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Michela Cella, economista Università Milano-Bicocca | È giusto che l'università sia gratis? | 12-01-2018

Michela Cella, economista Università Milano-Bicocca | È giusto che l'università sia gratis? | 12-01-2018
Jan 12, 2018 · 11m 18s

Università, diritto allo studio, accesso al mercato del lavoro, in generale quello che pertiene al mondo dell'istruzione universitaria. La proposta del presidente del Senato e candidato premier per Liberi e...

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Università, diritto allo studio, accesso al mercato del lavoro, in generale quello che pertiene al mondo dell'istruzione universitaria. La proposta del presidente del Senato e candidato premier per Liberi e Uguali era quella di cancellare le tasse universitarie, cancellare le rette che ora si basano su un principio di progressività ma che si vorrebbero eliminare, dicendo per Grasso che così si amplia la platea di persone che possono accedere e che quindi possono sostenere un ciclo di studi fino alla laurea.
Michela Cella, economista e professore associato all'Università degli studi Milano-Bicocca.

È una proposta che porterebbe un meccanismo di equità, facendo due conti rispetto all'attuale sistema progressivo.
«Non far pagare qualcosa che si paga obiettivamente potrebbe aumentare le possibilità di studio. In realtà però è importante riflettere sul fatto che le tasse universitarie sono tra le cose forse più progressive che ci sono nel nostro Paese. Nel 2016-2017 infatti è stata ampliata moltissimo la fascia di gratuità che ora è fino a 13.000 di ISEE, non di reddito, e fortemente scontato per i redditi tra i 13.000 e i 30.000 euro. Inoltre sicuramente è successo alla Bicocca, ma pare che non siano poche le università che hanno addirittura ampliato questa fascia di gratuità. In Bicocca è fino a 15.000 euro di ISEE e poi anche per i redditi compresi tra i 15.000 e i 30.000 si è stati sotto al limite massimo permesso dalla legge, che dice che non si può pagare più del 7% della differenza tra reddito e 13.000 euro e in Bicocca si è stati molto sotto, rendendo più onerose le tasse universitarie per i redditi più elevati, che hanno molti più scaglioni».
Sono oggettivamente tasse piuttosto progressive, quindi forse annullare una cosa del genere non è poi particolarmente equo, ha detto bene Carlo Calenda "spiegatemi perché due operai senza figli devono pagare con le loro tasse l'università alla figlia di un ministro della repubblica"».

Abbandonando per un momento la questione di merito si è parlato un po' di cifre e si è detto che costerebbe un miliardo e 600 milioni il costo di questo intervento. È una spesa che in assoluto ci possiamo permettere?
«Sono anni e anni che ci viene detto che non ci sono soldi per nulla, questo oggettivamente non è una somma impossibile, Grasso sembra dire che si possa recuperare togliendo sussidi dannosi per l'ambiente. Secondo me oggettivamente come quantità per il bilancio dello Stato forse è anche gestibile, quello che poi forse fa un po' preoccupare è che è facile togliere questi soldi all'Università dicendo "dal 2019 nessuno paga le tasse universitarie", non è chiaro come si facciano arrivare quei soldi e in che modo, perché finora questi sono soldi che gli iscritti pagano all'Università, che già non vivono in acque serene. Se forse per il bilancio dello Stato è un'operazione tutto sommato gestibile mi domando come possa esserlo per gli atenei italiani statali».

Verrebbe in mente che forse più ancora che andare sul taglio delle tasse vere e proprie questo fondo, che effettivamente potrebbe essere trovato, di 1.6mld potrebbe essere utilizzato in quell'ampio ventaglio di spese accessorie che coinvolgono la vita di uno studente universitario: alloggio, mezzi, acquisto di libri: in borse di studio. Questo potrebbe cambiare l'equità del sistema?
«Sicuramente studiare è costoso, quindi non neghiamo che ci debba essere una porzione di ragazzi che rinunciano all'istruzioen universitaria perché non se lo possono permettere, però credo che la motivazione sia dovuta a tutto ilresto, non a quelle poche centinaia di euro che dovrebbero pagare alle università, ma sappiamo benissimo che trasferirsi e vivere in una grande città se si abita in un Paese piccolo, lontano dagli atenei, il costo per la famiglia non è la retta universitaria, quello che può far de
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