- Mancano pochi giorni di trading alla fine di un 2023, straordinario per intensità e performance dei mercati, che non ha risparmiato in termini di colpi di scena, sfidando l’inflazione più alta vista negli ultimi 50 anni, una crisi bancaria, diverse tensioni geopolitiche e un rallentamento generale dell’economia. L’ultima settimana è stata una celebrazione finale a sorpresa dopo un lungo rimbalzo durato per ben 7 settimane aiutato anche dalla scadenza opzioni e futures di dicembre.
- Il vero nuovo messaggio è arrivato dalla Fed che si è mostrata molto più dovish del previsto, forse nella necessità di rassicurare il mercato che si era già portato avanti e che ora è arrivato a scontare per il 2024 ben 6 tagli da 25 punti base ciascuno a partire da marzo.
- Non è da escludere, seppure meno probabile, uno scenario di hard landing in caso di ulteriore deterioramento dei dati di crescita economica, il che darebbe ulteriore spazio a profitti sui bond ma genererebbe volatilità sull’azionario.
In questo contesto il focus deve necessariamente continuare ad essere rivolto ai dati macro, con uno sguardo prudente alle trimestrali e a fattori che possano suggerire un eventuale rallentamento. In caso di
soft landing è opportuno monitorare le aree di mercato che hanno sottoperformato in questi ultimi mesi di rialzi tassi come le
small cap, le
commodities e i mercati emergenti, che potrebbero tornare interessanti.