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Caribe in fiamme

  • Haiti non è un pranzo di gala, ma neanche una rivoluzione

    7 MAR 2024 · Un Barbecue estremo https://ogzero.org/tag/haiti/ Haiti non è riconducibile a nessuno stereotipo: Jovenel Moïse è stato ucciso da presidente, ormai son quasi tre anni. Il caos non è mai rientrato, forse perché era presente già quando era in vita, forse dai tempi di Aristide non è più stato un paese "normale", qualunque cosa significhi. Il paese da sempre si manifesta con situazioni estreme, e anche la ferocia, pure gli affari – per lo più loschi – si collocano su un piano di estremo conflitto e al limite di ogni potenziale strategia di sopravvivenza e gestione di un potere spartitorio di un'estrema povertà. Al punto che anche il disinteresse internazionale è estremamente inaudito, finché l'esplosione di violenza e il rifiuto del sistema di potere raggiunge il parossismo, le galere vengono spalancate e le gang controllano il territorio, bloccano gli aeroporti per impedire il rientro di Ariel Henry, il premier impostosi – con l'aiuto degli Usa – alla morte di Jovenel Moïse. Nessuno è legittimato da nulla e la popolazione si difende a livello territoriale dalle gang, la polizia corrotta e debole chiede aiuto a quella internazionale, ma nemmeno l'Onu interviene direttamente, lasciando la patata bollente a paesi africani come il Kenya (addestrati dai carabinieri italici di Donna Meloni). Un groviglio etremamente ingarbugliato da cui ci districa Roberto Codazzi https://twitter.com/kudablog
    33m 8s
  • Hacer las letras hablar

    30 NOV 2023 · https://www.indomables.org/episodios/episodio-9-hacer-las-letras Para escribir en su idioma, el grupo indígena ngäbe siempre ha tenido que recurrir al alfabeto latino, a pesar de que su lengua cuenta con una diversidad de sonidos que no tienen representación en ese sistema de escritura colonial. En los años setenta, y con una mezcla de fe, visión y estudio, un hombre ngäbe desarrolló una forma autóctona de escribir ngäbere, que le hace justicia a su riqueza fonética y ayuda a desarrollarla. ¿Casi medio siglo después, hasta dónde ha llegado esta hazaña? Ficha técnica Producido por: Melissa Pinel y Leila Nilipour Editado por: Melissa Pinel y Leila Nilipour Diseño de sonido: Melissa Pinel Fotografías: Gary Amberths Arte: Miriam Espinoza Publicado: 12 de diciembre, 2019
    38m 56s
  • Colonialismo estrattivista e gentrificazione a Panama

    28 NOV 2023 · A Panama le proteste sono iniziate a fine agosto e se n’è parlato solo a novembre dopo che si contano morti e decine di migliaia di persone in piazza. La First Mineral Quantum canadese accelera il suo approccio colonial-estrattivista al mesoamerica e in particolare la parte di Panama proiettata verso il Caribe, quel Nord impoverito e senza infrastrutture, lontano dalla città del Canale proiettata verso la costa pacifica. In quell’area deprivata già negli anni Novanta il governo ha dato concessioni per la miniera di rame più grande del Centroamerica. Nel 2017 la Corte suprema decretò che il contratto era illegale, ma la presidenza decise di non pubblicare la sentenza; subentrato Laurentino Cortizo, la sua presidenza è stata improntata alla svendita del paese. Già nel 2021 esplosero le proteste della popolazione Ngäbe Buglé, deportati per fare spazio a centrali idroelettriche; l’anno successivo le proteste si focalizzarono sul caroprezzi del carburante su cui pesavano le accise, mentre il presidente tagliava le tasse alle grandi imprese turistiche. Il territorio ancestrale va tutelato nelle 6 contee, ma contemporaneamente fa gola per le sue ricchezze e va svenduto alle lobbies internazionali: un attacco alla qualità delal vita che passa attraverso il feroce estrattivismo che si collega con la speculazione edilizia e fondiaria: un modello di gentrificazione unico, che prevede riserve per le popolazioni native o afrodiscendenti, che risponde alle esigenze dell’enorme sviluppo per pochi che si può prevedere ad appannaggio dei capitali stranieri.
    8m 58s
  • Gang che si spartiscono il niente di Haiti

    11 OCT 2023 · Nulla, nessuno, in Haiti, mai https://ogzero.org/tag/haiti/ Day of Action for Haitian Sovereignty è il 12 ottobre 2023… anniversario della Conquista dell’America di Cristobal Colon. Messi sull’avviso dalla consueta mossa perdente dell’Onu che prevede l’invio di forze di interposizione (non come caschi blu, ma “semplicemente” come operazione di polizia sotto la guida del Kenya – cioè quelle guardie che durante la pandemia sono state accusate di abusi in patria), una settimana prima abbiamo risentito Roberto Codazzi dopo un anno esatto e ci siamo resi conto di quanto sia peggiorata la situazione. La volta precedente le truppe nepalesi inviate dall’Onu portarono il colera che uccise più di 10.000 haitiani; nel frattempo è stato ammazzato il https://ogzero.org/haiti-lordine-e-di-uccidere-il-presidente-moise/ Jovenel Moïse, al cui assassinio, secondo le rivelazioni di oggi 11 ottobre 2023, hanno contribuito una società statunitense di Miami di cui i colombini esecutori erano al soldo e un ex senatore haitiano; il controllo delle 200 bande armate ha raggiunto l’80% della capitale, che si spartiscono… la miseria, sono sorti dei nuclei di autodifesa nei vari quartieri. Quello che non è avvenuto, ma non si nota la differenza – a sancire che il voto è dovunque una trappola –, sono le elezioni (l’ultima risale al 2016) o la presenza di giudici costituzionali, i funzionari di polizia che non hanno dato vita a bande sono stati uccisi o fuggiti in Usa clandestinamente. Il conteggio approssimativo dei morti è di 3000 vittime da gennaio. Dalle parole di Roberto abbiamo appreso che ci sono anche forze di polizia italiane e spagnole (oltre ai senegalesi, poliziotti del Suriname, Guatemala, Belize) tra gli inviati ad Haiti sotto la guida dei kenioti che hanno già sovrinteso altre missioni in Sudan e Somalia, dove non hanno brillati per i modi. Si tratta di un intervento di polizia statica: cioè presidiano porti e infrastrutture sensibili, ma non vanno a caccia di gang per ingaggiare scontri armati (visto che anche a Nairobi non è che sia risolto il problema delle gang). Tuttora si assiste alla presenza del sincretismo religioso incentrato sul voodoo, che era utilizzato dai Duvalier spargendo il terrore con i Tonton Macoute, allora collegati direttamente al potere; ora le bande sono legate al narcotraffico e al controllo dei porti e della piccola criminalità. Interessante il legame dorado tra Canada e Haiti fin da quando erano entrambi colonie francesi, ma stavolta non ha voluto intervenire, perché ad alto rischio di fallimento (oltre ai trascorsi poco edificanti, di stupri da parte dei caschi blu canadesi nell’isola). Haiti non ha ricchezze particolari, attualmente è solo una enorme corazzata perché interporto per il narcotraffico verso gli Usa, che si stanno disimpegnando da Haiti, mentre prima era il giardino di casa tanto che Clinton pensò di trasferire la Escuela de las Americas, dopo il terremoto non c’è più speranza di far crescere qualsiasi affare a Haiti. Gli haitiani sono solo più clandestini che premono sui confini. Altro aspetto interessante è quello collegato ai rapporti con la Repubblica dominicana che, pur suo malgrado offrendo rifugio agli haitiani in fuga, ha chiuso le frontiere non solo per l’emergenza profughi, ma anche per un contenzioso sulle acque del fiume Pedermales che divide i due stati a causa del progetto di costituzione di un canale che priverebbe la parte orientale dell’isola di parte delle sue acque.
    24m 6s
  • Creare il consenso è difficile, però non ti puoi stancare

    6 OCT 2023 · Nel settembre 2022 a Cuba una legge ha legalizzato i mattrimoni gay, una svolta che non proviene dal nulla, ma dietro ci sono deceni di lotte, tentativi di fare breccia nell'opinione pubblica e nel partito che la condizionava con pregiudizi omofobi. Strenua sostenitrice dei diritti lgbtq+ è Mariela Castro, deputata dell'Assemblea nazionale del potere popolare di Cuba, figlia di Raúl e nipote di Fidel, che è stata intervistata da Alfredo Somoza per Radio Popolare.
    5m
  • Haiti, spoglia di tutto tranne che di instabilità, armi e narcos

    23 OCT 2022 · https://ogzero.org/regione/golfo-del-messico-e-caraibi/ Haiti è da mesi in un groviglio di interessi del narcotraffico, scontri per il potere di molteplici fazioni politiche, le cui sfumature di distinzione sono imponderabili, mazzieri nelle strade e rivoltosi che producono violenze e morti che si succedono dall’omicidio del presidente Jovenel Moïse. Roberto Codazzi ci aiuta a sciogliere i nodi e leggere i problemi strutturali che affondano in un debito dovuto ai francesi retaggio del colonialismo da cui si affrancarono per primi. A partire dall’Accordo di Montana, il patto tra le opposizioni susseguito alla morte del presidente per poter andare alle elezioni; via via sono state delegettimate tutte le cariche, di qualsiasi tipo di potere (esecutivo, giudiziario, legislativo) e si assiste a uno stallo senza nessun controllo centrale. Bande armate di fatto impongono le loro regole, e questo potere gli è confermato dalle armi che sono il tramite con i narcos; alcune di queste bande si atteggiano a rivoluzionarie, anche con istanze ideologiche, che rappresentano solo interessi personali mafiosi. Mercanteggiano neutralità o possibilità di passaggio di medicinali e benzina dei convogli umanitari intervenuti con l’ennesima catastrofe (il colera). Haiti è una bomba migratoria e questo è un altro aspetto che si inserisce nelle relazioni con Usa, Messico e Repubblica Domenicana, che si sforzano di risolverla con due mozioni contrapposte – inutile dire che quella statunitense prevede un'invasione dell'isola contro cui gli haitiani sono scesi in piazza il 18 ottobre (l'alternativa è un muro, come stanno facendo i dominicani), solo per evitare di dover far fronte a nuovi episodi di carovane di haitiani come poco tempo fa: infatti non c’è più nulla da sottrarre a Haiti, ormai spogliata di tutto. Ecco la ricostruzione precisa e puntuale di Roberto Codazzi.
    19m 1s
  • The importance of being afro

    26 DEC 2021 · Su @rbo10525 abbiamo affrontato l'argomento della discendenza non caucasica in Latinoamerica con Diego Battistessa. La proponiamo in due puntate: una sui latinos indigeni e una sugli afrodiscendenti, nel secondo caso avvalendoci anche della preparazione del collettivo Ujama per approfondire ulteriormente alcuni aspetti L'altro aspetto che ci interessava toccare con Diego Battistessa era quello che ha messo al centro del suo libro e che ha sintetizzato in un articolo apparso su OGzero (https://ogzero.org/rimangono-pronipoti-di-schiavi-deportati-in-latinamerica/), ovvero la condizione di altri migranti ancora meno volontari e della loro progenie: cioè gli afrodiscendenti pronipoti delle persone schiavizzate in Africa e deportate al di là dell'Atlantico durante il mercantilismo e che non hanno potuto mai ottenere un percorso di emancipazione che li ponga realmente all'a pari degli altri abitanti del Latinoamerica bianco, criollo; o o inconsapevole. In questo caso lo sfruttamento delle persone deriva dalla tratta, ma la marginalizzazione e il mantenimento del ruolo subordinato è assimilabile con il trattamento subito dai nativi. Nel corso degli anni si annoverano rivolte e prese di coscienza; emancipazione e forme artistiche di consapevolezza e fiera esibizione della propria negritudine fuori dai parametri della "cultura" bianca, che ha sempre negato, vilipeso o relegato a rango di paria ciò che ha sempre considerato un pericolo per la propria egemonia socio-economica. A commentare quanto ci aveva raccontato Diego abbiamo chiamato in trasmissione Viviana del collettivo Ujama, la cui trasmissione su Radio Blackout (Blackin) si occupa proprio di queste questioni e il risultato è particolarmente interessante, perché si completano e si aggiungono aspetti che integrano la interessante esposizione di Diego. La prima parte di questo intervento di Diego Battistessa si trova qui: https://www.spreaker.com/user/ogzero/diego-01_2
    39m 18s
  • People on the Move from Mesoamerica

    17 DEC 2021 · In questa settimana è avvenuto un fatto particolarmente grave: un camion che viaggiava a velocità sostenuta sbanda, si ribalta e la sua merce si deteriora... la merce erano decine di migranti stipati nel cassone. Morti a decine, feriti... fuggivano dal mesoamerica e si trovavano in Chiapas, dove abbiamo trovato Diego Battistessa – autore di America Latina Afrodiscendente, una storia di (R)esistenza –, ora a San Cristobal de las Casas a 26 anni dalla discesa dell'Ezln nella capitale chiapaneca, dando visibilità a una delle esperienze zapatiste più interessanti degli ultimi decenni. Una risoluzione che doveva servire per rivendicare alla popolazione autoctona di autogovernarsi (attraverso un sistema assembleare che intende arrivare sempre al consenso della comunità sulle scelte operate), di autoprodurre con un sistema di ejidos con coltivazioni collettive comuni. Questa realtà è stata costantemente ridimensionata e sradicata dai conquistadores in avanti. Visto che si trova in quel luogo abbiamo cominciato con il tentativo di fare il punto su quale situazione sta osservando lì in Chiapas e di come lo sradicamento ora veda esodi di massa verso gli Usa. E in tutto questo trovano spazio le bande di narcos che rendono invivibili le zone di provenienza, i respingimenti statunitensi, il ruolo di Amlo... e, come capita sempre quando si parla di migranti, i "diritti umani" percepiti nelle singole zone di transito sono sempre diversi. Questa è la prima parte della chiacchierata con Diego Battistessa, incentrata sulla cultura indigena e afrodiscendente, sulla presa di coscienza da un lato e sul blanqueamiento dall'altro; una storia di deportazione di massa e di migrazione coatta per intollerabili condizioni di vita; un'analisi precisa di secoli di emarginazione e sfruttamento che hanno prodotto innumerevoli sincretismi culturali, sviluppando anche (R)esistenze che si sono ribellate innanzitutto a quello che è il modello di rivolta occidentale... to be continue (https://www.spreaker.com/user/ogzero/diego-02)
    24m 50s
  • Corsi e ricorsi nella storia del Mesoamerica

    17 SEP 2021 · Autocrazia millenial di Bukele | gerontocrazia dinastica danielista Siamo alle prese ancora una volta con la trasformazione delle migliori intenzioni rivoluzionarie sostenute dal "pueblo" latino che arrivano al potere con il sostegno della sinistra progressista (Bukele espulso dal Frente Farabundo Martì; Ortega addirittura leader del sandinismo nel 1979 e ora, dopo molti doppiogichismi e alleanze anche con la destra di Aleman; l'autocrate Daniel antiabortista in una Managua plumbea che vede la fuga di oppositori ed ex compagni di strada, molti dei quali gettati in carcere dal danielismo) e si adattano all'interesse capitalista, alla economia vessatoria, al robo, al saqueo, alle maras (molto interessante il quadro tratteggiato da Alfredo della guerra che diventa un patto di non belligeranza tra le gang e Bukele, i corsi e ricorsi tra Los Angeles e Salvador e ritorno del modello di maras)... alla riduzione in povertà di ogni ceto sociale che non sia l'oligarchia finanziaria o le categorie utili per il sostegno al potere: militari, media asserviti, magistrati corrotti che sostituiscono chi potrebbe fare argine all'autocrate di turno. A confronto in questa analisi condotta da Alfredo Somoza, che – giovane fuggiasco dalla sanguinosa dittatura di Videla – aveva potuto conoscere e partecipare le lotte del Frente Farabundo Martì salvadoregno e la revolucion sandinista, ci sono due sistemi sempre più feroci nella determinazione di occupare il potere e attraverso la sua gestione affamare i propri sudditi badando ad affari personali e della propria famiglia o lobbies rappresentate. Ci sono enormi differenze apparenti tra il Salvador di Bukele e il Nicaragua di Ortega, ma entrambi hanno scalato il potere partendo da organizzazioni rivoluzionarie di sinistra, per poi assumere posizioni autoritarie; Bukele giovanilista arrembante, Ortega dinastico come il dittatore che contribuì da sandinista ad affossare per sostituirvisi con l'intera famiglia a iniziare da Murillo, moglie incartapecorita come lui. E Alfredo ci accompagna in El Salvador approfondendo la truffa ai danni delle popolazioni più impoverite scoperchiata dall'insurrezione in San Salvador il giorno del bicentenario della liberazione del Mesoamerica, che ora deve affrontare l'insidiosa invasione delle criptovalute, utili per il riciclaggio di denaro sporco e per sottrarre il denaro delle commesse dei migranti con la lotteria della speculazione del bitcoin: pirateria del nuovo millennio. Ma il populismo della manovra della moneta digitale nasconde il tentativo di Bukele di ottenere il consenso sufficiente per cambiare la Costituzione e farsi rieleggere e destituire i giudici di corti che potrebbero impedire il consolidamento del suo potere. Manovre simili a quelle della famiglia Ortega che ha annientato brutalmente il Movimento giovanile che con grandi numeri si era contrapposto alla famiglia Ortega (ora distrutto dalla violenza e reppressione del potere), incarcerato i giornalisti più indipendenti e perseguitato chiunque potesse mettere in dubbio il potere danielista in vista di elezioni farsa previste per novembre con gli oppositori che quando riescono guadano il San Juan e arrivano in Costa Rica.
    20m 16s
  • Danielismo: Dinastia y Libertad

    7 AUG 2021 · Un tempo di esposizione lungo 42 anni rischia di scattare una foto mossa, a tratti illeggibile. Invece l'inquadratura scelta da Alfredo Luis Somoza è resa fissa dalla presenza costante di Daniel Ortega, lo sfondo su cui si staglia è cangiante e raccoglie ogni forma di afflato politico. Dalla Rivoluzione sandinista di cui lo stesso Ortega fu alfiere e che insufflò nuove speranze per l'emancipazione delle genti subalterne e l'affrancamento dai latifondisti e vide il capitalismo adoperare armi feroci attraverso i contras, condannati persino dall'Onu, che preludevano alla globalizzazione dei 30 anni successivi e che vedono il Danielismo aderire, saccheggiando beni, occupando gangli dello stato, entrando nei business infrastrutturali ed energetici. Per tutelare gli affari di famiglia la Dinastia Ortega è pronta ad allearsi anche con il diavolo delle chiese evangeliche e a reprimere pesantemente il dissenso con morti e arresti; con questo articolo Alfredo Somoza ripercorre le tappe di questi 42 anni in previsione della truffa elettorale che Ortega e la moglie vicepresidente stanno allestendo per il 7 novembre.
    7m 17s

Mentre in Europa e Vicino Oriente Biden ha ribaltato le scelte di Trump, per il cortile di casa non ha riproposto la politica di Obama, anzi è ancora più determinato...

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Mentre in Europa e Vicino Oriente Biden ha ribaltato le scelte di Trump, per il cortile di casa non ha riproposto la politica di Obama, anzi è ancora più determinato a sfruttare la pandemia e le contraddizioni dei paesi che si sono ribellati al controllo statunitense nel continente americano: non ha revocato le centinaia di provvedimenti dell'amministrazione reazionaria precedente contro Cuba e si direbbe che stia navigando di sotto per squilibrare ulteriormente le situazioni più caotiche come l'interventismo in quel di Haiti, sostenendo Moïse fino al momento in cui è facile riconoscere nel suo assassinio lo zampino della formazione militare offerta da Washington ai peggiori mercenari latinos.
Il tutto immerso in una condizione sociale fatto di bande, prevaricazioni, violenze; smad, paramilitari, polizia squadrista
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