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GreisssTalks

  • Merito e altre creature fantasy

    10 MAR 2023 · Continua la mia crociata contro l'idea di merito = elevazione a Gesù Cristo. Come avrete capito se già mi avete ascoltato, io detesto l'idea di merito made in Italy, perchè per quanto mi riguarda porta solo disastro, disagi, senso di fallimento. Un po' come un credo, una fiducia in qualcosa che non vedi, non tocchi, ma senti, io sono convinta che non esista un concetto oggettivo e statico di merito, ma esista la nostra dimensione, la nostra idea di merito. Perchè anche l'ambizione va tarata sulla persona –in tutta la sua complessità, figuriamoci quante sfaccettature avrà l'idea di "merito"! Quindi non stupisce che in questa puntata, allacciandomi all'università (puntata precedente), parlo di merito, questa cosa che ci schiaccia solo ed esclusivamente perchè le diamo una forma e un peso, che in realtà non ha. Cerchiamo di essere un po' più indulgenti con noi stessi, e con gli altri. E per favore: smettiamola di basare la nostra comprensione sul reddito delle persone che guardiamo. Ricordiamoci che le difficoltà che attraversano X Y Z sono a proprio modo scogli enormi, a prescindere da ciò che hanno. Grazie a Ester per il supporto. Grazie a Vito per le grafiche. Grazie a Gabriele per la sigla.
    18m 24s
  • Università

    3 MAR 2023 · Non sono stata una studente degna di nota, sono stata in realtà mediocre e il mio percorso si è contraddistinto per più inciampi che percorsi dritti. Di fatto, ho studiato qualcosa che non mi piaceva, con un cognome molto pesante da portare, una famiglia dedita allo studio del diritto...e la sottoscritta che del diritto ha amato ben poco. Per tutti i miei colleghi ero quella solare, simpatica, che faceva le battute a mensa, che miracolosamente vinceva a calcetto al bar; dentro di me però urlavo costantemente la mia frustrazione e il mio odio per il mio essere bloccata in un contesto che nemmeno lontanamente era il mio. Per moltissime persone, io sono una figlia d'arte sprecata. Per molti io sono la "figlia stupida" che è stata incapace di portare avanti la tradizione dell'avvocatura, affare di famiglia. E tutto questo disprezzo, questa incredulità nell'evincere che no, il talento e la passione per la materia X non la trasmetti a tuo figlio per osmosi, me li sono portati dietro anni. Come ho sentito come sberle in faccia i lamenti volutamente ad alta voce di chi diceva "se io avessi la famiglia nel settore...invece sono uno sfigato, quella spreca le sue possibilità". Non ho mai rubato il posto a nessuno, ma comunque non sarebbe mai andata bene. E paradossalmente i miei genitori non mi hanno mai fatto discorsi simili: lo hanno fatto insegnanti, professori, parenti, colleghi. E so benissimo che chiunque abbia frequentato l'università con me non abbia la minima idea di tutto questo peso che mi portavo dietro, perchè non l'ho mai rivelato a nessuno. Con questa puntata non voglio assolutamente fare pena o suscitare empatia: vorrei solo che si capisse quanto ogni percorso davvero sia a sè, e quanto spesso siamo ignari della pressione che esercitiamo su chi, semplicemente, sta cercando di trovare la propria strada. Anche se sembra che già sia scritta negli astri, anche se sembra già tracciata: diamo il tempo alle persone di capire, è loro diritto. Un saluto speciale alla persona che in qualità di docente relatore mi ha fatto sentire stupida e inetta facendomi passare mesi di inferno. Nel mio cuore non c'è spazio per il rancore, solo tanto dispiacere per la me che si è sentita umiliata. Ma oggi faccio un lavoro che amo e non ho bisogno di far sentire stupido nessuno, so I guess I won. Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele per la sigla.
    18m 28s
  • Peer pressure

    24 FEB 2023 · Peer pressure: letteralmente, pressione dei pari. Molto semplicemente: quell'ansia che ti mettono i tuoi coetanei quando vanno a convivere, prendono casa, si fidanzano, fanno figli, hanno una casa propria...e noi a malapena riusciamo a metterci la camicia nel verso giusto per andare a lavorare. O almeno, così pensiamo. Io stessa quando mi sento giù soffro tantissimo la peer pressure: io che lavoro a Milano e vivo tra casa dei miei genitori e casa del mio ragazzo, torno a casa devastata e davvero a fatica riesco a tenere un regime alimentare decente, figuriamoci le sere in cui arrivo tardi, distrutta, e mi sento uno schifo perchè vorrei uscire di casa e vivere da sola, andare in palestra, tenermi in forma, persino andare da IKEA (l'inferno in terra) alla domenica, ma non ho l'indipendenza economica per farlo. E seppure la mia vita sia estremamente appagante e bella, di cui essere pendolare è solo una minima parte (comunque strumentale al farmi andare a fare il lavoro che amo, per esempio), nonostante abbia una bellissima famiglia, un lavoro che amo, la persona che amo più al mondo accanto...ecco, nonostante tutto questo, quando non sto bene, sono stanca, mi girano le scatole, non penso al bello che ho e guardo il giardino degli altri, che sembra sempre più verde. Ma la cosa assurda è che per tantissime persone, il giardino più verde è proprio il mio. Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele per la sigla.
    15m 40s
  • Panico

    17 FEB 2023 · Hello terza stagione! Il tema della salute mentale, se ci fate caso, è più che riccorente: di fatto, ogni tot se ne parla. E io, che sono, un po' come molti di noi, legata al tema sono sempre curiosa di sapere come venga declinato l'argomento. Se penso a quando ero al liceo, nessuno diceva di andare dallo psicologo, perchè era vista come qualcosa di cui vergognarsi. Oggi, almeno nella mia bolla, ci si è evoluti molto in tal senso. But. Purtroppo in questo costante parlare, soprattutto sui vari social media, di tematiche così delicate, fa sempre sorgere un dubbio (almeno, a me): quando è sano e giusto parlarne, e quando è troppo? Mi spiego. La wave del "it's ok not to be ok" (=va bene non stare bene) è virtualmente sacrosanta quando mira alla consapevolezza che la perfezione non esiste, e che tutti, prima o poi, pure con una certa frequenza, sperimentiamo la tristezza, il non sentirci abbastanza, la frustrazione, la peer pressure eccetera; ultimamente, però, mi sembra che si stia tendendo a virare verso un altro messaggio, cioè: va bene stare male. So che sembra non esserci differenza, ma vi chiedo un piccolo sforzo: analizziamo i seguenti statement. - hai una famiglia, una casa, un lavoro, un partner, degli amici eppure a volte ti senti triste: va bene, la tristezza è un sentimento che, per quanto brutto da sperimentare, è normale provare. - hai una famiglia, una casa, un lavoro, un partner, degli amici eppure soffri di ripetuti attacchi depressivi e pensieri intrusivi: va bene, un sacco di altra gente sta come te, ora ti allego un grafico che mostra l'incidenza della depressione sulla nostra generazione + un report a caso sui suicidi per le cause xyz –che, casualmente, riguardano situazioni in cui di sicuro ti sarai trovato o ti troverai. Il mio cruccio, anzi, la ragione del mio imbestialirmi con queste presunte pagine di divulgazione, creators ecc, è il foraggiare, velatamente ma nemmeno troppo, il "crogiolarsi" nelle patologie, nei disturbi, in tutti i sintomi che si possono qualificare come sentori che il proprio benessere mentale sia a rischio. Dire a una persona depressa che essere depressi è ok, toh un grafico che dimostra quanti tuoi coetanei ne soffrono, rischia di essere deleterio. Perchè curarsi, se va bene stare male? Perchè curarsi, se può voler dire anche sentire, in certi momenti, di stare peggio (il percorso della terapia non è esente da momenti di grande tensione, sbrigliare certe matasse è spesso doloroso)? Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele per la sigla.
    15m 39s
  • Cara amica, ti scrivo

    10 FEB 2023 · Hello terza stagione! Mentre ero in macchina, qualche settimana fa, mi è venuto in mente la storia di Victor, https://www.roots-routes.org/liberate-victor-o-de-lenfant-sauvage-di-francois-truffaut-i-parte/, un Mowgli meno romanzato, trovato in Francia a fine '700. Di umano aveva solo l'aspetto, perchè per il resto era a tutti gli effetti un animale: la sua postura era curva, non parlava, non capiva cosa vi venisse detto, rispondeva in modo aggressivo a chi cercasse di toccarlo, stava sempre solo, non socializzava. Inizialmente trattato da sordomuto, si è progressivamente giunti all'unica spiegazione possibile: da piccolo era rimasto solo nei boschi (abbandonato, perso, non si è mai saputo), ed è sopravvissuto, di fatto, diventando un animale, comportandosi da tale, fin quando non è stato avvistato, catturato e portato a forza in città. No, non vi voglio fare un pippozzo sull'adattamento, questa è più un ('altra) mia presa di coscienza su un rapporto interrotto e mai più recuperato. Avete presente l'amica, o l'amico, a cui si pensa subito se si chiudono gli occhi e si fantastica sul giorno del proprio matrimonio, o anche solo su un futuro non meglio definito? "Quando mi sposo, sarai la mia testimone di nozze", e cose simili. Ecco, quella persona che, può succedere di tutto, possono andarsene tutti, ma non lei. Quella persona che di fatto rappresenta la cosa più simile alla propria anima gemella. Ecco, mi tocca fare un passo avanti e alzare la mano, perchè mi è successo. Ci ho pensato tanto, ancora oggi ci penso ogni giorno: il nostro era un rapporto speciale, rovinato per qualcosa di molto meno banali di quanto si possa pensare, cioè il cambiamento. O meglio, l'adattamento. Il suo. Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele per la sigla.
    16m 36s
  • L'episodio che non uscirà

    3 FEB 2023 · Hello terza stagione! Vi è mai successo di volere a tutti i costi parlare di qualcosa, magari qualcosa che vi ha ferito, fatto perdere la fiducia nell'umanità, eccetera? E quale modo migliore di un podcast, il proprio media preferito, tramite cui, solo usando la voce, si possono diffondere messaggi di ogni genere? E chi meglio di se stessi, per raccontare la propria storia? Ecco. Tutto bello, eh, tutto giusto, ma quando ho provato a farlo, cioè a raccontare una vicenda che mi è rimasta sul groppone perchè, senza troppi giri di parole mi ha infranto cuore e autostima, ho capito che non ne sarei stata capace, o almeno, non senza sembrare una copia sbiadita di qualche giornalista o presunto tale che campa con contenuti che veicolano odio e risentimento. Molto semplicemente, forse non ero (nè sono) pronta a parlare di questa cosa in modo costruttivo. Dunque, per cominciare al meglio la terza stagione, vi parlo proprio di questo: la mia presa di coscienza sull'importanza, la bellezza dello strumento del podcast, e della mia promessa di usarlo solo ed esclusivamente per veicolare qualcosa che abbia un senso. Benvenuti nella terza stagione di GreisssTalks! Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele per la sigla.
    10m 34s
  • Greissstalks – Trailer

    2 FEB 2023 · Ciao! Io sono Greis e questo è GreisssTalks, il mio podcast, qualcosa di simile a un pensatoio; del resto, se la presa di coscienza fosse un movimento della ginnastica artistica, al posto di muovermi nello spazio attorno a me come un elefante marino, sarei un'atleta vera. Sono nata nell'ultimo anno utile per essere definita Millenial, nel 1996, e per salutare calorosamente la Gen Z: di fatto, vivo ogni giorno le gioie e i dolori di queste due generazioni. In questo mio spazio parlo di ciò che mi succede, ciò che attira la mia attenzione, e cerco di rielaborarlo in modo da far uscire qualcosa che abbia un senso. Non è sempre facile essere una rimuginatrice seriale, ve lo garantisco, ma mi piace pensare che, ascoltandomi, qualcuno possa sentirsi meno solo. Grazie ancora per essere qui: mi trovate ogni venerdì alle ore 10 su tutte le piattaforme di ascolto gratuite! Grazie a Ester, per il supporto. Grazie a Vito, per la grafica. Grazie a Gabriele, per la sigla.
    1m 33s
  • O professore, mio professore

    14 OCT 2022 · Tra lunedì e martedì si è consumata una polemica nella bolla liberale, riguardante un post del Prof. Michele Boldrin in cui chiede che gli vengano gestiti i podcast in cambio di gratitudine, stima e una cena. Ovviamente ci sono stati gli indignati (tra cui me) che hanno fin da subito detto: il lavoro si paga, e il lavoro nello specifico che sta dietro a un podcast è abbastanza oneroso in termini di tempo e di responsabilità. I più incauti si sono avventurati a commentare il post, e sono stati mandati a quel paese uno 0.2 senza passare dal via. C'è stato poi un altro post, in cui Boldrin ha chiarito, non dopo aver sostanzialmente alzato il medio contro chiunque lo abbia invitato a pagare per l'altrui lavoro, che il "lavoro" in questione era qualcosa di estremamente facile e veloce, roba davvero di pochi minuti, e non la gestione intera dei propri contenuti. Ovviamente il tutto sottolineato nel tipico suo modo molto colorito. Ammetto che a me la questione "lavoro per visibilità" fa saltare la vena abbastanza in fretta, perchè io in primis ci sono passata e so bene, soprattutto in ambito comunicativo, quanto sia brutto lavorare solo per la gloria, MA pare non fosse questo il caso, quindi, dato che concediamo il beneficio del dubbio a tutti, diamo per assodato che non ci siamo capiti. Dato che a quanto pare la ricerca si è conclusa con successo, possiamo tutti essere soddisfatti quindi, soprattutto alla luce del video di scuse che ha caricato su youtube. Lo allego qui: https://www.youtube.com/watch?v=b82ZspNjGtQ Ps. Per quanto possa essere simpatico il Prof. quando "blastalagggente", vi assicuro che sono davvero fighi i suoi video di divulgazione. Vi allego i miei preferiti: - https://www.youtube.com/watch?v=F0jGG91MRU8 - https://www.youtube.com/watch?v=tPjFkNKWzC8 A cura di Grazia Coppola Sigla di Gabriele Bellotti
    11m 54s
  • Tolstoj e l'armocromia

    30 SEP 2022 · Armocromia: o la ami, o non ci capisci una mazza (well, that's me). E pensare che non solo tutti ne parlano da qualche anno, è stata pure diffusamente trattata da nientepopodimeno che Lev Tolstoj, uno degli esempi più evidenti di "ha fatto anche cose buone" della nostra amata Russia. Non scherzo: in più passi di uno dei romanzi più belli della storia (mia personalissima classifica), Anna Karenina, si mettono in evidenza le forme, le armonie, i colori e i loro effetti sugli abiti indossati dai personaggi –celeberrimo il vestito di Anna al ballo. E che cos'è l'armocromia, se non la ricerca dell'armonia e della valorizzazione attraverso anche il modo di vestirsi? Questo mi sono chiesta, quindi ho deciso di parlarne con Anna e Francesca, due meravigliose fanciulle che hanno avviato il proprio bellissimo progetto di consulenza di immagine, che si propone prima di tutto il fine di far sentire bene chi decide di affidarsi a loro per scoprire come valorizzarsi al meglio. Ammetto che grazie a loro ho compreso molto meglio la ratio della consulenza d'immagine (che è davvero qualcosa di speciale, molto oltre la robetta che ti propinano i vari improvvisati) e mi è venuta una folle voglia di scendere a Roma per una seduta. Eddai, ascoltate la puntata, 'chè mi prendo i biglietti e scopro se sono inverno o autunno. La loro pagina di instagram è @af_imageconsulting. Grazie ancora ragazze! A cura di Grazia Coppola Sigla di Gabriele Bellotti Ospiti: AF Image Consulting
    48m 4s
  • 404 ERROR: job not found

    9 SEP 2022 · "Zeus decise che Sisifo avrebbe dovuto spingere un masso dalla base alla cima di un monte ma ogni volta che avesse raggiunto la cima, il masso poi sarebbe rotolato nuovamente alla base del monte per l'eternità" (grazie Claudio) Ecco: non trovo immagine migliore per descrivere la ricerca di lavoro oggi, se non uno sforzo sovraumano di pazienza, più volte messa alla prova da aziende che ti ghostano, HR che ti chiedono anche il colore delle federe del tuo cuscino per provare a scavarti nella mente e capire qualcosa di te, paghe indecenti per orai infiniti e straordinari non pagati, candidature che sono corse a ostacoli fatte di decine e decine di ore perse dietro a chi nemmeno si sogna di chiamarti per dirti che a questo giro hanno preso qualcun altro...ovviamente, iter che si ripete ancora, ancora, ancora chissà quante altre volte. Io, dal canto mio, posso dire di avere una discreta esperienza in lavori da incubo: ho sostenuto colloqui di gruppo in cui in sostanza dovevi mostrare al capo quanto fossi disposto a buttare giù dalle scale chi ambisce alla tua stessa posizione; ho lavorato come p.iva pagata una fame; sono stata demansionata e licenziata perchè mi sono assentata per malattia, eccetera. Ma ammetto che questa esperienza mi mancava proprio, e posso dire con grande commozione e soddisfazione di poter aggiungere una nuova figurina all'album "ecco perchè avrei preferito essere una donna di casa a cui la Lega vuole dare stipendio e pensione invece che studiare, laurearmi e farmi trattare da deficiente" Questo racconto, assolutamente non romanzato e reale in ogni sua parte, per me ha avuto dell'incredibile fin da subito, ma come insegna ai miei coetanei il mondo del lavoro attuale, al peggio non c'è mai fine. Spero che possa far ridere qualcuno, in attesa di poterci ridere sopra pure io, come quando trovi l'amore della tua vita e sorridi al pensiero delle tue sfighe amorose dell'adolescenza. A cura di Grazia Coppola Sigla di Gabriele Bellotti
    11m 33s

Sono nata nel 1996, l’ultimo anno utile per essere definita una millennial e salutare calorosamente l'arrivo della generazione Z. Mi trovo agilmente tra due generazioni, o forse dovrei dire tra...

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Sono nata nel 1996, l’ultimo anno utile per essere definita una millennial e salutare calorosamente l'arrivo della generazione Z. Mi trovo agilmente tra due generazioni, o forse dovrei dire tra le esigenze di due generazioni, tra le paturnie di due generazioni, sempre con la convinzione chiaramente, che dentro di me alberghi 87enne tranquillona allergica alla baldoooooria.

Sono Greis e questo è Greisss Talks, il podcast in cui parlo di tutte delle cose che vedo e vivo tutti i giorni. Perché ne parlo? Tutte le mattine mi alzo, mi vesto (più o meno) e varco la soglia di casa per andare ad affrontare il mondo, Ecco, e nell'affrontarlo, questo mondo, delle volte ho bisogno di sedermi, di chiarire il casino che ho in testa e soprattutto elaborare quello che mi capita. E lo faccio condividendo ciò che mi accade, magari con un briciolo di ironia e un po’ di irriverenza. Perché alla fine è questo il modo in cui noi Millennial e Generazione Z affrontiamo il mondo. O almeno, come lo affronto io. Che dici, lo affrontiamo insieme?
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