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La Vita È Una Tombola

La Vita È Una Tombola
Apr 9, 2016 · 5m 50s

Mi assecondava l’idea di osservare da vicino il giardino monumentale. Mi prometteva l’uccisione di un mondo fatto di divieti e ricostruito sulla bellezza della libertà. Mi sentivo quieto ad essere...

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Mi assecondava l’idea di osservare da vicino il giardino monumentale. Mi prometteva l’uccisione di un mondo fatto di divieti e ricostruito sulla bellezza della libertà. Mi sentivo quieto ad essere lì in quel momento.

Pensavo alla filosofia buddista e a quanto poco bastasse per essere felici. È un costante vivere di gratitudine per le piccole cose.
Vedo una persona timida che si sta facendo fotografare e ha il sorriso forzato di chi si sente a disagio e lo sguardo che fugge all’obbiettivo e provo tenerezza per quello sconosciuto così umano.

Passeggiavo accostato a dei suonatori di Blues, fatti di erba, che camminavano con un movimento oscillante delle gambe e si divertivano ad essere al centro dell’attenzione.
Io ero loro e mi divertivo, fatto di erba, ad ascoltare la mia musica.

La parte filosofica termina sempre quando succede qualcosa.

Una ragazza mi ferma per chiedere l’ora, ma non sentivo affatto il peso del tempo.
Sarebbero potute essere le sedici e venticinque, ma non avrebbe avuto senso.
Il tempo non aveva più senso, perché ero perso all’interno dei suoi occhi.
Dovevo dirglielo.
Mi sentivo talmente impacciato, Dio!

Sorpresa, continuando a sorridermi, mi ringrazia.
Speravo con tutto me stesso che il tempo aveva smesso di avere senso anche per lei.

«Come ti chiami?»
«Ines»
Che bel nome aveva!

Desideravo fosse parigina, con le calze parigine, e l’accento sensuale parigino.
Qualcuno dice che il francese è la lingua degli angeli e forse lei un angelo lo era davvero.

Come una bambina che mente, aveva le mani nascoste dietro la schiena. Si è avvicinata in gonnellina, innocente, per chiedermi l’ora.
Spinto dalla curiosità dell’approccio, subito dopo il complimento, le dico l’ora, accompagnata dalla domanda «Come mai?» per restare a parlare.

Mi dice del suo provino per la pubblicità e scopro, come avviene in tutte le storie simili a questa, che aspira a diventare un’attrice.

Mi dice che l’appuntamento è alle cinque in punto del pomeriggio e le chiedo di accompagnarla.
Mi dice di no, perché il posto è lì vicino e c’è ancora del tempo.
Mi invita però a prendere un caffè.

Trovo piuttosto eccitante la sua intraprendenza, ma ne sono anche intimorito. È strano che una ragazza così bella mi fermi improvvisamente per chiacchierare.
È troppo strano mi chieda di prendere un caffè insieme, da completi sconosciuti.

La guardo negli occhi, esitante, ma attento a non mostrarlo.
Il suo sorriso mi coinvolgeva dalle budella.
Riprendo sicurezza e cercando di sembrare affascinante, la ringrazio e accetto volentieri.

Ci incamminiamo sul corso, circondati da artisti di strada. Io e Ines stiamo chiacchierando scambiandoci sguardi suadenti e magnetici.
Scopro il suo colore preferito: Arancione.
Si interessa della mia vita, vuole sapere cosa faccio e dei miei fratelli.
Io voglio sapere delle sue ambizioni e di com’era da bambina.
La nostra conversazione è amabile.

Decidiamo di fermarci al Bistrot Duchenne. Tavoli in vimini e vasi di fiori, ci sediamo all’esterno.
Facendo il gentiluomo, le offro di sedersi spostando la sedia.
L’ennesimo sguardo arrapante per ringraziarmi, senza usare parole.

Ordiniamo un caffelatte ciascuno.
Noto l’uso del dolcificante, a favore dello zucchero.

Sono completamente immerso nel momento e apprezzo il silenzio.

Mi racconta della sua esperienza con gli scout e di come è nata la capacità di mettersi sempre in discussione, per permettere alla parte migliore di sé di esprimersi.

Seppur abituata alle maschere per via del teatro, si mostra genuina e sincera, non solo nelle parole, ma nei modi di fare.

I dubbi avuti erano ormai svaniti.
Insisto nell’accompagnarla. Mi piace tanto e mi piacerebbe ricevere un bacio alla francese.
Accetta.

Arriviamo al posto. Ad aspettarla c’è probabilmente una sua amica, dai tratti orientali.

Ci fermiamo poco prima di arrivare all’ingresso, per congedarci.
Sono ormai cotto e desidero ardentemente strapparle un bacio.
Cavolo però, non ho il coraggio! Forse è troppo presto. Le chiedo il numero, voglio rincontrarla.
Mi avvicino al suo viso e riesco a darle un bacio sulla guancia. Ci salutiamo.

Continuo a guardarla mentre raggiunge l’amica. La saluta con un bel bacio sulle labbra e prendendosi la mano, entrano.

La vita è una tombola.
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Author Just the Real Me
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