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Il Corsivo di Daniele Biacchessi

  • Prima condanna per Donald Trump nel processo Stormy Daniels | 31/05/2024 | Il Corsivo

    31 MAY 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Oggi sappiamo, non solo sul piano giornalistico, ma anche con una verità processuale di condanna, che l'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump pagò a più riprese la pornostar Stormy Daniels per evitare che raccontasse in pubblico l’incontro sessuale avuto con lui nel 2006. Sotto il profilo giudiziario, tutti i 34 capi d'accusa formulati contro Donald Trump dal procuratore di Manhattan Matthew Colangelo e dal suo vice Alvin Bragg, hanno retto davanti ai giudici del Tribunale. Si è trattato di una cospirazione pianificata, per influenzare le elezioni del 2016. Lo scopo era aiutare Trump ad essere eletto con spese illegali, per mettere a tacere persone che avevano qualcosa di negativo da dire sul suo comportamento. Insomma, una frode elettorale.  Le accuse contro Donald Trump Tutto parte dalla pubblicazione del video della trasmissione “Access Hollywood”, in cui Trump si vantava di poter toccare a piacimento i genitali delle donne: "L’impatto di quel nastro sulla campagna era stato immediato ed esplosivo", dice l'accusa. Trump si era preoccupato di tutte le persone che potevano rivelare particolari imbarazzanti sulla sua vita, e il tabloid National Enquirer, di proprietà di David Pecker, aveva allertato l'avvocato Michael Cohen che la porno star Stormy Daniels voleva rendere pubblico l’incontro sessuale del 2006. Allora, secondo i procuratori di Manhattan, Trump aveva orchestrato un piano criminale per corrompere le presidenziali, nascondendo la cospirazione anche nei documenti delle sue aziende a New York". Le reazioni
“È stato un processo farsa, una vergogna. Sono un uomo innocente. Il vero verdetto si avrà il 5 novembre. Continueremo a combattere fino alla fine”, ha commentato Trump. "Oggi a New York abbiamo visto che nessuno è al di sopra della legge", ha affermato il direttore delle campagna elettorale del presidente Joe Biden, Michael Tyler. Trump diventa così il primo ex capo della Casa Bianca condannato in un processo penale e anche il primo candidato alla presidenza a fare campagna elettorale come pregiudicato. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 26s
  • Oggi, l’occasione per archiviare Almirante | 30/05/2024 | Il Corsivo

    30 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Esattamente cento anni fa – era, infatti, il 30 maggio  del 1924 -  Giacomo Matteotti pronunciava il suo ultimo discorso in Parlamento, denunciando la deriva anti democratica che il fascismo stava imprimendo alla vita politica italiana. Ecco perché, la presidenza della Camera dei Deputati ha scelto proprio la giornata di oggi per dedicare un evento solenne alla memoria dell’illustre martire della violenza fascista. Evento che si terrà a Montecitorio, alla presenza del capo dello Stato, della presidente del Consiglio e dei presidenti della stessa Camera e del Senato. A noi pare che, sia per Meloni, che per La Russa, la commemorazione odierna potrebbe offrire un’occasione da non perdere – sempre che, naturalmente, non preferiscano ignorarla – per spruzzare un po’ di acqua su quella fiammella che, da oltre 75 anni, compare nel simbolo del Movimento Sociale Italiano e poi in quello dei partiti che ad esso sono succeduti: compreso quello che esprime l’attuale leadership di governo. E’ vero che, nel corso degli ultimi trent’anni, tra gli eredi di Almirante, non sono mancate alcune prese di distanza abbastanza nette rispetto all’esperienza del Ventennio, ma è altrettanto vero che si è quasi sempre trattato di giudizi negativi che investivano solo la fase finale del regime: con particolare riferimento alle leggi razziali ed alla guerra condotta a fianco di Hitler. Scarsa ci sembra, invece, sia stata la riflessione autocritica su tutto quello di negativo che il fascismo – a prescindere dai suoi due sbagli più clamorosi – avrebbe, comunque, riversato sulla vita civile e politica del nostro Paese. Siamo, pertanto, piuttosto curiosi di ascoltare le parole che i due massimi esponenti della destra italiana vorranno, eventualmente, destinare alla figura di Giacomo  Matteotti: sapranno spiccare il salto di qualità che dovrebbe portarli ad archiviare il vecchio ed equivoco motto del  “non rinnegare e non restaurare”, per cominciare, invece, ad ammettere che i sintomi della malattia erano già ben riconoscibili (e riconosciuti come insegna la tragica fine di Matteotti) fin dalla violenta ascesa al potere di Benito Mussolini? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 3s
  • “Frociaggine” | 29/05/2024 | Il Corsivo

    29 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Nel corso dell’incontro a porte chiuse (ma evidentemente aperte alle fughe di notizie) con gli oltre 200 vescovi italiani, che davano inizio all’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, il Papa è intervenuto sui criteri che devono ispirare l’accesso ai seminari per i futuri sacerdoti. E lo ha fatto (senza indubbiamente usare giri di parole) e sentenziando – tra l’imbarazzo e lo stupore generale – che “nella Chiesa c’è già troppa “frociaggine”. Al di là del tipo di espressione che, in quanto a garbo e  compostezza ben difficilmente sarebbe stata ammessa in un salotto del Settecento, resta il fatto che le drastiche parole di Bergoglio, ponendo una sorta di steccato all’ingresso di soggetti omosessuali nel clero,  segnano una battuta d’arresto rispetto alle posizioni ormai maturate anche all’interno della stessa CEI. Posizioni  orientate a distinguere tra “atti” e “tendenze”, in una visione che - soprattutto nei tempi più recenti - pur riaffermando l’obbligo indistinto del celibato per tutti i seminaristi,  sembrava superare ogni discriminazione di tipo sessuale. D’altra parte, non era stato, nel luglio scorso, lo stesso papa argentino a domandarsi pubblicamente “chi sono io per giudicare un gay che cerca Dio?”.  Adesso, è probabile che la diplomazia vaticana cerchi di gettare acqua sul fuoco, spiegando che non essendo italiano, il pontefice ha senz’altro usato un termine di cui ignorava il significato rozzo e volgare. Tuttavia, non è la prima volta che il Vescovo di Roma si lascia trascinare un po’ troppo dall’enfasi quando deve esplicitare qualche suo concetto: basti pensare al commento che pronunciò , dopo la strage parigina di Charlie Hebdo, quando disse “ se uno offende mia madre, gli do un pugno”. Come era inevitabile che accadesse, sono puntualmente arrivate le reazioni stupite e deluse  delle principali organizzazioni che si battono per i diritti delle minoranze sessuali, le quali non hanno esitato a dichiarare che il Papa discrimina i gay e che se le sue affermazioni venissero confermate, significherebbe che c’è ancora molto da fare per arrivare a un linguaggio finalmente rispettoso. Vedremo come evolverà la vicenda, ma, per parte nostra, abbiamo difficoltà a spiegarci per quale ragione gli omosessuali, come seminaristi, sarebbero meno affidabili dei loro compagni etero che li affiancano sul cammino che li conduce tutti al sacerdozio. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 20s
  • Il parere di Stoltenberg | 28/05/2024 | Il Corsivo

    28 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Continuano ad alimentare discussioni piuttosto accese le parole recentemente pronunciate dal Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, il quale - come è ormai noto a tutti - parlando con l’Economist, ha suggerito di modificare l’atteggiamento sin qui adottato dall’Alleanza Atlantica circa l’utilizzo delle armi fornite all’Ucraina. Atteggiamento che – almeno per ora – non ha mai comportato la possibilità di farne uso per colpire direttamente obbiettivi situati all’interno del territorio della Federazione Russa. Non escludiamo che si sia  trattato di idee espresse in libertà da parte di un uomo che, essendo ormai prossimo alla scadenza del suo mandato, si sente autorizzato a dire un po’ quello che vuole... anche se, in realtà, viene da dubitare che Stoltemberg certe cose le possa tranquillamente affermare senza disporre di un preventivo nulla osta di fonte americana. Comunque sia, le sue proposte non hanno certo ricevuto un’accoglienza entusiastica nel nostro Vecchio Continente, dove, in linea generale, ci si è affrettati a liquidarle quasi fossero “voci del sèn fuggite”...In Italia poi, a Stoltemberg andrebbe addirittura assegnato un “premio della bacchetta magica”, visto che è stato l’unico “maghetto” in grado di far convergere sulle stesse posizioni (di rifiuto) sia i partiti della maggioranza di governo, che quelli di opposizione. Tuttavia, con buona pace della classe politica nostrana, ai noi pare che - sia sul piano militare, che su quello logico - i pareri del Segretario norvegese non possano essere giudicati soltanto come degli azzardi ispirati da un bellicismo irresponsabile. Proviamo, anche solo per un attimo, a considerare che, al momento, in Europa non si sta giocando ai soldatini, ma si sta affrontando una guerra nella quale un esercito combatte senza esclusione di colpi, mentre un altro è costretto a farlo con un braccio legato dietro ad una spalla. Come si può seriamente pretendere che gli Ucraini accettino di vedere le loro città devastate da missili che provengono da basi di lancio collocate in territorio russo, senza che si domandino per quale strana ragione a loro  siano concesse solamente reazioni rigorosamente limitate? Intendiamoci, qui nessuno auspica il bombardamento di centri abitati russi, ma le rampe di lancio missilistiche o i depositi di armi sarebbero, francamente, tutto un altro discorso… D’altra parte, di solito, le situazioni di “cessate il fuoco” si vengono a determinare quando tra le forze in campo si riscontra che esiste un equilibrio difficilmente modificabile. Ed è solo allora che la ragionevolezza ricomincia a far sentire la sua voce. Pertanto, siamo proprio  sicuri che l’idea di smetterla di continuare a rassicurare Putin – per cominciare, invece, ad insinuargli anche qualche preoccupazione - sia davvero un’opzione così scriteriata? ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 36s
  • L’attesa di Toti | 27/05/2024 | Il Corsivo

    27 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Terminato l’interrogatorio (durato circa otto ore), dinanzi ai magistrati della Procura di Genova, adesso, per Giovanni Toti (e, soprattutto, per il suo avvocato) si apre la fase in cui occorre valutare se sia giunto o meno il momento opportuno per avanzare la richiesta di revoca degli arresti domiciliari. Sappiamo che, nel corso del confronto fiume che si è svolto giovedì scorso, il governatore della Liguria ha risposto con la dovuta puntualità a tutte le 180 domande che gli inquirenti avevano predisposto per lui, fornendo chiarimenti non solo in relazione ai fatti contestatigli, ma anche in merito a quella che, in questi anni, è stata la visione politica che ha guidato la sua amministrazione regionale. Tuttavia, è parso ai bene informati che i punti di vista tra le parti siano rimasti ancora piuttosto lontani, continuando i magistrati a cogliere - come fosse una costante sistematica -  i sintomi della corruzione in quasi tutta l’operatività della Giunta Toti. Pertanto, in un quadro di sostanziale e fiera contrapposizione, possiamo immaginare come non sia facile, per chi si è assunto la difesa di Toti, riuscire ad individuare gli spiragli giusti per ricondurre, in tempi rapidi, l’ex giornalista di Mediaset a riappropriarsi non solo della propria libertà personale, ma magari anche – perché no? - del suo posto ai vertici del Palazzo della Regione. In fondo anche altri governatori – certo non arrestati, ma comunque indagati – hanno continuato imperterriti a guidare i loro territori (che, nei casi, erano Lombardia ed Emilia Romagna) senza che la cosa rappresentasse una sorta di finimondo...Il tutto, nella paziente attesa che – come nove volte su dieci succede – il cumulo di sospetti e di accuse finisse poi per sparire nella solita bolla di sapone… Sul piano strettamente legale, dubitiamo che i classici presupposti previsti per la carcerazione preventiva sussistano - ammesso e non concesso siano mai sussistiti – nell’ “affaire” Liguria. Non è, infatti, ipotizzabile che Toti sia così incosciente da fuggire...Non si vede neanche come potrebbe continuare a commettere reati che, in realtà, si sarebbero già consumati 4 anni fa e nemmeno come potrebbe inquinare le prove, visto che sono già state tutte ampiamente raccolte e messe a disposizione di chi, in futuro, dovrà, eventualmente, pronunciare una sentenza. Ci domandiamo, quindi, quanto tempo ancora potrà durare una detenzione che, sul piano tecnico procedurale, traballa e che su quello mediatico comincia a destare una certa inquietudine. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 25s
  • “Sottomissione” | 25/05/2024 | Il Corsivo

    25 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Non saremo certo noi, generazioni sessantottarde, a biasimare  l’occupazione di un liceo o di una facoltà universitaria: con tutte le fesserie che abbiamo fatto in gioventù non ne avremmo proprio le carte in regola...Anzi, probabilmente, siamo oggi quasi istintivamente portati a non dare troppa rilevanza a quelle che, da almeno un mese a questa parte, vengono purtroppo ripetute negli atenei di mezzo mondo...E così, con colpevole leggerezza, non ci facciamo neanche caso se, alla ormai vetusta barba caraibica di Fidel Castro, i nostri novelli campioni dell’anti occidentalismo stanno sostituendo – contenti loro - la kefiah di Yassir Arafat e di tanti altri bei democratici capi e capetti mediorientali. Tuttavia, cari amici della Sinistra italiana ed europea, è forse giunto  il momento di cominciare a riflettere, con un minimo di attenzione in più, sulla svolta inquietante che il moto spontaneo di solidarietà filo palestinese ha assunto in questi ultimi tempi. Nelle aule dei nostri istituti universitari si è, infatti, partiti dalla discutibilissima pretesa di disdire ogni rapporto con la comunità accademica israeliana per poi approdare – in un crescendo rossiniano di istanze sempre meno lucide – addirittura alla trasformazione delle sale occupate in moschee, nelle quali - come è avvenuto di recente a Torino - si pronunciano, beatamente, dei sermoni che inneggiano alla Jihad non solo a Gaza, ma anche all’ombra della Mole Antonelliana... Francamente, nel leggere, il resoconto di quanto è avvenuto venerdì scorso, ci siamo chiesti se fossimo sulle pagine di cronaca del maggiore quotidiano piemontese oppure su quelle del famoso  romanzo di Michel Houellebecq...Un’istituzione laica ed universale –  dalla quale è lecito aspettarsi solo autonomia ed equidistanza – aveva aperto le sue porte ad una religione (non importa quale), nella sostanziale impotenza di un Rettore, che si è limitato a precisare di non avere più il controllo di quello che succede “li dentro”, da quando l’Ateneo è occupato. E’ accettabile che sia soltanto un gruppo (tra l’altro più rumoroso, che maggioritario) di studenti a stabilire chi possa parlare e chi no all’interno di un’università italiana? Forse in Iran i pasdaran possono farlo, ma, nella Torino di Norberto Bobbio o di Franco Antonicelli, la cosa ci sembra   stonare davvero... ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 14s
  • Lo stop al redditometro | 24/05/2024 | Il Corsivo

    24 MAY 2024 · A cura di Ferruccio Bovio Il Governo ha, dunque, fatto marcia indietro in merito all’opportunità di reintrodurre il redditometro, tra gli strumenti adottati dal Fisco per accertare se i redditi che un contribuente dichiara coincidano o meno con quelli che, effettivamente, percepisce. E noi pensiamo che, agendo in questo modo, l’esecutivo Meloni,  abbia fatto anche bene, visto che stiamo parlando di un metodo di presunto accertamento che privilegia gli indizi rispetto ai riscontri concreti, focalizzando la sua attenzione più sulla tipologia che sulla reale consistenza delle spese che un determinato cittadino sostiene... In altre parole, col redditometro, l’indagine da parte dell’Agenzia delle Entrate, non avviene sul valore complessivo di quanto spendiamo, ma piuttosto sulla qualità dei beni di cui disponiamo. Pertanto, se ci appartiene un oggetto che, normalmente, rientra tra quelli che sono nelle disponibilità di classi di contribuenti superiori a quella cui apparteniamo noi, ecco che allora scatta , nei nostri confronti, quella presunzione di infedeltà tributaria che rivela come, per il nostro legislatore fiscale, non sia lo Stato a dover produrre le prove di un’eventuale evasione, ma sia, piuttosto, il cittadino a dover dimostrare la propria correttezza dinanzi all’erario. Il rischio, in questi casi, diventa, quindi, quello di  non consentire più al singolo individuo di  utilizzare liberamente il proprio denaro - che magari ha pure guadagnato in maniera del tutto onesta – per sottoporlo, invece, ad una prevenuta radiografia di carattere quasi morale. Per quanto, infatti, spesso si possa cadere nella tentazione di provare invidia od esprimere riprovazione nei riguardi di chi, apparentemente, conduce un tenore di vita che le sue entrate rendono difficilmente giustificabile, è sempre meglio evitare di generalizzare. Ad esempio, dietro ad una lunga vacanza trascorsa in prestigiosi alberghi internazionali possono celarsi vent’anni di ferie estive ed invernali trascorse rigorosamente in casa, nella paziente attesa di poter finalmente un giorno coronare il sogno turistico di una vita intera… In conclusione, ci pare giusto che ognuno sia padrone di modellare la propria esistenza seguendo i criteri che gli sono più congeniali, senza che lo Stato intervenga per contestarne la sostenibilità finanziaria.  Ecco perché approviamo lo stop al redditometro, inteso come sistema di valutazione che, facendo prevalere gli aspetti qualitativi su quelli quantitativi, rischia di concedere uno spazio troppo ampio a giudizi che sono soggettivamente politici e non oggettivamente contabili. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 28s
  • Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono lo stato palestinese. Francia e Belgio a favore della Corte penale | 23/05/2024 | Il Corsivo

    23 MAY 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono lo stato palestinese Cresce il fronte europeo a favore di uno Stato palestinese e Israele si ritrova sempre più solo nella guerra contro la popolazione civile di Gaza. Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno in modo formale la formazione di una Palestina libera da ogni occupazione, il prossimo 28 maggio. L'annuncio è stato fatto dal norvegese Jonas Gahr, dallo spagnolo Pedro Sanchez e dall'irlandese Simon Harris che parla di "un giorno storico e importante". Il riconoscimento dello Stato palestinese in Europa  Prima del riconoscimento annunciato da Spagna, Irlanda e Norvegia, che però non fa parte dell'Unione Europea, la Svezia era l'unico Paese ad aver attuato il riconoscimento dello Stato palestinese, nel 2014. Malta, Cipro, Polonia, Ungheria,  Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria invece lo avevano fatto quando ancora non erano membri dell'Unione. A livello mondiale, lo Stato di Palestina è riconosciuto da 142 Paesi, il 70% dei membri delle Nazioni Unite: quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Tra i Paesi che non lo fanno, mantenendo comunque relazioni diplomatiche con l'Autorità Nazionale Palestinese, ci sono invece Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Italia. Le reazioni internazionali “Non permetteremo alcuna proposta su uno Stato palestinese", sostiene il ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Potere Ebraico, Itamar Ben-Gvir. Secondo l'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, il riconoscimento dello Stato palestinese da parte di alcuni Paesi che fanno parte dell'Unione europea rischia di "indebolirne il ruolo nella realizzazione di un processo di pace e della soluzione dei due Stati". La Russia ribadisce di essere in favore di un superamento del conflitto israelo-palestinese sulla base della soluzione dei due Stati, ricorda il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La Giordania saluta la decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda di riconoscere lo Stato di Palestina, definendola un "passo importante ed essenziale verso la soluzione dei due Stati".  Francia e Belgio a favore della Corte penale Francia e Belgio spaccano il fronte occidentale sulla decisione della Corte penale internazionale di arrestare i leader di Israele, tra cui il premier Netanyahu, e di Hamas. Tutto è avvenuto dopo le critiche degli Usa, con il presidente Joe con Biden che valuta sanzioni contro la Corte, della Germania, della Gran Bretagna e dell’Italia alla richiesta del procuratore generale della Cpi.  “A Gaza non è genocidio”, ha detto Biden.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 29s
  • Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono lo stato palestinese. Francia e Belgio a favore della Corte penale | 23/05/2024 | Il Corsivo

    23 MAY 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Spagna, Norvegia e Irlanda riconoscono lo stato palestinese Cresce il fronte europeo a favore di uno Stato palestinese e Israele si ritrova sempre più solo nella guerra contro la popolazione civile di Gaza. Spagna, Norvegia e Irlanda riconosceranno in modo formale la formazione di una Palestina libera da ogni occupazione, il prossimo 28 maggio. L'annuncio è stato fatto dal norvegese Jonas Gahr, dallo spagnolo Pedro Sanchez e dall'irlandese Simon Harris che parla di "un giorno storico e importante". Il riconoscimento dello Stato palestinese in Europa  Prima del riconoscimento annunciato da Spagna, Irlanda e Norvegia, che però non fa parte dell'Unione Europea, la Svezia era l'unico Paese ad aver attuato il riconoscimento dello Stato palestinese, nel 2014. Malta, Cipro, Polonia, Ungheria,  Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Bulgaria invece lo avevano fatto quando ancora non erano membri dell'Unione. A livello mondiale, lo Stato di Palestina è riconosciuto da 142 Paesi, il 70% dei membri delle Nazioni Unite: quasi tutta l'Asia, l'Africa e l'America Latina. Tra i Paesi che non lo fanno, mantenendo comunque relazioni diplomatiche con l'Autorità Nazionale Palestinese, ci sono invece Stati Uniti, Canada, Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Italia. Le reazioni internazionali “Non permetteremo alcuna proposta su uno Stato palestinese", sostiene il ministro della Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra Potere Ebraico, Itamar Ben-Gvir. Secondo l'ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, il riconoscimento dello Stato palestinese da parte di alcuni Paesi che fanno parte dell'Unione europea rischia di "indebolirne il ruolo nella realizzazione di un processo di pace e della soluzione dei due Stati". La Russia ribadisce di essere in favore di un superamento del conflitto israelo-palestinese sulla base della soluzione dei due Stati, ricorda il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. La Giordania saluta la decisione di Norvegia, Spagna e Irlanda di riconoscere lo Stato di Palestina, definendola un "passo importante ed essenziale verso la soluzione dei due Stati".  Francia e Belgio a favore della Corte penale Francia e Belgio spaccano il fronte occidentale sulla decisione della Corte penale internazionale di arrestare i leader di Israele, tra cui il premier Netanyahu, e di Hamas. Tutto è avvenuto dopo le critiche degli Usa, con il presidente Joe con Biden che valuta sanzioni contro la Corte, della Germania, della Gran Bretagna e dell’Italia alla richiesta del procuratore generale della Cpi.  “A Gaza non è genocidio”, ha detto Biden.  ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 37s
  • Le destre divise in Europa. Le Pen rompe con i tedeschi Afd dopo la rivalutazione delle SS naziste | 22/05/2024 | Il Corsivo

    22 MAY 2024 · A cura di Daniele Biacchessi Quando mancano solo tre settimane alle elezioni europee, il fronte della destra sovranista si rompe nel gruppo europeo degli Identitari. Il partito di Marine Le Pen, Rassemblement National, ha liquidato l’ultradestra tedesca Afd, così come ha fatto anche la Lega di Matteo Salvini. Tutto è accaduto in seguito alle recenti dichiarazioni di Maximilian Krah,  leader di Afd. "Non dirò mai che chi aveva un’uniforme delle SS era automaticamente un criminale”, aveva spiegato Krah.  La decisione di Marine Le Pen Da Parigi è arrivata una reazione durissima da parte della destra francese. “Non ci alleeremo più con l’Afd nella prossima legislatura”, dice Thibaut François, responsabile dei rapporti internazionali a Strasburgo per il partito di Le Pen. La decisione sarà applicata dopo le elezioni del 9 giugno, quando si deciderà la composizione del gruppo di europarlamentari che aderiscono agli Identitari. Il piano di Giorgia Meloni Con la spaccatura nel gruppo europeo degli Identitari, Marine Le pen si avvicina sempre più alle posizioni di Giorgia Meloni che alla convention di Vox in Spagna ha lanciato l'idea di un'altra Europa, alternativa alla maggioranza attualmente in vigore tra popolari, socialisti e liberali. Nella sostanza Meloni vorrebbe sommare i voti dei Conservatori e quelli dell’ultradestra di Marine Le Pen per incidere sui singoli dossier che passeranno dal Parlamento europeo. Una minoranza composta, almeno sulla carta, da 135 eurodeputati che potrebbe spostare la linea della Commissione su alcuni temi condivisi: ostilità al Green Deal, battaglia contro i diritti civili, immigrazione. ___________________________________________________ Ascolta altre produzioni di Giornale Radio sul sito: https://www.giornaleradio.fm oppure scarica la nostra App gratuita: iOS - App Store - https://apple.co/2uW01yA Android - Google Play - http://bit.ly/2vCjiW3 Resta connesso e segui i canali social di Giornale Radio: Facebook: https://www.facebook.com/giornaleradio.fm/ Instagram: https://www.instagram.com/giornale_radio_fm/?hl=it
    2m 3s

"Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di...

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"Il Corsivo" a cura di Daniele Biacchessi non è un editoriale, ma un approfondimento sui fatti di maggiore interesse che i quotidiani spesso non raccontano. Un servizio in punta di penna che analizza con un occhio esperto quell'angolo nascosto delle notizie di politica, economia e cronaca. ___________________________________________________
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