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Gramsci, letto da Susi e Dario

  • Lettera 176 - a Grazietta

    12 MAR 2023 · 29 dicembre 1930 Carissima Grazietta, ho ricevuto la tua lettera col biglietto di Mea. Il giorno di Natale ho ricevuto il pacco. Di' alla mamma che tutto era in ordine e che nulla si è guastato; anche il pane era ancora fresco e l'ho mangiato con molto gusto: si sentiva il sapore del grano duro sardo molto buono. Cosí ho mangiato con gusto «sa panischedda»; credo che non ne avevo mangiato piú da 15 o 16 anni. Le notizie sulle condizioni di salute della mamma mi hanno dato molto dispiacere, sono sicuro che avrete molta pazienza con lei: se ci pensi bene, ella si meriterebbe ben altro che della pazienza, perché ha lavorato per noi tutta la vita, sacrificandosi in modo inaudito; se fosse stata un'altra donna, chissà che fine disastrosa avremmo fatto tutti fin da bambini; forse nessuno di noi oggi sarebbe vivo. Non ti pare? – Avevo visto la fotografia di padre Soggiu in due giornali illustrati, ma non l'avevo riconosciuto, anzi non avevo neanche pensato che si potesse trattare di lui; sebbene sotto una fotografia fosse scritto che era nato a Norbello. L'ho riguardato dopo la tua lettera e anche sotto la gran barba francescana ho ritrovato i lineamenti dei suoi fratelli, specialmente del fratello Gino. E non era neanche invecchiato, tutt'altro; eppure si era fatto frate almeno 25 anni fa e dopo aver preso la laurea. Era veramente un bravo uomo e sarà stato un bravissimo frate, non ne dubito. Cosí i Ghilarzesi avranno un altro martire paesano, dopo Palmerio, anzi a miglior diritto, perché Palmerio aveva solo il «merito» d'aver fatto un viaggio a Gerusalemme. Però penso che se a Ghilarza arrivasse dalla Cina un frate buddista e predicasse per far abbandonare la religione di Cristo per quella di Budda, i Ghilarzesi certamente lo ammazzerebbero come i Cinesi hanno fatto con padre Soggiu. Spero davvero che Carlo si deciderà a scrivermi; le crisi di nervi non giustificano un silenzio cosí lungo. Vorrei anche sapere se Nannaro vi ha scritto di avermi mai scritto. Dopo la sua partenza da Turi ho ricevuto un suo telegramma dalla Svizzera e una sua lettera da Namur, in viaggio per il suo luogo di residenza, che non so dove sia. Vorrei sapere se mi ha mai scritto in seguito e se le sue lettere sono andate perdute. – Ringrazia Mea del suo biglietto, mi ha fatto piacere che mi abbia scritto, ma mi ha fatto dispiacere che scriva ancora come una scolaretta di terza elementare (e deve essere in 5a , se non sbaglio). È una vera vergogna; perché la nostra famiglia nelle scuole di Ghilarza aveva una certa fama; questa Mea deve proprio essere nata a Pirri, e la sua culla deve essere sempre stata assordata dalle ranocchie degli stagni che l'hanno fatta diventare cervello di ranocchia anche lei: sa gridare, ma non sa pensare e riflettere. Tirale un po' le orecchie da parte mia e dille che deve scrivermi ancora di tanto in tanto per farmi vedere che ha migliorato nell'ortografia. Cara Grazietta, scrivimi anche tu qualche volta. Ti abbraccio affettuosamente con la mamma e con tutti di casa (compresa la donna di servizio, se permette). Antonio
    3m 39s
  • Lettera 173 - alla mamma - 15 dicembre 1930

    24 NOV 2022 · 15 dicembre 1930 Carissima mammà, non so spiegarmi cosa succede. Carlo non mi ha scritto da più di tre mesi. Il tuo ultimo biglietto l'ho ricevuto circa due mesi fa. Ho ricevuto, un mese e mezzo circa fa una lettera di Teresina, alla quale ho risposto, senza avere più riscontro (ho scritto a Teresina quattro settimane fa, giusto giusto). Veramente non so spiegarmi questo silenzio sistematico: perché non interromperlo almeno con qualche cartolina illustrata? Tatiana mi scrive di aver ricevuto una lettera di Carlo, che si scusa di non scrivere più spesso adducendo il suo grande lavoro. Mi pare una giustificazione insufficiente; può spiegare il perché non si scrivono delle lunghe lettere ma non si spiega il silenzio assoluto; una cartolina illustrata può essere scritta in un istante. Io ho pensato che Carlo possa avere avuto delle seccature per causa mia e che non voglia o non sappia spiegarmi un suo stato d'animo di sconcerto o di esitazione. Lo pregherei perciò di rassicurarmi o di farmi rassicurare, magari facendo scrivere una lettera da Mea. Cosvorrei essere informato un po' più spesso sulle tue condizioni di salute. Ti sei rinforzata? Se non hai la forza di scrivere fa' scrivere delle cartoline da qualcuno e poi mettici solo la tua firma; per me sarà sufficiente. Carissima mamma, ecco il quinto natale che passo in privazione di libertà e il quarto che passo in carcere. Veramente la condizione di coatto in cui passai il natale del 26 ad Ustica era ancora una specie di paradiso della libertà personale in confronto alla condizione di carcerato. Ma non credere che la mia serenità sia venuta meno. Sono invecchiato di quattro anni, ho molti capelli bianchi, ho perduto i denti, non rido più di gusto come una volta, ma credo di essere diventato più saggio e di avere arricchito la mia esperienza degli uomini e delle cose. Del resto non ho perduto il gusto della vita; tutto mi interessa ancora e sono sicuro che se anche non posso più «zaccurrare sa fae arrostia», tuttavia non proverei dispiacere a vedere e sentire gli altri a zaccurrare. Dunque non sono diventato vecchio, ti pare? Si diventa vecchi quando si incomincia a temere la morte e quando si prova dispiacere a vedere gli altri fare ciò che noi non possiamo più fare. In questo senso sono sicuro che neanche tu sei diventata vecchia nonostante la tua età. Sono sicuro che sei decisa a vivere a lungo, per poterci rivedere tutti insieme e per poter conoscere tutti i tuoi nipotini: finché si vuol vivere, finché si sente il gusto della vita e si vuole raggiungere ancora qualche scopo, si resiste a tutti gli acciacchi e a tutte le malattie. Devi persuaderti però che occorre anche risparmiare un po' le proprie forze e non intestarsi a fare dei grandi sforzi come quando si era di primo pelo. Ora mi pare appunto che Teresina, nella sua lettera, mi abbia accennato, con un po' di malizia, che tu pretendi di fare troppo e che non vuoi rinunciare alla tua supremazia nei lavori di casa. Devi invece rinunziare e riposarti. Carissima mamma, ti auguro tante cose per le feste, di essere allegra e tranquilla. Tanti auguri e saluti a tutti di casa. Ti abbraccio teneramente Antonio
    3m 29s
  • Gramsci - Lettera 172 - 1° dicembre 1930

    16 NOV 2022 · Carissima Tatiana, ho ricevuto il pacco coi medicinali e con le altre cosette che mi hai mandato. Le sovra-calze vanno benissimo, ma ho paura che le scarpe finiranno con l'aver ragione anche di esse; in ogni modo non consumerò più un paio di calze alla settimana. Credo che sia inutile che mi mandi ancora dei ricostituenti tipo «Benzofosfan» o dei calmanti come l'ultimo che mi hai mandato: ho la persuasione che non mi giovino per nulla. Ti scriverò io, quando qualche cosa mi occorrerà, ciò che potrai mandarmi. Carlo non mi ha ancora scritto dopo il suo viaggio a Turi, non so perché, sebbene lo immagini. Per adesso non ho bisogno di denari: ho 870 lire che mi basteranno per parecchi mesi. Da qualche mese non è permesso più di ricevere sigarette; si può invece ricevere tabacco sciolto. Avevo ricordato a Carlo che quando ero al carcere di Roma ricevetti o da lui o da te un pacchetto di tabacco turco, molto buono, nel senso che era simile al tabacco macedonia italiano d'una volta, quando ancora non lo mescolavano con tabacchi americani: costava, ricordo, 4,20 al pacchetto e ora deve costare non molto di più, perché l'aumento dei tabacchi esteri è stato molto leggero. Se hai voglia di occupartene te, potresti vedere di ritrovarlo, mandamene poco, però, perché in caso di errore non ci sia una perdita rilevante; posso fumare solo tabacco leggero del tipo macedonia. Sarei contento se tu riuscissi a trovare in qualche libreria di Roma il fascicolo di ottobre della rivista «La Nuova Italia» diretta dal professor Luigi Russo e potessi spedirla a Giulia. Vi è pubblicata una lettera in cui si parla del cortese contradditorio, avvenuto al Congresso internazionale dei filosofi tenuto recentemente a Oxford, tra Benedetto Croce e Lunaciarski a proposito della questione se esista o possa esistere una dottrina estetica del materialismo storico. La lettera è forse dello stesso Croce o per lo meno di un suo discepolo ed è curiosa. Pare che il Croce abbia risposto a una dissertazione del Lunaciarski prendendo un certo tono paterno, un po' di protezione e un po' di comicità scherzosa, con gran divertimento del Congresso. Dalla lettera appare anche che il Lunaciarski avrebbe ignorato che il Croce si è molto occupato del materialismo storico, ha scritto molto in proposito e in ogni caso è eruditissimo di tutta questa materia, ciò che mi pare strano, perché le opere di Croce sono tradotte in russo e Lunaciarski conosce l'italiano molto correttamente. Da questa lettera appare anche che la posizione del Croce verso il materialismo storico è completamente mutata, da quella che era fino a qualche anno fa. Adesso il Croce sostiene, niente di meno, che il materialismo storico segna un ritorno al vecchio teologismo... medioevale, alla filosofia prekantiana e pre-cartesiana. Cosa strabiliante e da far dubitare che anch'egli, nonostante la sua olimpica serenità, cominci a sonnecchiare troppo spesso, più spesso di quanto succedeva ad Omero. Non so se scriverà qualche memoria speciale su questo argomento: sarebbe molto interessante e credo che non sarebbe difficile rispondergli, attingendo nelle sue stesse opere gli argomenti necessari e sufficienti. Io credo che il Croce abbia ricorso a una gherminella polemica molto trasparente e che il suo giudizio, più che un giudizio storico-filosofico, sia niente altro che un atto di volontà, abbia cioè un fine pratico. Che molti così detti teorici del materialismo storico siano caduti in una posizione filosofica simile a quella del teologismo medioevale e abbiano fatto della «struttura economica» una specie di «dio ignoto» è forse dimostrabile; ma cosa significherebbe? Sarebbe come se si volesse giudicare la religione del papa e dei gesuiti e si parlasse delle superstizioni dei contadini bergamaschi. La posizione del Croce verso il materialismo storico mi pare simile a quella degli uomini del Rinascimento verso la Riforma luterana: «dov-entra Lutero, sparisce la civiltà» diceva Erasmo, eppure gli storici e lo stesso Croce riconoscono oggi che Lutero e la Riforma sono stati l'inizio di tutta la filosofia e la civiltà moderna, compresa la filosofia del Croce. L'uomo del Rinascimento non comprendeva che un grande movimento di rinnovazione morale e intellettuale, in quanto si incarnava nelle vaste masse popolari, come avvenne per il Luteranismo, assumesse immediatamente forme rozze e anche superstiziose e che ciò era inevitabile per il fatto stesso che il popolo tedesco, e non una piccola aristocrazia di grandi intellettuali, era il protagonista e il portabandiera della Riforma. – Se Giulia potesse farlo, dovrebbe informarmi se la polemica Croce-Lunaciarski darà luogo a manifestazioni intellettuali di qualche importanza. – Come ricordi, qualche tempo fa, feci un'istanza al Capo del Governo per avere il permesso di leggere determinati libri che mi erano stati trattenuti e oltre a questi, due altri che ancora non avevo e che domandavo di poter comprare e cioè: Fülöp Miller – Il volto del bolscevismo – con prefazione di Curzio Malaparte – Casa ed. Bompiani – Milano – e Leone Trotzky – La mia vita: ed. Mondadori – Milano (non son sicuro se il libro di Trotzky abbia questo titolo o un titolo simile). La risposta è giunta ed è stata favorevole perciò ti prego di scrivere alla libreria e di farmeli spedire. Desidererei avere anche questi altri libri: 1° Benedetto Croce – Eternità e storicità della filosofia – Biblioteca Editrice – Rieti – 2° Henri De Man – La gioia nel lavoro – Ed. Laterza – Bari – 3° Biagio Riguzzi – Sindacalismo e riformismo nel Parmense – Ed. Laterza – Bari. – A proposito dell'istanza al Capo del Governo, sarà forse bene che tu avverta Carlo di non fare altre sollecitazioni, nel caso che ne avesse l'intenzione; mi pare che le cose sono andate abbastanza bene. Carissima, devo consegnare la lettera. Ti abbraccio teneramente. Antonio Le cancellature delle linee – ultime della pagina precedente e prima di questa pagina – le ho fatte io. Se scrivi a Carlo digli che mi dispiace che egli da tanto tempo non mi scriva e non mi mandi notizie sulla salute di mamma. Ti devo fare i migliori complimenti per la confezione delle sovra-calze: hai fatto un bellissimo lavoro e che ti deve avere affaticato molto perché la stoffa è molto robusta e deve essere stata difficile da cucire. Ti ringrazio proprio di cuore. Antonio
    7m 34s
  • Lettera n.159 - 28 luglio 1930 - alla mama

    26 MAR 2022 · 28 luglio 1930 Carissima mamma, le due piccole fotografie che mi ha portato Nannaro mi sono molto piaciute: anche se tecnicamente non ben riuscite, riescono a dare una impressione abbastanza immediata della tua fisionomia e della tua espressione. Mi pare che, nonostante i tuoi anni e tutto il resto, tu ti sei mantenuta assai giovane e forte: devi avere pochi capelli bianchi e la tua espressione è molto vivace anche se un po', come dire?… matronale. Scommetto che potrai ancora vedere i pronipoti e vederli già grandetti; proprio vogliamo fare una grande fotografia, un giorno avvenire, dove saremo tutte le generazioni e tu nel mezzo a mettere ordine. Mea è molto cresciuta, ma è sempre ancora molto… spabaiada. Nannaro, da ciò che gli avete scritto, aveva creduto che sua figlia fosse chissà quale mostro di sapienza e di genialità. Da ciò dipende che è passato all'estremo opposto e ha dimenticato che la bambina ha ancora solo 9 o 10 anni. Però un po' di ragione ce l'ha, specialmente quando osserva che noi a quell'età eravamo più maturi e più sviluppati intellettualmente. Questo colpisce anche me. Mi pare che Mea sia troppo puerile per la sua età, anche per la sua età, che non abbia altre ambizioni che quella di fare belle figure apparenti e che non abbia vita interiore, che non abbia bisogni sentimentali che non siano piuttosto animaleschi (vanità, ecc.). Forse voi l'avete viziata troppo e non l'avete costretta a disciplinarsi. È vero che anch'io o Nannaro o gli altri, non siamo stati costretti a disciplinarci, ma l'abbiamo fatto da noi stessi. Io ricordo che all'età di Mea sarei morto di vergogna se avessi fatto tanti errori di ortografia; ti ricordi quanto leggevo fino a tarda ora e a quanti sotterfugi ricorrevo per procurarmi dei libri. E anche Teresina era così, sebbene fosse anch'essa una bambina come Mea e fosse certamente anche più graziosa fisicamente. Vorrei sapere cosa ha letto Mea finora: mi pare, da ciò che scrive, che non deve leggere altro che i libri di scuola. Insomma, dovete cercare di abituarla a lavorare con disciplina e a restringere un po' la sua vita «mondana»: meno successi di vanità e più serietà di sostanza. Fammi scrivere da Mea e dille che mi racconti la sua vita, ecc. Baci a tutti. Ti abbraccio teneramente. Antonio
    2m 27s
  • Lettera 158 - 28 luglio 1930 - a Tania

    20 FEB 2022 · 28 luglio 1930 Carissima Tania, non ho potuto fare a Gennaro la commissione di cui mi scrivesti, perché la tua cartolina mi fu consegnata dopo il colloquio. A questo proposito; sarà bene tener presente il giorno in cui io potrò scriverti; d'ora innanzi dovrò limitarmi sempre a una lettera al mese e tu dovrai badare a scrivermi le cose che domandano risposta in modo che io non debba rimandare la risposta d'un mese. Gennaro vuole che qualche volta scriva anche a lui e potrò farlo solo dedicandogli mezzo foglio della lettera che scrivo a casa. Sono contento dei tuoi proponimenti di nutrirti in modo conveniente: è la base di tutta la tua condizione di salute. Devi proprio impegnarti a fare ciò che ti ho raccomandato, senza cavillare sulle uova che sono pesanti e che so io. Tu cerchi sempre l'ottimo e naturalmente finisci col non far niente: è una forma tipica di abulia quella che consiste nel manifestare fermissimi propositi che poi non trovano mai l'«ottimo» in cui realizzarsi. – È molto increscioso che non abbia potuto approfittare del viaggio di Piero per farti accompagnare, ma temo che dovrai lasciar passare anche qualche altra buona occasione, se non ti rimetterai in condizione di poter viaggiare senza pericolo. Non so perché ti preoccupi delle dogane, dei visti ecc. Tutto ciò è un'inezia, perché basta che tu abbia con te un sacco o una valigetta con gli oggetti necessari per il viaggio stesso: i bagagli si fanno impiombare alla frontiera di partenza e viaggiano con te fino alla frontiera d'arrivo senza altro disturbo che di consegnare lo scontrino a un träger alle stazioni capolinea per il trasbordo da un treno all'altro: alla dogana presenti solo, così, ciò che hai con te personalmente, che non domanda gran lavoro, perché i doganieri possono solo domandare di vedere se non ci siano gioielli. Ti scrivo questo per convincerti che la sola difficoltà è la tua salute e null'altro: tutto dipende dalla tua buona volontà e dalla tua perseveranza; ma se non incomincerai una buona volta, non sarai mai pronta né disposta. Hai capito? Niente cavilli, niente cause o difficoltà estranee ecc. ecc. Tu stessa sei l'alfa e l'omega della tua vita e della tua libertà di movimento. – Carissima, devi proprio esser brava e non farmi stare sempre col rimorso che per causa mia non puoi fare ciò che più ti piacerebbe. Ti abbraccio teneramente Antonio Spedisci a mia madre la parte che le spetta
    2m 58s
  • Lettera 155 - 16 giugno 1930 - a Tatiana

    6 FEB 2022 · 16 giugno 1930 Carissima Tatiana, ho avuto poco fa il colloquio con mio fratello e ciò ha determinato un corso a zig-zag dei miei pensieri. È stata davvero una novità straordinaria, alla quale non ero neanche minimamente preparato: non avrei creduto possibile di rivedere mio fratello a Turi. Sono stato molto contento, anche perché con Gennaro sono stato molto più amico che col resto della famiglia. Intanto però non so cosa scrivere a te. Mi accontenterò di qualche cosettina. Da Gennaro ho saputo che mangi veramente poco: egli ne è rimasto colpito e spontaneamente me ne ha accennato (non c'è stata malizia alcuna da parte mia e non l'ho neanche interrogato in proposito: quindi il suo giudizio ha molta importanza: – tu mangi così pochino, che dai subito nell'occhio e ciò è molto grave). Bisogna cambiare e curarsi, per avere il diritto di far le prediche a me. Una cosa che mi ha fatto molto ridere nell'ultima tua cartolina è la tua affermazione di sapere che io ci tengo a che mi si facciano gli auguri per il mio onomastico. Non so chi ti abbia rivelato questo segreto che tenevo accuratamente nascosto nelle più intime latebre del più profondo subcosciente; tanto nascosto e tanto segreto che dall'età di sei anni non sapevo neppure più di custodire (solo fino ai sei anni ho ricevuto dei regali per il mio onomastico). Ho paura che tu scoprirai chissà quale altra mia piaga nascosta: forse quella di farmi frate trappista o di inscrivermi alla Compagnia di Gesù. (Un solo segreto desiderio io ti voglio rivelare, che mi ha sempre tormentato, che non sono mai riuscito a soddisfare e che forse, ahimè, non soddisferò mai: quello di mangiare una frittura mista di rognoni e di cervello di babirussa e di rinoceronte!) Cara Tatiana, in ogni modo ti ringrazio degli auguri, con la semplice avvertenza che il Sant'Antonio che mi protegge non è quello di giugno, ma quello di gennaio, accompagnato dalla specie europea del babirussa. (Purtroppo il babirussa abita solo nelle isole della Sonda e quindi è molto difficile da procurare, specialmente sotto la forma di cervello e rognoni freschi). Vorrei che mi facessi inviare dalla Libreria due libricini: 1° Benedetto Croce – Alessandro Manzoni – Laterza editore, Bari – 2° Albert Mathiez – La Révolution Française, Tome III. La Terreur – Collection Armand Colin – presso lo stesso editore, Parigi (avverti che desidero solo questo terzo volumetto, perché i primi due li ho già). Carissima Tatiana, ti ringrazio tanto delle notizie che mi hai ancora mandato. Ti abbraccio teneramente. Antonio
    2m 24s
  • Lettera n. 153 - 19 maggio 1930 - a Tatiana

    30 JAN 2022 · Carissima Tatiana, ho ricevuto tue lettere e cartoline. Mi ha fatto nuovamente sorridere la curiosa concezione che tu hai della mia situazione carceraria. Non so se tu hai letto le opere di Hegel, che ha scritto «il delinquente aver diritto alla sua pena». Su per giù tu immagini me come uno che insistentemente rivendica il diritto di soffrire, di essere martirizzato, di non essere defraudato neanche di un minuto secondo e di una sfumatura della sua pena. Io sarei un nuovo Gandhy, che vuole testimoniare dinanzi ai superi e agli inferi i tormenti del popolo indiano, un nuovo Geremia o Elia o non so chi altro profeta d'Israello che andava in piazza a mangiare cose immonde per offrirsi in olocausto al dio della vendetta, ecc. ecc. Non so come ti sei fatta questa concezione, che è molto ingenua nei tuoi rapporti personali e abbastanza ingiusta nei tuoi rapporti verso di me, ingiusta e inconsiderata. Ti ho detto che io sono eminentemente pratico; io penso che non capisci ciò che io voglia dire con questa espressione, perché non fai nessuno sforzo per metterti nelle mie condizioni probabilmente quindi io ti dovrò apparire come un commediante o che so io). La mia praticità consiste in questo: nel sapere che a battere la testa contro il muro è la testa a rompersi e non il muro. Molto elementare, come vedi, eppure molto difficile a capire per chi non ha mai dovuto pensare di poter sbattere la testa contro il muro, ma ha sentito dire che basta dire: apriti Sesamo! perché il muro si apra. Il tuo atteggiamento è inconsapevolmente crudele; tu vedi uno legato (veramente non lo vedi legato e non sai rappresentarti il legame) che non vuol muoversi perché non può muoversi. Tu pensi che non si muove perché non vuole (non vedi che, per aver voluto muoversi, i legami gli hanno già rotto le carni) e allora giù a sollecitarlo con delle punte di fuoco. Cosa ottieni? Lo fai contorcere e ai legami che già lo dissanguano aggiungi le bruciature. – Questo quadro orripilante da romanzo d'appendice sull'Inquisizione di Spagna penso bene che non ti persuaderà e che tu continuerai; e siccome i bottoni di fuoco sono anch'essi puramente metaforici, avverrà che io continuerò a seguire la mia «pratica», di non sfondare le muraglie a colpi di testa (che mi duole già abbastanza per sopportare simili sport) e di mettere da parte quei problemi per risolvere i quali mancano gli elementi indispensabili. Questa è la mia forza, la mia sola forza e proprio questa tu mi vorresti togliere. D'altronde è una forza che non si può dare ad altri, purtroppo; la si può perdere, non la si può regalare né trasmettere. Tu, penso, non hai riflettuto abbastanza al caso mio e non sai scomporlo nei suoi elementi. Io sono sottoposto a vari regimi carcerari: c'è il regime carcerario costituito dalle quattro mura, dalla grata, dalla bocca di lupo, ecc. ecc.; – era già stato da me preventivato e come probabilità subordinata, perché la probabilità primaria dal 1921 al novembre 1926, non era il carcere, ma il perdere la vita. Quello che da me non era stato preventivato era l'altro carcere, che si è aggiunto al primo ed è costituito dall'essere tagliato fuori non solo dalla vita sociale, ma anche dalla vita famigliare ecc. ecc. Potevo preventivare i colpi degli avversari che combattevo, non potevo preventivare che dei colpi mi sarebbero arrivati anche da altre parti, da dove meno potevo sospettarli (colpi metaforici, s'intende, ma anche il codice divide i reati in atti e omissioni; cioè anche le omissioni sono colpe o colpi). Ecco tutto. Ma ci sei tu, dirai tu. È vero, tu sei molto buona e ti voglio molto bene. Ma queste non sono cose in cui valga la sostituzione di persona e poi, ancora, la cosa è molto, molto complicata e difficile a spiegarsi completamente (anche per la quistione delle muraglie non etaforiche). Io, a dire il vero, non sono molto sentimentale e non sono le quistioni sentimentali che mi tormentano. Non che sia insensibile (non voglio posare da cinico o da blasé); piuttosto anche le quistioni sentimentali mi si presentano, le vivo, in combinazione con altri elementi (ideologici, filosofici, politici, ecc.) così che non saprei dire fin dove arriva il sentimento e dove incomincia invece uno degli altri elementi, non saprei dire forse neppure di quale di tutti questi elementi precisamente si tratti, tanto essi sono unificati in un tutto inscindibile e di una vita unica. Forse questa è una forza; forse è anche una debolezza, perché porta ad analizzare gli altri allo stesso modo e quindi forse a trarre conclusioni errate. Ma non continuo, perché sto scrivendo una dissertazione e a quanto pare è meglio non scrivere nulla che scrivere delle dissertazioni. Carissima Tatiana, non preoccuparti tanto delle magliette; quelle che ho mi possono fare aspettare quelle che mi manderai. Non mandarmi il termos oppure, mandamelo solo dopo aver avuto alla direzione la certezza che mi sarà consegnato; per averlo in magazzino, è meglio non averlo. La signora Pina abita proprio in via Montebello 7, non credo che debba venire per ora, anzi lo escludo. Ti manderò fuori un altro po' di libri e due camicie sbrindellate. – Scrivi a mia madre salutandola da parte mia e assicurandola che sto abbastanza bene. Ti abbraccio teneramente. Antonio
    5m 46s
  • Lettera 152 - 5 maggio 1930 - a Giulia

    23 JAN 2022 · Carissima Giulia, in un recente colloquio Tatiana mi ha fatto un quadro discretamente buio del tuo stato d'animo e delle tue condizioni di salute. In una lettera precedente mi aveva informato delle malattie che hanno colpito tanto Delio che Giuliano. Mi è sembrato però che la stessa Tatiana sia scarsamente informata e solo per via indiretta e non so che giudizio farmi. Mi sembra spaventosamente lontano il tempo in cui mi assicuravi che non mi avresti mai tenuto nascosto niente riguardo alla salute tua e allo sviluppo dei bambini. Si vede che hai cambiato d'opinione e qualche ragione ci deve essere per questo cambiamento, sebbene io non riesca a immaginarla. Penso che veramente devi stare molto male, devi essere molto stanca. Ma perché non farmi sapere qualche cosa, perché fare aumentare il senso dell'impotenza che già mi viene da tutte le limitazioni di volontà e di libertà a cui sono stato condannato dal Tribunale Speciale per la difesa dello Stato? Se Tatiana non fosse stata in Italia e non mi avesse informato di quando in quando, non so cosa avrei dovuto fare; forse avrei ricorso al consolato. Io penso che tu devi fare un grande sforzo su te stessa e informarmi con molta sincerità e franchezza delle tue condizioni e di quelle dei bambini, senza nascondermi proprio nulla; io sono ridotto in tali condizioni che preferisco ricevere
    1m 54s
  • Lettera n° 125 - 20 maggio 1929 - a Giulia

    19 DEC 2021 · 20 maggio 1929 Cara Giulia, chi ti ha detto che io possa scrivere di più? Purtroppo non è vero. Posso scrivere solo due volte al mese e solo per Pasqua e Natale dispongo di una lettera straordinaria. Ti ricordi ciò che ti diceva Bianco, nel 23, quando partii? Bianco aveva ragione dal punto di vista della sua esperienza; avevo sempre avuto una invincibile avversione all'epistolografia. Da quando sono in carcere ho scritto almeno il doppio di lettere che nel periodo antecedente: devo aver scritto almeno 200 lettere, un vero orrore! – Così non è esatto che io non sia calmo. Sono invece più che calmo, sono apatico e passivo. E non me ne meraviglio e neanche faccio uno sforzo qualsiasi per uscire dal marasma. D'altronde, forse questo è una forza e non uno stato di marasma. Ci sono stati dei lunghi periodi in cui mi sentivo molto isolato, tagliato fuori da ogni vita che non fosse la mia propria; soffrivo terribilmente; un ritardo di corrispondenza, l'assenza di risposte congrue a ciò che avevo domandato, mi provocavano stati di irritazione che mi stancavano molto. Poi il tempo è passato e si è sempre più allontanata la prospettiva del periodo anteriore; tutto ciò che di accidentale, di transitorio esisteva nella zona dei sentimenti e della volontà è andato via via scomparendo e sono rimasti solo i motivi essenziali e permanenti della vita. È naturale che ciò avvenisse, ti pare? Per qualche tempo non si può evitare che il passato e le immagini del passato siano dominanti, ma, in fondo, questo guardare sempre al passato finisce con l'essere incomodo e inutile. Io credo di aver superato la crisi che si produce in tutti, nei primi anni di carcere, e che spesso determina una netta rottura col passato, in senso radicale. A dire il vero, questa crisi l'ho sentita e vista negli altri, più che in me stesso, mi ha fatto sorridere e questo era già un superamento. Io non avrei mai creduto che tanta gente avesse una così grande paura della morte; ebbene è proprio in questa paura che consiste la causa di tutti i fenomeni psicologici carcerari. In Italia dicono che uno diventa vecchio quando incomincia a pensare alla morte; mi pare una osservazione molto assennata. In carcere questa svolta psicologica si verifica appena il carcerato sente di essere preso nella morsa e di non poterle più sfuggire: avviene un cambiamento rapido e radicale, tanto più forte quanto più fino a quel punto si era presa poco sul serio la propria vita di idee e di convinzioni. Io ne ho visto abbrutirsi in modo incredibile. E mi ha servito, come ai ragazzi spartani serviva il vedere la depravazione degli iloti. – Così adesso sono assolutamente calmo e non mi fa stare in ansia neanche la mancanza di notizie prolungata, sebbene sappia che ciò potrebbe essere evitato con un po' di buona volontà… anche da parte tua. Poi Tania provvede a darmi tutte le notizie che riceve lei. Mi ha trasmesso, per esempio, le caratteristiche dei bambini fissate da tuo padre, che mi hanno interessato molto, per molti giorni. E altre notizie, commentate da lei con molta grazia. Bada che non voglio farti dei rimproveri! Ho riletto in questi giorni le tue lettere da un anno in qua e ciò mi ha fatto sentire nuovamente la tua tenerezza. Sai che quando ti scrivo, qualche volta mi pare di essere troppo secco e arcigno, in confronto a te che così naturalmente mi scrivi. Mi pare di essere come quando qualche volta ti ho fatto piangere, specialmente la prima volta, ti ricordi?, quando fui proprio cattivo per partito preso. Vorrei sapere cosa ti ha scritto Tania del suo viaggio a Turi. Perché mi pare che Tania concepisca la mia vita in modo troppo idillico e arcadico, tanto che mi tormenta non poco. Non riesce a persuadersi che io debbo stare entro certi limiti e che non deve mandarmi nulla che io non abbia domandato, perché non ho a mia disposizione un magazzino particolare. Adesso mi annunzia alcune cose, assolutamente inutili e che non potrò mai utilizzare, invece di attenersi strettamente a ciò che io le ho raccomandato. Ti mando due fotografie: la grande riproduce i due figli di mia sorella Teresina: Franco e Maria, l'altra mia madre con in braccio la stessa bambina un po' più grandicella. Mio padre sostiene che la bambina rassomiglia a Giuliano; io non sono in grado di giudicare. Certo il maschietto non rassomiglia a nessuno della mia famiglia: è il ritratto del padre, che è un sardo autentico, mentre noi siamo solo metà sardi: la bambina invece ha più l'aria di famiglia. Qual'è il tuo giudizio? – Ho finito di leggere in questi giorni una storia della Russia del prof. Platonof, dell'ex Università di Pietroburgo, un grosso volume di circa 1000 pagine. Mi pare una vera truffa editoriale. Chi era questo prof. Platonof? Mi pare che la storiografia del passato fosse molto bassa, se questo prof. Platonof ne era uno dei corifei, come vedo scritto dal prof. Lo Gatto nei suoi lavori sulla cultura russa. Sull'origine delle città e del commercio russo al tempo dei Normanni ho letto una ventina di pagine dello storico belga Pirenne, che valgono tutta la zuppa di cavoli del Platonof. Il volume arriva solo fino al 1905 con due pagine supplementari fino all'abdicazione del granduca Michele e con in nota la data della morte di Nicola II, ma ha il titolo di Storia dalle origini fino al 1918: una doppia truffa, come vedi. – Cara Giulia, scrivimi sui commenti di Delio all'epistola che gli scrivo; ti abbraccio teneramente Antonio
    5m 28s
  • Lettera 121 - a Giulia

    11 DEC 2021 · 11 marzo 1929 Carissima Giulia, ho ricevuto la tua lettera del 21 febbraio, alla quale non potrei rispondere in altro modo che facendoti una carezza. Però… dopo averti accarezzato, vorrei aggiungere qualche cosa. Ciò che mi scrivi, io già lo sapevo, perché lo immaginavo. Capisci? Il tuo «Giappone» io sapevo che esisteva alle tali e tali longitudini e latitudini, ecc. Ciò che mi sfugge, è come il «Giappone» si sviluppi, attraverso quali concrete forme di vita la sua esistenza si svolga. So troppo poco della tua vita e della vita dei bambini, e la mia fantasia, senza alimento, gioca nel vuoto. Forse è un'ossessione determinata dalla vita del carcere, ma, insomma, la sento e non voglio nascondertela. Dalla fotografia mi sembra che tu sia stata male; tu stessa hai accennato che devi fare delle cure e che l'astenerti da certi medicinali ti nuoce. Ma più di queste cose fuggevoli e vaghe io non so, e ciò qualche volta mi ossessiona veramente. – Mi sono sempre dimenticato di scriverti che qualche mese fa è morto il maestro Domenico Alaleona, il tuo professore al conservatorio. È morto proprio male, nel peggiore momento della sua vita. Da un giornale letterario ho appreso questi particolari. Dopo la soppressione del «Mondo», di cui l'Alaleona era redattore, ordinario, egli passò, fresco, fresco, al «Lavoro d'Italia», recentemente soppresso anch'esso, e con altri ex redattori del «Mondo» divenne un pezzo grosso del Sindacato degli artisti e scrittori fascisti; prima che morisse scoppiò uno scandaletto, poiché venne pubblicato che il «Lavoro d'Italia» aveva pagato 150.000 lire un romanzaccio d'appendice, scritto in cooperativa da 10 di questi scrittori, in maggioranza democratici fino al novembre 1926 e divenuti fascisti dopo le leggi eccezionali. I vecchi fascisti fecero un'offensiva in piena regola contro questi ultimi venuti e il governo sciolse l'organizzazione degli artisti, licenziando l'Alaleona dal posticino che si era procurato. Una sua opera breve, in un atto, mi pare, aveva fatto mezzo fiasco poco prima. – Cara, spero che ti deciderai a darmi maggiori particolari sulla tua salute. Come è stato il freddo da voi e come l'avete sopportato? Io adesso sto abbastanza bene e dormo qualche mezz'ora di più. Poi mi sono ingolfato in traduzioni dal tedesco e questo lavoro mi calma i nervi e mi fa stare più tranquillo. Leggo meno, ma lavoro di più. Pare che ci sia qualche altra tua lettera in viaggio per me, a quanto accenna Tatiana: se mi darai particolari, ti scriverò più a lungo la prossima volta. Ti abbraccio forte forte Antonio
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Centenario dalla nascita del P.C.I. 2021 E' appena finito l'anno del Covid-19, un virus che ha messo in risalto l'inefficenza di questo modello di società capitalista che non è mai...

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Centenario dalla nascita del P.C.I. 2021

E' appena finito l'anno del Covid-19, un virus che ha messo in risalto l'inefficenza di questo modello di società capitalista che non è mai stato a misura all'essere umano dove anche in questa situazione ha prevalso la logica del profitto; una logica che ha provocato milioni di morti in tutti i paesi a capitalismo avanzato e per quanto riguarda il nostro paese si è riusciti a toccare il fondo della vergogna con l'affermazione di un esponente di confindustria "se qualcuno morirà, pazienza". Che ne dicano le testate giornalistiche di casa nostra i dati sono evidenti: pochissimi decessi nei paesi a modello socialista con Cuba che ne conta poco più di 150 in tutto il periodo, il Venezuela che ne conta circa 4 morti al giorno ecc. ecc..., mentre negli USA, in Brasile, in Italia, in Germania, in Spagna, in Francia ecc ecc... le cifre giornaliere di morti si contano a tre zeri per ogni nazione.
Tutto ciò mette in evidenza che il capitalismo deve cessare di esistere ma perchè ciò avvenga bisogna agire e non pensare che caschi da solo, perché il Covid ha messo in evidenza i suoi limiti.
Si vedono già sui social foto e video che ci fanno illudere che il 2021 sarà l'anno della provvidenza poiché arrivarà un vaccino che ancora nessuno conosce gli effetti però i profitti sono già noti.
Le cose le dobbiamo cambiare noi e non illudersi; il 2021 la sua paticolarità ce l'ha, il 2021 è il centenario del P.C.I., quel partito che ci ha liberato dal fascismo con la lotta partigiana e non con la speranza della provvidenza atlantica.
Radio Ortica per tutto il 2021 darà lettura degli scritti di Antonio Gramsci e la prima lettura riguarda un articolo che scrisse proprio il 1° gennaio 1916 il cui titolo è “ODIO IL CAPODANNO”.
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Author Radio Ortica
Categories Politics
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