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Il termine rispetto etimologicamente deriva dal latino 'respicere' e può essere tradotto con guardare indietro. Possiamo dare due interpretazioni a questo “guardare indietro”: per aver rispetto dobbiamo sapere guardarci indietro, ma può voler dire anche sguardo che ci torna dall’altro, ovvero come l’altro mi guarda.
Per comprendere cosa sia per noi il rispetto dobbiamo partire dal tipo di linguaggio che associamo al concetto di rispetto, soprattutto ai verbi che usiamo per parlare di rispetto. Esigere rispetto, pretendere, ottenere, guadagnare, dare, concedere il rispetto: questo linguaggio è figlio di una cultura deformata al livello relazionale. Il linguaggio poi diventa un modo di pensare e di agire.
Rispetto non è sottomissione, non è paura. Non è un oggetto da scambiare da dare o ricevere.
Allora cosa è? Qual è il linguaggio giusto da utilizzare quando parliamo di rispetto?
È creare. Creare rispetto. È un valore relazionale che si crea, appunto, in una relazione.
Come si crea una relazione di rispetto?
4 modi per farsi rispettare, o meglio, per creare rispetto:
1) costruisco trasparenza: quando sono congruente e trasparente creo rispetto nella relazione: conosco i miei bisogni, ma per conoscerli bisogna che io mi ascolti.
2) Mi rispetto e rispetto l’altro: se non ti rispetti gli altri si sentiranno autorizzati ad avere atteggiamenti poco rispettosi. Come posso rispettarmi? Innanzitutto imparando a conoscermi, imparando ad amarmi, a prendermi cura di me stesso.
3) Mostro i miei bisogni all’altro: nella relazione indago i miei bisogni e quelli dell’altro, e non li giudico, li rispetto. Come mostriamo i nostri bisogni? Li mostriamo o li lasciamo intuire? Che linguaggio utilizziamo? Con la pretesa? Con la lamentela? Con l’accusa? Come accogliamo i bisogni dell’altro?
4) Stabilisco confini chiari: se un confine non è chiaro, in che modo si può rispettarlo? È impossibile rispettare un confine quando non è ben definito. È necessario, nelle relazioni, chiarire i confini a noi stessi e chiarirli con l’altro. E saperli difendere.
Poiché non sappiamo definire in modo chiaro i nostri confini e a volte non sappiamo comunicarli, rischiamo di incorrere in questi due errori:
1) pretendo: accumulo rabbia senza esprimere i miei bisogni o stabilire i miei confini e quindi arrivo al punto di pretendere il rispetto.
2) Mendico: accumulo tristezza, cercando di ottenere il rispetto compiacendo l’altro.
Entrambe queste strategie sono fallimentari, poiché essendo il rispetto un bene relazionale, può essere soltanto costruito, non preteso o mendicato.
Il termine rispetto etimologicamente deriva dal latino 'respicere' e può essere tradotto con guardare indietro. Possiamo dare due interpretazioni a questo “guardare indietro”: per aver rispetto dobbiamo sapere guardarci indietro, ma può voler dire anche sguardo che ci torna dall’altro, ovvero come l’altro mi guarda. Per comprendere cosa sia per noi il rispetto dobbiamo partire dal tipo di linguaggio che associamo al concetto di rispetto, soprattutto ai verbi che usiamo per parlare di rispetto. Esigere rispetto, pretendere, ottenere, guadagnare, dare, concedere il rispetto: questo linguaggio è figlio di una cultura deformata al livello relazionale. Il linguaggio poi diventa un modo di pensare e di agire. Rispetto non è sottomissione, non è paura. Non è un oggetto da scambiare da dare o ricevere. Allora cosa è? Qual è il linguaggio giusto da utilizzare quando parliamo di rispetto? È creare. Creare rispetto. È un valore relazionale che si crea, appunto, in una relazione. Come si crea una relazione di rispetto? 4 modi per farsi rispettare, o meglio, per creare rispetto: 1) costruisco trasparenza: quando sono congruente e trasparente creo rispetto nella relazione: conosco i miei bisogni, ma per conoscerli bisogna che io mi ascolti. 2) Mi rispetto e rispetto l’altro: se non ti rispetti gli altri si sentiranno autorizzati ad avere atteggiamenti poco rispettosi. Come posso rispettarmi? Innanzitutto imparando a conoscermi, imparando ad amarmi, a prendermi cura di me stesso. 3) Mostro i miei bisogni all’altro: nella relazione indago i miei bisogni e quelli dell’altro, e non li giudico, li rispetto. Come mostriamo i nostri bisogni? Li mostriamo o li lasciamo intuire? Che linguaggio utilizziamo? Con la pretesa? Con la lamentela? Con l’accusa? Come accogliamo i bisogni dell’altro? 4) Stabilisco confini chiari: se un confine non è chiaro, in che modo si può rispettarlo? È impossibile rispettare un confine quando non è ben definito. È necessario, nelle relazioni, chiarire i confini a noi stessi e chiarirli con l’altro. E saperli difendere. Poiché non sappiamo definire in modo chiaro i nostri confini e a volte non sappiamo comunicarli, rischiamo di incorrere in questi due errori: 1) pretendo: accumulo rabbia senza esprimere i miei bisogni o stabilire i miei confini e quindi arrivo al punto di pretendere il rispetto. 2) Mendico: accumulo tristezza, cercando di ottenere il rispetto compiacendo l’altro. Entrambe queste strategie sono fallimentari, poiché essendo il rispetto un bene relazionale, può essere soltanto costruito, non preteso o mendicato. read more read less

2 years ago #amore, #bisogni, #consapevolezza, #crescita, #cultura, #cura, #giudizio, #linguaggio, #relazione, #riflessione, #rispettare, #rispetto