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Lettera n 11 a Piero Sraffa - 2 gennaio 1927

Lettera n 11 a Piero Sraffa - 2 gennaio 1927
Feb 26, 2021 · 6m 12s

Carissimo, ho ricevuto i libri da te annunziatimi nella penultima lettera e un primo blocco di quelli da me commissionati. Cosí ho da leggere abbondantemente per qualche tempo. Ti ringrazio...

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Carissimo,
ho ricevuto i libri da te annunziatimi nella penultima lettera e un primo blocco di quelli da me commissionati. Cosí ho da leggere abbondantemente per qualche tempo. Ti ringrazio della tua
grande gentilezza, ma non vorrei abusare. Ti assicuro tuttavia che francamente mi rivolgerò a te ogniqualvolta avrò bisogno di qualcosa. Come puoi pensare, qui non c’è molto da spendere, anzi;
mancano talvolta le possibilità di spendere, anche se la spesa è necessaria.
La vita scorre senza novità e sorprese; unica preoccupazione è l’arrivo del vaporetto che non sempre riesce a fare le quattro corse settimanali (lunedí, mercoledí, venerdí, sabato) con grande dispiacere di ognuno di noi che aspetta sempre con ansia la corrispondenza. Siamo già una
sessantina, dei quali 36 amici di località diverse; predominano relativamente i romani. Abbiamo già iniziato una scuola, divisa in vari corsi: 1° corso (1a e 2a elementare), 2° c. (3a elem.), 3° c. (4a -5a
elem.), corso complementare, due corsi di francese (inferiore e superiore), un corso di tedesco.
I corsi sono stabiliti in relazione alla coltura nelle materie che possono ridursi ad un certo corredo di nozioni esattamente determinabili (grammatica e matematica); perciò gli allievi dei corsi elem. frequentano le lezioni di storia e geografia del corso complementare, per esempio. Insomma, abbiamo cercato di contemperare la necessità di un ordine scolastico graduale col fatto che gli allievi, anche se talvolta semianalfabeti, sono intellettualmente sviluppati. I corsi sono seguiti con
grande diligenza e attenzione. Con la scuola, che è frequentata anche da alcuni funzionari e abitanti dell’isola, abbiamo evitato i pericoli di demoralizzazione che sono grandissimi. Tu non puoi immaginare in quale condizione di abbrutimento fisico e morale si siano ridotti i coatti comuni. Pur di bere venderebbero anche la camicia; molti hanno venduto le scarpe e la giacca. Un buon numero non dispone piú liberamente della mazzetta governativa di 4 lire quotidiane, perché impegnata
presso gli usurai. L’usura è repressa, ma non credo sia possibile evitarla, perché gli stessi coatti, che ne sono vittime, non denunziano gli usurai che in casi eccezionalissimi. Si paga l’interesse di 3 lire la settimana per 10 lire di prestito. Gli interessi sono riscossi con estremo fiscalismo, perché gli
usurai sono circondati da gruppetti di sicofanti, che per un bicchier di vino sbudellerebbero anche i bisnonni. I coatti comuni, salvo rare eccezioni, hanno molto rispetto e deferenza per noi. La popolazione dell’isola è cortesissima. D’altronde, la nostra venuta ha determinato un mutamento radicale nel luogo e lascerà larghe tracce. Si sta combinando per impiantare la luce elettrica, dato che tra i confinati ci sono i tecnici capaci di condurre a termine l’iniziativa. L’orologio del campanile, che era fermo da 6 mesi, è stato riattivato in due giorni: forse sarà ripreso il disegno di costruire la banchina nella cala d’approdo del vaporetto. I nostri rapporti con le autorità sono correttissimi.
Vorrei scriverti qualche impressione raccolta durante il viaggio, specialmente a Palermo e a Napoli. A Palermo sono rimasto otto giorni: ho tentato 4 volte la traversata, e per tre volte, dopo
un’ora e più di navigazione col mare in tempesta, sono dovuto tornare indietro. È stato il pezzo piú mbrutto di tutta la traduzione, quello che mi ha stancato di piú. Bisognava levarsi alle 4 del mattino, andare al porto coi ferri ai polsi; sempre legati e attaccati a una catena ad altri, scendere in barchetta, salire e scendere parecchie scalette sul vaporetto, dove si rimaneva legati a un solo polso, soffrire il mal di mare, sia per la posizione incomoda (legati, sia pure a un solo polso e attaccati con ½ metro
di catena agli altri, e quindi nell’impossibilità di sdraiarsi) sia perché il vaporetto molto piccolo e leggero balla anche se il mare è calmo — per tornare indietro e riprendere il mattino successivo la stessa storia. A Palermo avevamo un cameroncino molto pulito, preparato apposta per noi (deputati), perché il carcere è superpopolato e si evitava di metterci a contatto con gli arrestati della mafia. Durante il viaggio fummo sempre trattati con grande correttezza e persino con cortesia.
Ti ringrazio per il pensiero che ti sei dato di mandarmi delle uova. Adesso che sono passate le feste, le troverò freschissime sul posto. Gradirò il latte condensato svizzero, se ti piacerà mandarmelo. Non saprei cosa domandarti, anche volendolo: qui manca un po’ tutto ed è difficile
procurarsi certe cose; occorre fare lunghi giri. Non esiste un servizio di corrieri con Palermo. Ti sarò grato se mi manderai un po’ di sapone per toeletta e per la barba e qualche medicinale di uso comune che può occorrere sempre, come aspirina Bayer (qui l’aspirina fa spiritare i cani) e tintura d’jodio e qualche cachet per le emicranie. Ti assicuro ancora una volta che in caso di necessità ti scriverò: hai visto come ho approfittato largamente per i libri? D’altronde ti confesso che ancora sono un po’ stordito e non ho completamente finito di orientarmi su tante cose. Scrivimi spesso: la corrispondenza è la cosa piú gradita nella mia situazione. Quando leggi qualche libro interessante come quello del Lewinsohn, mandamelo.
Ti abbraccio fraternamente
Antonio
Mandami un flaconcino di acqua di Colonia. Mi serve per disinfettarmi dopo la barba.
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Author Radio Ortica
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