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Triduo Pasquale 2023

  • Lunedì di Pasqua 10 aprile 2023 «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? È risorto» (cf Lc 24, 5-6).

    10 APR 2023 · Lunedì di Pasqua 2023 «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? È risorto» (cf Lc 24, 5-6). Se Gesù non risorge nella nostra vita, vana è la nostra fede! Sì, Gesù è risorto! È lui il Cristo, il Figlio di Dio venuto ad aprire il Cielo salvando l’umanità dalla morte. È talmente sconvolgente, inaccessibile, incredibile questa verità storica che gli stessi discepoli di Gesù, le stesse donne che lo seguivano stentarono a crederlo, rivedendolo in un corpo risorto e vivo. San Giovanni, del resto, è chiaro quando scrive: «Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti» (Gv 20, 9). Il ritardo dei contemporanei di Gesù, in fondo, è anche il nostro. Non basta conoscere la Scrittura e comprenderla, non basta essere discepoli se poi non crediamo veramente e fino in fondo. Difatti, la Risurrezione di Gesù si addice alla fede più che alla ragione, per quanto la stessa ragione abbia tutte le evidenze per smettere di ostinarsi a non credere e decidersi a varcare la soglia della verità. Un insegnamento, allo scopo, lo riceviamo da un centurione, non da un seguace di Gesù: ai piedi della croce, vedendolo morire, questo romano è capace di fugare i nostri dubbi, le nostre cadute di fede, il nostro vagare nel buio dell’incredulità. Egli afferma: «Davvero costui era il figlio di Dio» (Mt 27, 54). Sì, Gesù è Dio! Questa è la questione fondamentale posta dalla risurrezione di Gesù. A che serve questionare con lungaggini storiche e filologiche per cercare l’inganno o attenuare la portata del più grande evento che la storia abbia mai raccontato? Gesù è veramente risorto e vive! È tornato in vita per vivere e per portarci alla vita. È risorto perché ogni nostro punto di morte, fino alla morte, non abbia più alcun potere su di noi, affliggendoci e rovinandoci l’esistenza. Siamo fatti per la vita! Siamo fatti per una vita nuova! Siamo fatti per la vita eterna! Siamo impastati di eternità! Siamo destinati a vivere per sempre in Cielo! Siamo uomini e donne celesti, non solo terrestri! Siamo uomini e donne abitate dallo Spirito del Risorto! Svegliamoci dal sonno mortale che è caduto su di noi, sulle nostre responsabilità, sulle nostre decadenze morali, sulla nostra svogliatezza spirituale, sulla nostra arrendevolezza dinanzi ai mali della storia. Svegliamoci e lasciamo che Gesù risusciti nella nostra vita, perché a nulla vale che sia risorto e che viva, se non risorge e non vive in me! Non facciamo, allora, come le donne che, andate al sepolcro; scrive san Luca: «Vista la pietra che era stata rimossa dal sepolcro e non trovando il corpo del Signore Gesù, si domandavano che senso avesse tutto questo» (cf Lc 24, 1-4). È tempo di credere! È tempo di proclamare che Gesù è risorto! E come accadde a quelle donne, lasciamo che si presentino a noi – come attesta ancora l’evangelista Luca – «due uomini in abito sfolgorante» e che ci dicano: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (cf Lc 24, 4-6). Gesù non è più lì dove è morto. Gesù non è più lì dove lo attendiamo senza speranza. Gesù non è più lì dove tutto sembra essere finito. Gesù è risorto!
    4m 22s
  • Domenica Santa 9 aprile Pasqua 2023 - Alleluja! Gesù è risorto!

    10 APR 2023 · La responsabilità dell’Alleluja Alleluja! Gesù è risorto! E chi ascolta replica: “È veramente risorto!” Abbiamo imparato questo dialogo dalla tradizione cristiana ortodossa. Vorrei forzare e attualizzare questa espressione pasquale sostituendo l’avverbio che esclama “veramente” con un altro avverbio, in forma interrogativa: “finalmente”. “Gesù, è finalmente risorto?” Cioè, alla fine, alla fine di tutto, al termine di tutte le morti vigenti, alla fine di tutte le domande di risurrezione che ci sono nel mondo, nel cuore dell’uomo e dei popoli, finalmente, Gesù è risorto? Gesù non è risorto e deve risorgere nella famiglia Parini di Roma. Alessandro 35 anni, passeggiava a Tel Aviv, in uno dei lungomari più belli e sicuri al mondo, non lontano dal porto storico, biblico di Giaffa da cui salparono i primi cristiani per evangelizzare il mondo. Alessandro muore innocente sotto i colpi di un insensato terrorismo religioso, che in nome di Dio ha fatto morti da anni in tutto il mondo, in tutte le capitali del mondo. Gesù non è risorto e deve risorgere nella famiglia Berdiansky di Chop, in Ucraina. Oleg, 22 anni, è stato mandato a Bakhmut, a combattere una insensata guerra di potere che sta falcidiando migliaia e migliaia di giovani cristiani ucraini e russi, che in futuro sapranno solo odiarsi e vendicare. La zia Zhanna, una cara amica scappata un anno fa dall’Ucraina, mi ha dato notizia della morte di Oleg, nello stesso momento in cui moriva Alessandro Parini. Oleg, ha fatto la fine del padre. Oleg aveva 3 anni quando il padre ucraino, militare, moriva a 33 anni. Oleg non festeggerà la Pasqua a casa con la sua mamma vedova. Mi fermo, perché il racconto sarebbe straziante; eppure, ci fa bene, se vogliamo affermare, proclamare che “Gesù è veramente risorto”: risorto sul male, sulla morte, sui peccati del mondo, sul potere demoniaco che sta distruggendo l’uomo e il creato. Noi che gridiamo “Alleluja, Gesù è risorto” abbiamo una responsabilità, la responsabilità dell’Alleluja! Vorrei farvi “Auguri responsabili”. Vorrei reclutare i “militanti dell’Alleluja”, quelli che non si arrendono quando la risurrezione di Gesù sembra tardare, quelli che in mezzo alle prove e alle sofferenze non smettono di lodare Dio. Alleluja, in ebraico, significa “Lodare il Signore”. L’acclamazione Alleluja, nella tradizione cristiana antica, si pronunciava solo a Pasqua. Poi si estese al tempo pasquale e poi a ogni celebrazione della Messa, a eccezione del tempo quaresimale. Oggi è il giorno per eccellenza dell’Alleluja della nostra fede! Oggi è il giorno in cui non possiamo vanificare la risurrezione di Gesù, facendo prevalere il lamento di morte: Dio va lodato ed esaltato sopra ogni cosa, sempre! Questa è la lezione dell’Alleluja, in vista del Cielo dove di ode il canto eterno dell’Alleluja! Abbiamo la responsabilità di lodare Dio – Alleluja – per quanti non lo lodano. Abbiamo la responsabilità di lodare Dio – Alleluja – per quanti soffrono e hanno la voce spezzata dal dolore e dalla disperazione. Abbiamo la responsabilità di lodare Dio – Alleluja – per quanti attendono il riscatto delle ingiustizie subite, delle morti subite. Abbiamo la responsabilità di lodare Dio – Alleluja – per quanti vivono nel peccato e lodano gli idoli muti che non possono salvare. Abbiamo la responsabilità di lodare Dio – Alleluja – per i nostri figli che non hanno la fede o per quanti la fede l’hanno perduta o l’hanno messa nel cassetto dei ricordi. Oggi è il giorno del mio Alleluja, del Tuo Alleluja, se “Cristo è veramente Risorto”. Non muoia la lode a Gesù Risorto sulle nostre labbra! Non muoia la gioia cristiana nei nostri volti! Non muoia il dono di Gesù vivo nelle nostre mani, pronte a darlo a tutti! Gesù è risorto per me! Gesù è risorto per ogni uomo e donna che è sulla terra! Che il Cristo viva! Che il Cristo torni a vivere! Che il Cristo riempia di vita il mondo! E noi non stanchiamoci di gridare: “Alleluja, Gesù è risorto!” Auguri, cari miei, vera Pasqua di Risurrezione di Gesù! Auguri veri e responsabili a ciascuno di Voi! Alleluja!
    5m 37s
  • Sabato Santo 8 aprile 2023 «… e già splendevano le luci del sabato» (Lc 23, 54)

    8 APR 2023 · «… e già splendevano le luci del sabato» (Lc 23, 54). Oggi facciamo memoria del giorno seguente la morte di Gesù. È sabato. La croce è vuota; lo sarà anche il sepolcro di Gesù. Il silenzio avvolge il Golgota, non si ode più il lamento delle donne. Quanti luoghi del mondo rimangono avvolti nelle tenebre di morte, senza che nessuno si procuri di illuminare il dolore con la speranza della vita eterna, della vita oltre la morte. In questo sabato, in cui tutto sembra essere finito per quanti avevano sperato in Gesù come il liberatore d’Israele, Gesù scende negli inferi e diventa il vero, il solo liberatore della morte, di tutti coloro che sono morti riponendo la loro speranza nel Signore. Gesù scende negli inferi per portare l’annuncio di salvezza, compimento del Vangelo della salvezza, là dove nessun altro uomo avrebbe potuto, come nessun altro uomo avrebbe potuto. Scrive a tal proposito san Pietro: «La buona novella è stata annunciata anche ai morti» (1 Pt 4, 6), commentando così le parole pronunciate da Gesù stesso: «In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno» (Gv 5, 25). Le luci del sabato, del giorno seguente la morte di Gesù, prima che sulla città di Gerusalemme si accesero proprio negli inferi dove Gesù, morto tra i morti, risorge, per essere fonte di risurrezione per ogni uomo, per i morti e per i vivi, per tutti noi che un giorno moriremo. Gesù è la luce del sabato delle nostre città ammorbate dallo spirito di morte, da una cultura della morte che affascina e asserve le nuove generazioni. Gesù è la luce di tutti i sabati della storia che attendono la giustizia divina della risurrezione. Quante tombe ospitano morti anonimi senza destino! Quanti cimiteri a cielo aperto, come il Mar Mediterraneo o come i teatri di guerra d’Ucraina, dello Yemen o del Myanmar, dell’Etiopia o della Siria o dell’Afghanistan sembrano inferi senza speranza! Nel silenzio del Sabato Santo si oda la nostra preghiera. Come afferma san Paolo: «si compirà la parola della Scrittura: “La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?”. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!» (1 Cor 12, 54- 55.57).
    3m 17s
  • Venerdì Santo 7 aprile 2023 «Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce»

    7 APR 2023 · Venerdì Santo 2023 Muore per vincere la morte: si spalanca l’eternità! «Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce» (1 Pt 2, 24). Oggi facciamo memoria della passione e della morte di Gesù sulla croce. Nessuno più di Gesù è titolato nel dire: “Ti amo da morire, da morire per te!”. Ma morire davvero e con la morte più ignominiosa e violenta che si potesse augurare a un nemico. E c’è di più: morire per i peccati altrui, per i nostri peccati. Questa è la sconvolgente chiave di volta del Cristianesimo; è la vera, immensa regalità del Dio fatto uomo. Osserviamo i salvatori umani: i filantropi e i benefattori di questo mondo al meglio si danno da fare per risolvere i problemi connessi alla vita terrena; dunque, a salvarci dalla povertà, dall’indigenza, dalle malattie, dalle ingiustizie, da tutto ciò che lede la dignità dell’uomo e lo rende infelice su questa terra. Ma questo non è Gesù. Gesù, con la Sua morte, viene a dirci che siamo fatti per il Cielo. Salvando dai peccati, Lui salva dalla vera morte, alla quale nessun uomo potrà mai sottrarsi: la morte eterna. «Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce» (1 Pt 2, 24). Quando mai si è udito nulla di simile? Morire per i peccati altrui. Lasciarsi inchiodare sulla croce con i miei, i nostri peccati per lasciarli lì, impotenti, morti su quel legno, per poi scendere dalla croce, vittorioso sulla morte, su ogni nostro punto di morte già scritto nel documento sfavorevole della nostra vita, per aprire all’umanità la sola possibilità di una vera vita, di una vita senza fine. Ben lo riassume san Paolo quando scrive: «Con Gesù Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa dei peccati, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce» (cf Col 2, 13-14). La morte di Gesù vince la morte e ci spalanca la vita eterna! “O corona di spine, che cingesti il capo di Gesù facendo sanguinare il Suo capo: ti contemplo, perché ora comprendo che i tuoi aculei erano i miei peccati! O chiodi, che perforaste le mani e i piedi di Gesù crocifiggendolo al legno di morte: vi contemplo, perché ora comprendo che a ogni colpo di martello ero io a far soffrire fino alla morte Gesù!”. Signore Gesù, con le stesse parole del Re Davide, anche io sinceramente voglio pregarti: «Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto. Cancella tutte le mie colpe. Rendimi la gioia di essere salvato, Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, la mia lingua esalterà la tua giustizia» (Sal 50, 6.11.14.16).
    3m 45s
  • Giovedì Santo 6 aprile 2023 «Un solo pane, un solo corpo»

    6 APR 2023 · Oggi facciamo memoria dell’ultima Cena di Gesù con gli Apostoli e dell’Istituzione dell’Eucaristia. Quella sera, prima di andare incontro alla Sua passione e morte, Gesù disse: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (Lc 22, 19). Un corpo ci viene consegnato. Quel bambino Gesù, che misteriosamente veniva alla luce a Nazareth, ora sta per dare drammaticamente la sua vita sulla croce a Gerusalemme. È la sconvolgente cifra dell’incarnazione del Figlio di Dio; l’epilogo di una storia salvifica già scritta, eppure da compiersi. Un corpo – Gesù – ci è dato di ricevere e, al contempo, un corpo – in Gesù – ci è chiesto di diventare. È quanto accade e si ripete ogni giorno, da duemila anni, nel miracolo dell’Eucaristia: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6, 56). In quel pane eucaristico è la Chiesa; in ogni chicco i suoi fedeli; nel lievito è lo Spirito Santo, che fermenta e forma l’unità del pane. Ben lo ricapitola san Paolo, quando scrive: «Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane» (1 Cor 10, 17). Gesù è un corpo che, come un pane, continua a spezzarsi: da tutti può essere mangiato, perché a null’altro serve se non a sfamare. Non c’è alimento più antico e popolare del pane, ma se non ci facciamo poveri come un tozzo di pane, non potremo capire nulla dell’Eucaristia, di un amore che non è fatto per essere consumato, ma per moltiplicarsi nella misura in cui si condivide! Gesù è sacramento d’amore, codice di pace per disincagliare la mano violenta del genere umano, che preferisce dividere e non condividere. Come il pane, a cui tutti accedono, così l’Eucaristia vince ogni altro appello umano al bene: in Gesù, oggi come ieri, tutti possono fare la più compiuta e risanante esperienza d’amore. Un corpo, dunque, per ricordarci che l’uomo è sempre un essere in relazione, destinato a vincere nella fraternità tutte le sue solitudini. L’Eucaristia si declina sempre al plurale, antidoto salutare al veleno dell’egoismo che uccide il mondo, l’ambiente, la famiglia, la società. Eucaristia: comunione tra Dio e l’uomo; fraternità tra gli uomini; misericordia per il mondo.
    3m 1s

Cuore della nostra fede. Senso e divenire del Cristianesimo di ogni tempo. Discrimine di giustizia , di pace, di bene comune. Capovolgimento di ogni umano credere e sperare. Tre giorni...

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Cuore della nostra fede.
Senso e divenire del Cristianesimo di ogni tempo.
Discrimine di giustizia , di pace, di bene comune.
Capovolgimento di ogni umano credere e sperare.
Tre giorni in un unico atto d’amore e di adorazione.
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Information
Author Salvatore Martinez
Categories Spirituality
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