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Libri che NON hanno fatto la storia

  • # 1 - Il Mattino dei Maghi (con Michele Olzi)

    26 JAN 2023 · «Un'opera che getta un ponte tra il fantastico e il reale, tra la magia, la mistica e lo spirito moderno» Questo il sottotitolo de Il Mattino dei Maghi di Louis Pauwels e Jacques Bergier (ed. originale Le Matin des Magiciens, Gallimard 1960) edito nell'edizione italiana da Mondadori nel 1963, nella traduzione di Pietro Lazzaro. Con questo denso volume gli autori vollero esporre i risultati delle loro ricerche su presunti saperi antichi, le cui tracce sarebbero state seguite da pochi esperti che li hanno saputi recuperare dall'oblio della storia per fonderli con le discipline della scienza moderna, nel tentativo di donare all'umanità una nuova forma di conoscenza. Bollato da subito come trattatello di pseudoscienza, quando non testo pericolosissimo, ha superato i confini geografici e temporali della Francia degli anni Sessanta per diventare presto un libro di culto fra gli studiosi dell'occultismo e della magia, ma anche della spiritualità e dell'esoterismo. Ne parliamo con Michele Olzi, ricercatore in Filosofia Politica all'Università dell'Insubria. La citazione letta da Eleonora Chiara Giusti (minuto 44:10) è tratta da p. 281 dell'edizione italiana.
    47m 31s
  • # 2 - Anarchia, Stato e Utopia

    3 FEB 2023 · «Se lo stato non esistesse, sarebbe necessario inventarlo? John Locke, primo teorico del liberalismo, avrebbe risposto di no. Robert Nozick, discendente di quella tradizione filosofico-politica […] sostiene di si». Queste le parole riportate nella quarta di copertina dell’edizione italiana di Anarchy, State, and Utopia (ed. originale Basic Books 1974; ed. italiana, nella traduzione di Giampaolo Ferranti, Il Saggiatore 2008). Ma come arriva Nozick a pensare, o, per citare le parole riportate sopra, a “inventare” lo Stato? E perché questo risulta essere più un male necessario che una splendida opportunità per regolare la convivenza fra persone? Il viaggio parte dalle prime forme di associazione, con tutti i loro problemi e le loro virtù, per approdare a una forma organizzativa che prevede la “redistribuzione” di parte delle risorse, tanto vituperata da certi ambienti libertari. Opera maturata a inizio anni Settanta come risposta al collega di Harvard John Rawls e alla sua A Theory of Justice del 1971, il testo divenne presto un pilastro della filosofia politica contemporanea. Ancora oggi è annoverato fra i classici della disciplina, oltre che fra i maggiori testi del pensiero libertario. Le università americane negli anni Settanta erano laboratori politici e intellettuali in cui fiorirono nuove idee che seppero rinnovare il liberalismo, per renderlo idoneo alle sfide che la società dell’epoca poneva alla democrazia occidentale: lo scontro con il socialismo globale, la fine del boom del dopoguerra, il cambiamento dell’economia, così come degli stili di produzione e consumo, e una rinnovata problematizzazione del governo e del suo apparato tecnico, burocratico e, soprattutto, fiscale. Il governo non è la soluzione ai nostri problemi, il governo è il problema, diceva Reagan nel 1981. E se fosse (ri)partito tutto da Nozick? La citazione letta da Eleonora Chiara Giusti (minuto 25:40) è tratta da pp. 110 – 111 dell’edizione italiana.
    34m 37s
  • # 3 - Fisiologia del Gusto (con Edoardo d'Elia)

    12 FEB 2023 · «Meditazioni di gastronomia trascendentale» Questo il sottotitolo dell'opera del 1826 Physiologie du Goût, firmata Jean Anthelme Brillat-Savarin e pubblicata a Parigi da Sautelet (ed. it. Fisiologia del gusto, tr. di Dino Provenzal, Slow Food editore, 2008). Ma che cos'è la "gastronomia trascendentale"? E, prima ancora, cosa si intende per "fisiologia del gusto"? Oggi siamo abituati a ritenere la cucina una scienza degna di rispetto e riconoscimento unanime da tutte le discipline, ma cosa poteva pensare dell'arte culinaria un francese di inizio Ottocento? Si può parlare di cibo diversamente da come fanno tutti, intenti come sono a ostentare opulenza (i ricchi) a bilanciare alimenti seguendo stagionalità e disponibilità dei prodotti (i cittadini comuni) o magari, come per la stragrande maggioranza dei francesi del XIX secolo, a trovare qualcosa da mettere sotto i denti per non morire di fame. Il volume rappresenta lo spaccato di una minuscola fetta di società - quella benestante, uscita con le ossa rotte dal quatorze juillet - ingranditasi progressivamente nei secoli successivi, con l'avvento del benessere collettivo. Quel segmento sociale che parla di cibo, del pasto, della tavola, del banchetto, della convivialità, delle coltivazioni, della caccia, degli allevamenti eccetera eccetera... Insomma, ghiotti e buongustai. Ne parliamo con Edoardo d'Elia, docente e autore del podcast La Merenda La citazione letta da Eleonora Chiara Giusti (minuto 34:47) è tratta da p. 277 dell'edizione italiana.
    42m 6s
  • # 4 - Il Campo dei Santi

    17 FEB 2023 · «Esse si muoveranno su tutta la superficie della terra e circonderanno il campo dei santi e la diletta città» (Apocalisse, 20:9) Jean Raspail con Il Campo dei Santi (ed. originale Le Camp des Saints, Parigi, Laffont 1973) introduce nell'immaginario politico occidentale il tema delle grandi migrazioni via mare che uniscono il terzo mondo, povero e in preda alla disperazione, con il primo, opulento e rammollito. Nel discorso del romanziere francese l'Occidente attende inerme che si realizzi il suo destino, che il suo benessere e la sua forma di civilizzazione vengano travolte da milioni di subalterni che riporteranno l'Europa ai tempi bui delle società tribali e del pensiero magico. Oggi, che abbiamo alle spalle decenni di migrazioni di massa, possiamo dire che Raspail abbia saputo descrivere con esattezza le conseguenze di questo incontro? o come amano chiamarla i suoi sostenitori, di questa "invasione"? Forse dovremmo riconoscere a Raspail di essere stato profetico sul fenomeno migratorio (inaspettato negli anni Settanta) ma di aver voluto negare a priori gli effetti positivi dell'incontro fra culture che, in qualità di occidentali, stiamo vivendo da tempo. Forse la teoria della "grande sostituzione" paventata dai reazionari francesi novecenteschi non è altro che una "grande fuffa". La citazione letta dalla poetessa Eleonora Chiara Giusti (minuto 29:14) è tratta da p. 109 - 110 dell'edizione italiana (Il Campo dei Santi, tr. it di Fabrizio Sandrelli, AR, Padova 2016)
    33m 45s
  • # 5 - Dugin / Quarta Teoria Politica (con Noemi Bergesio)

    24 FEB 2023 · «Ciò che la quarta teoria politica è, nella forma di ciò a cui si oppone, è ormai chiaro. Non è fascismo, nè comunismo, nè liberalismo». Aleksandr Dugin è un intellettuale russo piuttosto controverso finito al centro dei dibattiti durante l'ultimo anno, da quando la Russia ha invaso l'Ucraina un anno fa, il 24 febbraio 2022. Sostenitore dell'eurasiatismo (o eurasianesimo), conservatore, cristiano ortodosso e nazionalista: Dugin è uno studioso rigoroso e uno scrittore versatile, capace di parlare in più lingue, di interloquire con pubblici differenti e di toccare tematiche poco note negli ambienti in cui sembra trovarsi più a suo agio. Il suo personaggio è avvolto nel mistero; da tempo a giornalisti e curiosi piace speculare sul suo ruolo (mai confermato) di ideologo di riferimento per Vladimir Putin. La Quarta Teoria Politica (ed. originale Четвертая политическая теория, Amphora 2009; ed. it. La Quarta Teoria Politica, Aspis 2019, tr. di Camilla Scarpa) è un testo fondamentale per capire il pensiero di Dugin e, probabilmente, per comprendere le ragioni che si celano dietro il ritorno del nazionalismo russo, l'ascesa del sovranismo e la scelta di una politica estera aggressiva da parte del Cremlino, soprattutto verso i "vicini di casa", dipendenti dalle direttive di Mosca ai tempi dell'Unione Sovietica. Ne parliamo con Noemi Bergesio, dottoranda in geografia politica all'Università di Bologna. La citazione letta dalla poetessa Eleonora Chiara Giusti (minuto 33:15) è tratta da p. 11 dell'edizione italiana.
    40m 57s
  • # 6 - L'Esorcista

    3 MAR 2023 · «Era appena sceso a terra, quando gli venne incontro un uomo della città posseduto dai demoni [...] Molte volte infatti s'era impossessato di lui; allora lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, ma egli spezzava i legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. Gesù gli domandò: "Qual è il tuo nome?". Rispose: "Legione", perchè molti demoni erano entrati in lui» (Vangelo secondo Luca 8, 27 - 30) L'Esorcista di William Peter Blatty (ed. it. Fazi 2009; tr. di Cristiano Peddis) è un fortunato romanzo del 1971 (ed. originale The Exorcist, Harper & Row 1971) entrato a pieno titolo nella memoria collettiva. A contribuire al successo fu in particolar modo l'omonimo film del 1973 tratto dal racconto, ancora oggi pietra miliare del genere horror e, più precisamente, dell'horror "a sfondo religioso". Quandò uscì nelle sale americane creò scompiglio, la reazione emotiva del pubblico fu impressionante: file chilometriche davanti ai cinema di tutti gli Stati Uniti in pieno inverno e spettatori che uscivano terrorizzati o disgustati dalla visione della pellicola. Ma c'è qualcosa di più profondo nella crisi collettiva provocata da questa storia e interessa la psicologia sociale americana ed europea, oltre al momento politico e spirituale che l'intero Occidente stava vivendo in quegli anni. Dagli attacchi di panico al panico morale che terrorizzò i decenni successivi il passo sembra breve, ma la storia è in realtà più complessa e tocca tematiche inaspettate. La citazione letta dalla poetessa Eleonora Chiara Giusti (minuto 33:34) è tratta dalle pp. 140 e 141 dell'edizione italiana.
    38m 48s
  • # 7 - Doppio Sogno (con Giulia Giannoni)

    10 MAR 2023 · «Il Suo determinismo come il Suo scetticismo – che la gente chiama pessimismo – la Sua penetrazione delle verità dell'inconscio, della natura istintiva dell'uomo, la Sua demolizione delle certezze convenzionali della civiltà, l'adesione dei Suoi pensieri alla polarità di amore e morte, tutto ciò mi ha commosso come qualcosa di incredibilmente familiare» (Lettera di Sigmund Freud a Arthur Schnitzler, 14 marzo 1922) Arthur Schnitzler fu medico, scrittore e drammaturgo nella grande Vienna di fine Ottocento e inizio Novecento, la Vienna di Freud, Klimt, Schiele, Wittgenstein, Musil, Kraus e Schönberg. Travagliato esponente del decadentismo, Schnitzler fu indagatore dell'animo umano e della società borghese, con particolare interesse per la coppia borghese, nei suoi vizi come nelle sue virtù, ma anche nelle sue psicosi, nei suoi dubbi e nelle sue certezze. La sua opera risente molto della curiosità intellettuale per la psicoanalisi e per la tecnica dell'ipnosi, utile a sondare l'inconscio e conoscere in profondità l'uomo, o il paziente, se analizzato dal punto di vista di un medico professionista in un'epoca di grandi progressi scientifici. Stanley Kubrick rimase folgorato dalla lettura di quest'opera (ed. orig. Traumnovelle, Francoforte 1926; ed. it. Doppio Sogno, Adelphi 1977, tr. di Giuseppe Farese) e riflettè per gran parte della sua carriera sul miglior modo per trasporla su pellicola; ci riuscì solo negli ultimi anni di vita con il capolavoro "Eyes Wide Shut", senza poter mai vedere il prodotto finito, uscito nelle sale tre mesi dopo la sua morte, avvenuta il 7 marzo 1999. Ne parliamo con Giulia Giannoni, editor e redattrice presso la fondazione Fscire di Bologna. La citazione letta dalla poetessa Eleonora Giusti (minuto 36:05) è tratta dalle pp. 47 – 49 dell'edizione italiana.
    42m 49s
  • # 8 - Il Manifesto di Unabomber (con Mauro Lubrano)

    17 MAR 2023 · «1. La rivoluzione industriale e le sue conseguenze sono state un disastro per la razza umana» Così comincia il trattato "La Società Industriale e il suo Futuro" (1995) di Theodore Kaczynski, oggi conosciuto perlopiù con il titolo informale "Il Manifesto di Unabomber". Dietro al nomignolo "Unabomber" - inventato dai giornalisti a partire dal nome in codice del caso: UNABOM - si cela una storia spaventosa, fatta di attacchi terroristici contro obiettivi precisi e di una personalissima lotta alla società contemporanea portata avanti da un "lupo solitario". Una storia che ha sconvolto gli Stati Uniti e tenuto sotto scacco le forze di sicurezza americane per ben diciotto anni, dal 1978 al 1996. La vicenda di Unabomber-Kaczynski è sicuramente incredibile, così come incredibile è la storia di questo saggio, pubblicato il 19 settembre 1995 dal Washington Post e diventato sin da subito testo fondamentale per gli studiosi di terrorismo, oltre che oggetto di culto fra eco-terroristi, ecologisti radicali, anarco-primitivisti e, negli ultimi anni, anche fra estremisti di destra. Ne parliamo con Mauro Lubrano, ricercatore in Terrorism and Political Violence e lecturer all'Università di Bath (UK). La citazione letta dalla poetessa Eleonora Chiara Giusti è al minuto 44:40.
    49m 56s
  • # 9 - Teoria della Classe Agiata (con Raffaele Alberto Ventura)

    24 MAR 2023 · «Thorstein Veblen è il miglior critico dell'America che l'America abbia prodotto. Il suo linguaggio fa parte del vocabolario di ogni americano colto; le sue opere rappresentano il più notevole contributo che un americano abbia dato agli studi americani; il suo stile, che ne fa l'unico scrittore comico tra gli studiosi moderni di scienze sociali, si è da tempo affermato nella società da lui vivisezionata. Persino la classe agiata, che ormai legge Veblen da più di una generazione, parla un po' come lui». (Charles Wright Mills, prefazione all'ediz. americana) "Teoria della Classe Agiata" (ed. it. Editori Riuniti 1999, tr. di Franco Ferrarotti; ed. originale "Theory of the Leisure Class", Macmillan 1899) è un classico della sociologia dei consumi e dell'economia. Accolto positivamente dagli studiosi sin da subito, ancora oggi viene utilizzato dagli scienziati sociali per le loro ricerche sull'upper classe americana. Il gruppo sociale che Veblen descrive è difatti quella classe privilegiata di cultura protestante ben inserita nei circuiti di maggiore rilievo degli Stati Uniti, fra cui spiccano il mondo politico-amministrativo, quello dei proprietari, o anche l'universo dell'imprenditoria e della libera professione. Il membro della classe agiata non è costretto a fare lavori manuali o a razionalizzare le proprie risorse ma, anzi, è tenuto semai a sperperare i propri beni per mostrare opulenza e il maggior lusso che un uomo ottocentesco poteva concedersi: vivere bene lavorando poco, quando non lavorando proprio. Nonostante sembrino personaggi raffinati e di buon gusto, i membri della classe agiata hanno molte cose in comune con i capi barbari delle tribù che abitavano l'Europa settentrionale, area da cui provengono gli antenati di questi grandi americani. Questa e altre intuizioni rendono peculiare un saggio scritto per descrivere una fetta d'America ma anche, e forse soprattutto, per criticarne i modi, i consumi e le conseguenze delle decisioni prese. Ne discutiamo con Raffaele Alberto Ventura, scrittore e saggista, autore della "trilogia del collasso" (edita da Minimum Fax e Einaudi) e ospite di grandi giornali, programmi radio, podcast e trasmissioni televisive. La citazione letta dalla poetessa Eleonora Chiara Giusti (minuto 38:17) è tratta da p. 279 dell'edizione italiana.
    47m 4s
  • # 10 - Rossum's Universal Robot

    31 MAR 2023 · «I robot sono il risultato di un viaggio in tram. Un giorno sono andato andare a Praga con un tram di periferia incredibilmente pieno; l'idea che le condizioni moderne abbiano reso gli uomini insensibili alle più semplici comodità della vita mi ha atterrito. Erano ammassati all’interno e sugli scalini del tram non come pecore, ma come macchine. Ho iniziato allora a pensare agli uomini non come individui, ma come macchine, e per tutto il viaggio ho cercato una parola capace di indicare un uomo in grado di lavorare ma non più di pensare. Quest’idea è espressa dalla parola robot» (Karel Čapek) R.U.R. (Rossumovi Univerzální Robot) è una pièce teatrale del 1920 messa in scena per la prima volta il 25 gennaio 1921 al Teatro Nazionale di Praga. L'autore è il ceco Karel Čapek (1890 - 1938) scrittore e drammaturgo ceco la cui brillante intuizione ebbe un'enorme e inaspettata fortuna; sì perché Čapek, in questo dramma, immagina una società in cui delle macchine antropomorfe, inventate da avidi industriali per sostituire gli operai nelle fabbriche, prendono il sopravvento e sterminano l'umanità, al fine di dominare indisturbati sul pianeta terra. Lo scenario non ci è nuovo: film come Terminator e racconti come quelli scritti da Asimov ci hanno abituati all'idea di una "ribellione delle macchine". Ma forse non sappiamo che il primo a immaginarsi una simile distopia fu proprio l'autore boemo, e, soprattutto, non molti sanno che fu lui a inventare il termine "robot". Le macchine ci spodesteranno? Da quando l'AI è entrata prepontemente nella nostra quotidianità la domanda viene posta sempre più spesso, questa puntata vuole stimolare una riflessione su questi e altri temi. Per provare a dare una risposta ho intervistato Pierfrancesco Melucci di Musixmatch, esperto di AI, amico, e autore delle musiche di questo podcast (minuto 31:19). Le letture della poetessa Eleonora Chiara Giusti (minuto 16:22 e minuto 23:09) sono tratte dalle pp. 81-82 e dalle pp. 161-162 dell'edizione italiana (Karel Čapek, R.U.R., Marsilio 2015, a cura di Alessandro Catalano).
    45m 18s

Esistono libri che sono finiti nel dimenticatoio della storia, che sono stati dei flop commerciali, o che magari hanno avuto un grande successo, vendendo molte copie, ma ancora oggi fatichiamo...

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Esistono libri che sono finiti nel dimenticatoio della storia, che sono stati dei flop commerciali, o che magari hanno avuto un grande successo, vendendo molte copie, ma ancora oggi fatichiamo a capire quale sia stato il loro reale impatto. O meglio, ci è sfuggito il collegamento fra qualcosa che conosciamo e l'idea da cui tutto ebbe inizio.

Alcuni di questi volumi hanno influenzato scelte, idee, stili e modi di vivere, eppure c'è bisogno di parlarne, ancora, o magari per la prima volta. In questo podcast scopriremo dodici testi, usciti in epoche e luoghi differenti, che hanno contribuito molto a cambiare il nostro immaginario, oltre ad aver condizionato il nostro modo di pensare, mangiare e vivere.

Libri, dunque, che non hanno fatto la storia.
O forse si?
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