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https://ogzero.org/studium/affari-e-traffici-darmi-lo-spaccio-nel-2022/

Una serie di diversi e sinistri aspetti gravitano attorno alle armi, alle tecnologie di distruzione, agli investimenti, spesso nascosti dall’utilizzo dual (militare/civile)… solo Diana, l’acceleratore della Nato principale in Europa da cui cominciamo il discorso con Antonio Mazzeo, vede stanziati 1.3 miliardi di euro.

Diana (Defence Innovation Acceleration North Atlantic), primo fondo d’investimento sovrano per le nuove tecnologie di armamenti, buco nero per soldi e trasformazione urbanistica intorno alle Ogr torinesi, proprio vicino al Politecnico, che svolge un ruolo determinante nel progetto, un atteggiamento apertamente bellicista che la facoltà d’ingegneria torinese adotta ormai da alcuni anni.
Cultura della Sicurezza e Cultura della Difesa. A quando si può far risalire il successo di questo modello politico-culturale di riferimento con pilastri centrali l’esercito e i servizi, da un lato, e la ricerca dall’altro, che assorbe finanziamenti enormi? Un modello vincente di stampo israeliano, per cui si vedono sempre più frequenti fusioni tra istituzioni e aziende italiane con quelle israeliane, collaborazioni e finanziamenti comuni.
E proprio i finanziamenti sono al centro e una voce spropositata di spesa collettiva statale viene assorbita dalle missioni militari all’estero, rifinanziate da tutti i governi (il bilancio di spesa per le missioni italiane 2022 è fissato a 1.3 miliardi di euro), con la differenza che ora spudoratamente vengono allestite attorno agli interessi energivori nazionali da figure militari e civili che passano da un incarico all’altro dimostrando l’interconnessione stretta di un sistema chiuso tra apparato militare (il generale Graziano nominato da Draghi a Fincantieri), finanziario (Profumo da ceo di Unicredit a amministratore delegato di Leonardo): un elite fuori dal controllo parlamentare e che stringe accordi come quelle del generale Portolano (segretario generale alla Difesa), che ha interpretato alla lettera l’incarico di stimolare l’export, facendo il mercante di armi dal settembre 2021.
Tutto il sistema di spesa, produzione, traffico adotta missioni (dove si collaudano ed esibiscono i mezzi da vendere), accordi, collaborazioni come vetrina allestita direttamente dal ministero della Difesa; il fatto che la promozione sia a carico delle istituzioni governative è dimostrato dalla partecipazione a fiere come quella di Riyad o Eurosatory, dove è il ministero a sponsorizzare i prodotti delle aziende. Che ora non sono neanche più distinte tra convenzionali e di sterminio di massa o nucleari; i sofisticati sistemi di arma ibridi hanno capacità di distruzione micidiali e vengono vendute a fazioni in conflitto aperto; ed è la produzione e vendita di armi a belligeranti a loro volta produttori di armi innesca esponenzialmente i focolai bellici. Di nuovo: la guerra viene con le armi.
https://ogzero.org/studium/affari-e-traffici-darmi-lo-spaccio-nel-2022/ Una serie di diversi e sinistri aspetti gravitano attorno alle armi, alle tecnologie di distruzione, agli investimenti, spesso nascosti dall’utilizzo dual (militare/civile)… solo Diana, l’acceleratore della Nato principale in Europa da cui cominciamo il discorso con Antonio Mazzeo, vede stanziati 1.3 miliardi di euro. Diana (Defence Innovation Acceleration North Atlantic), primo fondo d’investimento sovrano per le nuove tecnologie di armamenti, buco nero per soldi e trasformazione urbanistica intorno alle Ogr torinesi, proprio vicino al Politecnico, che svolge un ruolo determinante nel progetto, un atteggiamento apertamente bellicista che la facoltà d’ingegneria torinese adotta ormai da alcuni anni. Cultura della Sicurezza e Cultura della Difesa. A quando si può far risalire il successo di questo modello politico-culturale di riferimento con pilastri centrali l’esercito e i servizi, da un lato, e la ricerca dall’altro, che assorbe finanziamenti enormi? Un modello vincente di stampo israeliano, per cui si vedono sempre più frequenti fusioni tra istituzioni e aziende italiane con quelle israeliane, collaborazioni e finanziamenti comuni. E proprio i finanziamenti sono al centro e una voce spropositata di spesa collettiva statale viene assorbita dalle missioni militari all’estero, rifinanziate da tutti i governi (il bilancio di spesa per le missioni italiane 2022 è fissato a 1.3 miliardi di euro), con la differenza che ora spudoratamente vengono allestite attorno agli interessi energivori nazionali da figure militari e civili che passano da un incarico all’altro dimostrando l’interconnessione stretta di un sistema chiuso tra apparato militare (il generale Graziano nominato da Draghi a Fincantieri), finanziario (Profumo da ceo di Unicredit a amministratore delegato di Leonardo): un elite fuori dal controllo parlamentare e che stringe accordi come quelle del generale Portolano (segretario generale alla Difesa), che ha interpretato alla lettera l’incarico di stimolare l’export, facendo il mercante di armi dal settembre 2021. Tutto il sistema di spesa, produzione, traffico adotta missioni (dove si collaudano ed esibiscono i mezzi da vendere), accordi, collaborazioni come vetrina allestita direttamente dal ministero della Difesa; il fatto che la promozione sia a carico delle istituzioni governative è dimostrato dalla partecipazione a fiere come quella di Riyad o Eurosatory, dove è il ministero a sponsorizzare i prodotti delle aziende. Che ora non sono neanche più distinte tra convenzionali e di sterminio di massa o nucleari; i sofisticati sistemi di arma ibridi hanno capacità di distruzione micidiali e vengono vendute a fazioni in conflitto aperto; ed è la produzione e vendita di armi a belligeranti a loro volta produttori di armi innesca esponenzialmente i focolai bellici. Di nuovo: la guerra viene con le armi. read more read less

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