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Storia della Birra - terza puntata - Romani, Greci, Cretesi

Storia della Birra - terza puntata -  Romani,  Greci,  Cretesi
Jan 2, 2024 · 12m 45s

Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la terza punta della "Storia della Birra" è dedicata a tre civiltà...

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Il Podcast tratto dalla rubrica radiofonica quotidiana "Uno sguardo sul giorno" di Radio Villa Centrale web radio/TV, riguarda la terza punta della "Storia della Birra" è dedicata a tre civiltà e precisamente ai romani, ai greci, ai cretesi ed alla differente importanza per quei popoli e culture. Il mondo romano conosce bene la birra anche se ne fa un uso sporadico e limitato, e non poteva essere diversamente visto che in tutte le terre conquistate, divenute poi Province romane, questa bevanda aveva larghissima diffusione e godeva di grande prestigio. Probabilmente i conquistatori la consumavano abitualmente quando si trovavano nelle Province, non trovando nulla di meglio in loco, per il loro gusto. Non la apprezzavano particolarmente, ma nemmeno la disprezzavano. Plinio il Vecchio, nella sua "Naturalis Historia", ci fa sapere che la birra a Roma era conosciuta ma poco consumata, per lo più impiegata nella cosmesi femminile per la pulizia del viso e quale nutrimento per la pelle. Petronio, nel suo “Satiricon”, descrive il ricchissimo anfitrione Trimalcione, che nei suoi luculliani banchetti offriva birra egiziana, per sfoggiare un prodotto esotico con i suoi commensali. Si sa di certo come Nerone facesse largo uso di birra. Ne riceveva spesso in dono da Silvio Ottone, l'infelice marito di Poppea, che aveva opportunamente spedito in Portogallo per potersi incontrare liberamente con la di lui moglie. Era ovviamente birra della penisola iberica, la “Cerevisia”, e l'Imperatore la gradì tanto che volle presso di sé uno schiavo lusitano, abile mastro birraio, addetto alla quotidiana preparazione bevanda. Tacito ci dà una vivace testimonianza della birra nel mondo germanico, descrivendola però in termini tutt'altro che lusinghieri, come un vino d'orzo, grossolano, dal sapore sgradevole.
Contrariamente in generale i greci, avevano una decisa antipatia nei confronti della birra che chiamavano con il termine spregiativo di “Vino d'orzo” ed Eschilo afferma che gli egiziani, che bevevano la birra "...non sono uomini veri, ma uomini che bevono vino d'orzo...” Eschilo nelle "Supplici" formalizza il pensiero dei suoi concittadini poiché, parlando con tono di scherno degli Egiziani, dice: "...gli abitanti non sono uomini veri, ma uomini che bevono vino d'orzo...". Ben presente invece era la birra nei rituali sacri nel culto della dea Demetra, divinità femminile dei campi. Ogni anno, in primavera, le donne greche si riunivano per compiere una cerimonia tanto mistica quanto misteriosa, legata al culto della fertilità femminile ed alla iniziazione delle vergini, cerimonia dalla quale era tassativamente esclusa ogni presenza maschile. Offrivano a Demetra "succo d'orzo e di grano" ed in suo onore si abbandonavano a sostanziose libagioni di "birra di cereali" lasciandosi andare a riti che avevano più del profano che del sacro.
I cretsi erano invece ottimi preparatori di birra, che chiamavano "bruton" e che consumavano in proporzioni pari se non maggiori del vino che sapevano produrre, anche questo, di ottima qualità. La birra veniva preparata artigianalmente in proprio, sia nelle case dei contadini che in quelle patrizie. Sugli stupendi vasi ritrovati a Cnosso, frequenti sono le decorazioni con spighe di orzo e sovente appare il simbolo della “bruton” sulle altrettanto stupende coppe d'argento finemente cesellate, adibite allo specifico consumo di questa bevanda. Anche nel palazzo reale di Festo, troviamo affreschi raffinati di squisita fattura oltre che reperti dei magazzini con le giare per la bruton, ed una ricca collezione di vasi decorati con i motivi che ne richiamavano il contenuto: la palma per il vino di datteri, l'orzo per la bruton, la foglia di vite per il vino di uva. Dai magazzini di questo palazzo, in ancora oggi efficienti condotte di ceramica, scorreva vino e bruton sino alle mense reali.
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Author Augusta Casagrande
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