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Tracce di Just the Real Me

  • John Lennon: Ci Hanno Fatto Credere

    17 JUL 2016 · Ci hanno fatto credere che l’amore, quello vero, si trova una volta sola, e in generale prima dei trent’anni. Non ci hanno detto che l’amore non è azionato in qualche maniera e nemmeno arriva ad un’ora precisa. Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di un’arancia, che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà. Non ci hanno detto che nasciamo interi, che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi. Se siamo in buona compagnia, è semplicemente più gradevole. Ci hanno fatto credere in una formula chiamata “due in uno”: due persone che pensano uguale, agiscono uguale, che solamente questo poteva funzionare. Non ci hanno detto che questo ha un nome: annullamento. Che solamente essere individui con propria personalità ci permette di avere un rapporto sano. Ci hanno fatto credere che il matrimonio è d’obbligo e che i desideri fuori tempo devono essere repressi. Ci hanno fatto credere che i belli e magri sono quelli più amati, che quelli che fanno poco sesso sono all’antica, e quelli che invece ne fanno troppo non sono affidabili, e che ci sarà sempre un scarpa vecchia per un piede storto! Solo non ci hanno detto che esistono molte più menti “storte” che piedi. Ci hanno fatto credere che esiste un’unica formula per la felicità, la stessa per tutti, e quelli che cercano di svincolarsene sono condannati all’emarginazione. Non ci hanno detto che queste formule non funzionano, frustrano le persone, sono alienanti, e che ci sono altre alternative. Ah, non ci hanno nemmeno detto che nessuno mai ci dirà tutto ciò. Ognuno di noi lo scoprirà da sè. E così, quando sarai molto innamorato di te stesso, potrai essere altrettanto felice, e potrai amare qualcuno.”
    2m 5s
  • La Vita È Una Tombola

    9 APR 2016 · Mi assecondava l’idea di osservare da vicino il giardino monumentale. Mi prometteva l’uccisione di un mondo fatto di divieti e ricostruito sulla bellezza della libertà. Mi sentivo quieto ad essere lì in quel momento. Pensavo alla filosofia buddista e a quanto poco bastasse per essere felici. È un costante vivere di gratitudine per le piccole cose. Vedo una persona timida che si sta facendo fotografare e ha il sorriso forzato di chi si sente a disagio e lo sguardo che fugge all’obbiettivo e provo tenerezza per quello sconosciuto così umano. Passeggiavo accostato a dei suonatori di Blues, fatti di erba, che camminavano con un movimento oscillante delle gambe e si divertivano ad essere al centro dell’attenzione. Io ero loro e mi divertivo, fatto di erba, ad ascoltare la mia musica. La parte filosofica termina sempre quando succede qualcosa. Una ragazza mi ferma per chiedere l’ora, ma non sentivo affatto il peso del tempo. Sarebbero potute essere le sedici e venticinque, ma non avrebbe avuto senso. Il tempo non aveva più senso, perché ero perso all’interno dei suoi occhi. Dovevo dirglielo. Mi sentivo talmente impacciato, Dio! Sorpresa, continuando a sorridermi, mi ringrazia. Speravo con tutto me stesso che il tempo aveva smesso di avere senso anche per lei. «Come ti chiami?» «Ines» Che bel nome aveva! Desideravo fosse parigina, con le calze parigine, e l’accento sensuale parigino. Qualcuno dice che il francese è la lingua degli angeli e forse lei un angelo lo era davvero. Come una bambina che mente, aveva le mani nascoste dietro la schiena. Si è avvicinata in gonnellina, innocente, per chiedermi l’ora. Spinto dalla curiosità dell’approccio, subito dopo il complimento, le dico l’ora, accompagnata dalla domanda «Come mai?» per restare a parlare. Mi dice del suo provino per la pubblicità e scopro, come avviene in tutte le storie simili a questa, che aspira a diventare un’attrice. Mi dice che l’appuntamento è alle cinque in punto del pomeriggio e le chiedo di accompagnarla. Mi dice di no, perché il posto è lì vicino e c’è ancora del tempo. Mi invita però a prendere un caffè. Trovo piuttosto eccitante la sua intraprendenza, ma ne sono anche intimorito. È strano che una ragazza così bella mi fermi improvvisamente per chiacchierare. È troppo strano mi chieda di prendere un caffè insieme, da completi sconosciuti. La guardo negli occhi, esitante, ma attento a non mostrarlo. Il suo sorriso mi coinvolgeva dalle budella. Riprendo sicurezza e cercando di sembrare affascinante, la ringrazio e accetto volentieri. Ci incamminiamo sul corso, circondati da artisti di strada. Io e Ines stiamo chiacchierando scambiandoci sguardi suadenti e magnetici. Scopro il suo colore preferito: Arancione. Si interessa della mia vita, vuole sapere cosa faccio e dei miei fratelli. Io voglio sapere delle sue ambizioni e di com’era da bambina. La nostra conversazione è amabile. Decidiamo di fermarci al Bistrot Duchenne. Tavoli in vimini e vasi di fiori, ci sediamo all’esterno. Facendo il gentiluomo, le offro di sedersi spostando la sedia. L’ennesimo sguardo arrapante per ringraziarmi, senza usare parole. Ordiniamo un caffelatte ciascuno. Noto l’uso del dolcificante, a favore dello zucchero. Sono completamente immerso nel momento e apprezzo il silenzio. Mi racconta della sua esperienza con gli scout e di come è nata la capacità di mettersi sempre in discussione, per permettere alla parte migliore di sé di esprimersi. Seppur abituata alle maschere per via del teatro, si mostra genuina e sincera, non solo nelle parole, ma nei modi di fare. I dubbi avuti erano ormai svaniti. Insisto nell’accompagnarla. Mi piace tanto e mi piacerebbe ricevere un bacio alla francese. Accetta. Arriviamo al posto. Ad aspettarla c’è probabilmente una sua amica, dai tratti orientali. Ci fermiamo poco prima di arrivare all’ingresso, per congedarci. Sono ormai cotto e desidero ardentemente strapparle un bacio. Cavolo però, non ho il coraggio! Forse è troppo presto. Le chiedo il numero, voglio rincontrarla. Mi avvicino al suo viso e riesco a darle un bacio sulla guancia. Ci salutiamo. Continuo a guardarla mentre raggiunge l’amica. La saluta con un bel bacio sulle labbra e prendendosi la mano, entrano. La vita è una tombola.
    5m 50s
  • Manfredi

    9 APR 2016 · A Manfredi Se la storia di Obama mi farà diventare famoso, sarà anche per merito tuo, che mi hai ispirato con i tuoi rutti. Pensavo di essere una persona folle al punto da credere che mai nessuno avrebbe potuto essere sulla mia stessa linea di pensiero. Eppure, incontrando te, ho trovato una grandissima sintonia; forse dovuto ad esperienze comuni. Sta di fatto che se penso alle cazzate dette o fatte, rido ancora. Mi dispiace conoscere poco del tuo lato più serio, perché da alcuni tuoi ragionamenti, mi accorgo del tuo valore come persona. Spero rimedieremo, tra una follia e l'altra. Buon compleanno Tuo amico, Leo.
    48s
  • Una Lacrima

    15 MAR 2016 · Una lacrima di solitudine si espande e viaggia in Europa. Arriva a Praga, conosce ragazzi europei che vogliono vivere spensierati, in modo genuino, concedendosi droga e alcol. Si servono di un grosso imbuto per nutrirsi di mozzarella e assenzio. Di giorno sono studenti universitari che vogliono cambiare il mondo, progettando robot di lego, utili a qualcosa. Alcuni parlano di città ecosostenibili in Portogallo. Vogliono fondare Smart cities e vivere di pesca a Reykjavik. Una lacrima di solitudine viene raccolta da un bellissimo sorriso torinese. Grandissimi occhi mi illudono di poterci scambiare un po' di amore. Un'illusione che mi salva e mi angoscia. Una lacrima cade a terra, insostenuta dall'abbraccio di un amico. Lei che vuole parlare, che vuole essere compresa, che vuole essere impedita. Una lacrima non vuole cadere, perché ha gli artigli e si aggrappa ferocemente. Vuole sentirsi stimata. Vuole tornare ad aiutare gli altri. Lei è la più coraggiosa di tutte.
    1m 59s
  • Rave

    7 MAR 2016 · Parto con l’intenzione di informarmi riguardo l’LSD. Arrivo con largo anticipo con in mente di non bere o assumere sostanze. Ero lì solo per ricerca. Vedendo le porte ancora chiuse, mi sposto più in la. Avevo il libro di Hoffman e mi siedo su marciapiede a leggere. Inizio a vedere le prime persone che arrivano e mi faccio un’idea di chi avrei potuto incontrare: “Minchia zio ci si spacca” e sceme erano i tipi prevalenti. Cerco di entrare. Mi ricordo solo all’ingresso di non essermi messo in lista. Chiedo di entrare comunque.Mi fanno entrare. Il buttafuori mi perquisisce e non riesco a immaginare di cosa vada in cerca con un’analisi così poco accurata. Smetto di farmi domande e proseguo. C’erano ancora poche persone, ma ho avuto l’impressione che i tipi cominciassero a diversificarsi. Si era aggiunto il tipo “Segugio della techno” e il tipo “Ragazzino sedicenne ubriaco”. Mi sento un po’ a disagio a stare fuori, senza conoscere nessuno. Entro. faccio un giro. Esco. Dentro mi sento ancora più a disagio. Rientro e mi decido a lasciare lo zaino e il giubbotto in guardaroba. Sono andato fin lì e non volevo sprecare la serata. Comincio quindi a ballare questa musica ripetitiva e senza emozione che ogni tanto ti dà una scarica di energia. Ci sono ancora poche persone e non voglio curarmi troppo dell’ambiente per non sentirmi pressato dalla situazione. Vedo anche delle ragazze carine, ma non suscitano il mio interesse. Vedo un tipo interessante, invece, coinvolto nella musica. Ho pensato che lui avrebbe potuto aiutarmi nella ricerca. Sembra sentirsi un po’ male oppure era una sua mossa di ballo, non saprei dirlo. Esce fuori. Dopo poco esco anch’io. Lo ritrovo in un gruppo di persone. Mi avvicino e mi faccio notare. Il primo a notarmi è questo ragazzo che si presenta come Stefano. Dico che sono in solitaria e cerco compagnia. Si presenta anche Giorgio. Parliamo un po’ e scopro che sono ingegneri anche loro. Il tipo che avevo seguito se n’è ritornato dentro e non ci ho scambiato neanche una parola. Arriva questa ragazza bellissima, si chiama Isabella ed è italo-brasiliana. Mi dice che fidanzata con il migliore amico di Stefano. Il suo ragazzo è a fare la leva militare, obbligatoria in Grecia. Scopro che gran parte delle persone in gruppo sono mezze greche. Mi si presentano Temistocle e Pablo. Pablo è il fratello di Stefano ed è ubriachissimo e incazzato nero perché la tipa con cui ha limonato settimana scorsa, sta limonando con un altro. Voleva andare a fare a botte con il tipo, che non c’entrava nulla. Scopro che Pablo ha diciannove anni, ma ne dimostra meno. Introduco l’argomento LSD a Giorgio mentre stavamo rientrando, mi accenna qualcosa, ma non approfondisco per via del caos. L’ambiente si è scaldato. Ci sono così tante persone che faccio fatica a trovare uno spazio dove ballare. Il gruppo l’ho perso, quindi da solo mi osservo un po’ intorno, magari in cerca di tipe. Noto alcune ragazzine, forse quindicenni, e mi fa strano sentirmi maturo in quell’ambiente. Non riesco ad ottenere uno sguardo di ricambio; neanche da una ragazza con gli occhi bellissimi, che mi hanno colpito. Rinuncio all’idea e mi sposto fuori. Ribecco il gruppo. Stanno per farsi una canna e il tipo strano che ho seguito, presentandosi, come “Cane Assassino” o “Perro”, ha chiesto a dei tipi la sigaretta e questi si sono avvicinati che volevano fumare. Dicono a Perro che è una persona di merda. Dopo che se ne sono andati dice qualcosa tipo: ”Credevano davvero avrei scambiato una sigaretta per la droga?” visibilmente divertito. Ricordo che Isabella nella conversazione avventura prima, mi ha detto che vuole studiare architetta in Svizzera e quest’anno sta studiando per passare il difficilissimo test. Ricordo che dentro, mentre ballavo, c’era una ragazza con abiti provocanti che faceva lap-dance e c’era uno schermo con delle bellissime immagini psichedeliche. La canna gira e mi chiedevo se sarebbe arrivata a me. Isabella chiede qual è la capitale del Venezuela. Perro risponde e guadagna la canna. La sapevo anch’io e avrei risposto prima di lui se avessi saputo il premio. Mi arriva la canna, faccio due o tre tiri e propongo la challenge “Come mi chiamo?”, per sedimentare il mio nome. Isabella risponde per prima e guadagna l’ultimo tiro. Intanto arriva notizia che Pablo è stato buttato fuori perché ha cercato di rubare un portafogli. Stefano dice che questa sarebbe stata “Serata MD” e imita uno strano modo di ballare e abbraccia qualcuno e dice “Ti voglio bene”. Emulando gli effetti dell’MD e ne sono divertito. Continuo la conversazione con Giorgio che mi dice che l’LSD non esiste. I cartoni che girano sono perlopiù merda e quello che ha provato lui gli ha causato solo mal di testa, niente allucinazioni. Un buttafuori sembra insospettito dalla mia bottiglietta d’acqua vuota, magari pensa sia MD. Torniamo dentro a prendere le giacche, li perdo e decido di avviarmi a casa da solo. Li rincontro. Per caso. Isabella mi chiede il contatto di Facebook. Sono con loro che prendono un panino con la porchetta. Perro ha un modo buffissimo di parlare, chiama la persone “Pische’” o “Fra’”. È romano e si è appena laureato alla Bocconi. Isabella ha gli occhi rossissimi e si prende cura di Pablo che sta fradicio di alcool. Vado alla fermata del bus e finalmente torno a casa alle cinque del mattino.
    6m 42s
  • Picnic

    23 FEB 2016 · Picnic C'era un comico ubriaco che faceva ridere e Francesco che si buttava a terra dalle risate e gli diceva che sa tirare la palla troppo in alto e deve fare il calciatore. Era innocente perché voleva giocare, mentre tutti avevano un po' paura. Così si è arrabbiato quando il suo amichetto un po' più grande ha smesso di tirare calci alla palla. Si è chiuso in se stesso, seduto sui calcagni, che voleva essere rincorso per ricevere delle scuse. Il bambino più grande salta addosso ad un giovane adulto per abbracciarlo e mostragli la stima e l'affetto. Come un nipote che adora lo zio. La mia compagnia si perde nel perdersi gli attimi di vita. Continuo a vivere e osservo gli scout che insegnano ai bambini che sentirsi esclusi è brutto. Escludere è una cosa che non si dovrebbe fare con gli altri bambini. Festeggiavano qualcosa insieme a tutti gli scout del mondo: persino quelli del Brasile e delle Hawaii. L'ubriaco è ancora lì che ama il suo cane e lo concia in modi improbabili con i propri vestiti e le scarpe in testa. Vuole festeggiare e giocare e far ridere. Più in la c'è un artista di strada che col cazzo che lo mangia il fuoco e sa fare i countdown da dieci a dieci. Una ragazza che legge mi fa venire voglia di salutare la timidezza e sedermi vicino a lei. Ci penso mentre passeggio e lei se n'era andata quando ripasso di lì; allora avevo voglia di sperare che lei tornasse e si sedesse vicino a me. Continuo a passeggiare e mi chiedo "dove si nasconde tutta l'umanità?". Nei parchi sembra svelarsi di più, ma si mostra inesperta. Una grande foto di una bambina dagli occhi grandissimi, mi seduce a farmi un giro sul trenino. Resto lusingato da chi mi guarda affascinato mentre scrivo.
    2m 16s
  • Mare In Tempesta

    15 FEB 2016 · Mare in tempesta. Secondo gli studi, stasera voglio divertirmi. Conosciamoci e nuotiamo naufraghiamo per favore. Scelgo la terra, la scelgo davvero, dopo tutto non vale l'aspettativa lo sai tre, quattro tante volte. Danzare, ecco dov'è che sei Non ci sarà premio oltre quello che già hai. Non sei quello che senti sta' attento a ricordarlo passeggia nella frustrazione come il Buddo che sorride. Il tuo premio è lì che sorride Sii paziente due anni
    41s
  • L'identità di Edoardo

    9 FEB 2016 · Questa è la storia di Leo. Un ingegnere, incuriosito dalla possibilità. Arriva dalle Ande, ha visto il deserto e la neve. Il suo obbiettivo è completare gli studi all'estero, per poi tornare e insegnare. Edoardo invece è uno spirito libero, studia ingegneria, e l'aveva dimenticato. Così, quando a pagina ottantatre legge la frase che dice "Uno spirito libero è solitario", si ricorda della prigione della realtà e viene turbato. Edoardo vuole essere diverso. Edoardo si rifiuta di essere normale. Edoardo si è sempre sentito un po’ anticonformista. Edoardo vuole essere unico. Il suo sorriso dice al mondo che è innocente e vuole solo vivere una vita tranquilla, tra i suoi libri e le tazze di te. È lei che porta Edoardo a mettersi in discussione sulla propria maturità Edoardo si immagina con lo spirito intrappolato in una vita noiosa a fare un lavoro d’ufficio. Edoardo è un adolescente. Edoardo è un adulto, con i suoi valori e l'intelligenza emotiva. Edoardo immagina la beatitudine nei funghi psichedelici e nella passione dell'innamoramento. Edoardo ritorna adulto e pensa che una buona vita sia quella vissuta nella routine arricchita dell'amore per lei. Edoardo vuole essere cresciuto come gli altri, con una mamma e la spensieratezza di chi a tredici anni non si preoccupa di quanti soldi ha in tasca il padre. Edoardo sarà ingegnere e un ottimo papà. Edoardo avrà dei figli che godranno della spensieratezza che non ha mai avuto. Edoardo ha diciannove anni e studia ingegneria informatica. Mi sarebbe piaciuto di più, forse, se fosse stata una storia come quella di Leo.
    1m 54s
  • Ritratto della Ragion Folle

    5 FEB 2016 · Ritratto della ragion folle Sono un aviatore. Temo la guerra, come le punture, che accrescono il volto raccolgono pinoli dai pini le pigne, le pillole arrivano i soldati, capitano, aspettano il pranzo e se la prendono perché non hanno diritto ad un sorriso. Prende le redini di una situazione incresciosa e incanala le calzamaglie Ma cosa sono le calzamaglie? Abiti da Santo ricoprono le cosce inservibili sul terreno arido, avido, amido La vedessi mai una patata Sono un aviatore e questa è la poesia della morte e dello choc
    44s
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Author Just the Real Me
Categories Society & Culture
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