Questo testo è il tentativo di trascrivere e fissare attraverso le parole un sogno misterioso che feci durante il periodo di primo lockdown in Italia. Ho trascorso quattro mesi in una casa disabitata e le uniche relazioni che intrattenni erano con gli autori e le autrici dei libri che portai con me. Queste letture influenzarono profondamente il mio immaginario onirico: i sogni che feci in quel periodo avevano il sapore di una rivoluzione immanente e la speranza per un cambiamento radicale che poteva pian piano farsi strada.

Un immaginario post-apocalittico si aprì davanti ai miei occhi: dalla penombra di una stanza angusta vidi una metropoli di edifici grigi, abbandonati e divorati dalla vegetazione, rovine di una civiltà ormai scomparsa e forse mai rimpianta. Ma all’alba di un nuovo giorno, entità inedite si raccolgono per scacciare con le nude mani il male del mondo.



This text is an attempt to render into words a mysterious dream that I had during the period of the first Italian lockdown. At that time, I spent four months in an uninhabited flat and the only relationships I had were with the authors of the books I took with me. These readings profoundly influenced my dreams. For these months, my dreams had the taste of an immanent revolution and the hope for a radical transformation that could slowly make its way.

In this dream, a post-apocalyptic imaginary opened before my eyes: from the dim light of a cramped room I saw a gray metropolis of abandoned buildings, overgrown by vegetation, ruins of civilization that has now disappeared and perhaps never not be mourned. But at the dawn of a new day, unprecedented entities gather to chase away the evil of the world with their bare hands.