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Startup in Italia o all'estero? Da dove parto per arrivare ai miei primi 10 milioni di euro

Startup in Italia o all'estero? Da dove parto per arrivare ai miei primi 10 milioni di euro
Sep 25, 2016 · 25m 57s

Quanto è vero che fondare oggi un'azienda in Italia sia un errore? Meglio partire direttamente dall’estero o nascere in Italia e poi internazionalizzarsi? Agli occhi di un investitore internazionale, quali...

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Quanto è vero che fondare oggi un'azienda in Italia sia un errore?
Meglio partire direttamente dall’estero o nascere in Italia e poi internazionalizzarsi?
Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi o positivi comporta essere una società italiana?

Se anche tu ti poni le stesse domande, questa puntata è fatta apposta per te. Oggi infatti ci collegheremo con San Francisco dove ci faremo svelare da Armando Bondi i segreti delle startup di successo.
Per chi non conoscesse Armando Biondi, Armando è un imprenditore italiano che vive a San Francisco, co-founder di AdEspresso, una piattaforma per ottimizzare le campagne di advertising su Facebook e fondatore di numerose altre startup di successo.

Quanto è vero che fondare in Italia è un errore? Meglio fondare all’estero o nascere in Italia e poi internazionalizzarsi? Quali sono le differenze?
Oggi, il consiglio che dò alle persone che me lo chiedono è che viviamo in un contesto abbastanza diverso già da quella di qualche anno fa. Per tutta una serie di macro-trend che sono in pieno svolgimento la situazione è cambiata rispetto a qualche anno fa. Fondare la propria company o la propria startup è possibile farlo in maniera economica ovunque. L’accesso a internet ti permette di risolvere tutta una serie di cose che 10/15 anni fa non avresti potuto risolvere se non stando negli hub tecnologici. Quindi l’accesso al “cominciare qualche cosa da zero” è molto basso. Paradossalmente è facile. D’altra parte la sfida di quelli che erano una volta gli hub tecnologici principali come San Francisco (il numero uno al mondo…), New York (che è il numero due) oppure Los Angeles, Israele per alcune cose...si è fatta molto più competitivo e costosa. San Francisco e New York sono oggi due fra le città più costose al mondo proprio perché si è creata questa concentrazione di capitali da una parte, startup dall’altra e ancora talento e possibilità di exit, ecc...Tutto questo fa crescere paurosamente il costo della vita.
Quindi, in realtà l’idea di doversi spostare da qualche parte per cominciare a fare startup, oggi è abbastanza controproducente. Perché spostarti a San Francisco con zero prodotto, zero revenue, zero funding aumentano le possibilità di fare un buco nell’acqua.
È un ambiente più competitivo e più costoso e quindi il consiglio che dò è quello di partire a fare un side-project che stuzzica la tua ambizione di partire dove sei. Oggi chiunque può farlo. Se questa cosa ha gambe e potenziale per crescere generando un riscontro tangibile, reale e concreto sul mercato allora si può pensare di raccogliere qualche capitale e di spostarsi in un hub tecnologico più completo e consolidato.
Da questo punto di vista non è una brutta idea, invece di mirare al numero uno degli hub San Francisco, andare a provare in un livello superiore ma senza puntare al numero uno come può essere ad esempio Berlino o Londra.

Agli occhi di un investitore internazionale, quali aspetti negativi o positivi comporta essere una società italiana? Cosa possiamo fare per renderci più appetibili?
Ci sono due aspetti da considerare. Un vantaggio e uno svantaggio. Lo svantaggio è che di solito chi ha capitali da investire, chiunque oggi ti può dare 5-10-15k€ e fare l’investor. Senza stare a scomodare i VC. Ma diciamo che i primi 250k€ puoi iniziare a raccoglierli più o meno ovunque. Lo svantaggio di tutto ciò è chi ha disponibilità di capitali ha preferenza per investimenti in economie che conosce. Quindi è più difficile che un investitore inglese decida di investire in una company italiana. È molto più facile che investa in una company inglese. Lo stesso vale per gli americani. È molto più facile per un investire americano investa in una company inglese, ancora più difficile che lo faccia in una italiana. Questo per un motivo molto semplice: la conoscenza dell’ecosistema fiscale ed economico è maggiore nell’area di appartenenza. Sei più tranquillo quando dici: “sto già rischiando il mio capitale e non voglio un ulteriore elemento di rischio come la non conoscenza dell’ecosistema fiscale e legislativo”. Non parlo solo dei benefici fiscali di un Paese ma proprio di come funziona il business, il fatto che ci sia una legislazione di un certo tipo, che le company siano fatte in un certo modo, che ci siano delle dinamiche nel gestire gli affari proprie di quel Paese.

Continua su:
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### NOTE DELLA PUNTATA ###

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Se invece vi incuriosisce sapere di più della sua startup potete visitare
http://www.adespresso.com/

Il libro citato da Armando durante lo show si intitola

From Zero to One
http://amzn.to/2cmm6H6
di Peter Thiel.

### PODCAST ###

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