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DISCORSI di Don Ale

  • 2. Come si decide nella chiesa nuova (2)

    21 FEB 2024 · Il discernimento comunitario Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si prendono solo per obbedienza verso un'autorità che è aiutata dallo Spirito Santo. Se la chiesa è comunione le decisioni devono nascere soprattutto dal "discernimento comunitario". L'obbedienza rimane nel caso in cui non ci sia la comunione, solo per cose molto importanti, quando ne è in gioco la fedeltà a Gesù Cristo al Vangelo. Non solo l'autorità è aiutata dallo Spirito Santo. Ma lo è anche il "discernimento comunitario". In particolare da un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio. Il "discernimento comunitario" non è hobby, nemmeno una concessione alla cultura di oggi che vuole la democrazia; ma è docilità allo Spirito Santo, è responsabilità ecclesiale, è una modalità di vivere la comunione ecclesiale. Molti cristiani si fanno carico della comunità. Si può vivere il farsi carico attraverso le varie forme dell'educazione, della catechesi, dell'assistenza, della preghiera comune, dei gruppi di preghiera, eccetera. Però il primo modo di farsi carico della comunità è il "discernimento comunitario". È aiutare la comunità a prendere le decisioni giuste. Il "discernimento comunitario" è qualcosa che va fatto insieme. Presuppone di essere una comunità. Si basa sull'amore reciproco. È un qualcosa che può essere fatto solo da un gruppo di persone che vivono tra loro il comandamento nuovo di Gesù: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Persone che si amano, si stimano, si ascoltano, danno valore all'altro più che alle idee, ai progetti. Sanno ascoltare senza avere pensieri, vuoti di sè. Sanno parlare per amore, per dono, con distacco, perdendo ciò che dicono, affidando agli altri le proprie idee senza rimanerci attaccati. Solo se c'è questo amore alla base il discernimento è veramente comunitario. Se c'è questo amore, si realizza la promessa di Gesù: "dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Il "discernimento comunitario", quindi, è permettere a Gesù stesso, presente in mezzo a noi, di essere lui stesso a prendere le decisioni attraverso di noi. Per questo è la più alta forma di preghiera. Come decidere nella chiesa Bisogna decidere con prudenza. Non in modo avventato o frettoloso. C'è prudenza solo là dove c'è ascolto, consiglio, riflessione prolungata, applicazione all'agire. Non esiste decisione saggia, prudente, se precedentemente non c'è stato un processo di consiglio. Ma nel prendere le decisioni, nella chiesa non basta la prudenza e la ponderatezza. Occorre fare di più: ricercare insieme qual è la volontà di Dio qui e ora ... E allora, oltre alle doti umane, c'è bisogno dello Spirito Santo: del dono del consiglio. Il prendere le decisioni nella Chiesa deve essere anzitutto attento ai poveri, alle opere di misericordia. Non tutto ciò che appare bene è da consigliare, ma occorre discernere, ponderare, perché ci sono le ispirazioni dello Spirito santo e ci sono le mozioni dello spirito del male, della pigrizia, dell'ignavia, dell'indifferenza, dell'ambiguità, che si camuffano sempre con ispirazioni buone. Il decidere nella chiesa deve nascere da un discernimento molto delicato. Non è semplicemente un dedurre logico basandosi sulla considerazione del bene in assoluto, ma il riflettere sulle complessità e ambiguità storiche, sul misto di bene e di male, di ispirazioni buone e cattive, di strutture di grazia e di peccato che sono strettamente intricate le une nelle altre e tra le quali bisogna discernere la via giusta. Nel prendere le decisioni nella Chiesa bisogna avere la comprensione delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie. I consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo!, – mancano di questa qualità fondamentale, che è la comprensione per la miseria umana, per la gradualità. Le decisioni nella chiesa non devono essere un atto puramente intellettuale; ma un atto misericordioso che tenta di guardare con amore l'estrema complessità delle situazioni umane concrete. Dobbiamo certamente affermare l'esigenza evangelica, che però, se è tale, è sempre compassionevole, incoraggiante, buona, umile, umana, filantropica, paziente. Questa caratteristica del decidere nella Chiesa non la troviamo così di frequente. Talora, al contrario, conosciamo forme di decidere, che mancano del tocco umano tipico di Gesù. Gesù sapeva adattarsi con amore alle situazioni, sapeva cogliere il momento giusto. Non bisogna procedere troppo rapidamente, esprimendo il primo parere che affiora alla mente, bensì indagando sulle situazioni, condizioni, soluzioni già date in altri luoghi. Decidere bene significa domandarsi: qual è il problema? come lo comprendiamo? come è stato risolto altrove?, eccetera. La creatività e il gusto dell'indagine sono caratteristiche fondamentali nel decidere nella chiesa. Il dono del consiglio Che cos'è il dono del consiglio? È il dono di percepire ciò che va fatto per raggiungere un fine soprannaturale. Ma c'è di più. Quando ci siamo confrontati con decisioni ardue, e ci sembra di annegare in un mare di buoni consigli, diversi l'uno dall'altro, se è avvenuto un ragionevole ascolto, interviene il dono dello Spirito santo che calma l'ansietà e permette di decidere con pace. Il consiglio è un dono dello Spirito Santo. Essendo un dono, va richiesto nella preghiera e non si può presumere di averlo. Essendo un dono, dobbiamo avvicinarsi ad esso con distacco, dal momento che non viene da noi ma ci è dato. Il consiglio non è un'arma di cui posso servirmi per mettere al muro altri; è un dono a servizio della comunità, è la misericordia dell'agire di Dio in me. Passa, è vero, per la mia razionalità, però è una mozione amorosa dello Spirito santo, e quindi deve produrre sensibilità, fiducia, carità. A volte il dono del consiglio fa nascere quell'idea nuova che piace a tutti ma che prima non era l'idea di nessuno. Quell'idea che piace all'unanimità perchè è più alta, più concreta, più adatta alla situazione. L'unanimità, impossibile umanamente, può venire solo da Dio, dallo Spirito Santo. È una sopresa che Dio ci fa quando meno ce lo aspettiamo. L'unanimità è bella, capita, ma è rara. È un segno della vicinanza di Dio, ma non è indispensabile perché sono più importanti le domande che le risposte, perché è meglio continuare a cercare che arroccarsi sulle proprie sicurezze. Se c'è unanimità su tutto è un segno negativo: significa che non c'è totale libertà di pensiero e di parola, che si è condizionati dal giudizio degli altri o che si segue un leader in modo acritico. Un'unanimità sana è precisa, circostanziata, provvisoria: proviamo insieme a fare così e poi verifichiamo come va. Il ruolo dei pastori Ogni cristiano deve avere la capacità di consigliare bene. Ma chi ha responsabilità ecclesiali, come i pastori, deve avere la docilità a rendersi disponibile a quanto viene consigliato. Per chi ha delle responsabilità, è importante la docilità tanto quanto la prudenza. Nessuno, infatti, è in grado di avere sempre la conoscenza sufficiente e globale della situazione su cui deve decidere e per questo ha bisogno della collaborazione di persone sperimentate e prudenti che lo aiutino. Solo in casi limite il pastore deve prendere il rischio di non tenere conto dei consigli della comunità. Quando ad esempio essi non nascono dall'amore, dalla comunione, ma sono dati per dividere. Ma questo è un caso limite. Perchè è un caso in cui la comunità non è ancora comunità. Se non c'è l'urgenza, può essere utile rimandare la scelta, chiedendo alla comunità di rifletterci ancora, di dialogare ancora, di ascoltarci reciprocamente con più calma, di mettersi insieme in ascolto di Dio. Il pastore deve sempre vivere come una sconfitta, un fallimento, quando è costretto ad esercitare l'autorità. Teniamo conto che i pastori della chiesa sono soprattutto i Vescovi, il Collegio del Vescovi, il Papa e che gli altri incarichi nella chiesa devono essere esecitati in unità con il Vescovo. Il ruolo dei laici Il consigliare è opera di misericordia, di compassione, di bontà, di benignità; non è opera di fredda intelligenza, di intuizione molto elaborata, ma fa parte della comprensione del cuore. Quindi il laico deve sentire il "discernimento comunitario" come un dovere d'amore. Non è prima di tutto una conquista, un diritto. Ma è un servizio. Un dovere. È un diritto perchè è un dovere. Nessun laico può dire: "non è affare mio". "È una cosa del prete". "Non mi interessa". Il laico ha il dovere di fare sentire la sua voce nella chiesa.
    32m 53s
  • 2. Come si decide nella chiesa nuova (1)

    21 FEB 2024 · Il discernimento comunitario Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si prendono solo per obbedienza verso un'autorità che è aiutata dallo Spirito Santo. Se la chiesa è comunione le decisioni devono nascere soprattutto dal "discernimento comunitario". L'obbedienza rimane nel caso in cui non ci sia la comunione, solo per cose molto importanti, quando ne è in gioco la fedeltà a Gesù Cristo al Vangelo. Non solo l'autorità è aiutata dallo Spirito Santo. Ma lo è anche il "discernimento comunitario". In particolare da un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio. Il "discernimento comunitario" non è hobby, nemmeno una concessione alla cultura di oggi che vuole la democrazia; ma è docilità allo Spirito Santo, è responsabilità ecclesiale, è una modalità di vivere la comunione ecclesiale. Molti cristiani si fanno carico della comunità. Si può vivere il farsi carico attraverso le varie forme dell'educazione, della catechesi, dell'assistenza, della preghiera comune, dei gruppi di preghiera, eccetera. Però il primo modo di farsi carico della comunità è il "discernimento comunitario". È aiutare la comunità a prendere le decisioni giuste. Il "discernimento comunitario" è qualcosa che va fatto insieme. Presuppone di essere una comunità. Si basa sull'amore reciproco. È un qualcosa che può essere fatto solo da un gruppo di persone che vivono tra loro il comandamento nuovo di Gesù: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Persone che si amano, si stimano, si ascoltano, danno valore all'altro più che alle idee, ai progetti. Sanno ascoltare senza avere pensieri, vuoti di sè. Sanno parlare per amore, per dono, con distacco, perdendo ciò che dicono, affidando agli altri le proprie idee senza rimanerci attaccati. Solo se c'è questo amore alla base il discernimento è veramente comunitario. Se c'è questo amore, si realizza la promessa di Gesù: "dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Il "discernimento comunitario", quindi, è permettere a Gesù stesso, presente in mezzo a noi, di essere lui stesso a prendere le decisioni attraverso di noi. Per questo è la più alta forma di preghiera. Come decidere nella chiesa Bisogna decidere con prudenza. Non in modo avventato o frettoloso. C'è prudenza solo là dove c'è ascolto, consiglio, riflessione prolungata, applicazione all'agire. Non esiste decisione saggia, prudente, se precedentemente non c'è stato un processo di consiglio. Ma nel prendere le decisioni, nella chiesa non basta la prudenza e la ponderatezza. Occorre fare di più: ricercare insieme qual è la volontà di Dio qui e ora ... E allora, oltre alle doti umane, c'è bisogno dello Spirito Santo: del dono del consiglio. Il prendere le decisioni nella Chiesa deve essere anzitutto attento ai poveri, alle opere di misericordia. Non tutto ciò che appare bene è da consigliare, ma occorre discernere, ponderare, perché ci sono le ispirazioni dello Spirito santo e ci sono le mozioni dello spirito del male, della pigrizia, dell'ignavia, dell'indifferenza, dell'ambiguità, che si camuffano sempre con ispirazioni buone. Il decidere nella chiesa deve nascere da un discernimento molto delicato. Non è semplicemente un dedurre logico basandosi sulla considerazione del bene in assoluto, ma il riflettere sulle complessità e ambiguità storiche, sul misto di bene e di male, di ispirazioni buone e cattive, di strutture di grazia e di peccato che sono strettamente intricate le une nelle altre e tra le quali bisogna discernere la via giusta. Nel prendere le decisioni nella Chiesa bisogna avere la comprensione delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie. I consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo!, – mancano di questa qualità fondamentale, che è la comprensione per la miseria umana, per la gradualità. Le decisioni nella chiesa non devono essere un atto puramente intellettuale; ma un atto misericordioso che tenta di guardare con amore l'estrema complessità delle situazioni umane concrete. Dobbiamo certamente affermare l'esigenza evangelica, che però, se è tale, è sempre compassionevole, incoraggiante, buona, umile, umana, filantropica, paziente. Questa caratteristica del decidere nella Chiesa non la troviamo così di frequente. Talora, al contrario, conosciamo forme di decidere, che mancano del tocco umano tipico di Gesù. Gesù sapeva adattarsi con amore alle situazioni, sapeva cogliere il momento giusto. Non bisogna procedere troppo rapidamente, esprimendo il primo parere che affiora alla mente, bensì indagando sulle situazioni, condizioni, soluzioni già date in altri luoghi. Decidere bene significa domandarsi: qual è il problema? come lo comprendiamo? come è stato risolto altrove?, eccetera. La creatività e il gusto dell'indagine sono caratteristiche fondamentali nel decidere nella chiesa. Il dono del consiglio Che cos'è il dono del consiglio? È il dono di percepire ciò che va fatto per raggiungere un fine soprannaturale. Ma c'è di più. Quando ci siamo confrontati con decisioni ardue, e ci sembra di annegare in un mare di buoni consigli, diversi l'uno dall'altro, se è avvenuto un ragionevole ascolto, interviene il dono dello Spirito santo che calma l'ansietà e permette di decidere con pace. Il consiglio è un dono dello Spirito Santo. Essendo un dono, va richiesto nella preghiera e non si può presumere di averlo. Essendo un dono, dobbiamo avvicinarsi ad esso con distacco, dal momento che non viene da noi ma ci è dato. Il consiglio non è un'arma di cui posso servirmi per mettere al muro altri; è un dono a servizio della comunità, è la misericordia dell'agire di Dio in me. Passa, è vero, per la mia razionalità, però è una mozione amorosa dello Spirito santo, e quindi deve produrre sensibilità, fiducia, carità. A volte il dono del consiglio fa nascere quell'idea nuova che piace a tutti ma che prima non era l'idea di nessuno. Quell'idea che piace all'unanimità perchè è più alta, più concreta, più adatta alla situazione. L'unanimità, impossibile umanamente, può venire solo da Dio, dallo Spirito Santo. È una sopresa che Dio ci fa quando meno ce lo aspettiamo. L'unanimità è bella, capita, ma è rara. È un segno della vicinanza di Dio, ma non è indispensabile perché sono più importanti le domande che le risposte, perché è meglio continuare a cercare che arroccarsi sulle proprie sicurezze. Se c'è unanimità su tutto è un segno negativo: significa che non c'è totale libertà di pensiero e di parola, che si è condizionati dal giudizio degli altri o che si segue un leader in modo acritico. Un'unanimità sana è precisa, circostanziata, provvisoria: proviamo insieme a fare così e poi verifichiamo come va. Il ruolo dei pastori Ogni cristiano deve avere la capacità di consigliare bene. Ma chi ha responsabilità ecclesiali, come i pastori, deve avere la docilità a rendersi disponibile a quanto viene consigliato. Per chi ha delle responsabilità, è importante la docilità tanto quanto la prudenza. Nessuno, infatti, è in grado di avere sempre la conoscenza sufficiente e globale della situazione su cui deve decidere e per questo ha bisogno della collaborazione di persone sperimentate e prudenti che lo aiutino. Solo in casi limite il pastore deve prendere il rischio di non tenere conto dei consigli della comunità. Quando ad esempio essi non nascono dall'amore, dalla comunione, ma sono dati per dividere. Ma questo è un caso limite. Perchè è un caso in cui la comunità non è ancora comunità. Se non c'è l'urgenza, può essere utile rimandare la scelta, chiedendo alla comunità di rifletterci ancora, di dialogare ancora, di ascoltarci reciprocamente con più calma, di mettersi insieme in ascolto di Dio. Il pastore deve sempre vivere come una sconfitta, un fallimento, quando è costretto ad esercitare l'autorità. Teniamo conto che i pastori della chiesa sono soprattutto i Vescovi, il Collegio del Vescovi, il Papa e che gli altri incarichi nella chiesa devono essere esecitati in unità con il Vescovo. Il ruolo dei laici Il consigliare è opera di misericordia, di compassione, di bontà, di benignità; non è opera di fredda intelligenza, di intuizione molto elaborata, ma fa parte della comprensione del cuore. Quindi il laico deve sentire il "discernimento comunitario" come un dovere d'amore. Non è prima di tutto una conquista, un diritto. Ma è un servizio. Un dovere. È un diritto perchè è un dovere. Nessun laico può dire: "non è affare mio". "È una cosa del prete". "Non mi interessa". Il laico ha il dovere di fare sentire la sua voce nella chiesa.
    27m 49s
  • 1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (2)

    20 FEB 2024 · 1. La Chiesa è innazitutto comunione ed è istituzione solo per creare comunione La Chiesa è comunione con Dio e comunione tra di noi per realizzare la comunione tra tutti. Lo scopo della chiesa è portare sulla terra la vita della Trinità che è la comunione. La chiesa è "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). "Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinchè tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (LG 1). L'avere sottolineato anzitutto l'aspetto comunionale della Chiesa non significa avere escluso o mortificato quello istituzionale. L'istituzione è necessaria perché voluta dal Signore Gesù. Essa è come la spina dorsale, lo scheletro, la struttura portante della Chiesa, però secondo il suo giusto significato di servizio umile, povero, nascosto, disinteressato: l'istituzione sta dentro la comunione per sostenerla, stimolarla, servirla. È questo il motivo per cui il Concilio nella Lumen Gentium parla prima di "mistero di comunione" (cap. I) e di "popolo di Dio" (cap. II) e poi della "costituzione gerarchica" (cap. III). Da qui il bisogno di continua riforma da parte della Chiesa contemporanea di spogliarsi gradualmente degli elementi formalistici e trionfalistici che l'hanno appesantita lungo i secoli, per essere anzitutto una "comunione fraterna". Da qui consegue – come logica conseguenza – l'esplodere dei gruppi e delle piccole comunità ecclesiali nel cui ambito e a partire dai quali diventa possibile l'esperienza di una fraternità in atto. 2. La Chiesa è innazitutto servizio ed è potere solo per mettersi a servizio Tutto il popolo di Dio è Chiesa, tutti i credenti in Cristo sono Chiesa, ogni battezzato è chiamato ad essere Chiesa. "Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse" (LG 9). Proprio per questo la comunione nella Chiesa non è statica e uniforme ma dinamica e pluriforme. Ognuno infatti – prete o laico non importa – sia pure in forme diverse, in questa grande famiglia che è la Chiesa ha carismi diversi ed esercita ministeri differenti: ognuno riceve a Dio un dono. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere di esercitare uno o più ministeri nella Chiesa per il mondo. Tutti i battezzati – laici, religiosi e preti – pertanto sono chiamati ad essere elementi impegnati per la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e della società. "Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida, ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui, dispensa pure tra i fedeli di ogni ondine grazie speciali con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa" (LG 12). La promozione dei laici Il concilio, nella Sacrosanctum concilium (il documento sulla liturgia), ha promosso la partecipazione di tutti i fedeli alla liturgia come una cosa importantissima, in particolare alla celebrazione eucaristica. Se il fedele partecipa alla cosa più sacrosanta della chiesa che è l'eucaristia, deve partecipare alla vita e alla struttura della chiesa stessa. Nasce un modello di chiesa in cui è centrale il coinvolgimento del laicato. L'aggravarsi del secolarismo e dell'indifferenza fanno percepire sempre più l'urgenza di una presenza specifica ed evangelizzante dei laici negli ambienti di vita, come veri corresponsabili nei confronti del Vangelo. Occorre superare la divisione secondo la quale ai laici spetta "il secolare" e ai preti "lo spirituale": invece è affidata a tutti la stessa missione con compiti specitici legati ai carismi di ciascuno. 3. La Chiesa è innazitutto missione ed è conservazione solo per sostenere la missione "La Chiesa che vive nel tempo per sua natura è missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la sua origine" (Ad Gentes 2). Il compito di annunciare il messaggio di salvezza contenuto nel Vangelo appartiene ad ogni battezzato e quindi ad ogni laico in virtù dello stesso Battesimo della Cresima. 4. La Chiesa è "anima" del mondo "La Chiesa, che è insieme società visibile e comunità spirituale, cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta insieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società" (GS, 40). È soprattutto la Costituzione pastorale Gaudium et Spes che sottolinea l'urgenza di un maggiore aggancio tra Chiesa e mondo e stimola la partecipazione diretta, attiva e responsabile dei cristiani all'impegno per costruire la fraternità universale, collaborando con umiltà con tutti coloro che lavorano per la pace, la giustizia e il rispetto del creato. Quindi non una chiesa che si lascia "assorbire" dal "mondo", ma una chiesa che fa del mondo la sua "casa" per ravvivarlo con la presenza di Cristo. Una chiesa non "sopra", non "accanto", ma "nella" storia degli uomini. (b) LE TRE CONVERSIONI 1^ CONVERSIONE: Nella chiesa facciamo delle cose insiene, ci mettiamo a servizio, organizziamo e questo è importante, perchè ognuno di noi ha il dovere di esercitare il suo ministero nella chiesa. Ma il primo servizio che dobbiamo offrire all'umanità è esempio di amore fraterno, di concordia, di fede, di libertà, povertà, preghiera, in modo da far venire a tutti la voglia di vivere questi valori. La prima conversione consiste nel considerare l'amore fraterno come la cosa più importante che abbiamo da fare, sempre ed in ogni occasione. Per vivere la comunione tutti i membri della chiesa si impegneranno sempre nella profonda conoscenza reciproca, nella stima dei valori di ciascuno, nell'accettare gli immancabili difetti e nel superare le differenze. Tutto questo dipenderà dall'atteggiamento di disponibilità interiore, che ognuno avrà per ciascuno. L'«apertura» del cuore e della mente, il sincero riconoscimento della necessità degli altri, la stima reciproca, il rispetto delle competenze e la promozione dei doni di ciascuno. 2^ CONVERSIONE:Un secondo cambio di mentalità è essere sinceramente convinti che nella Chiesa il ruolo del laico è indispensabile. È assolutamente necessario ritenere che una Chiesa senza laici è come un corpo mutilato e quindi deforme allo stesso modo di-un capo troncato e senza membra. Accogliere i laici nella collaborazione è un dovere. Ascoltare la loro esperienza e i loro consigli è un arricchimento di luce nell'interpretazione dei segni dei tempi. Assumerli non solo nella fase passiva dell'esecuzione, ma anche in quella attiva della ricerca e delle decisioni è un riconoscimento dovuto all'azione dello Spirito Santo dentro di loro. Per i preti, riconoscere il ruolo dei laici come indispensabile è credere allo Spirito Santo. Non riconoscere il ruolo dei laici è bestemmia contro lo Spirito Santo. E per i laici non credere nel proprio ruolo è non credere allo Spirito Santo. 3^ CONVERSIONE: Sono necessarie una nuova "mentalità" e una paziente "educazione", sia dei sacerdoti che dei laici, per far sì che la chiesa sia veramente segno e strumento di comunione: - Mentalità Cristocentrica: Cristo è il capo della Chiesa; è Lui che la guida, la fa vivere, la salva. - Mentalità comunitaria: ricerca costante della comunione per evitare ogni individualismo. - Mentalità missionaria: non guardare solo all' "organizzazione" interna, ma aprirsi a tutta la comunità sul territorio, nello spirito della "nuova evangelizzazione". - Mentalità di servizio: non pretendere di dominare, comandare, imporre; ma vuole essere "dono" di sè, nel servizio a Dio e ai fratelli. - Mentalità di dialogo: rispettare la pluralità delle opinioni e, attraverso il confronto, ricercare la soluzione migliore - Mentalità di pazienza: niente si improvvisa, le cose maturano lentamente; rimane solo quello che è "radicato" e "fondato"; non è con le imposizioni e con la fretta che si compiono le vere riforme. - Mentalità di popolo di Dio: non essere clericali, quindi non timorosi nè sospettosi nei confronti dei laici. - Mentalità di cooperazione: "apertura" e capacità di verifica, non rivendicazioni sterili. - Mentalità di responsabilità: assumersi, con i fatti e fino in fondo, le proprie responsabilità, anche con sacrificio, senza falsi alibi, a giustificazione della propria pigrizia. - Mentalità soprannaturale: la Chiesa è dono di Dio. È Dio che agisce, noi siamo solo strumenti.
    23m 9s
  • 1. La nuova visione di chiesa che è aperta a tutti (1)

    20 FEB 2024 · 1. La Chiesa è innazitutto comunione ed è istituzione solo per creare comunione La Chiesa è comunione con Dio e comunione tra di noi per realizzare la comunione tra tutti. Lo scopo della chiesa è portare sulla terra la vita della Trinità che è la comunione. La chiesa è "segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano" (LG 1). "Le presenti condizioni del mondo rendono più urgente questo dovere della Chiesa, affinchè tutti gli uomini, oggi più strettamente congiunti da vari vincoli sociali, tecnici e culturali, possano anche conseguire la piena unità in Cristo" (LG 1). L'avere sottolineato anzitutto l'aspetto comunionale della Chiesa non significa avere escluso o mortificato quello istituzionale. L'istituzione è necessaria perché voluta dal Signore Gesù. Essa è come la spina dorsale, lo scheletro, la struttura portante della Chiesa, però secondo il suo giusto significato di servizio umile, povero, nascosto, disinteressato: l'istituzione sta dentro la comunione per sostenerla, stimolarla, servirla. È questo il motivo per cui il Concilio nella Lumen Gentium parla prima di "mistero di comunione" (cap. I) e di "popolo di Dio" (cap. II) e poi della "costituzione gerarchica" (cap. III). Da qui il bisogno di continua riforma da parte della Chiesa contemporanea di spogliarsi gradualmente degli elementi formalistici e trionfalistici che l'hanno appesantita lungo i secoli, per essere anzitutto una "comunione fraterna". Da qui consegue – come logica conseguenza – l'esplodere dei gruppi e delle piccole comunità ecclesiali nel cui ambito e a partire dai quali diventa possibile l'esperienza di una fraternità in atto. 2. La Chiesa è innazitutto servizio ed è potere solo per mettersi a servizio Tutto il popolo di Dio è Chiesa, tutti i credenti in Cristo sono Chiesa, ogni battezzato è chiamato ad essere Chiesa. "Dio volle santificare e salvare gli uomini non individualmente e senza alcun legame tra loro, ma volle costituire di loro un popolo, che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse" (LG 9). Proprio per questo la comunione nella Chiesa non è statica e uniforme ma dinamica e pluriforme. Ognuno infatti – prete o laico non importa – sia pure in forme diverse, in questa grande famiglia che è la Chiesa ha carismi diversi ed esercita ministeri differenti: ognuno riceve a Dio un dono. Ogni battezzato ha il diritto e il dovere di esercitare uno o più ministeri nella Chiesa per il mondo. Tutti i battezzati – laici, religiosi e preti – pertanto sono chiamati ad essere elementi impegnati per la liberazione e lo sviluppo integrale dell'uomo e della società. "Lo Spirito Santo non solo per mezzo dei sacramenti e dei ministeri santifica il popolo di Dio e lo guida, ma distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a Lui, dispensa pure tra i fedeli di ogni ondine grazie speciali con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi varie opere ed uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa" (LG 12). La promozione dei laici Il concilio, nella Sacrosanctum concilium (il documento sulla liturgia), ha promosso la partecipazione di tutti i fedeli alla liturgia come una cosa importantissima, in particolare alla celebrazione eucaristica. Se il fedele partecipa alla cosa più sacrosanta della chiesa che è l'eucaristia, deve partecipare alla vita e alla struttura della chiesa stessa. Nasce un modello di chiesa in cui è centrale il coinvolgimento del laicato. L'aggravarsi del secolarismo e dell'indifferenza fanno percepire sempre più l'urgenza di una presenza specifica ed evangelizzante dei laici negli ambienti di vita, come veri corresponsabili nei confronti del Vangelo. Occorre superare la divisione secondo la quale ai laici spetta "il secolare" e ai preti "lo spirituale": invece è affidata a tutti la stessa missione con compiti specitici legati ai carismi di ciascuno. 3. La Chiesa è innazitutto missione ed è conservazione solo per sostenere la missione "La Chiesa che vive nel tempo per sua natura è missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il piano di Dio Padre, deriva la sua origine" (Ad Gentes 2). Il compito di annunciare il messaggio di salvezza contenuto nel Vangelo appartiene ad ogni battezzato e quindi ad ogni laico in virtù dello stesso Battesimo della Cresima. 4. La Chiesa è "anima" del mondo "La Chiesa, che è insieme società visibile e comunità spirituale, cammina insieme con l'umanità tutta e sperimenta insieme al mondo la medesima sorte terrena, ed è come il fermento e quasi l'anima della società" (GS, 40). È soprattutto la Costituzione pastorale Gaudium et Spes che sottolinea l'urgenza di un maggiore aggancio tra Chiesa e mondo e stimola la partecipazione diretta, attiva e responsabile dei cristiani all'impegno per costruire la fraternità universale, collaborando con umiltà con tutti coloro che lavorano per la pace, la giustizia e il rispetto del creato. Quindi non una chiesa che si lascia "assorbire" dal "mondo", ma una chiesa che fa del mondo la sua "casa" per ravvivarlo con la presenza di Cristo. Una chiesa non "sopra", non "accanto", ma "nella" storia degli uomini. (b) LE TRE CONVERSIONI 1^ CONVERSIONE: Nella chiesa facciamo delle cose insiene, ci mettiamo a servizio, organizziamo e questo è importante, perchè ognuno di noi ha il dovere di esercitare il suo ministero nella chiesa. Ma il primo servizio che dobbiamo offrire all'umanità è esempio di amore fraterno, di concordia, di fede, di libertà, povertà, preghiera, in modo da far venire a tutti la voglia di vivere questi valori. La prima conversione consiste nel considerare l'amore fraterno come la cosa più importante che abbiamo da fare, sempre ed in ogni occasione. Per vivere la comunione tutti i membri della chiesa si impegneranno sempre nella profonda conoscenza reciproca, nella stima dei valori di ciascuno, nell'accettare gli immancabili difetti e nel superare le differenze. Tutto questo dipenderà dall'atteggiamento di disponibilità interiore, che ognuno avrà per ciascuno. L'«apertura» del cuore e della mente, il sincero riconoscimento della necessità degli altri, la stima reciproca, il rispetto delle competenze e la promozione dei doni di ciascuno. 2^ CONVERSIONE:Un secondo cambio di mentalità è essere sinceramente convinti che nella Chiesa il ruolo del laico è indispensabile. È assolutamente necessario ritenere che una Chiesa senza laici è come un corpo mutilato e quindi deforme allo stesso modo di-un capo troncato e senza membra. Accogliere i laici nella collaborazione è un dovere. Ascoltare la loro esperienza e i loro consigli è un arricchimento di luce nell'interpretazione dei segni dei tempi. Assumerli non solo nella fase passiva dell'esecuzione, ma anche in quella attiva della ricerca e delle decisioni è un riconoscimento dovuto all'azione dello Spirito Santo dentro di loro. Per i preti, riconoscere il ruolo dei laici come indispensabile è credere allo Spirito Santo. Non riconoscere il ruolo dei laici è bestemmia contro lo Spirito Santo. E per i laici non credere nel proprio ruolo è non credere allo Spirito Santo. 3^ CONVERSIONE: Sono necessarie una nuova "mentalità" e una paziente "educazione", sia dei sacerdoti che dei laici, per far sì che la chiesa sia veramente segno e strumento di comunione: - Mentalità Cristocentrica: Cristo è il capo della Chiesa; è Lui che la guida, la fa vivere, la salva. - Mentalità comunitaria: ricerca costante della comunione per evitare ogni individualismo. - Mentalità missionaria: non guardare solo all' "organizzazione" interna, ma aprirsi a tutta la comunità sul territorio, nello spirito della "nuova evangelizzazione". - Mentalità di servizio: non pretendere di dominare, comandare, imporre; ma vuole essere "dono" di sè, nel servizio a Dio e ai fratelli. - Mentalità di dialogo: rispettare la pluralità delle opinioni e, attraverso il confronto, ricercare la soluzione migliore - Mentalità di pazienza: niente si improvvisa, le cose maturano lentamente; rimane solo quello che è "radicato" e "fondato"; non è con le imposizioni e con la fretta che si compiono le vere riforme. - Mentalità di popolo di Dio: non essere clericali, quindi non timorosi nè sospettosi nei confronti dei laici. - Mentalità di cooperazione: "apertura" e capacità di verifica, non rivendicazioni sterili. - Mentalità di responsabilità: assumersi, con i fatti e fino in fondo, le proprie responsabilità, anche con sacrificio, senza falsi alibi, a giustificazione della propria pigrizia. - Mentalità soprannaturale: la Chiesa è dono di Dio. È Dio che agisce, noi siamo solo strumenti.
    28m 45s
  • 26m 45s
  • 42m 43s
  • 19m 45s
  • 35m 2s
  • 1h 6m 15s
  • 1h 17m 8s
don Alessandro Martini, sacerdote dell'Arcidiocesi di Torino
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