Nel 2020 passò quasi in sordina la rottura del privacy shield, se ne parlò
qui.Questo scudo il cui nome rassicurante sembrava mettere al sicuro la privacy in realtà era stato eretto per scopi differenti, tanto è vero che è stato invalidato perché chi si attiene alle indicazioni contenute in quell’accordo viola il GDPR.Come se non bastasse il Cloud Act continua a rimanere in vigore negli USA, ricordiamo come in questo documento dal valore legale si dichiari esplicitamente che:“
In primo luogo, la legge autorizza gli Stati Uniti a stringere accordi operativi con altri paesi che soddisfano determinati criteri, come il rispetto dello stato di diritto, al fine di affrontare il problema del conflitto tra leggi. Per le indagini su reati gravi gli accordi sul cloud possono essere utilizzati per rimuovere le restrizioni previste dalle leggi di ciascun paese …In secondo luogo, il Cloud Act rende esplicito nella legge statunitense il principio consolidato negli Stati Uniti e a livello internazionale secondo cui a una società soggetta alla giurisdizione di un paese (USA ndr) può essere richiesto di produrre i dati che la società controlla, indipendentemente da dove siano memorizzati, in qualsiasi momento…”