L’Intelligenza Artificiale (IA) è citata spesso nell’ambito della proprietà intellettuale. La sua applicazione alla creazione o elaborazione di opere creative sta raggiungendo risultati sempre più difficili da distinguere da quelli umani. Con un portato non da poco, se poniamo mente ai risvolti giuridici.
Abbiamo il piacere di parlarne con un’esperta come Laura Chimienti, già funzionario SIAE e docente universitaria, oltre che autrice di testi come il suo “Diritto 4.0 – L’intelligenza artificiale crea?”, dedicato proprio a questo.

Dopo una breve disamina di cosa “non” sia l’IA o le opere da essa generate, partiamo dal caso reale del “Next Rembrandt” – opera pittorica frutto dell’IA, realizzata con stampa in 3D – per ragionare di cosa possa essere tutelato dalla normativa odierna. Quali diverse tutele – esclusive, diritti a compenso, ecc. – possano comunque soddisfare gli investimenti nel settore artistico artificiale, senza sconfinare nell’ambito umano del “creare” e correlato ventaglio di diritti. Fino a discorrere dei dati (come le opere precedenti) utilizzati per il training dell’IA, considerato che la Direttiva 2019/790 ha introdotto una (discussa) disciplina apposita per l’analisi computazionale (data mining) di testi e altri contenuti.