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DisPod - il podcast

  • La rappresentanza di genere nella politica italiana

    4 FEB 2022 · Nel corso del gennaio 2022, mentre in Italia stava per essere eletto il Presidente della Repubblica, diverse voci hanno sostenuto che fosse il momento di avere una donna alla più alta carica dello Stato. Gli appelli ad avere più donne ai posti di potere sono apparentemente mossi da buone intenzioni, ma finiscono sempre per suscitare critiche aspre, e non tanto per le possibili strategie politiche che possono celare, come nel caso delle elezioni per il Quirinale. In effetti, se da un lato le invocazioni per un maggior numero di donne nelle istituzioni danno sostanza ai principi di non discriminazione e pari opportunità — che rientrano anche tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite — dall’altro generano vari problemi. In certi discorsi, l’essere donna sembra quasi essere un requisito, potremmo dire, curriculare, da aggiungere o persino sostituire ad altri, come il livello di istruzione, le competenze o l’esperienza professionale. Ma è possibile, o giusto, intendere il genere in questo modo? In altre parole: una donna può essere, solo in quanto tale, portatrice di istanze politiche precise o diverse da quelle di un uomo? E sulla base di cosa? Il LAPS, Laboratorio di analisi politico sociali, e il CIRCAP, Center for the Study of Political Change dell’Università di Siena hanno realizzato il primo studio sulla composizione di genere dei circa 20mila eletti in Italia a livello comunale, regionale, nazionale ed europeo. I ricercatori hanno anche condotto interviste su oltre 2mila di questi rappresentanti, indagando l’eventuale variazione dei loro atteggiamenti verso alcuni temi caldi della politica contemporanea, come il populismo, l’immigrazione e l’europeismo. Certi risultati erano previsti, altri sono stati sorprendenti e in questa puntata ne parliamo con alcuni dei ricercatori impegnati nell’indagine: Luca Verzichelli, Sergio Martini e Marta Ponzo.
    27m 57s
  • LabVr UniSi: la costruzione digitale dell'esperienza virtuale immersiva

    24 DEC 2021 · Oggi il mondo della realtà virtuale è ampiamente penetrato, se non nelle abitudini, almeno nell'immaginario popolare, ma considerando che le tecnologie a visori vengono perlopiù dall'entertainment e dal gaming, la VR è ancora percepita come “roba da gamers”; è più raro che si pensi alla realtà virtuale come una tecnologia utile, per esempio, alla formazione professionale in contesti di rischio; eppure il settore del training in VR è in forte espansione e non da poco tempo. In questo approfondimento, vogliamo capire come la ricerca interdisciplinare tra scienze cognitive, user experience design e sviluppo software lavora con le simulazioni in realtà virtuale. Per questo abbiamo intervistato il prof. Alessandro Innocenti, responsabile scientifico del LabVr, e Luca Lusuardi, ricercatore del laboratorio.
    21m 23s
  • Fab Lab UniSi: fabbricazione digitale e co-design, per un’innovazione in ascolto delle comunità.

    13 DEC 2021 · Il Fabulous Lab dell'Università di Siena (Fab Lab) è un laboratorio di fabbricazione digitale specializzato in manifattura additiva e sottrattiva, sviluppo di componenti elettroniche e prototipazione rapida. Il termine “fabbricazione digitale” è stato coniato dal Prof. Neil Gershenfeld, direttore del Center For Bit and Atoms dell’MIT di Boston (USA), per stimolare l’uso di tecnologie digitali anche da parte di non esperti. Dalla sua visione, è nata una rete di laboratori che condividono saperi e competenze per favorire l’innovazione digitale, fornendo nuovi stimoli al mondo della ricerca, dell’imprenditoria e del terzo settore. Il Fab Lab del Santa Chiara Lab condivide questa visione offrendo uno spazio di co-progettazione e incontro multidisciplinare tra università, istituzioni pubbliche e private, professionisti e semplici cittadini. Le attività che lo caratterizzano vanno dalla formazione continua, allo scouting tecnologico, dall’analisi di problemi, alla ideazione di soluzioni che possono raggiungere un alto livello di maturità fino al brevetto. Ospite della puntata la prof.ssa Patrizia Marti, responsabile scientifica del laboratorio con cui parliamo delle attività di ricerca che si svolgono al Fab Lab tra fabbricazione digitale e co-design, del problema del digital divide e dei modelli di innovazione sostenibili che la fabbricazione digitale propone, dei progetti più interessanti che sta proponendo la rete di Fab Lab nel mondo.
    26m 3s
  • Multilinguismo: cosa succede nel cervello di chi parla più lingue?

    12 JUL 2021 · A nord delle coste dell'Australia, si trova un gruppo di isole, le isole Goulburn. Qui vive una piccola comunità di circa 500 abitanti, la comunità aborigena dei Warruwi, in cui si parlano, oltre all’inglese, ben otto lingue indigene diverse. Gli abitanti dell’isola non comunicano in inglese fra di loro: ognuno parla la propria lingua indigena. E quindi com’è che riescono a capirsi? Quello dei Warruwi è un caso particolare di multilinguismo ricettivo; gli abitanti dell'isola, nonostante parlino di fatto solo la propria lingua, riescono a capire anche le lingue degli altri. È un caso molto singolare, ma tuttavia quello che succede ai Warruwi non è così fuori dal comune; succede la stessa a cosa a chi riesce a comprendere un dialetto pur non parlandolo; ed è la stessa cosa che succede a un italiano che riesce a capire un po' di spagnolo senza tuttavia saperlo parlare. Insomma, in qualche modo la nostra esperienza di parlanti non è così lontana da quella dei Warruwi. Vi starete chiedendo perché vi stiamo dicendo questo… Be’, perché oggi parleremo di multilinguismo e del fatto che siamo predisposti a essere multilingue. Benvenuti a Dispod, il podcast che racconta la ricerca del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive dell’Università di Siena. Nella puntata di oggi vi parleremo di Multilinguismo e di che cosa succede nel cervello di chi parla più lingue. Lo faremo con Adriana Belletti, Vincenzo Moscati e Nicoletta Biondo.
    30m 59s
  • Disuguaglianze e nuove forme di precarizzazione: gli effetti su persone, società, lavoro e welfare.

    12 JUL 2021 · A marzo 2020, in piena pandemia da Covid-19, sui muri di Madrid è comparso uno striscione su cui si leggeva: “La romanticizzazione della quarantena è un privilegio di classe”. La frase puntava il dito su una realtà che la pandemia ha fatto emergere in modo prepotente e drammatico. Le misure restrittive imposte dai governi di tutto il mondo hanno infatti portato alla luce le differenze nei mezzi a disposizione dei nuclei familiari: chi aveva un’abitazione sufficientemente ampia, dispositivi digitali all’avanguardia, abbonamenti e connessioni ben funzionanti, poteva attenersi alle norme senza grandi disagi. Per chi aveva mezzi sufficienti, quindi, non era troppo difficile adattarsi al lavoro da casa, declinato in senso migliorativo come “smart working”; per i figli, la didattica a distanza era facilmente praticabile, ciascuno dalla sua cameretta con un tablet o un laptop a disposizione. Quarantene e lockdown erano dunque l’occasione, per le famiglie e gli individui più abbienti, di riscoprire i piaceri di una sana vita domestica: da qui la “romanticizzazione della quarantena” contestata dallo striscione. Ma tutti gli altri? I disoccupati, i sottoccupati - i “precari” - come hanno affrontato e affrontano questa particolare fase storica? Nella puntata di oggi ci occuperemo di Disuguaglianze e Precarizzazione delle sfere di vita. Lo faremo con Andrea Valzania e Andrea Bilotti. La precarietà è una condizione materiale ed esistenziale, oltreché sociale, che riguarda gli individui contemporanei e che interessa, più in generale, gli aspetti legati alla definizione e alla rappresentazione del sé. La natura poliforme e assai variegata – nonché costantemente mutevole – di questa “condizione” richiede un approccio conoscitivo di tipo interdisciplinare.
    32m 20s
  • Populismo: dentro l'ideologia dal "nucleo sottile"

    30 DEC 2020 · Quando i media parlano di populismo danno per scontato che tutti conoscano il significato di questa parola, e che ne esista una sola definizione. Tendiamo ad associare il populismo a partiti, movimenti e politici conservatori, spostati più o meno nettamente a destra: Donald Trump negli Stati Uniti, Jair Bolsonaro in Brasile, il Rassemblement National di Marine Le Pen in Francia, Fidesz di Viktor Orban in Ungheria, la Lega Nord di Matteo Salvini in Italia, rientrano tutti nel grande calderone del populismo di destra. Ma anche molti politici progressisti sono stati chiamati populisti, come Evo Morales in Bolivia, Hugo Chavez in Venezuela, Bernie Sanders negli Stati Uniti, oppure partiti come Podemos in Spagna e Syriza in Grecia. Altri, come il Movimento 5 stelle in Italia, sono più difficili da collocare nella tradizionale dicotomia destra-sinistra, ma tuttavia sono riconosciuti come populisti. La risposta alla domanda “Che cos’è il populismo?, quindi, è piuttosto complicata! In questa puntata di DisPod proveremo a capire che tipo di fenomeno è il populismo, come possiamo definirlo, e chi sono i populisti. Lo faremo insieme a tre ricercatori e professori dell'Università di Siena: Mattia Guidi, Alison Duguid e Armando Cutolo. Buon ascolto!
    42m 46s

DisPod è il podcast che racconta la ricerca interdisciplinare del Dispoc, il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell'Università di Siena. Ogni puntata di DisPod è una storia a...

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DisPod è il podcast che racconta la ricerca interdisciplinare del Dispoc, il Dipartimento di Scienze Sociali, Politiche e Cognitive dell'Università di Siena.

Ogni puntata di DisPod è una storia a più voci intorno a strumenti, idee e risultati dei ricercatoti del Dipartimento. Parleremo di populismo e ridefinizione del concetto di politica e di società, di multilinguismo e frammentazione culturale, di disuguaglianze e precarizzazione del sistema di stratificazione sociale.

DisPod è una vera e propria palestra: perché l'interdisciplinarietà ha bisogno di allenamento!
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