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Portici di Bologna (italiano)

  • Portici di Bologna. Il Portico di San Luca

    9 MAY 2022 · Il portico di San Luca. I portici devozionali iniziano all' Arco Bonaccorsi, presso Porta Saragozza e terminano al Santuario della Madonna di San Luca, in cima al Colle della Guardia. Quasi 4 km di portico, con arcate che proteggono il cammino in pianura dall'Arco Bonaccorsi all’arco del Meloncello, e quelle che da qui dipartono per la salita fino al Santuario. La tradizione del pellegrinaggio alla cima del colle iniziò nel XII secolo, quando venne portata al vecchio eremo l'icona mariana bizantina, attribuita alla mano di San Luca. Monaci della Basilica di Santa Sofia a Costantinopoli avrebbero dato la tavola dipinta ad un eremita greco con l'ordine di portarla sul Monte della Guardia, in Italia. Solo quando arrivò a Roma un prelato bolognese disse al pellegrino dove fosse questa località. Giunto a Bologna e accolto dalle autorità cittadine, l'icona venne portata in processione sul monte nel 1160 e sistemata nella piccola chiesa allora esistente. L'afflusso dei pellegrini fu subito imponente e già nel 1194 si iniziò a costruire una nuova chiesa, ponendo la prima pietra arrivata direttamente da Roma e benedetta da papa Celestino III. Per secoli per salire al colle si camminò lungo un semplice sentiero, solo in un secondo tempo trasformato in mulattiera ciottolata. Nel 1674, finanziato dai fedeli, dalle corporazioni delle arti e dalle famiglie nobili bolognesi, iniziarono lavori di costruzione del portico nel tratto pianeggiante, per proteggere i pellegrini che si recavano al Santuario. L'architetto Gian Giacomo Monti fu sovrintendente del progetto del portico di San Luca e autore dell'Arco Bonaccorsi, inizio del percorso. Egli si ispirò alla celebre edicola quadrifronte del Terribilia per la cisterna dell'Orto Botanico, adattandolo in chiave scenografica, e così ottenendo un solenne accesso al portico da più fronti. Già nel 1676 i trecento archi a tutto sesto del primo tratto erano completati. Lungo il portico, fu posta la statua della Madonna con il bambino, opera settecentesca di Andrea Ferreri, che per l'imponenza della statua e il ricco panneggio classicheggiante è chiamata la "Madonna grassa". Il tratto pianeggiante, lungo 1.5 km, si congiunge al tratto collinare tramite l'Arco del Meloncello costruito nel 1732 dall'architetto Francesco Dotti. Una delle architetture più famose di Bologna. Sinuosamente barocco, è costituito da un sovrappasso per i pellegrini, sostenuto da un basamento con archi ribassati finiti a bugnato che permette al traffico pedonale e veicolare di via Saragozza di scorrere indisturbato. Al centro della trabeazione campeggia lo stemma della famiglia Monti Bendini a riconoscimento del loro coinvolgimento economico nella costruzione del portico di San Luca e nell'Arco del Meloncello. La soluzione planimetrica, del tutto inedita nel panorama bolognese, rispetta totalmente la continuità stilistica del portico già realizzato. L'architetto si ispirò all' Arco Bonaccorsi, usato anche come punto di riferimento architettonico per le due tribune pentagonali del portico raccordato alla facciata del Santuario. L'Arco del Meloncello fu rialzato di qualche metro nei primi anni del XX secolo, per consentire il passaggio del tram elettrico che aveva sostituito il vaporino, sulla linea Bologna-Casalecchio. Nel 1677 per costruire il tratto collinare, i materiali vennero trasportati da una lunga catena umana composta dai garzoni dei filatoi da seta e da donne e uomini che si aggiunsero al gruppo. Questo episodio viene rievocato dal 2003 col "Passamano per San Luca", al quale, in un sabato di metà Ottobre, partecipano centinaia di scolari, associazioni e cittadini qualsiasi a richiamo della solidarietà che permette di affrontare problemi comuni. Il portico è punteggiato di lapidi ed epigrafi commemorative di varie epoche, con fine devozionale oppure per gratitudine di donazioni. L'evento più celebrato è la discesa in processione dell'icona, dal Santuario alla Cattedrale di San Pietro in Bologna, la domenica che precede la festa dell'Ascensione. Tradizione iniziata nel 1433, quando per evocare la fine di incessanti piogge che colpivano i raccolti si decise di portare in processione l'icona della Madonna di San Luca. Il miracolo fu che, giunti a porta Saragozza, e fermatisi a riposare, la pioggia cessò. Quanti sono gli archi del portico di San Luca? il numero varia, a seconda del metodo di conteggio, da 658 a 666. Innumerevoli testi riportano 666, che fa fantasticare gli amanti dell’occulto. Infatti, nel libro dell’Apocalisse di San Giovanni, questo numero è indicato come il numero diabolico, e il lungo portico che si snoda sinuoso richiama il serpente, ovvero il demonio, che terminando ai piedi del Santuario rimanda all’iconografia del diavolo sconfitto e schiacciato sotto il piede della Madonna. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    5m 6s
  • Portici di Bologna. Via Santa Caterina

    15 MAY 2022 · Il portico di Via Santa Caterina si estende per circa 140 m da via Ca’ Selvatica fino a Via Saragozza. La prima documentazione sull'origine del nome risale al 1296, molto probabilmente per la presenza della chiesa di Santa Caterina di Saragozza che esisteva già nel 1256. Lo storico Giuseppe Guidicini, che scrive nel 1800, ricorda che la via era abitata da «lupi affamati, prostitute, becchini, bottegai e artigiani» il che testimonia il carattere popolare della strada. Dalla seconda metà del '500 «fu permesso alle meretrici di abitare dal mezzo della strada in su». Alla fine del '700 era invece conosciuta come "Borgo degli sbirri", dal momento che vi si trovavano le abitazioni delle guardie. L'antico toponimo era "Pizzamorti" o "Pizzalimorti", forse per il fatto che la strada era abitata da becchini. All’incrocio con via Cà Selvatica è presente una piccola edicola mariana che aveva il compito di sorvegliare la vita degli abitanti come voto per aver fermato l’epidemia di colera a metà del 1800. Nel cartiglio sovrastante è riportata la seguente scritta: "Addì 22 luglio 1855 / in questa via cessò il morbo / cholera / per grazia di / Maria". Fino agli anni '70 del secolo scorso le case con portico architravato ligneo erano considerate “edilizia minore”, quindi di scarso valore storico urbanistico. Ma con la tutela per le tipologie architettoniche originarie queste parti di città sono diventate un esempio particolarmente significativo di tessuto ultrasecolare che, nel caso di Via Santa Caterina, si trova solo su di un lato della strada mentre sull'altro è presente il muro di recinzione delle strutture conventuali matrici dell'intero intervento. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    1m 47s
  • Portici di Bologna. Strada Maggiore

    5 JUN 2022 · Strada Maggiore è una delle vie più antiche di Bologna. Era, fin da epoca romana, uno dei principali accessi alla città della via Emilia. Il suo inizio in città è piazza di Porta Ravegnana. In questa piazza, nel medioevo, vi era una porta cittadina da cui iniziava la strada San Vitale diretta a Ravenna. "Strade” erano chiamate solo le vie principali che si irradiavano da questa piazza, tra cui la Strada Maggiore. Alcuni degli ingressi più trionfali nei secoli a Bologna hanno percorso questa via, come quello di papa Giulio II, nel 1506 e di Giuseppe Garibaldi nel 1860. Variegati i suoi portici per altezze, architetture e storia: soffitti dalle travature in legno o a svettanti volte a padiglione sorretti da colonne a fusto liscio, ottagonale o composto con capitelli a semplici foglie d'acqua fino a compositi corinzi. Da Piazza di Porta Ravegnana in direzione di Porta Maggiore, il primo portico è quello che ingloba la chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaetano. Progettato nei primi del '500 come portico civile di un palazzo della famiglia Gozzadini, è un capolavoro dell'architettura rinascimentale dell'architetto Andrea Marchesi detto il Formigine: ad ampie campate a tutto sesto con, sul fronte strada, lesene in arenaria decorate a candelabre. Divenne il portico religioso della chiesa poichè il palazzo non fu mai costruito. Poco oltre è il portico più antico, quello del '200 di Casa Isolani dove altissime travi in quercia, ben 9 metri! formano il portico che sorregge il piano più alto della casa. Nella parte superiore interna dell’arcata ci sono “tre frecce” a cui sono legate diverse leggende, tra cui quella di briganti mentre compivano una rapina, che vennero distratti da una donna nuda, così sbagliando mira centrarono il soffitto del portico. Personaggi illustri hanno camminato lungo questi portici, alcuni hanno avuto in questa via le proprie abitazioni: per esempio Gioachino Rossini, Giosuè Carducci e il tenore Domenico Donzelli. Si tennero anche famosi salotti, per esempio a casa Rossini si recavano gli uomini di cultura più importanti della città, o a Palazzo Sanguinetti, frequentato anche dallo scrittore Stendhal. Sotti i portici tra Palazzo Sanguinetti e Casa Masetti è visibile la parte inferiore della Torre degli Oseletti del XII secolo originariamente una delle torri più alte di Bologna: pare alta 70 metri, ma poi forzatamente fatta abbassare a meno della metà. Non si possono non notare al 42, i mascheroni in terracotta del tardo 1700 nelle chiavi di volta verso strada del portico di Palazzo Bianchetti, già Tartagni: alcuni urlanti, quasi demoniaci. Uno dei più begli esempi di porticato bolognese ed il più largo della città è quello devozionale “dei Servi” con interessanti colonne a fusto tripartito in marmo veronese. Il portico fu iniziato alla fine del 1300, i suoi primi affreschi del '400 furono poi coperti nel '600 da nuove pitture raffiguranti episodi della vita del fondatore dell'ordine dei Serviti. Il portico fu terminato solo nel XIX secolo con la creazione del quadriportico della basilica di Santa Maria dei Servi, che ha al suo all'interno la Maestà di Cimabue. Sotto questi portici, ogni anno, si svolge per Natale la tradizionale Fiera di Santa Lucia.   Della fine del 1700 è Palazzo Ercolani: ora proprietà dell'Università di Bologna. Strada Maggiore termina a Porta Maggiore, “Porta d’onore” della città da cui continua la via Emilia verso la Romagna. Edificata nella seconda metà del 1200 e ristrutturata nei corsi dei secoli, ora presenta forme dovute a ciò che di originale si trovò in uno scavo del primo '900. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    4m 1s
  • Via Farini, Piazza Cavour

    26 SEP 2022 · Il portico più elegante e finemente decorato del centro storico è quello di Via Farini, oggi caratterizzato dai lussuosi negozi e famoso per lo struscio, il passeggio più raffinato della città. La via chiude a nord il cosiddetto Quadrilatero, la zona dei mercati e delle vie commerciali. L'ampia strada ad andamento curvilineo, risulta dall'unione di quattro differenti antiche vie, frutto di un’accurata operazione urbanistica da parte dell'ingegnere Coriolano Monti, nel 1860. Finiti i lavori la nuova via fu intitolata a Luigi Carlo Farini, artefice dell'annessione dell'Emilia al Regno d'Italia. La risistemazione della via aveva eliminato scoscesi marciapiedi e strettoie con portichetti bassi e botteghe buie, ma aveva coinvolto anche gli antichi palazzi nobiliari che necessitavano di un’operazione di “taglio” e rimodellamento di fiancate e prospetti frontali per renderli a misura del nuovo tracciato stradale. L'architettura neorinascimentale del Monti appare efficace nel rivestire e unificare gli edifici porticati della nuova strada che adattò, non senza polemiche, lo stile ufficiale dell’unità nazionale al contesto urbano bolognese. Via Farini comprende palazzi fra i più interessanti della città, come Casa Saraceni di inizio '500, costruita sulle fondamenta di una più antica del XIII secolo, come ricorda la lapide in vicolo San Damiano. Palazzo scelto come sede per i due ambasciatori veneti a seguito di papa Giulio II, dopo la cacciata dei Bentivoglio nel 1510. Si trova anche uno dei lati dell'Archiginnasio originariamente costruito come sede dell'Università di Bologna voluto da Papa Pio IV nel '500. Nel 1803, su ordine di Napoleone, la sede dell'Università fu trasferita in Palazzo Poggi, in via Zamboni. Qui venne invece collocata la Biblioteca Comunale, ad oggi nel palazzo. Una curiosità? Qui, nel 1842, nella sala delle Scienze Matematiche, Gaetano Donizetti diresse lo Stabat Mater di Gioachino Rossini. Sotto i suoi portici, tra piazza Galvani e Via Farini, si trova il famoso Bar Zanarini, dove i bolognesi amano andare dopo aver fatto shopping o dopo lo struscio. Lungo la via non possiamo non notare l'opulenza eclettica del palazzo della Cassa di Risparmio del Mengoni il cui portico presenta dei notevoli lampadari in metallo, ancora in uso e, dall'altro lato della strada i capitelli cinquecenteschi riutilizzati in Palazzo Guidotti, che però, una volta girato l'angolo su piazza Cavour è decorato da fregi alternati a ritratti di personaggi celebri, tra cui anche quello di Monti, progettista del palazzo. Piazza Cavour fu pensata per dare spazio e dignità agli edifici sedi delle nuove istituzioni nazionali e locali, in particolare le banche. Qui Monti stabilì la forma regolare e la presenza obbligatoria dei portici. La piazza sarà aperta nel 1867 e completata nel 1870 con il giardino, creato secondo i canoni dell’epoca con aiuole e vialetti cinti da una cancellata. L'acqua della fontana è portata dal restaurato acquedotto di epoca romana ed il busto di Cavour, venne collocato nel 1892. Il palazzo più interessante della piazza è la sede bolognese della Banca d'Italia, dell'architetto Antonio Cipolla del 1865: un edificio con facciata neorinascimentale sormontata da un timpano e con un portico che si snoda anche lungo Via Farini, affrescato dal pittore Gaetano Lodi. Su ogni volta del portico è rappresentato un fatto storico: episodi della storia antica e recente, esplorazioni e scoperte geografiche, città e loro stemmi. Ultimo palazzo da mettere in risalto è Palazzo Pizzardi, ora sede del Tribunale che venne ristrutturato nel 1868 sotto la direzione dell’architetto Antonio Zannoni, che introdusse su Via Farini l’elemento architettonico del portico per dare una nuova linearità all’edificio che aveva dovuto arretrare su questo lato a seguito del nuovo piano urbanistico della via. Successivamente, nel 1893, in via Farini, lungo il lato occidentale della residenza della Cassa di Risparmio, venne aperta un’altra piazza, dedicata all'economista Marco Minghetti. Questa nuova piazza insieme a piazza Cavour, diede alla zona la caratteristica di città-giardino. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    4m 28s
  • Portici di Bologna. Portico della Certosa

    13 OCT 2022 · Il portico della Certosa è un passaggio coperto con partenza da Via Saragozza, appena prima dell’Arco del Meloncello e che si congiunge con il cimitero della Certosa, sfruttando come collegamento con il centro cittadino, la parte in piano del percorso del portico di San Luca. Il portico è uno dei miglior progetti dell'architetto bolognese Ercole Gasparini. Tante furono le difficoltà incontrate dall'architetto nel compimento di quest'opera che venne ultimata nel 1834, dopo la sua morte, con variazioni e semplificazioni del suo progetto originario. L'architetto fu anche artefice dei primi adattamenti dell’antico monastero della Certosa a cimitero comunale e due delle sue principali opere furono la Cappella dei Suffragi e la Cancellata d'ingresso. I lavori iniziarono nel 1811 e il progetto fu accolto con clamore dalla popolazione che contribuì con lasciti testamentari e offerte private. L'avvio dei lavori vide anche come motivazione quella di procurare “la sussistenza a molti operai disoccupati e resi miserabili” da anni di crisi economica e di carestia. La “via coperta” fu considerata inizialmente dal Gasparini una diramazione del cimitero, una "galleria tumularia" cioè un loggiato su cui si affacciassero lastre tombali e più ampie cappelle sepolcrali nei 18 capi-archi progettati. In nessun esempio europeo era stato pensato una simile struttura, che nelle intenzioni mirava a replicare l’immagine classica delle strade extraurbane di età romana, punteggiate da tombe e mausolei. La galleria porticata avrebbe inoltre dovuto proseguire all'interno dell'ex convento, ridefinendo il perimetro del Chiostro Maggiore e collegandosi poi alla nuova Cappella dei Suffragi, considerata il fulcro dell'area cimiteriale.  L’architetto Gasparini morirà nel 1829 senza poter vedere il termine della sua opera. L'ingegnere Luigi Marchesini prenderà in mano i lavori e nel 1831 è terminata la costruzione dell'arco su via Saragozza, e con modifiche al progetto originale, 131 archi. Il portico scavalcherà la strada Sant'Isaia per Casalecchio con il grande Arco Guidi, demolito nel 1934 per ragioni di viabilità, e il canale di Reno con un ponte coperto, inizialmente previsto da Gasparini in forme monumentali, ma che Marchesini completerà come un semplice loggiato con colonne di ordine ionico. Al termine dei lavori, nel 1834, grazie anche a un lascito dell'economista Luigi Valeriani, il portico della Certosa conterà 220 archi, scanditi da capi-archi di dimensione maggiore. Tutta la struttura fu affiancata originariamente da una strada carrozzabile, come voluto dal Podestà. Nel 1849 sotto questo portico, in prossimità dell’arco 67, furono fucilati dagli austriaci Ugo Bassi e Giovanni Livraghi, due personaggi fondamentali del Risorgimento italiano. Il porticato subì una successiva trasformazione con la costruzione dello Stadio dell'Ara che causò la demolizione di diversi archi per dare spazio all'ingresso monumentale dell'edificio sportivo, sormontato dalla 'Torre del Littorio'. Durante la guerra, il portico adiacente lo Stadio fu trasformato in alloggi per coloro che avevano perso l’abitazione nei bombardamenti. Ogni arcata, dopo essere stata chiusa sul fronte strada, divenne un piccolo monolocale: in totale furono 94 le famiglie che qui trovarono una casa provvisoria in quello che sarà chiamato il “condominio Maratona” dal giornalista e scrittore Luca Goldoni. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    3m 44s
  • Portici di Bologna. Santo Stefano

    13 OCT 2022 · Piazza Santo Stefano. Si apre con una grande loggia, quella di Palazzo della Mercanzia, la passeggiata sotto i portici di via Santo Stefano, l’arteria antica più lunga della città che accoglie sul proprio cammino Piazza Santo Stefano, la più originale e sicuramente una delle più belle piazze di Bologna. Dominata dalla Basilica omonima che fu costruita su un tempio romano pagano alla dea Iside, la piazza è circondata dai palazzi nobiliari porticati medioevali e rinascimentali. I portici più antichi presentano un muretto di contenimento sul fronte strada tra le colonne, originariamente una barriera tra la strada ed il camminamento sottoportico. La piazza è anche conosciuta come Piazza delle Sette Chiese perché il complesso basilicale è composto da più edifici sorti in epoche diverse e con origini controverse. La tradizione attribuisce a San Petronio, nel V secolo, quando era vescovo di Bologna il progetto ad imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme con anche una ricostruzione simbolica dei luoghi della Passione di Cristo. La piazza ha subito varie trasformazioni nei secoli, in particolare dovute all'andamento scosceso del terreno che converge verso la chiesa, situata nel punto più basso. L'ultimo progetto realizzato è quello del 1991 di Luigi Caccia Dominioni, che ha realizzato un arrivo a grande catino continuo. Guardando la Basilica, sulla sinistra si vede il complesso dei palazzi patrizi acquistati e uniti in tempi diversi dalla famiglia Isolani. La facciata del '400 è impostata su due ordini separati da un marcapiano. Il portico con archi a tutto sesto sostenuto da capitelli corinzi in marmo, toscanismo all'epoca raro a Bologna, è sovrastato da una sequenza di monofore medievali decorate, nella loro parte superiore, da volti di sei diversi personaggi, inseriti in medaglioni circolari. Curiosamente i ritratti presentano un'acconciatura ottocentesca, chiaramente un ‘ritocco’ di un restauro di quell'epoca. Da questo portico, è possibile raggiungere Strada Maggiore attraverso il passaggio di Corte Isolani. Guardando la Basilica, sulla destra si vede l’insieme delle Case Beccadelli-Tacconi, riconoscibili per l'affastellarsi delle diverse fasi costruttive sulla facciata principale. Segue Casa Bianchi-Pasquini, con un alto portico su colonne in arenaria dal fusto scanalato e ampie volte a crociera, e a seguire una schiera di case mercantili del XV secolo. Qui si si cammina sotto porticati diversi: uno rinascimentale a forma di arco trionfale con cornice in terracotta, seguito da un portico del primo '400 su colonne in cotto spiraliformi una diversa dall'altra e infine una splendida arcata con colonne ottagonali e capitelli a foglie d'acqua. L'ultima delle case del complesso Tacconi e facente angolo con la piccola e stretta Via de Pepoli presenta avanzi romanici e forse ospitava una delle più antiche sinagoghe ebraiche di Bologna. Altra curiosità? al numero 2 di questa via, fondata nel 1914, vi era la prima officina di casa Maserati. Sul luogo è stata posta una targa commemorativa che reca il logo della casata. Chiude piazza Santo Stefano Palazzo Bolognini Amorini Salina, omogeneo, imponente e molto scenografico. Nel 1525 Alfonso Lombardi e Nicolò da Volterra decorarono parte della facciata con teste in terracotta, poi finite nel '600 da Giulio Cesare Conventi. 26 teste sono posizionate ai piani superiori tra le finestre mentre 13 sono negli archi del portico ed osservano i passanti: sono teste tutte diverse e fra le quali spicca quella di un turco con il turbante e una di diavolo sghignazzante molto realistica. Edifici e portici uno diverso dall’altro con sovrapposizioni di epoche e stili ma comunque sempre in armonia. È questa irregolarità degli elementi e la loro non serialità a renderli architettonicamente maestosi. Testi e voce di Antonella Merletto. Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
    3m 54s
  • Portici di Bologna. Pavaglione e dei Banchi

    15 NOV 2022 · Portici Pavaglione dei Banchi Aperto il grande spazio della piazza Maggiore con un esproprio forzoso di case nel 1200, il Mercato diventò in breve tempo luogo d’incontro del popolo bolognese e di visitatori forestieri.  All'inizio del 1400, gli edifici esistenti su questo prospetto appartenevano alla tipologia edilizia medioevale, in buona parte in legno, con portici retti da pilastri di tronchi squadrati. Acquisiti dai banchieri, vennero abbattuti e sostituiti con nuovi edifici in muratura, in stile gotico; si costruì anche un nuovo portico, addossato a edifici preesistenti e costituito da archi ribassati su pilastri ottagonali, con volte incrociate da costoloni e con due archi più ampi per permettere l’attraversamento delle vie Pescherie Vecchie e Clavature. Sotto il portico i banchieri aprirono i loro uffici e proprio da questi "banchi" il portico prende il nome, dove il cambio era fondamentale in quanto in città erano in circolazione monete diverse, sia locali che forestiere. La costruzione del portico dei Banchi completò il volto della piazza Maggiore senza operare sventramenti e limitandosi a rivestire le preesistenze architettoniche, manifestando una notevole attenzione per l'esistente. Tutto questo venne riprogettato dal 1548, con l’edificazione della maestosa facciata e dei portici regolari sottostanti da Jacopo Barozzi da Vignola, all’epoca l’architetto più importante della corte romana. Il lavorò continuò per vari anni concludendosi nel 1580, mimetizzando lo sbocco in piazza delle due vie delle Clavature e delle Pescherie Vecchie, ora sottolineato solo dai fornici più alti e imponenti. Il nuovo fronte interessò anche gli edifici adiacenti all’antico portico quattrocentesco, formando così una lunga quinta architettonica, continuando anche fuori della piazza vera e propria. Il secondo portico, che si estende da via dei Musei a via Farini, in continuazione con il portico di palazzo dei Banchi, era costituito da due proprietà: il primo tratto, il portico della Morte, compreso tra le vie de' Musei e de' Foscherari, apparteneva all’Ospedale della Morte, nome legato al compito principale del dare conforto ai condannati a morte, mentre il secondo, del Pavaglione, da via de' Foscherari a via Farini, apparteneva al Palazzo dell'Archiginnasio, primo edificio dell'Università di Bologna ora sede della Biblioteca Comunale. Il suo nome deriva probabilmente dal tendone che riparava i banchi della fiera dei bachi da seta, commercio molto importante per diversi secoli per la città. Il palazzo dell'Archiginnasio venne costruito nella sua forma attuale quando nel 1561 Carlo Borromeo su ordine del papa, Pio IV, incaricò Antonio Morandi detto il Terribilia a rifare il portico e parte della costruzione soprastante per renderla sede universitaria. Lavoro che si concluse in meno di due anni. creò una facciata a due piani con un portico rispecchiando le architetture locali anche nei materiali usando il cotto e l'arenaria. Il portico presenta 15 campate a lesene corinzie, con due voltoni che permettono l’accesso alle retrostanti vie. Nel portico, per recuperare parte delle spese ingenti per la costruzione di San Petronio, vennero aperte botteghe da dare in locazione. Vi sono tuttora attività storiche importanti sotto entrambi questi portici: per esempio la Farmacia della Morte, dal 1500 spezieria dell'ospedale, dagli anni '20 del XX secolo spostata all'angolo di Via dell'Archiginnasio e Via dei Musei e ora chiamata Farmacia del Pavaglione. Sotto questa parte dei portici si trova anche la Libreria Nanni, la più vecchia di Bologna, fondata nel 1825 e la prima ad avere le vetrine alla parigina, per esporre a chi passeggiava sotto il portico, libri di cui molte edizioni rare, libreria frequentata anche da personaggi e scrittori famosi come Federico Fellini, Pier Paolo Pasolini o Umberto Eco. Sotto il portico del Pavaglione vi è la libreria Zanichelli, frequentata alla fine del XIX secolo dal poeta Giosuè Carducci. Il proprietario della libreria diede persino una stanza al poeta affinchè potesse scrivere, leggere o consultare libri in santa pace. Negli anni Venti del XX secolo aprì il bar Zanarini, all'angolo tra piazza Galvani e via Farini, ora uno dei bar più conosciuti nel centro della città e che insieme alla gioielleria Veronesi, trasferita qui da via degli Orefici nel 1922, sono vecchia ma costante testimonianza all'eleganza di questa parte di Bologna.
    4m 36s
  • Portici di Bologna. Baraccano

    15 NOV 2022 · Il Complesso monumentale del Baraccano, è un insieme di edifici storici civili e religiosi vicino ai Giardini Margherita. Fanno parte del complesso il santuario della Madonna del Baraccano e una serie di edifici lungo la via Santo Stefano e all'interno della piazza del Baraccano.  Il termine viene da barbacane, la definizione di torrione di guardia di cui ve ne era una volta un esemplare all'ingresso di Porta Santo Stefano. Una grande arcata da' accesso da Via Santo Stefano a un complesso nato agli inizi del '400 come ricovero per orfani, pellegrini e viandanti, poi, convertito nel '500 in centro di accoglienza ed “educativo” per ragazze di ceti sociali svantaggiati, in modo da insegnare loro una professione e assicurare loro un futuro più stabile. Il complesso ebbe stretti legami con la famiglia Bentivoglio, signori della città dal 1401 al 1506, per tutta la durata del loro potere. Una delle tracce visibili del loro coinvolgimento è la serie di stemmi della famiglia su alcuni capitelli del portico, in quella parte costruita durante gli ultimi decenni del loro governo cittadino con Giovanni II. Parliamo delle prime sette arcate costruite dal 1491 al 1500, poichè quelle a seguire furono erette a metà del 1500 e la parte finale invece è databile tra il 1682 e il 1726. Nel 1779 su progetto di Giuseppe Jarmorini la parte del grande arco verso via Santo Stefano fu restaurata in stile barocco con un grande timpano inserendovi la scultura della Madonna con Bambino. Inizialmente era presente anche un altro passaggio sterrato di larghezza ridotta da via Santo Stefano alla piazza del Baraccano che consentiva il passaggio di mezzi destinati al trasporto di merci e derrate. Questo passaggio, murato nel XX secolo, era in corrispondenza di quello che oggi è il numero civico 119. Il portico su Via Santo Stefano costruito con arcate in muratura, presenta capitelli ed elementi decorativi in arenaria, ispirati ad uno stile composito rinascimentale e spesso con motivi geometrici e vegetali. Originali sono i capitelli della prima, quarta e settima colonna dove compaiono, sostenuti da putti scolpiti, gli stemmi dei Bentivoglio, promotori della costruzione nel 1491. Poichè l’ospedale del Baraccano aveva anche funzione di orfanotrofio, queste figure potrebbero indicare proprio gli orfani del Conservatorio e simboleggiare la bontà dei Bentivoglio nell’aiutare i più deboli. Altro simbolo che si ripete è quello di una croce che nasce da tre monti, simbolo dell’ordine benedettino che aveva una chiesa confinante con la proprietà, in Via Santo Stefano. Infine, un peduccio interessante è quello con scolpiti un elmo e due scudi sovrapposti a riposo, come a simboleggiare la pace raggiunta, motivo che si ritrova, per la presenza dell’elmo, su uno dei capitelli del portico della chiesa di S. Maria del Baraccano ricordata anche come Madonna della Pace. Una tradizione bolognese, èquella per gli sposi il giorno delle nozze, di recarsi in questa Chiesa per ottenere il dono della pace coniugale dalla Madonna. L'assetto odierno della facciata si deve al progetto dell'architetto Angelo Venturoli ai primi del 1800. L'architetto lavorò a Bologna principalmente adattando edifici preesistenti allo stile neoclassico, tra i quali appunto quello del Baraccano. Alla metà del XX secolo, il complesso fu acquistato dal Comune di Bologna e dopo la ristrutturazione l'edificio venne adibito a sede del Quartiere. 


    3m 41s
  • Portici di Bologna. Via Galliera

    15 NOV 2022 · Via Galliera iniziava a Porta Galliera e terminava al sagrato della Cattedrale di San Pietro, già presente in epoca paleocristiana. La via ripercorre quella antica romana chiamata Galeria che conduceva al comune di Galliera dove era uno dei porti fluviali collegati direttamente al Po. Con la creazione di via dell’Indipendenza nella seconda metà dell'800, la via fu ristretta e suddivisa in due tratti generando l’attuale via Manzoni. Chiamata il Canal Grande di Bologna è sempre spiccata per eleganza e importanza. Fino al tardo XIX secolo era l'accesso al centro città da nord e la nobiltà d’epoca riteneva fosse simbolo di prestigio e privilegio costruire qui la propria residenza, ingaggiando famosi architetti per curarne le forme e gli assetti. Come accesso all'attuale Via Galliera si vedono i palazzi storici di Via Manzoni con i loro portici: il rinascimentale Palazzo Fava (2), ora Palazzo delle Esposizioni, dove, nel '600, i pittori bolognesi Carracci diedero il primo grande saggio della propria arte con gli affreschi del piano nobile, e Palazzo Ghisilardi, sede del Museo Civico Medievale, uno dei più bei palazzi signorili del '400 bolognese. Dal 1923 l'edificio ospitò una delle prime Case del Fascio con all'interno un ristorante dove, nel '29, Enzo Ferrari e i suoi soci decisero la nascita della omonima Scuderia automobilistica. Su via Galliera incontriamo Palazzo Dal Monte, forse del Peruzzi, con portico sopraelevato a cinque arcate con pilastri in muratura ai quali si addossano colonne di ordine composito. Di fronte si trova la casa Dalle Tuate, originariamente con portico in legno e costruito in pietra nel '600, usando due capitelli quasi sicuramente provenienti dal palazzo Bentivoglio distrutto nel 1507. Il capitello del pilastro d’angolo ha il ritratto di Giovanni II Bentivoglio, signore di Bologna prima dell’avvento dei papi: raro ritratto dopo la damnatio memoriae che colpì la famiglia. Troviamo Palazzo Torfanini, ristrutturato nel '700 da Torreggiani con il portico originale del '500. Qui tra il 1880 e il primo ventennio del Novecento vi era il prestigioso salotto della contessa Carmelita Cagnola Zucchini Solimei, aperto alle arti, alle lettere e alla politica, visitato da personaggi illustri sia di passaggio a Bologna, come il Principe di Galles, il Duca d'Aosta, l'Infanta di Spagna sia da personalità italiane come Carducci, D'Annunzio ed Eleonora Duse, Fogazzaro, Respighi. Originale è il settecentesco Palazzo Aldrovandi Montanari, con facciata barocca, progettata da Torreggiani, dove la famiglia per escludere il portico dal progetto, pagò una sanzione visto che i portici erano urbanisticamente obbligatori! A Palazzo Felicini Fibbia con l'elegante portico e facciata in laterizio, nel 1515 Leonardo da Vinci fu ospite insieme a Giuliano dè Medici, in città per l'incontro tra Leone X e re Francesco I, che rimase affascinato dal genio di Leonardo. Progetto del Terribilia nel '500 è Palazzo Bonasoni con il suo portico sopraelevato sorretto da colonne composte e con capitelli decorati tra gli esempi più pregevoli della scultura urbana bolognese. Attraversando Piazzetta della Pioggia dove sono storici negozi tra cui la Drogheria, pare già presente ai primi del 600, ai tempi degli speziali, inizia una via Galliera meno nobile ma sempre elegante e che arriverà alla vecchia porta cittadina.
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  • Portici di Bologna. Via Zamboni

    15 NOV 2022 · Via Zamboni, rappresenta il cuore della zona universitaria di Bologna: qui, infatti si trova la sede dell'università più antica del mondo occidentale, si pensa fondata nel 1088. La via parte da Piazza di Porta Ravegnana e si conclude a Porta San Donato. E' fiancheggiata da palazzi e portici di stili diversi lungo una via anticamente denominata “San Donato”, che fino ai primi secoli dopo l’anno mille era aperta campagna. Solo grazie all’intervento della potente famiglia Bentivoglio si sviluppò come area architettonica, poichè qui costruirono il proprio palazzo, poi raso al suolo in una rivolta popolare contro la famiglia all’inizio del '500. L’appellativo della via venne mutato nel 1867 in via Zamboni, a ricordo del patriota Luigi, studente dell'Università di Bologna e forse ideatore del tricolore italiano. Poco oltre Piazza di Porta Ravegnana, lungo Via Zamboni si apre la piazzetta con a destra il colonnato in mattoni di palazzo Bianchetti, sullo sfondo la facciata del settecentesco Palazzo Malvasia, e sulla sinistra la chiesa di San Donato, affrescata ad architetture prospettiche. A lato di quest'ultima si apre un arco, nel '500 ingresso al Ghetto Ebraico, sormontato da una maschera con la bocca spalancata, collegato con una tubatura a Palazzo Malvasia. In occasione di ricevimenti o celebrazioni, la famiglia, per dimostrare la propria ricchezza, faceva versare vino dalla bocca per i passanti, che, accapigliandosi per bere, divertivano i nobili nel palazzo. La via è fiancheggiata da portici storici su entrambi i lati, sorretti a volte da pilastri, altre da colonne con capitelli compositi: a sinistra palazzo Malvasia-Pannolini, poi Palazzo Magnani, in cui sono affreschi dei Carracci, a destra palazzo Malvezzi De' Medici, ora sede della Città Metropolitana di Bologna, imponente, con via Zamboni non abbastanza ampia da dar sufficiente luce al suo portico, perennemente in penombra, e per questo chiamato "portico buio". Splendidamente illuminata dalla luce naturale è invece la facciata trecentesca della Basilica di San Giacomo Maggiore, appena dopo il palazzo, con al suo interno la Cappella Bentivoglio, una delle più significative creazioni del primo Rinascimento bolognese e la Cappella Poggi progettata da Pellegrino Tibaldi nel '500. Di estrema eleganza il portico rinascimentale della basilica lungo via Zamboni, con accesso alla chiesa di Santa Cecilia dove sono splendidi affreschi del primo '500 dei migliori maestri della scuola bolognese.  Si apre poi Piazza Verdi, abbellita ancora dalle facciate delle antiche scuderie dei Bentivoglio e dal Teatro Comunale, sorto sulle macerie dell'antico palazzo distrutto. Il teatro, progettato dall’architetto Antonio Galli di Bibiena nel 1750, ebbe la facciata completata solo nel 1937, con il largo terrazzo per dare ai gerarchi un affaccio diretto sulla piazza. Si presenta architettonicamente come un solido blocco e senza portico Palazzo Paleotti costruzione originariamente medioevale ed ora sede della biblioteca e del centro multimediale dell'università. E arriviamo alla sede centrale dell'Alma Mater: si trova in quello che originariamente era il Palazzo del Cardinal Poggi a cui fu dato permesso ai primi del '500 di ampliare la sua residenza su strada San Donato, progetto probabilmente affidato all'architetto Tibaldi che adottò lo stile in voga delle residenze patrizie cittadine. L'edificio fu rimaneggiato e ingrandito per trasformarlo in sede dell'Istituto delle Scienze a partire dal 1711 su progetto di Francesco Dotti, architetto anche del Santuario della Madonna di San Luca. Egli aggiunse la biblioteca e tre arcate porticate alla facciata, leggermente aggettanti. Nel corso del XIX secolo si procedette al collegamento con palazzo Malvezzi e, in seguito alla costruzione di due ali fiancheggianti il nucleo originario di palazzo Poggi e della Biblioteca, si giunse al completamento della facciata dell’isolato. Dopo palazzo Poggi gli edifici con e senza portici proseguono lungo la via fino a Porta San Donato, edificata nel '200 ma rimaneggiata nei secoli e in parte abbattuta negli anni '50 del secolo scorso per migliorare la circolazione del traffico. 
 



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Questo progetto è stato creato da ASPPI, l'associazione di piccoli proprietari immobiliari, nata a Bologna nel 1948 e che da oltre 15 anni è impegnata nel rifacimento e nella manutenzione...

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Questo progetto è stato creato da ASPPI, l'associazione di piccoli proprietari immobiliari, nata a Bologna nel 1948 e che da oltre 15 anni è impegnata nel rifacimento e nella manutenzione dei pavimenti dei portici di Bologna, che nel centro storico presentano l'originalità di essere composti da granulati di marmo e pietre in una base di malta e chiamati per questo "alla veneziana". Grazie a questo lavoro, ASPPI ha così partecipato attivamente alla candidatura dei portici come patrimonio UNESCO.
Questo progetto in Podcast è la presentazione dei portici oggetto del riconoscimento quale patrimonio mondiale.
ASPPI non è agenzia di viaggi, nè vende prodotti turistici ma vuole portare il più possibile a conoscenza il passato ed il presente della città: ogni colonna, ogni capitello, ogni tratto di portico ci parla della storia di Bologna. Da tutto questo nasce l'interesse del nostro sindacato.

Il lavoro di ASPPI è stato quello di elaborare, per ognuno di essi, un testo parlato e scritto, sia in italiano che in inglese, in cui si forniscono le più rilevanti informazioni storiche dei luoghi e dei particolari, menzionati.
La storia della città è legata indissolubilmente alle diverse tipologie dei portici, alla loro architettura e all'evolversi nei secoli delle forme dei loro colonnati e dei loro ordini decorativi.
Nacquero nell'XI secolo in maniera spontanea, come una proiezione all'inizio abusiva di edifici privati su suolo pubblico, per incrementare gli spazi abitativi divenne poi tipologia obbligatoria dal XIII secolo, quando il Comune stabilì che tutte le nuove case dovessero essere edificate con portico, e che dovesse essere aggiunto a quelle abitazioni esistenti che ne fossero prive.

Bologna è una città consapevole dell'essere stata, e di essere ancora, crocevia di scambi, incontri e idee. Quante persone celebri e non hanno passeggiato sotto il portico del Pavaglione, camminato, come atto devozionale, sotto il portico più lungo al mondo, quello di San Luca lungo circa quattro chilometri.
L’itinerario fra i portici ci fà perdere nelle prospettive e nella bellezza, portici alti, bassi, stretti o larghi, tutti comunque, creati come aree dove camminare, comprare, incontrarsi, tutti luoghi dove trascorrere del tempo e percepire il cuore vivo e pulsante di Bologna.

Questo è il messaggio che ASPPI, attraverso questo interessante prodotto, vuole trasmettere sia ai bolognesi che ai visitatori italiani e stranieri nella nostra splendida città.

Testi e voce di Antonella Merletto.
Antonella è laureata in Architettura, specializzata in Architettura Greca e Romana e ha un Dottorato in Architettura Antica conseguito in Gran Bretagna. E' italo-inglese ed è bilingue. Insegna Storia dell'Arte, Storia dell'Architettura ed Archeologia in diverse Università americane a Roma ed è guida turistica abilitata.
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