Prima di procedere all’analisi del caso Porsche, è bene fare un piccolo accenno a quella che è una quotazione, o IPO. Con riferimento all’IPO prendiamo in considerazione l’apertura del capitale, da parte di una società, al mercato. Questo processo, definito di “quotazione”, è un processo articolato e complesso, ma che può, allo stesso tempo, essere riassunto in 4 fasi: Preparazione, Due Diligence, Istruttoria e Collocamento, ognuna delle quali con il coinvolgimento di diversi soggetti con compiti specifici.
Dopo una lunga storia, partita il 25 aprile 1931 per mano di Ferdinand Porsche, la casa automobilistica in questione, ha deciso di aprire il proprio capitale al mercato, quotandosi (esattamente il 29 settembre 2022), e facendolo con un chiaro riferimento a quello che è il suo modello per eccellenza, il Porsche 911 con il capitale che è stato suddiviso, appunto, in 911 milioni di azioni di cui 455,5 milioni ordinarie e 455,5 milioni privilegiate. Secondo una stima interna al gruppo la valutazione si aggirerebbe intorno ai 70/75 miliardi di euro, in decremento rispetto alle stime che si prospettavano intorno ai 90 miliardi, a causa del peggioramento delle attuali situazioni dei mercati ma anche della situazione geopolitica.
I risultati reali che sono emersi il primo giorno di quotazione sono chiari. L’offerta ha aperto con un prezzo di vendita iniziale delle azioni di 82,50 euro, attestandosi come la più grande IPO in Germania dal 1966.
La società entro la fine dell’anno mira a ricavi che vanno oltre i 39 miliardi e un ritorno sulle vendite fino al 18%, in aumento di due punti rispetto allo scorso anno.

A cura di: Simone Caterisano