Settings
Light Theme
Dark Theme
Podcast Cover

La Storia della Birra

  • Storia della Birra in età moderna - sesta puntata - Italia

    2 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la sesta puntata della "Storia della Birra", dedicata all'Industria birrraria in Italia, nell'età moderna.. Per tutto il medioevo e sino all'inizio dell'era moderna propriamente detta, in Italia si era prodotta birra esclusivamente con metodi artigianali, per il raro consumo dei pochi estimatori. La birra veniva vissuta, dal grande pubblico, come una bevanda tipica delle genti del nord, da sempre invasori dell'italico suolo e, come tali, da sempre nemici. La birra si importava per lo più dall'Austria, retaggio della dominazione borbonica che influenza soprattutto il nord, ed era legata ad un uso elitario, mentre i consumi popolari confluivano essenzialmente sul vino, anche per ovvi motivi di minor costo e di più facile reperimento. Dobbiamo arrivare alla metà del secolo scorso perché finalmente anche in Italia sorgano le prime vere e proprie fabbriche, organizzate con moderni criteri di produzione industriale. Sono ovviamente opera, per lo più, di intraprendenti industriali d'oltralpe, i quali vedono in Italia prospettive commerciali di sicuro interesse, (i vari Wuhrer, Dreher, Paskowski, Metzger, Caratch, Von Wunster, ecc.) ai quali presto fanno seguito anche commercianti italiani, soprattutto fabbricanti di ghiaccio che vedono nella birra il naturale complemento della loro attività, che si esplicava esclusivamente in estate. In pochi lustri assistiamo ad un continuo frenetico fiorire di fabbriche di ogni tipo e dimensione, sino ad arrivare, nel 1890, a ben 140 unità produttive, per un totale di 161.000 hl, ai quali vanno sommate le importazioni che raggiungono, in quell'anno, circa il 25% del consumo nazionale. La produzione quadruplica e, nel 1910, arriva alla considerevole cifra di ben 598.315 hl. Anche le importazioni salgono, pari al 13% del consumo nazionale. Giungiamo così alla Grande Guerra, e, per tutto il periodo bellico, cessa pressoché la produzione, essenzialmente per il fatto che la maggior parte del malto occorrente per la fabbricazione doveva essere reperito all'estero, essendo ancora insufficiente, oltre che di scarsa qualità, il malto di provenienza nazionale. Con il finire della guerra ed il ritorno alla normalità, assistiamo ad una vera e propria esplosione di consumi, dovuta, forse anche alla maggior conoscenza e divulgazione della birra, apprezzata, fra tanta morte e distruzione, proprio sui campi di battaglia. Nel 1920 le fabbriche italiane sono soltanto 58, ma la produzione arriva alla ragguardevole cifra di 1.157.024 hl, ai quali si aggiungono soltanto alcune centinaia di ettolitri di birra importata. Crescono e si consolidano quelle aziende che, nel volgere di alcuni decenni, diventeranno le grandi realtà industriali del settore, come la Wuhrer di Brescia, la Dreher di Trieste, la Paskowski di Firenze e Roma, le Birrerie Meridionali di Napoli di proprietà dalla famiglia Peroni, la Pedavena di Feltre, la Poretti di Iduno Olona, la Moretti di Udine, la Wunster di Bergamo, alle quali fanno corollario una pletora di medio-piccole birrerie, come la Menabrea di Biella, la Icnusa di Cagliari, la Cagnacci di Ancona, la Birra d'Abruzzo di Castel di Sangro, la Dell'Orso & Sanvico di Perugia, la S.Giusto di Macerata, la Ghione & Pogliani di Borgomanero, la Bosio & Caratsch di Torino, la F.lli Di Giacomo di Livorno, la Brennero di Milano, la Raffo di Taranto, la Forst di Merano, e poi ancora la Leone, la Sempione, la Cervisia, la Metzeger, ecc. I consumi salgono ancora e, nel 1925, la produzione raggiunge 1.569.000 hl. Cresce anche l'importazione, fermandosi però a poco più di 30.000 hl. I consumi procapite annui toccano i tre litri e mezzo - molto distanti dai consumi del vino che superano invece i 150 litri- e fanno ben sperare per il futuro, vista la rapidità con la quale aumentano di anno in anno. A questo punto si scatena la reazione dei vinai che, di quel passo, temono di dover affrontare a breve una crisi del loro settore. Riescono quindi a far approvare dal Governo leggi protezionistiche a tutela dei loro interessi. Così, nel 1927, viene varata la legge Marescalchi la quale, con l'apparente scopo di favorire l'agricoltura, ma con la recondita speranza di peggiorare la qualità della birra, impone ai birrai l'immissione di un 15% di riso. Le tecnologie dell'epoca non consentivano infatti di sfruttare appieno tutte le caratteristiche positive del riso, e la qualità, anche se in minima parte, ne risentiva. Contemporaneamente si inaspriscono le tasse con l'aggiunta di una imposta straordinaria di ben 40 lire per hl. Ma non basta. La legge prevedeva inoltre una apposita licenza di vendita di "bassa gradazione" e ne limita lo smercio al dettaglio esclusivamente nei bar, trattorie e birrerie. I "vini e oli", categoria di esercizi molto diffusa all'epoca, non possono vendere al minuto, ma solo all'ingrosso a casse intere. A rincarare la dose, in molti Comuni il "dazio" viene regolato con l'applicazione di fascette sul collo di ciascuna bottiglia, con immaginabili intralci e perdite di tempo che fanno cadere l'interesse dei commercianti verso il prodotto. L'effetto è immediato, ed i consumi scendono vorticosamente, per l'inevitabile levitazione dei prezzi che pongono il prodotto fuori della portata delle masse popolari. Quindi nel 1930 la produzione crolla a circa 672.000 hl mentre l'importazione rimane ancora attestata sui 30.000. I consumi procapite scendono a 1,64 litri annui, con grande soddisfazione di chi aveva voluto quella miope legge. Molte fabbriche chiudono o falliscono o soffrono grandi difficoltà e sono costrette a licenziare il personale per poter sopravvivere in qualche modo. Non resta loro altro da fare che concentrare le produzioni. Attraverso un’azione concordata fra i più lungimiranti ed intraprendenti industriali, si procede alla ripartizione degli spazi di mercato, rilevando, nel contempo, le aziende in crisi e riducendo ulteriormente il numero dei centri di produzione che sono ora tutti in mano alle più grandi e più solide famiglie birrarie. La ripresa dei consumi è comunque lentissima e, nel 1940, la produzione arriva appena a circa 814.000 hl, mentre crolla l'importazione, tutelata da dazi protettivi imposti dal Governo per dare un contentino ai birrai. Il pro-capite, anche per effetto della crescita della popolazione, scende comunque a 1,60 litri annui. Di nuovo la guerra, e la produzione rallenta progressivamente, fintanto che tutte le fabbriche, negli ultimi anni del conflitto, sono costrette a fermarsi per mancanza di materia prima. Cessate le ostilità, gli industriali del settore birrario si leccano le ferite delle loro aziende, uscite dal periodo bellico più o meno danneggiate, e riprendono faticosamente l'attività. Dobbiamo comunque arrivare al 1950 per risalire alle quote produttive del 1925, raggiungendo 1.548.800 hl ai quali si aggiungono circa 15.000 hl di birra importata, ed il pro-capite arriva a 3,28 litri annui. Va detto comunque che sino a quegli anni la birra veniva bevuta in un arco di tempo che andava da marzo a settembre: rientrava, nella mentalità corrente, fra le comuni bevande dissetanti, come le bibite gassate, e come tale veniva consumata esclusivamente al banco. Dal 1960 la birra accede finalmente nel canale alimentare, dal quale può raggiungere facilmente le famiglie, e così, nel volgere di un decennio, la produzione arriva a toccare i sei milioni di ettolitri, con un pro-capite che supera undici litri e mezzo. Sino al 1975 la birra continua la sua avanzata trionfante sino ad arrivare ad otto milioni di ettolitri di produzione, con oltre 570.000 hl di importazione, ed il pro-capite si attesta intorno ai sedici litri. Finalmente i consumatori hanno compreso lo spirito della bevanda, nobilitandola nella sua giusta dimensione, e tutti ormai sanno che si ricava dal malto e che non ha nulla a che vedere con le bibite gassate. Ma la congiuntura è alle porte, e quando scoppia virulenta nel 1975, colpisce inevitabilmente anche il settore birrario nazionale, che perde un drammatico 19,5%, scendendo a 6.465.000 hl, tornando alle stesse quote di cinque anni prima, mentre, stranamente, l'importazione cresce del 40%, arrivando a toccare i 652.000 hl. Come se non bastasse, il Governo decide di aumentare del 50% l'imposta di fabbricazione, con un consistente balzo in avanti dei prezzi al pubblico, la qual cosa, in una economia di recessione, rallenta considerevolmente la ripresa, che sarà lenta e faticosa, ed occorreranno altri cinque anno per risalire ai sedici litri di consumo pro-capite. Dagli anni ottanta in poi e sino ad oggi i consumi crescono costantemente di anno in anno, sino ad arrivare ai 27 litri del 1995. Siamo comunque ben lungi dai consumi di birra delle altre nazioni europee; con i nostri 27 litri siamo all'ultimo posto della scala, preceduti dalla Francia (altro paese a forte vocazione vitivinicola!) con 39.3 litri, dalla Grecia con 42 litri e dalla Spagna con 66.5 litri. Ma il futuro fa ben sperare! Sempre nuovi consumatori si accostano ogni giorno a questa splendida antichissima bevanda, in virtù delle sue caratteristiche di freschezza, bevibilità e digeribilità, ma grazie soprattutto alla europeizzazione delle aziende di produzione che ha fatto fare un grosso balzo in avanti alla qualità, offrendo ai consumatori una straordinaria gamma di assortimento in grado di soddisfare i palati più esigenti.
    16m 43s
  • Storia della birra - quinta puntata - Medioevo - seconda parte - Italia

    2 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la quinta puntata della "Storia della Birra" dedicata in particolare al MEDIOEVO ed alla sua storia in Italia. Infatti, poiché Il Medioevo è un periodo molto lungo e significativo (secondo l'accezione più diffusa è il periodo compreso fra la caduta dell'Impero Romano d'Occidente -476- e la scoperta dell'America -1492) sono state dedicate due puntate: una all’Europa e questa all'Italia.L'Italia è, come noto, un paese a forte vocazione vitivinicola. Ciò non toglie che le popolazioni italiche abbiano, più o meno saltuariamente, gustato quella bevanda che i barbari invasori si portavano dietro nelle loro scorribande sul nostro suolo. Quando poi gli invasori restavano a secco del loro prodotto originale, razziavano l'orzo dei campi per prepararsi in loco quella birra della quale non potevano proprio fare a meno. Le prime popolazioni italiche a bere birra furono certamente quelle della fascia sub alpina, ed in particolare il triveneto, zone, per la loro facilità di accesso, più bersagliate dai barbari che calavano dal nord. Il primo centro italiano del quale si ha notizia certa di produzioni di birra locale fu PAVIA, quando fu eletta capitale longobarda nel V secolo, e furono gli stessi conquistatori longobardi a insegnare le fasi della lavorazione alle genti del posto, dopo che ebbero esaurite le scorte che si erano portate al seguito. Ma quelle produzioni durano solo per il tempo dell'invasione longobarda. Non diversamente fece Alboino il quale calava in Italia nel 568, facendosi subito nominare Re. Ben presto esaurì la sua birra, ed allora fece requisire tutto il vasellame di rame del posto, tutto l'orzo dei campi, per produrre nuova birra per il suo esercito assetato. E fu certamente birra che fece bere a Rosmunda nel cranio del di lei padre, Cunimondo, che lui stesso aveva personalmente ucciso. Ma, Rosmunda non dimenticò l'affronto e, meditando vendetta, si fece intanto amante di Elmichi, lo scudiero del re. Alboino riprende le sue scorribande sul suolo italico e, dopo tre anni di assedio, riesce a conquistare Pavia e da lì si spinge sino a Verona dove si insedia nel palazzo di Teodorico e chissà dove sarebbe arrivato questa tempra di conquistatore se, dopo soli tre giorni, il suo poco fidato scudiero non fosse riuscito finalmente a propinargli una tazza di birra avvelenata. Il prezzo del regicidio é l'amore di Rosmunda e i due colombi convolano a Ravenna dove Rosmunda, fra l'alcova ed un banchetto, tenta a sua volta di avvelenare l'amante. Elmichi però mangia la foglia e, scambiando i calici di birra, rimanda la palla a Rosmunda la quale conclude così la sua sventurata e tragica esistenza terrena. Ben altra birra, meno indigesta e più salutare, sapeva preparare Teodolinda, figlia di Gariboldo di Baviera, anch'egli grande intenditore e preparatore di birra, famosa in tutta la Germania dell'epoca. Per tutto il periodo della sua reggenza del Regno Longobardo, era rinomata la sua corte di Monza dove teneva sontuosi banchetti a base di spumeggiante birra che gli ospiti facevano a gara a bere a più non posso. Teodolinda, fervente cattolica, contribuì alla conversione delle sue genti e si dava da fare per raccogliere fondi destinati alla costruzione di chiese e basiliche. Due volte l'anno inviava a Papa Gregorio Magno grandi quantità di birra, che il Pontefice faceva magnanimamente distribuire al popolo romano. Papa Gregorio Magno, per la sua casta santità, non era un grande estimatore della bionda bevanda, come d'altronde non lo era di tutte le bevande a base alcolica, preferendo la più semplice acqua. Meno casto e certamente meno in odore di santità Clemente V, assurto al papato nel 1300, il quale, per le sue origini tedesche, amava più del dovuto la buona birra, che si faceva produrre in abbondanza ed in abbondanza tracannava. I cittadini romani vissero, sotto di lui, un periodo d'oro per i loro consumi di questa bevanda. Cala Barbarossa in Italia e con lui fiumi di birra, prodotta dai tedeschi, fiamminghi ed inglesi al soldo del condottiero. Le genti italiche imparano a produrla, più per farne oggetto di mercato con l'esercito occupante che per il proprio consumo, che stenta a crescere, poiché la bionda bevanda é strettamente collegata al nordico invasore, quindi guardata con sospetto e con rancore. Sono momenti episodici che non lasciano alcuna traccia. Di ben altro avviso sono i frati dei conventi che attribuiscono alla birra poteri medicamentosi, primi fra tutti i frati dell'Abbazia di Montecassino. Nella quiete dei loro chiostri, solerti frati orano e lavorano pasticciando con erbe e radici, dando vita a quel fiorente commercio di liquori e medicinali artigianali di cui ogni Abbazia vanta primati e specialità, tramandate nei secoli sino ai nostri giorni. I contadini portano nei conventi l'orzo che i monaci trasformano in birra, con variazioni sul tema, ed il commercio si allarga e l'uso si diffonde, anche se non esce ancora dai confini comunali. Ma la birra non viene ancora vissuta come bevanda alimentare, bensì solo come bevanda medicamentosa; viene somministrata ai convalescenti come ricostituente, alle partorienti perché producano più latte, ai malati quale dieta alimentare, come purgante, come digestivo e per migliorare la circolazione del sangue. È una birra forte, densa, corposa, carica di potere nutrizionale. Le famose birre d'Abbazia belghe ne conservano tuttora la memoria storica. Mentre il popolo ne fa un consumo saltuario e modestissimo, legato alle vicissitudini della salute, nelle corti reali il consumo é pressoché abituale, la birra è di casa insieme e più del vino. I monarchi di tutto il nord, quando non sono in lotta fra loro, si scambiano vincoli di sangue in un fitto scambio di parentele fra re e imperatori, e con le parentele si scambiano i tipi di birra. Fa produrre birra a Milano l'imperatore tedesco Massimiliano, andando sposo nel 1500 con Maria Bianca Visconti, per distribuirla ai festanti milanesi, insieme a confetti e dolci. Se ne beve abitualmente alla corte di Lorenzo il Magnifico, suggerita da Luigi Pulci, poeta, raffinato maestro culinario e grande estimatore di vini e di bevande, tanto da essere considerato il padre dei moderni Sommelier. Il nome della birra nell'Italia medievale è “Cervogia”, con chiara derivazione fonetica da "cereale" che risale a sua volta da Cerere, la dea romana del raccolto, la dea delle messi, del grano e dell'orzo, la Grande Madre della Terra dalla quale scaturisce la vita materiale ed esoterica.
    11m 27s
  • Storia della birra - quarta puntata Medioevo - prima parte EUROPA

    2 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la quarta puntata della "Storia della Birra", dedicata in particolare al MEDIOEVO ed alla sua storia in EUROPA, esclusa l’Italia. Infatti, poiché Il Medioevo è un periodo molto lungo e significativo (secondo l'accezione più diffusa è il periodo compreso fra la caduta dell'Impero Romano d'Occidente -476- e la scoperta dell'America -1492) riserverò la quinta puntata alla birra in ITALIA. A diffondere la birra in Europa del Nord e, in seguito, anche nel resto del continente ci pensarono alcuni MONACI irlandesi. Nell’anno 1000 d.C. la birra passa da una produzione casalinga ad una prima produzione industriale; è così che nasce la figura del Mastro Birraio, figura che ha contribuito, in quel periodo, a salvare migliaia di persone dalle ricorrenti epidemie. In un’epoca in cui la purezza dell’acqua non era garantita, la birra era la bevanda igienicamente più sicura. Il più antico monastero ad aver prodotto birra è quello italiano di MONTECASSINO, seguito dal monastero benedettino di Weihenstephan, nei pressi di Monaco e dalle abbazie belghe, ognuna delle quali possiede la propria birreria. I frati la consideravano un vero medicinale dai poteri terapeutici e medicamentosi. La birra veniva somministrata ai convalescenti come ricostituente, alle partorienti affinché producessero più latte ed era indicata per migliorare la digestione e la circolazione del sangue. I monaci della Baviera introdussero, tra le altre cose, un nuovo sistema di fermentazione della birra, grazie alla sua conservazione nelle cantine. In merito agli ingredienti, prima dell’introduzione del luppolo, dovuto alla Suora Hildegard von Bingen, in grado di migliorare la conservazione della bevanda, alla birra veniva aggiunta una miscela di erbe e bacche, come mirto, ginepro e rosmarino. In GERMANIA un’antica ballata popolare tedesca narra di Gambrinus, mitico re (collocato ai tempi di Carlomagno), al quale la leggenda fa risalire l'invenzione della birra. Come ho raccontato in precedente puntata, sappiamo bene che però già ai tempi degli antichi Romani quei popoli bevevano birra aromatizzata (infatti ne scrissero Tacito, Plinio il Vecchio, Catone). In INGHILTERRA, sino dai tempi della romana Britannia, era in uso la preparazione della “birra di orzo”, preparata artigianalmente per l'uso familiare e aromatizzata con rosmarino e verbena. Nel Medioevo ovunque si produceva birra, con i più svariati sistemi ed aromatizzazioni ed era consumata in grandissime quantità. In ogni contea si produceva un tipo di birra diverso, ma il popolo beveva birra schietta solo nelle grandi occasioni; per il resto dell'anno doveva accontentarsi di una birra leggera, ricavata dalle trebbie. Occorreva una regolamentazione, così, nel 1200, si giunge al codice di Hywel Dda, molto simile al successivo di Guglielmo IV, con il quale si dettavano regole di produzione e di mercato, stabilendo pesanti sanzioni per i contravventori Soltanto dopo il 1400 comincia in concreto lo sviluppo industriale con il conseguente maggiore incremento dei consumi e nel 1454 Enrico IV concede la prima patente di fabbricazione della storia inglese, alla Brewers' Company (Corporazione birraria). Anche la SCOZIA aveva la sua brava birra, e celeberrima era quella che producevano alcuni monaci di un convento nelle vicinanze di Glasgow. I re anglosassoni commemoravano i loro morti in battaglia durante interminabili banchetti, nel corso dei quali facevano l'appello dei caduti e ad ogni nome seguiva un abbondante brindisi. I DANESI durante le secolari guerre combattute contro gli Inglesi, erano soliti portarsi dietro la loro birra, per rifocillare il proprio esercito, ritenendo la birra inglese orrendamente disgustosa L’industria della birra si espanse fino al XVI secolo, quando, in seguito alle guerre religiose, le pesanti tassazioni fecero crollare considerevolmente i consumi di questa bevanda. La ripresa avvenne dal XVIII in poi, quando tassazioni meno gravose e migliori tecniche di lavorazione ne abbassano i costi, migliorandone, al contempo, la qualità.
    14m 40s
  • Storia della Birra - terza puntata - Romani, Greci, Cretesi

    2 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la terza punta della "Storia della Birra" è dedicata a tre civiltà e precisamente ai romani, ai greci, ai cretesi ed alla differente importanza per quei popoli e culture. Il mondo romano conosce bene la birra anche se ne fa un uso sporadico e limitato, e non poteva essere diversamente visto che in tutte le terre conquistate, divenute poi Province romane, questa bevanda aveva larghissima diffusione e godeva di grande prestigio. Probabilmente i conquistatori la consumavano abitualmente quando si trovavano nelle Province, non trovando nulla di meglio in loco, per il loro gusto. Non la apprezzavano particolarmente, ma nemmeno la disprezzavano. Plinio il Vecchio, nella sua "Naturalis Historia", ci fa sapere che la birra a Roma era conosciuta ma poco consumata, per lo più impiegata nella cosmesi femminile per la pulizia del viso e quale nutrimento per la pelle. Petronio, nel suo “Satiricon”, descrive il ricchissimo anfitrione Trimalcione, che nei suoi luculliani banchetti offriva birra egiziana, per sfoggiare un prodotto esotico con i suoi commensali. Si sa di certo come Nerone facesse largo uso di birra. Ne riceveva spesso in dono da Silvio Ottone, l'infelice marito di Poppea, che aveva opportunamente spedito in Portogallo per potersi incontrare liberamente con la di lui moglie. Era ovviamente birra della penisola iberica, la “Cerevisia”, e l'Imperatore la gradì tanto che volle presso di sé uno schiavo lusitano, abile mastro birraio, addetto alla quotidiana preparazione bevanda. Tacito ci dà una vivace testimonianza della birra nel mondo germanico, descrivendola però in termini tutt'altro che lusinghieri, come un vino d'orzo, grossolano, dal sapore sgradevole. Contrariamente in generale i greci, avevano una decisa antipatia nei confronti della birra che chiamavano con il termine spregiativo di “Vino d'orzo” ed Eschilo afferma che gli egiziani, che bevevano la birra "...non sono uomini veri, ma uomini che bevono vino d'orzo...” Eschilo nelle "Supplici" formalizza il pensiero dei suoi concittadini poiché, parlando con tono di scherno degli Egiziani, dice: "...gli abitanti non sono uomini veri, ma uomini che bevono vino d'orzo...". Ben presente invece era la birra nei rituali sacri nel culto della dea Demetra, divinità femminile dei campi. Ogni anno, in primavera, le donne greche si riunivano per compiere una cerimonia tanto mistica quanto misteriosa, legata al culto della fertilità femminile ed alla iniziazione delle vergini, cerimonia dalla quale era tassativamente esclusa ogni presenza maschile. Offrivano a Demetra "succo d'orzo e di grano" ed in suo onore si abbandonavano a sostanziose libagioni di "birra di cereali" lasciandosi andare a riti che avevano più del profano che del sacro. I cretsi erano invece ottimi preparatori di birra, che chiamavano "bruton" e che consumavano in proporzioni pari se non maggiori del vino che sapevano produrre, anche questo, di ottima qualità. La birra veniva preparata artigianalmente in proprio, sia nelle case dei contadini che in quelle patrizie. Sugli stupendi vasi ritrovati a Cnosso, frequenti sono le decorazioni con spighe di orzo e sovente appare il simbolo della “bruton” sulle altrettanto stupende coppe d'argento finemente cesellate, adibite allo specifico consumo di questa bevanda. Anche nel palazzo reale di Festo, troviamo affreschi raffinati di squisita fattura oltre che reperti dei magazzini con le giare per la bruton, ed una ricca collezione di vasi decorati con i motivi che ne richiamavano il contenuto: la palma per il vino di datteri, l'orzo per la bruton, la foglia di vite per il vino di uva. Dai magazzini di questo palazzo, in ancora oggi efficienti condotte di ceramica, scorreva vino e bruton sino alle mense reali.
    12m 45s
  • Storia della BIRRA - seconda puntata - Gli Egizi

    2 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la seconda punta della "Storia della Birra" dedicata agli Egizi.La produzione di birra nell'antico Egitto era importantissima e, nei consumi popolari, veniva subito dopo l'acqua del Nilo. Scarsa la presenza del vino d'uva, più diffuso invece il vino di datteri. Le prime notizie certe risalgono al 3100 a.C. e narrano della ostessa Azag-Bau che preparava e vendeva nella sua cantina una birra di cereali, che nella lingua egiziana più arcaica veniva chiamata "henqet". Nasce probabilmente parallelamente alla se-bar-bi-sag sumera, e non si hanno documentazioni sufficientemente comprovanti la priorità dell'una sull'altra. Gli egiziani facevano risalire l'invenzione della birra al dio Rie, che ne aveva fatto splendido dono agli uomini. Dai testi sacri del tempio di Uruk si deduce che dovevano essere almeno quattro i tipi di birra prodotti, birra che veniva offerta annualmente in diciotto vasi d'oro al dio Anu. Se ne ha però notizia certa di solo tre tipi: la "zythum", birra chiara, la "curmy" che doveva essere di colorazione più scura, e la "sà", birra ad alta concentrazione, riservata all'esclusivo consumo del Faraone e per le cerimonie religiose. La birra é presente lungo tutto l'arco della vita degli antichi egiziani: dalla nascita alla morte. Il processo di mummificazione, che durava mesi, veniva preceduto da un lavacro a base di birra, evidente simbolo di purificazione per il carattere sacrale e per l'origine divina della bevanda. Durante le interminabili estenuanti cerimonie funebri, tutti i presenti per onorare il defunto facevano abbondanti libagioni di birra. I Sacerdoti completavano la funzione funebre bevendo sà mentre intonavano il lamento funebre. Anche in medicina e nelle formule magiche la birra rivestiva carattere di grande importanza; come balsamo contro le malattie con particolare riferimento a quelle di origine intestinale, per curare le ferite, come antidoto al velenoso morso degli scorpioni. La birra era inoltre comunemente impiegata quale complemento agli emolumenti degli operai. Vastissima la raccolta di reperti archeologici che ci raccontano di birra e dei costumi birrari egiziani.
    17m 47s
  • Storia della BIRRA - prima puntata - Sumeri e Babilonesi

    1 JAN 2024 · Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la prima punta della "Storia della Birra" è dedicata alle origini della bevanda, nella quale vi racconterò aspetti interessanti ed affascinanti che riguardano l’importanza della birra, già migliaia di anni fa. La nascita della birra avviene presumibilmente circa quattromila anni prima di Cristo, in Mesopotamia, dove l’uomo, grazie al clima e alla fertilità della terra, da nomade e cacciatore diventa stanziale e coltivatore e grazie ai cereali prima raccolti e poi coltivati nasce la birra denominata sikaru, ossia “pane liquido”. Passano duemila anni e nel Codice di Hammurabi, che è la più grande raccolta di leggi dell’antichità, si trovano norme che regolamentano la produzione e la vendita della birra e, addirittura, sanzioni che prevedono la condanna a morte con il taglio della testa alla donna sorpresa ad annacquare la birra, perché la produzione era allora compito delle donne. il re Hmmurabi inserì nel suo famoso codice una legge che stabiliva la quota massima di birra concessa giornalmente agli abitanti, che variava, a seconda della classe sociale, dai 2 ai 5 litri. I “Codici hammurabici” illustrano puntigliosamente come doveva essere preparata la birra. E’ sorprendente notare come tale procedimento, sia ancora oggi valido nella sua essenzialità: maltizzazione, macinatura, lievitazione, cottura, filtraggio, aromatizzazione. Dopo la caduta dell’impero sumero nel 2000 A.C. la Mesopotamia divenne terra dei Babilonesi, che assorbirono la cultura e l’arte di produrre birra e le testimonianze ci dicono che questa popolazione ne produceva ben 20 varietà. A quel tempo la birra era torbida e non filtrata, perciò la birra veniva bevuta con la cannuccia, per evitare che i residui molto amari si depositassero sulle labbra. Si pensa che in Mesopotamia la traccia più antica di birra sia una tavoletta sumera di 6.000 anni fa che ritrae persone intente a bere una bevanda con cannucce di paglia da un recipiente comune. La birra divenne fondamentale per tutte le civiltà classiche dell’antico occidente che coltivavano cereali, compreso l’Egitto — a tal punto che nel 1868 James Death ha proposto la teoria nel suo libro “The Beer of the Bible” secondo cui la manna dal cielo che Dio ha dato agli Ebrei era una birra a base di pane, simile al porridge. Nella storia la birra divenne anche merce di scambio; veniva infatti barattata con orzo ed altri cereali. Tuttavia non poteva essere venduta; si narra che Hammurabi condannò all’annegamento una donna per aver venduto la propria birra in cambio d’argento. La pena dell’annegamento era destinata anche a chi servisse della birra non buona. Già in quel periodo si distinguevano birre scure, chiare, rosse, forti, dolci e aromatiche. Inoltre si usavano nomi diversi per indicare birre prodotte con cereali differenti: La Mesopotamia è stata la terra che per prima ha visto sorgere la professione del birraio, cosa che in altre società meno organizzate sarebbe stata impossibile. Anche una quota della retribuzione dei lavoratori, che veniva corrisposta in birra. La birra aveva anche un significato religioso e rituale, infatti veniva bevuta durante i funerali per celebrare le virtù del defunto e veniva offerta alla divinità per garantire un tranquillo riposo al trapassato. La produzione della birra avveniva sotto lo stretto controllo dello Stato, l’unico e solo ad avere diritto a tali produzioni, e la lavorazione ufficiale veniva fatta nei locali delle cantine reali, dai prestigiosi mastribirrai dell’epoca, utilizzando apposite giare e vasi sui quali spiccavano, oltre ai simboli dell’orzo e della birra, i sigilli reali. Largamente diffuse erano le produzioni contadine e familiari, anche queste sotto l’attento controllo dello Stato che imponeva tasse e balzelli con specifiche concessioni di produzione. Ingegnosa, e, a dir poco, curiosa, la conservazione del frumento nelle anfore granarie. Prima di sigillarle ermeticamente con cera d’ape, ponevano all’interno alcune piccole tartarughe le quali, respirando, consumavano tutto l’ossigeno, assicurando così la migliore conservazione. Insomma, primordiale ma efficace sottovuoto! In tempi recenti, sono state ritrovati alcuni di questi recipienti sottovuoto alla tartaruga e le granaglie si presentavano ancora in un accettabile stato di conservazione!
    11m 43s

La "Storia della Birra" è composta da 6 podcast /episodi, tutti tratti dalla rubrica radiofonica "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web Radio/TV. -Nel Primo podcast vi racconto...

show more
La "Storia della Birra" è composta da 6 podcast /episodi, tutti tratti dalla rubrica radiofonica "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web Radio/TV.
-Nel Primo podcast vi racconto delle origini della Birra nella a Mesopotamia e per i Babilonesi.
- Nel secondo viene descritta la Birra nella Civiltà Egizia
- Il terzo è dedicato alla birra presso tre altre civiltà e precisamente ai Romani, ai Greci, ai Cretesi ed alla differente importanza per quei popoli e culture.
- Nel quarto podcast vi racconto in dettaglio le caratteristiche, la diffusione, il significato culturale e sociale nei vari popoli europei, nel periodo Medioevale.
- Nel quinto episodio vi descrivo la storia della birra in Italia, sempre nel Medioevo.
- Nel sesto podcast viene descritto lo sviluppo dell'Industria Biraria in Italia nell'età moderna.
show less
Information
Author Augusta Casagrande
Categories Society & Culture
Website -
Email -

Looks like you don't have any active episode

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Current

Looks like you don't have any episodes in your queue

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Next Up

Episode Cover Episode Cover

It's so quiet here...

Time to discover new episodes!

Discover
Your Library
Search