti genti sui loro bisogni, che subiscono senza diritto di parola i maneggi dei potenti protagonisti, e quanto hanno inciso negli attuali sviluppi le fratture sociali che sono state minimizzate dalle istanze post-Maidan e le contrapposte spinte separatiste dell'Est, perché non viene mai presa in considerazione la forte sindacalizzazione e propensione alle lotte del proletariato delle repubbliche ex sovietiche (come si è visto in Kazakhstan, ma anche in Bielorussia), che in Ucraina fa spazio alle lotte sociali (per esempio lgbtq+) contro una comunità fortemente improntata al patriarcato che invece non ha modo di sfondare in Russia e Bielorussia, meno penetrate da istanze di emancipazione dalla società patriarcale.
Allargando il grandangolo il discorso si avventura nella contrapposizione globale tra asse orientale sino-russo-indiano e area del dollaro-euro, dove in prospettiva si può immaginare la sempre maggiore importanza dello Yuan-Renmimbi; con una notazione finale che prende atto del fallimento delle politiche di sviluppo promesse da 30 anni e che invece non hanno portato alla trasformazione dell'economia estrattivista, pur riconoscendo che nella produzione alimentare russa si sono ottenuti risultati, ma è la trasformazione in economia da grande potenza che il neoliberismo putiniano ha fallito e si finisce con la svolta neostatalista (https://ogzero.org/la-guerra-non-ha-il-congiuntivo-ma-leconomia-si/).
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Lo sfondo di questa chiacchierata con Yurii Colombo è la cornice accogliente della biblioteca dell’Edera Squat, in via Pianezza a Torino, dove si era appena concluso uno dei sempre differenti incontri con il giornalista e scrittore esperto di Russia.
Si comincia dalla difficile distinzione di due nazioni laddove esistono sì tante etnie, ma rimescolate nei due stati in modo simile: la Rus’. Risalendo poi con la memoria a 30 anni fa emerge il dato che la stragrande maggioranza dei cittadini dell'Urss aveva votato al referendum di Gorbachev a favore di una costituzione/mantenimento di una confederazione russa postsovietica; Yurii Colombo partendo da qui ricostruisce il movimento indipendentista ucraino, che alle origini era democraticamente radicato nelle tragedie storiche del territorio a ovest del Dnepr, a partire dai kulachi di epoca stalinista. Solo in seguito a partire dal Donbass si è sviluppato l'indipendentismo contro le regioni occidentali, meno russofone, forse a partire da rivendicazioni anche classiste da parte delle zone produttive, che ospitano l'industria pesante o i cantieri navali, il porto di Odessa. Odessa è russofona al 100%, ma non separatista da sempre: questo consente di affrontare l'argomento sotto l’aspetto linguistico, che ha portato la chiacchierata con Yurii a parlare di quanto poco siano state interpellate le differenti genti sui loro bisogni, che subiscono senza diritto di parola i maneggi dei potenti protagonisti, e quanto hanno inciso negli attuali sviluppi le fratture sociali che sono state minimizzate dalle istanze post-Maidan e le contrapposte spinte separatiste dell'Est, perché non viene mai presa in considerazione la forte sindacalizzazione e propensione alle lotte del proletariato delle repubbliche ex sovietiche (come si è visto in Kazakhstan, ma anche in Bielorussia), che in Ucraina fa spazio alle lotte sociali (per esempio lgbtq+) contro una comunità fortemente improntata al patriarcato che invece non ha modo di sfondare in Russia e Bielorussia, meno penetrate da istanze di emancipazione dalla società patriarcale.
Allargando il grandangolo il discorso si avventura nella contrapposizione globale tra asse orientale sino-russo-indiano e area del dollaro-euro, dove in prospettiva si può immaginare la sempre maggiore importanza dello Yuan-Renmimbi; con una notazione finale che prende atto del fallimento delle politiche di sviluppo promesse da 30 anni e che invece non hanno portato alla trasformazione dell'economia estrattivista, pur riconoscendo che nella produzione alimentare russa si sono ottenuti risultati, ma è la trasformazione in economia da grande potenza che il neoliberismo putiniano ha fallito e si finisce con la svolta neostatalista (https://ogzero.org/la-guerra-non-ha-il-congiuntivo-ma-leconomia-si/).
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Author | OGzero - Orizzonti geopolitici |
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