alessandro lumare
2 years ago
Grazie. Grazie. Grazie.
Caterina Rosini
2 years ago
la telefonata finale di questo episodio è agghiacciante.....che persone sono queste???
Lisa Guerrini
2 years ago
uno sconforto immenso, mi assalgono le lacrime, rivivo tutta l'incredulità di allora. che botta.
Comunque, grazie. Forse 20 anni sono abbastanza per rialzare la testa.
A
Andrea Moretti
2 years ago
Romano che al tempo lavoravo a Milano con lo scudetto giallorosso nel cuore, non sono andato in quei giorni di Genova. Tu l'hai fatto, ci sei andata: ho il groppo in gola, grazie Annalisa che magrado tutto ci sei andata e ce l'hai raccontata.
Valentina Gattei
2 years ago
Le conversazioni finali sono di una tristezza devastante. Grande, grande amarezza.
Uriel Luviano
2 years ago
Non capisco come dopo fatti come questi la gente creda ancora che le "forze dell'ordine" ci tutelano in alcun modo.
marcella mantovani
2 years ago
Io ero a casa, un figlio ancora piccolo, gurdavo la tv e pensavo agli amici là. Grazie.
anna stella botti
2 years ago
un ascolto agghiacciante
Arianna Ravanetti
2 years ago
Grazie per questo sguardo personale, autentico, consapevole, verso ciò che è stato. La resistenza passa attraverso la memoria.
Cecilia Noccioli
2 years ago
... E c'eravamo noi, gli studenti...
Graziano Francini
2 years ago
Agghiacciante, l'ultimo spezzone di conversazione tra due "tutori dell'ordine" è agghiacciante, parlano con sprezzo inaudito dei manifestanti, si augurano la loro morte e gioiscono per quella di Carlo Giuliani ridacchiando 1 a 0 per noi. La nostra "tutela" è in mano a questi esseri ignobili...e mi si chiede perché disprezzo ogni forma di potere precostituito e ogni divisa, questo ascolto me lo ha ricordato se ve ne fosse stato bisogno
stefano mambretti
2 years ago
si é rotto per sempre qualcosa e quando vedo una divisa mi preparo al peggio
Nel 2001 avevo quindici anni, non mi era stato concesso di partire per Genova ma ero già stata ad altre manifestazioni ed avevo orgogliosamente una tessera di partito in tasca. Vedevo Genova come l'incontro del "nostro mondo" per creare un "nuovo mondo". Tutti secondo me erano lì: tutti, "i più belli". Guardavo in tv le immagini del primo giorno, ancora "pacifiche" e io a dirmi "quanto caspita vorrei essere lì!". Con il trascorrere del tempo la violenza avanzava, ma non arretrava il mio desiderio, trasformatosi anzi in rabbia, mi dicevo "DOVREI ESSERE LÌ, DOVREI ESSERE LÌ". La morte di Carlo. L'11 settembre. Da lì, per anni il mio impegno è continuato. Avanti, avanti, per anni, forse come un mulo. Ad un certo punto una voragine sotto i piedi. Si era disperso davvero tutto. È come davvero trovarsi in due, impauriti, nella strada laterale del corteo. Ti sei disperso, hanno fatto in modo che ti disperdessi. Venti anni dopo cosa c'è? La testa piena come internet. C'è una legge sul reato di tortura. Ci sono gli alberi di limoni da qualche parte. Ci sono io che oggi ho 35 anni. La pandemia a sbatterci in faccia tutto quello che odiamo, che avevamo "predetto", e che in quei giorni a Genova dentro “la zona rossa” veniva discusso come noi non avremmo voluto. Non vogliamo stare a casa oggi nelle nostre “zone rosse”; sapete, esiste chi una casa non ce l’ha. 20 anni dopo cosa c’è? Tanto, tanto da fare. Come farlo? Sembra uguale ma non lo è. È grave. "Noi siamo nuovi, ma siamo quelli di sempre". Dove siamo?
Grazie per questo racconto sonoro, menomale.
Mi ritrovo molto nelle parole di Annalisa e nel modo in cui descrive il G8.
Quei rumori, i profumi, Genova, i protagonisti, noi che volevamo cambiare il mondo. Rattrista molto che quello che avevamo pronosticato in termini di globalizzazione, cambiamenti climatici e disparitá tra nord e sud del mondo si é tristemente avverrato.
Michela Calvo
2 years ago
Brividi per tutto l'ascolto...