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Storia della birra - quinta puntata - Medioevo - seconda parte - Italia

Storia della birra - quinta puntata -  Medioevo -  seconda parte - Italia
Jan 2, 2024 · 11m 27s

Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la quinta puntata della "Storia della Birra" dedicata in particolare al MEDIOEVO...

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Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la quinta puntata della "Storia della Birra" dedicata in particolare al MEDIOEVO ed alla sua storia in Italia. Infatti, poiché Il Medioevo è un periodo molto lungo e significativo (secondo l'accezione più diffusa è il periodo compreso fra la caduta dell'Impero Romano d'Occidente -476- e la scoperta dell'America -1492) sono state dedicate due puntate: una all’Europa e questa all'Italia.L'Italia è, come noto, un paese a forte vocazione vitivinicola. Ciò non toglie che le popolazioni italiche abbiano, più o meno saltuariamente, gustato quella bevanda che i barbari invasori si portavano dietro nelle loro scorribande sul nostro suolo. Quando poi gli invasori restavano a secco del loro prodotto originale, razziavano l'orzo dei campi per prepararsi in loco quella birra della quale non potevano proprio fare a meno. Le prime popolazioni italiche a bere birra furono certamente quelle della fascia sub alpina, ed in particolare il triveneto, zone, per la loro facilità di accesso, più bersagliate dai barbari che calavano dal nord. Il primo centro italiano del quale si ha notizia certa di produzioni di birra locale fu PAVIA, quando fu eletta capitale longobarda nel V secolo, e furono gli stessi conquistatori longobardi a insegnare le fasi della lavorazione alle genti del posto, dopo che ebbero esaurite le scorte che si erano portate al seguito. Ma quelle produzioni durano solo per il tempo dell'invasione longobarda. Non diversamente fece Alboino il quale calava in Italia nel 568, facendosi subito nominare Re. Ben presto esaurì la sua birra, ed allora fece requisire tutto il vasellame di rame del posto, tutto l'orzo dei campi, per produrre nuova birra per il suo esercito assetato. E fu certamente birra che fece bere a Rosmunda nel cranio del di lei padre, Cunimondo, che lui stesso aveva personalmente ucciso. Ma, Rosmunda non dimenticò l'affronto e, meditando vendetta, si fece intanto amante di Elmichi, lo scudiero del re. Alboino riprende le sue scorribande sul suolo italico e, dopo tre anni di assedio, riesce a conquistare Pavia e da lì si spinge sino a Verona dove si insedia nel palazzo di Teodorico e chissà dove sarebbe arrivato questa tempra di conquistatore se, dopo soli tre giorni, il suo poco fidato scudiero non fosse riuscito finalmente a propinargli una tazza di birra avvelenata. Il prezzo del regicidio é l'amore di Rosmunda e i due colombi convolano a Ravenna dove Rosmunda, fra l'alcova ed un banchetto, tenta a sua volta di avvelenare l'amante. Elmichi però mangia la foglia e, scambiando i calici di birra, rimanda la palla a Rosmunda la quale conclude così la sua sventurata e tragica esistenza terrena.

Ben altra birra, meno indigesta e più salutare, sapeva preparare Teodolinda, figlia di Gariboldo di Baviera, anch'egli grande intenditore e preparatore di birra, famosa in tutta la Germania dell'epoca. Per tutto il periodo della sua reggenza del Regno Longobardo, era rinomata la sua corte di Monza dove teneva sontuosi banchetti a base di spumeggiante birra che gli ospiti facevano a gara a bere a più non posso. Teodolinda, fervente cattolica, contribuì alla conversione delle sue genti e si dava da fare per raccogliere fondi destinati alla costruzione di chiese e basiliche. Due volte l'anno inviava a Papa Gregorio Magno grandi quantità di birra, che il Pontefice faceva magnanimamente distribuire al popolo romano. Papa Gregorio Magno, per la sua casta santità, non era un grande estimatore della bionda bevanda, come d'altronde non lo era di tutte le bevande a base alcolica, preferendo la più semplice acqua. Meno casto e certamente meno in odore di santità Clemente V, assurto al papato nel 1300, il quale, per le sue origini tedesche, amava più del dovuto la buona birra, che si faceva produrre in abbondanza ed in abbondanza tracannava. I cittadini romani vissero, sotto di lui, un periodo d'oro per i loro consumi di questa bevanda. Cala Barbarossa in Italia e con lui fiumi di birra, prodotta dai tedeschi, fiamminghi ed inglesi al soldo del condottiero. Le genti italiche imparano a produrla, più per farne oggetto di mercato con l'esercito occupante che per il proprio consumo, che stenta a crescere, poiché la bionda bevanda é strettamente collegata al nordico invasore, quindi guardata con sospetto e con rancore. Sono momenti episodici che non lasciano alcuna traccia. Di ben altro avviso sono i frati dei conventi che attribuiscono alla birra poteri medicamentosi, primi fra tutti i frati dell'Abbazia di Montecassino. Nella quiete dei loro chiostri, solerti frati orano e lavorano pasticciando con erbe e radici, dando vita a quel fiorente commercio di liquori e medicinali artigianali di cui ogni Abbazia vanta primati e specialità, tramandate nei secoli sino ai nostri giorni. I contadini portano nei conventi l'orzo che i monaci trasformano in birra, con variazioni sul tema, ed il commercio si allarga e l'uso si diffonde, anche se non esce ancora dai confini comunali. Ma la birra non viene ancora vissuta come bevanda alimentare, bensì solo come bevanda medicamentosa; viene somministrata ai convalescenti come ricostituente, alle partorienti perché producano più latte, ai malati quale dieta alimentare, come purgante, come digestivo e per migliorare la circolazione del sangue. È una birra forte, densa, corposa, carica di potere nutrizionale. Le famose birre d'Abbazia belghe ne conservano tuttora la memoria storica. Mentre il popolo ne fa un consumo saltuario e modestissimo, legato alle vicissitudini della salute, nelle corti reali il consumo é pressoché abituale, la birra è di casa insieme e più del vino. I monarchi di tutto il nord, quando non sono in lotta fra loro, si scambiano vincoli di sangue in un fitto scambio di parentele fra re e imperatori, e con le parentele si scambiano i tipi di birra. Fa produrre birra a Milano l'imperatore tedesco Massimiliano, andando sposo nel 1500 con Maria Bianca Visconti, per distribuirla ai festanti milanesi, insieme a confetti e dolci. Se ne beve abitualmente alla corte di Lorenzo il Magnifico, suggerita da Luigi Pulci, poeta, raffinato maestro culinario e grande estimatore di vini e di bevande, tanto da essere considerato il padre dei moderni Sommelier. Il nome della birra nell'Italia medievale è “Cervogia”, con chiara derivazione fonetica da "cereale" che risale a sua volta da Cerere, la dea romana del raccolto, la dea delle messi, del grano e dell'orzo, la Grande Madre della Terra dalla quale scaturisce la vita materiale ed esoterica.
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Author Augusta Casagrande
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