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Lettera n° 12 - 3 gennaio 1927 - a Tatiana

Lettera n° 12 - 3 gennaio 1927 - a Tatiana
Mar 5, 2021 · 5m 11s

Tania carissima, ho ricevuto la tua lettera del 28-29. Non sono riuscito a capire la ragione per cui sei preoccupata e nervosa. Gli accenni contenuti nella lettera sono enigmatici per...

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Tania carissima,
ho ricevuto la tua lettera del 28-29. Non sono riuscito a capire la ragione per cui sei preoccupata e nervosa. Gli accenni contenuti nella lettera sono enigmatici per me. A me ed al mio amico non è stato scritto niente che possa preoccupare minimamente. Insomma, non capisco, ma sono turbato perché capisco che tu sei molto agitata. È necessario che tu mi informi di ciò che si tratta, in modo chiaro, partendo dalla persuasione che io ignoro tutto della questione.
Carissima Tania, non devi mai assolutamente perdere la calma e la tranquillità per causa mia. Ti assicuro che io sto benissimo e che la mia esistenza scorre ottimamente. Ho ricevuto molti libri da Milano e anche da questo punto di vista sono a posto. Posso leggere e studiare. Abbiamo
inoltre organizzato una scuola di cultura generale; io insegno la storia e la geografia e frequento il corso di tedesco. Mi sono abbonato a tre quotidiani e ad una quindicina di periodici; il servizio ha già cominciato a funzionare. Devo anche ricevere da Milano un mucchio di libri, perché ho largamente approfittato del conto corrente apertomi dall’amico Sraffa, il quale ha ancora aggiunto nuovi libri e nuove riviste alla lista da me inviata alla libreria dove egli si serve. Così, anche se ritardano molto i libri miei di Roma, niente di male: io posso ugualmente studiare e occuparmi utilmente. Insomma, devi persuaderti che a me non manca nulla e devi evitare ogni agitazione e ogni nervosismo. L’amico Sraffa mi scrive insistendo perché mi rivolga a lui anche per aiuti finanziari e per ricevere biancheria e commestibili: mi manderà del latte condensato svizzero, per cominciare. Io penso di ricorrere a lui in caso di bisogno, primo perché egli è ricco e non sarà imbarazzato nell’aiutarmi, secondo perché la sua offerta non è puramente di cortesia e accademica:
mi ha spedito spontaneamente per circa 1.000 lire di libri. Così tu puoi essere tranquilla.
Cara Tatiana, desidero che tu mi scriva il più spesso che puoi. La corrispondenza è ciò che di piú gradito noi tutti possiamo ricevere. Ho ricevuto le due fotografie: mandami anche le altre e mandami anche una tua fotografia. Anche a me è dispiaciuto moltissimo non averti potuto vedere e abbracciare prima della partenza. Ti racconterò tutta la storia, che dal punto di vista del carcerato è un piccolo romanzo. Alle 11 del mattino del 24 novembre ho ricevuto l’avviso che sarei partito il 26 e che ero autorizzato a telegrafare: poiché mi sembrò di cogliere un certo imbarazzo nell’espressione dell’agente di custodia che mi fece la comunicazione, non feci subito il telegramma.
Poiché il carcere è una specie di cassa di risonanza, in cui per fili invisibili e molteplici si comunicano ad ogni cella le notizie che interessano o possono interessare i vari detenuti, mi posi in contatto con questi misteriosi fluidi e seppi che dovevo partire il mattino del 25 e non del 26, cioè il giorno dopo. Se avessi telegrafato subito avrei dato una falsa indicazione. Riuscii a ottenere di uscire dalla cella e di recarmi da un superiore che mi confermò che dovevo partire il 25: l’agente di
custodia, che era presente, si scusò di avermi ingannato, pretestando una avvenuta confusione tra me e altri partenti. Così il telegramma partí alle 2 del pomeriggio. Ero certo che tu saresti venuta, se avessi ricevuta la comunicazione, ma non sapevo se era a tua conoscenza che i colloqui erano permessi fino alle 11 e non sapevo se tu avresti avuto la concessione. Dopo le 7, ora regolamentare in cui occorre mettersi a letto, incominciò una lotta con il carceriere che mi imponeva di coricarmi,
mentre io volevo rimanere pronto per scendere alla prima chiamata. Riuscii a spuntarla non solo, ma alle 10 ottenni di scendere negli uffici: volevo assicurarmi contro nuovi trucchi che mi impedissero il possibile colloquio. Pioveva a dirotto. Alle 11 andai a letto, ma non riuscii dormire:
alle 3 del mattino partii, prendendo come sacco da viaggio la fodera di cuscino mandatami da te e che mi ha servito ottimamente fino a Ustica: anche con le manette la potevo portare comodamente, mentre una valigia, sbattendo continuamente sulle gambe, avrebbe recato molte noie.
Carissima Tatiana, la prossima volta scriverò una lunga lettera per Giulia; ancora non mi sento. Scrivimi subito e mandami le fotografie; per il resto non preoccuparti.
Ti abbraccio affettuosamente
Antonio
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Author Radio Ortica
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