Henry Swinburne scrittore e viaggiatore inglese, insieme alla moglie Marta Backer, visitò la Sicilia e l'Italia del Sud tra il 1777 e il 1779.
Da questo soggiorno ricavò due grossi tomi dei suoi Travels pubblicati a Londra nel 1783.
Qui lo ritroviamo appunto in Sicilia, a due miglia da Selinunte dove si scorgono le rovine che fanno pensare a due vasti cantieri in cui è allineato il materiale atto a costruire una città.
Viste da vicino lasciano la stessa impressione.
A prima vista non se ne scopre la pianta; qua e là sono sparsi fusti di colonne, alcuni scanalati, altri no; capitelli, trabeazioni, alcuni appaiati, altri che sembrano non esserlo ancora.
Il tempio più grande appare come un'opera di giganti; ci si scopre tanto piccoli accanto ai più piccoli particolari, da non credere che li abbiamo realizzati degli uomini e che degli uomini abbiano rimosso questi massi che l'occhio stesso è sconcertato a misurare.
Ogni colonna è una torre, ogni capitello una roccia. Sembrava che qui si sia voluto intimidire gli dei o spaventare gli umani, più che edificare un tempio a gloria degli uni e ad ammirazione degli altri.
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