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"La via dell'alimentazione"- puntata 2

"La via dell'alimentazione"- puntata 2
Oct 10, 2022 · 16m 27s

Abbiamo ormai bisogno che qualcuno ci indichi "la via dell'alimentazione". Ormai viviamo nell’epoca delle imitazioni, per cui, nell’opportuna scala, istruttori ed allievi, hanno l’istinto di imitare qualcuno che si trovi...

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Abbiamo ormai bisogno che qualcuno ci indichi "la via dell'alimentazione".
Ormai viviamo nell’epoca delle imitazioni, per cui, nell’opportuna scala, istruttori ed allievi, hanno l’istinto di imitare qualcuno che si trovi al di sopra di loro.

È così nell’alimentarsi. Una delle cose più istintive che ci contraddistingue.
Siamo dotati di fini regolazioni, per cui sulla base di una carenza indotta dall’allenamento stabiliamo le condizioni di ripristino (aumentate di un pezzetto, in caso di auspicata miglioria della massa muscolare), ma le ignoriamo bellamente.

Ciascuno predilige e adotta uno stile, che pretende essere l’unico vero e che esclude tutti gli altri. Questi stili diventano istituzioni, stabilendo i ritmi che definiscono caratteristici delle loro tecniche.

I ritmi che non sono propri di una situazione di appetito indotta da un’attività.
Sono quelli che prima di ogni altro condizionamento vanno eliminati dalle nostre abitudini, per potere leggere la verità su ciò di cui abbiamo realmente bisogno.

Il condizionamento di schemi alimentari esistono laddove non esiste la libertà.
Il piacere di mangiare, che non è però la libera scelta di qualsivoglia alimento senza il benché minimo sentio, ma la conoscenza e la tecnica da potere mettere in atto a seconda della lettura dello stimolo nervoso nel dato momento.

Dovremmo dire grazie (a chi vogliamo) se l’alimentazione è piacere ed è soddisfazione ai propri gridi e ruggiti!

Se vivessimo di sentimenti reali, mettiamo di collera o di paura, sarebbe impossibile esprimerli attraverso chi offre canoni rigidi di alimentarsi secondo orari prestabiliti.

Quando ci si alimenta bisogna provare un senso di libertà.

Alimentarsi è comunicare con la propria anima. Non abbiamo bisogno di nessun altro che stabilisca per noi cosa mangiare.

Condividere il pasto è plausibile. Farselo fissare da qualcuno al proprio posto è ignobile.

Anche durante una dieta.
Ci si affida a professionisti.
Gente che ha studiato all’università e che nella maggior parte dei casi (99,9 periodico) dice la stessa cosa dei colleghi.

Ma qualche dubbio non vi è venuto?

Non è che l’indottrinamento genera automi e che vuole automi che sono contenti e consapevoli di farlo?

Non faccio questo discorso per entrare in conflitto con particolari ordini professionali. Il discorso serve per fare intendere si tratti talvolta di una diseducazione ad agire secondo i propri istinti, che non avrebbero nulla di male se non fossero schiacciati dall’educazione posta in maniera sbagliata.

L’educazione è la somministrazione di elementi da potere scegliere sulla base delle esigenze del momento.

L’educazione per uno scopo.

Lo scopo deve avere a disposizione le componenti da potere combinare SOLO COME ISTINTO SUGGERISCE.

Non esistono gli orari e i bilanciamenti tra macro ed il rapporto calorico. Sono tutte cazzate.

Esiste l’accumulo di cibo se lo assumiamo in maniera divergente rispetto alle nostre reali esigenze!

Adeguarsi alle circostanze è ciò che di peggio puoi fare per te stessa/o, ed è peggio che costruire una gabbia.

Esiste l’apprendimento all’alimentazione, che non è l’acquisizione di particolari tecniche che portano ad un risultato.

Quella è accumulazione di esperienze, e serve per girare come una trottola da una nutrizionista all’altra, da un personal trainer all’altro.

Il risultato, con conoscenza, dovrà essere predetto da te stesso invece. E l’apprendimento a come alimentarsi nella migliore maniera possibile per te, non avrà mai fine se lo vorrai.

Alimentarsi vuol dire libertà di scegliere cose che fanno bene in quel dato momento.

Alimentarsi vuol dire favorire la nascita di nuove cellule, ricambiandole con le vecchie.

Invece il problema dilagante di queste alimentazioni imposte è proprio il ristagno di sostanze tossiche nel proprio corpo, che ne impediscono un adeguato ricambio.

Anzitutto però, cosa bisogna fare per capire se si ha appetito?

Si parte dal movimento fisico, che fatto secondo le traiettorie proposte dalle nostre articolazioni, genererà un lavoro, ed un’esigenza affinché questo lavoro ci ricompensi.

Dopo di che l’alimentazione ha una regola fondamentale che è questa: tutto quello che non genera obnubilazione delle idee va bene.

Se ci sono torpore, incapacità di prendere iniziativa e peggio ancora dei sintomi c’è senz’altro qualcosa che non va. E che la tua nutrizionista dirà che invece è colpa tua.

Esiste un momento di ripristino dell’alimentazione.

Si spogliano tutte le credenze che si hanno a proposito di energia e tradizione (“mangia che ti fai grande”) e si elimina tutto il complesso.

Il cervello non è complesso. Le sue vie sono semplici. Solo che sono tante e diverse. Ma non sono “difficili”.

C’è un neurone: con un corpo e i dendriti sensibili al cambiamento di gradienti elettrochimici, un assone per trasmettere quest’elettricità generata e le sinapsi per trasmettere al prossimo neurone le informazioni.

È così un’alimentazione. Semplice. Non difficile.

Se ci si pensa troppo non va bene.

Ho uno schema da proporti se mi scrivi in privato.
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Author Paolo Romano
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