Oggi andremo a conoscere un settore dell’archeologia che ancora non avevamo toccato,il mondo dell’uomo di Neandertal (Homo neanderthalensis) e quello degli scavi archeologici in quota e lo faremo con il professor Diego Angelucci, archeologo dell’Università di Trento.
Diego Angelucci, geoarcheologo, Dottore di Ricerca, è professore di Metodologie della ricerca archeologica all’Università di Trento, dove è arrivato per chiamata diretta nel 2009 dopo anni trascorsi all’estero come ricercatore presso la URV (Catalogna), lo IPA (Instituto Português de Arqueologia, Portogallo) e il CENIEH (Centro Nacional de Investigación sobre la Evolución Humana, Spagna). A Trento è stato inoltre Coordinatore del Dottorato Culture d’Europa. Ambiente, spazi, storie, arti, idee. Le sue attività di ricerca riguardano la stratigrafia e i processi di formazione del record archeologico, la micromorfologia archeologica, l’archeologia degli ambienti montani e del Paleo-Mesolitico europeo. Ha preso parte, come direttore o ricercatore, a programmi di ricerca in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia e Oman; attualmente è coinvolto in progetti sulla transizione Paleolitico Medio-Superiore della Penisola Iberica e sullo sfruttamento delle montagne alpine a fini pastorali. Autore di circa duecento contributi scientifici (tra questi una trentina di articoli in riviste internazionali peer-reviewed) e divulgativi e revisore per riviste, case editrici e istituzioni nazionali e internazionali, ha diretto decine di tesi di ambito archeologico e tenuto seminari e conferenze (anche divulgative) in più Paesi; organizza annualmente Archeodays – incontro di archeologia all’Università di Trento.
Il progetto ALPES nasce nel 2010 e ha come scopo lo studio del rapporto uomo-ambiente nelle alte quote, con particolare riferimento all’utilizzo delle aree montane a fini pastorali e della loro evoluzione nel tempo. Il progetto si concentra su un’area campione della Val di Sole (TN), corrispondente ai pascoli dei paesi di Ortisé e Menas (Val di Sole, Trentino), nelle valli Molinac e del Porè, tra c. 1800 e 2500 m.Nei suoi primi cinque anni il progetto – svolto in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento – ha visto lavori di ricognizione e di scavo archeologico, che hanno permesso di raccogliere numerosi dati di grande rilevanza scientifica, pubblicati in articoli specialistici, in una monografia scientifica e in un volumetto divulgativo.
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