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La vita spirituale e l'orazione

  • 0 - Prefazione

    22 MAR 2022 · PREFAZIONE Quest’opera, composta molti anni fa, non era destinata al pubblico. L’autrice la scrisse per una sola famiglia religiosa, come una guida attraverso i numerosi scritti della tradizione cristiana sull’orazione e come filo conduttore fra le opere che la letteratura religiosa continua a offrire alle anime senza sempre chiarire convenientemente verità e principi che sono antichi come il mondo. Gli errori, in questi casi, hanno sempre conseguenze deleterie, e pertanto è parso utile, nell’interesse delle anime, precisare alcune verità fondamentali che illuminino le vie dello spirito. Il libro non ha pretese di cultura o di erudizione; non contiene cose nuove; l’unica sua ambizione è forse quella di essere assolutamente tradizionale e antico. L’autrice stimerebbe di aver raggiunto compiutamente il suo scopo se Dio si degnasse servirsi di queste pagine per far brillare qualche scintilla dello Spirito divino nelle anime che lo cercano nella notte del tempo presente. Il libro non si rivolge alle anime superficiali né agli spiriti leggeri, impegnati dalle sollecitudini del mondo; gli argomenti trattati in queste pagine li farebbero senza dubbio sorridere: orazione e contemplazione appaiono loro tutt’al più come pie chimere; inutili e inoffensive agli occhi dei più ben disposti, da altri sono giudicate in genere come una specie di malattia mentale o di bizzarro fenomeno prodotto dal fanatismo o dalle allucinazioni. I veri figli della Chiesa cattolica pensano altrimenti: essi sanno che l’uomo è fatto per unirsi a Dio, che Dio è il suo fine, che la grazia del battesimo ha infuso nella sua anima immortale aspirazioni e; attitudini soprannaturali che non si possono reprimere con la forza. Essi sanno che l’uomo, pur senza conoscere le vie straordinarie,per il solo fatto di essere cristiano e figlio di Dio, non può senza pericolo e senza colpa disinteressarsi delle cose divine né distoglierne lo sguardo. «Non veniamo al mondo per osservare le cose create, ma per contemplare direttamente il creatore di tutte le cose, in modo che sia il nostro spirito a vederlo... È Dio che dobbiamo contemplare con gli occhi dell’anima, non il mondo con gli occhi corporei; l’occhio infatti è materiale, come il mondo che esso contempla; Dio invece, immortale, ha voluto che immortale fosse anche la nostra anima. Contemplare Dio significa onorare e amare in lui il Padre comune del genere umano». Così hanno pensato i veri filosofi di ogni tempo, per i quali la vita umana, anche nel suo passaggio terreno, ha un destino diverso dalla vita dei sensi. Ma perché citare i filosofi cristiani quando lo stesso Verbo Incarnato, riprendendo il messaggio che già era stato rivolto all’antico Israele, lo ha riproposto e consacrato per sempre affermando: «Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio »2? Ecco tracciato il destino umano. Questo nutrimento spirituale più necessario all’uomo del pane materiale altro non è che il Verbo divino, la verità essenziale, il pane vivo disceso dal cielo, che è anche il pane degli Angeli e oggetto della loro contemplazione eterna; e l’impegno primo della nostra vita presente è di dare alle nostre anime tale nutrimento misterioso, che consiste nel conoscere il solo vero Dio e colui che egli ha mandato, Gesù Cristo.3 Poco importa se soltanto pochi si danno pensiero di queste aspirazioni soprannaturali dell’anima battezzata, o se esse rimangono abitualmente estranee a quelli che sono chiamati i saggi di questo mondo.4 A giustificare ampiamente questo libro basterebbe il grande interesse delle anime assetate di perfezione a trovare nozioni precise, semplici e chiare che ci aiutino a raccogliere con saggezza ciò che devono imitare e rispecchiare dagli esempi e dagli insegnamenti spirituali. Senza questa capacità di discernimento hanno libero corso idee false o imprecise, e l'illusione trova appoggio nei libri stessi che si prefiggono l’edificazione. Senza dubbio, lo Spirito di Dio veglia su quanti gli appartengono, e spesso una segreta repulsione dice allo spirito retto senza lunghe circonlocuzioni, quale dottrina gli è più utile. Una pecora non bruca a caso tutte le erbe che trova su un ricco pascolo; il suo istinto la conduce con sicurezza a preferire le une, a scartare le altre, e la sua scelta non sarà quasi mai malaccorta. Nello stesso modo si comporta l’anima avveduta e saggia riguardo al suo nutrimento soprannaturale: una saggezza superiore alla saggezza umana aiuta le anime a sceverare quanto è necessario al loro stato, secondo le circostanze e anche secondo le tappe della vita spirituale che stanno attraversando. L’anima, però, è più sicura di evitare brancolamenti e perdite di tempo quando può consultare una guida esperta. È quanto consigliano i nostri libri santi: «Ma frequenta l’uomo pio, chiunque sia quegli che avrai conosciuto ben timorato di Dio, l’anima del quale è secondo l’anima tua, e che quando tu vacillassi tra le tenebre, abbia compassione di te».5 E lo stesso consiglio ci danno i maestri della vita spirituale. A nostro avviso, in questo campo è saggio rinunciare alla curiosità, alle letture senza fine, e ciò per non sovraccaricare la mente con una quantità esagerata di nozioni; come infatti lo stomaco si affatica per un nutrimento sovrabbondante, così l’anima può cedere sotto il peso soffocante di una esagerata avidità di sapere. Anche nel bene è conveniente serbare sempre una certa sobrietà, secondo la sentenza del Saggio: «Non voler essere troppo giusto, e non fare il savio più che non sia necessario»6 Un consiglio analogo dà l’Apostolo riguardo all uso dei doni spirituali: «Dico dunque, per la grazia che mi è stata data, a quanti sono tra voi, che non siano saggi più di quel che convenga di essere saggi, ma siano moderatamente saggi, e secondo la misura della fede distribuita da Dio a ciascuno ».7 D’altra parte, è certo che il progresso di un’anima sulla via della perfezione non è legato al numero di nozioni che acquisisce, bensì all’assimilazione attiva che ne fa. Una sola sentenza del Vangelo può condurre alla santità; ce lo insegna il nostro Maestro: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e con tutta l'anima tua e con tutto il tuo spirito. Questo è il massimo e primo comandamento. Il secondo poi è simile a questo: amerai il tuo prossimo come te stesso. Su questi due comandamenti s fonda tutta la Legge e i Profeti»8 Uno dei più eminenti maestri di vita spirituale, san Giovanni della Croce, inculcava gli stessi principi: «Ciò che manca, supposto che di qualcosa si senta la mancanza, non è lo scrivere né il parlare, perché tutto questo anzi abbonda: ciò di cui dobbiamo sentire la mancanza è il tacere e l’agire... Quando si è fatto conoscere a un'anima tutto quello che è necessario al suo progredire, essa non ha più bisogno né di prestare orecchio alle parole degli altri, né di parlare essa stessa: non ha che da mettere in pratica quanto conosce, con generosità, applicazione e silenzio, in umiltà, carità e disprezzo di sé, senza l’irrequieta ricerca di cose nuove, che servono soltanto a soddisfare l’appetito delle consolazioni esteriori senza esaurirlo, e che lasciano l’anima debole, vuota, spoglia di spirito interiore e di virtù autentica. Succede a quest’anima quel che accadrebbe a colui che tornasse a prendere cibo prima di aver digerito il precedente: il calore naturale, dividendosi fra tutti questi cibi, non sarebbe sufficiente a fargli assimilare il tutto e convertirlo in sostanza; è di qui che provengono le malattie »9. Nella vita dello spirito, infatti, conta soltanto ciò che è tradotto nella pratica. I bei pensieri, i grandi sentimenti che non producono solide virtù non hanno valore alcuno; il collaudo di una dottrina si ha nella pratica. Il desiderio di istruirsi nella scienza soprannaturale denota senza dubbio uno spirito retto; ma chi si limita a studiare la verità, senza la volontà efficace di mettere a frutto le ricchezze dell’intelligenza, dà prova di illogicità e di debole convinzione. La nostra fede ha la caratteristica di allenarci a mettere in pratica tutte le verità che ci insegna. Essa non implica alcuna teoria che non sia destinata a trasformarsi in pratica: in essa none c'è posto per i sognatori e gli elaboratori di sistemi; la nostra fede forma soltanto persone che agiscono in conformità con quanto credono. Vivono la fede coloro che hanno cuore retto, che traggono tutte le conseguenze logiche dalle loro convinzioni; in una parola, contano quelli che san Paolo chiama «santi». Nessuno si meravigli quindi di trovare nelle pagine che seguono molti più principi che sentimenti, verità destinate più a facilitare l'azione che a soddisfare lo spirito. L’autrice non ha cercato di soddisfare la curiosità, anche la più legittima, ma di far crescere nelle anime il desiderio di unirsi fin da questo mondo a Dio, a gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, che esse sono destinate a contemplare per l’eternità.
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  • 7 - Cap. II - Che cos'è la vita spirituale - Le tre vie, purgativa, illuminativa ed unitiva, dottrina tradizionale

    31 MAR 2022 · L'autrice descrive le tre vie che tradizionalmente la Chiesa ha insegnato e tramamndato come tappe interiori per giungere a quella pienezza di Cristo che è vera meta di ogni fedele.
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  • 8 - Cap. III - Chi è adatto alla vita spirituale

    1 APR 2022 · Comprende tre paragrafi: - L'unità del corpo mistico - L'unione con Dio è accessibile a tutti - La via dei precetti e la via dei consigli
    10m 16s
  • 9 - Cap. IV - L'unione spirituale, sebbene proposta a tutti i cristiani, è tuttavia una grazia

    9 APR 2022 · Contiene i seguenti paragrafi: - Una grazia che occorre sforzarsi di ottenere; - L'insegnamento della scrittura:; - Chiedere questa grazia per altri; - Per servire la chiesa e l'umanità;
    11m 33s
Secondo la Sacra Scrittura e la tradizione monastica
Audio libro di Cècile J. Bruyère
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