Anna Ruchat "L'illettore" Hermann Burger

Apr 7, 2018 · 17m 43s
Anna Ruchat "L'illettore" Hermann Burger
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Anna Ruchat traduttrice "L'illettore" Una confessione L'Orma Editore www.lormaeditore.it «In una società in cui tutti cercano di piacere a se stessi e agli altri, solo Hermann Burger ha portato al...

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Anna Ruchat
traduttrice
"L'illettore"
Una confessione
L'Orma Editore
www.lormaeditore.it

«In una società in cui tutti cercano di piacere a se stessi e agli altri, solo Hermann Burger ha portato al capolavoro l'arte di essere insoddisfatti di sé.» Peter Sloterdijk

Rinchiuso in una misteriosa e metafisica gattabuia, un uomo, affetto da uno strano morbo che gli impedisce di leggere i libri e di decifrare i segni del mondo, cerca la guarigione nel rapporto epistolare con una radiosa principessa, vestale dei classici letterari di ogni tempo. In sette vertiginose missive l’«illettore» racconta la propria vita come una «morte apparente». La narrazione, pagina dopo pagina, si trasforma in terapia per riaffacciarsi alla speranza e all’immaginazione, un percorso capace di regalargli infine l’euforia della convalescenza. Libro ossessionato dai libri, corso intensivo per lettori convulsi e dissennati, questo romanzo è un viaggio all’interno di una miniera oscura, ricca di frasi e immagini lucenti, sfaccettate ed enigmatiche come pietre preziose. Allucinato esperimento su «quanto in là si possa andare nello spingersi troppo in là», la confessione di Burger è anche – come rivela il breve saggio autobiografico che chiude il volume – il documento unico di un’esperienza di depressione clinica, un ironico «tentativo di sopravvivenza in prosa» scritto contro l’oblio: «Lo scrittore non dimentica mai, serba rancore in eterno».


Hermann Burger (1942-1989) è uno dei maggiori scrittori svizzeri del Dopoguerra. Ha insegnato letteratura tedesca al Politecnico di Zurigo. Fin dai suoi esordi ha attraversato la scena letteraria europea con la dirompenza di un tuono per poi bruciare in un’esistenza sempre accesa dalla furia creatrice e a tratti spenta dalla depressione. Virtuoso della lingua e dell’invettiva, meticoloso fino alla mania nelle ricerche preparatorie ai suoi romanzi, è stato l’autore ironico e liberatorio di testi spesso paragonati, per l’oltranza stilistica e l’umorismo disperato, a quelli di Franz Kafka e Thomas Bernhard. Dopo aver composto un Tractatus logico-suicidalis, pubblicato il primo volume della sua autobiografia (che contiene anche una storia culturale del sigaro) e acquistato una Ferrari fiammante, si diede la morte con un cocktail di medicine.

Anna Ruchat ha studiato filosofia e letteratura tedesca a Pavia e a Zurigo. In tanti anni di attività ha tradotto, tra gli altri, Bernhard, Celan, Sachs, Dürrenmatt, Herzog e Lavant.



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