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49 - XV Domenica dopo Pentecoste

49 -  XV Domenica dopo Pentecoste
Sep 18, 2022 · 8m 22s

Vedutala, il Signore, mosso a compassione di lei, le disse: Non piangere. Si avvicinò alla bara e la toccò Il miracolo della resurrezione di questo giovane, figlio della vedova di...

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Vedutala, il Signore, mosso a compassione di lei, le disse: Non piangere. Si avvicinò alla bara e la toccò

Il miracolo della resurrezione di questo giovane, figlio della vedova di Naim, oltre ad essere un vero evento storico, è sempre stato visto anche come un’immagine della rigenerazione alla vita divina di coloro che sono morti nel peccato. Questo è il motivo per cui questo Vangelo viene letto in Quaresima: la Quaresima è un tempo in cui il popolo cristiano, nel suo insieme, prega e fa penitenza per coloro che hanno ricevuto la grazia del battesimo in passato e ora l’hanno persa. In Quaresima, la Chiesa è come una madre addolorata: ricorda quante persone vivono sulla terra che sono state rigenerate nel suo grembo, cioè al fonte battesimale, per il potere dello Spirito Santo, ma che potrebbero essere ora morte, come il giovane di Naim, a tutte le buone opere che fanno per Dio. Quindi prega, durante la Quaresima, che tutte queste persone possano essere riportate alla vera vita ed essere riconciliate con il Signore.




In effetti, questo stesso Vangelo viene letto anche nella festa di uno dei più celebri penitenti, sant’Agostino d’Ippona, il grande Dottore e Padre della Chiesa. Abbiamo celebrato la sua festa il mese scorso. Il Vangelo si adatta perfettamente alla sua conversione. Se conoscete la sua vita, sapete che, sebbene non fosse stato battezzato da bambino, fu iscritto tra i catecumeni, e dunque portato sulla soglia della Chiesa. Divenuto giovane, cadde nei peccati della carne e dello spirito e, per così dire, fu portato fuori della città di Dio; fu soprattutto la sua madre vedova, santa Monica, che con le sue preghiere e le sue lacrime ottenne la sua conversione. Il Signore ha risuscitato Agostino dalla morte del peccato, ed egli, come il giovane nel Vangelo, si è seduto e ha cominciato a parlare; si sedeva sul suo trono episcopale di Ippona e parlava come nessuno aveva parlato prima, né ha parlato dopo di lui.




Ma oggi, in questa domenica di metà settembre, possiamo vedere un significato figurativo leggermente diverso in questo Vangelo. Nostro Signore sceglie di operare questo miracolo, come altri miracoli, in modo simbolico. Stende la mano e tocca il feretro, cioè la lettiga, sulla quale giace il morto. È una bara di legno, ovviamente: di cos’altro poteva esser fatta una bara, nel mondo antico, se non in legno? Stendendo la mano sul legno, Cristo resuscita il morto. Come avviene con tanti altri dettagli registrati nel Vangelo, questa è una semplice immagine della nostra Redenzione: stendendo le Sue mani sul legno della Croce, Gesù ha soddisfatto per il peccato, e così ha reso possibile alle anime il ritorno alla vita soprannaturale.




Ma se il modo con cui Cristo ha operato questo miracolo ci ricorda la Sua crocifissione, allora la vedova, le cui sofferenze provocano quel miracolo, potrebbe ben farci ricordare la beata Vergine Maria. San Luca dice che il Nostro Salvatore vede la vedova e, mosso dalla misericordia, le dice: Non piangere. Umanamente parlando, possiamo supporre che uno dei motivi per cui nostro Signore fu così commosso alla vista di questa vedova è che vide la somiglianza tra lei e Sua Madre; anche Lei era vedova e anche Lei stava per perdere il suo unico Figlio. Ma, in ogni caso, possiamo dire che questa vedova è un tipo o figura della beata Vergine, mentre stava tra i dolori accanto alla Croce del Figlio.




San Giovanni, nel suo racconto della Passione, ci dice che Maria stava accanto alla Croce di suo Figlio. I Vangeli, ovviamente, non tentano di descrivere i suoi sentimenti durante la crocifissione, ma la tradizione della Chiesa li riassume in una parola che deve essere intesa nel suo senso più completo, vale a dire, la parola “compassione”. Compassione significa letteralmente “soffrire con”: la Madonna ha sofferto con il suo Figlio. Aveva accettato queste sofferenze in anticipo, al momento dell’annunciazione. Maria conosceva le profezie; sapeva che Isaia aveva predetto che il Messia sarebbe stato rigettato e si sarebbe offerto come vittima per il peccato. E perciò, quando ha risposto al messaggio di san Gabriele, sia fatto di me secondo la tua parola, sapeva che, diventando la Madre del Messia, avrebbe formato una vittima per il grande sacrificio. Ai piedi della Croce, ha rinnovato il suo amoroso consenso ai desideri del Padre. Ella rinuncia a tutti i diritti che poteva pensare di avere su suo Figlio, e trasforma il suo Cuore immacolato in un’unica offerta e – per così dire – in un unico altare con il Suo.




Ed è per questo che spesso parliamo della Madonna come Corredentrice. È impossibile che le sofferenze di Maria, accolte com’erano con tanto amore, non abbiano avuto alcun valore agli occhi di Dio. Al contrario, ebbero necessariamente un grandissimo valore. Solo Gesù è il nostro Redentore: ma la Vergine si è unita così perfettamente al Suo sacrificio che la Sua Redenzione viene a noi per mezzo di Lei. Proprio come la vedova di Naim con il suo dolore ha suscitato il miracolo nel Vangelo, così il profondo dolore della Madonna suscita la misericordia di Dio sulle anime morte nel peccato.
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