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Alessandra Griffo "Il Settecento. Una selezione"

Alessandra Griffo "Il Settecento. Una selezione"
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Mar 3, 2018 · 16m 1s

Alessandra Griffo curatrice della mostra "Il Settecento. Una selezione" Sala delle Nicchie, Palazzo Pitti, Firenze fino al 15.04.2018 Le collezioni settecentesche delle Gallerie degli Uffizi, patrimonio forse meno noto al...

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Alessandra Griffo
curatrice della mostra
"Il Settecento. Una selezione"
Sala delle Nicchie, Palazzo Pitti, Firenze
fino al 15.04.2018

Le collezioni settecentesche delle Gallerie degli Uffizi, patrimonio forse meno noto al grande pubblico rispetto ai capolavori rinascimentali, contano tuttavia più di cinquecento dipinti. Ne sono stati scelti diciassette provenienti dai depositi e dalle sale degli stranieri della Galleria delle Statue e delle Pitture, presto oggetto di riallestimento, con l’intento di accennare a temi o gusti di un secolo complesso, vario, dove gli opposti si incontrarono e scontrarono, stimolando rapide e continue trasformazioni. A sottolinearne l’illuministica, vocazionale laicità è stata consapevolmente elusa la presenza di opere di soggetto religioso che potranno essere argomento di una futura selezione.

In questa attuale a cura di Alessandra Griffo, la sezione più ampia prende spunto e rende omaggio ai duecentocinquanta anni dalla morte di Canaletto: due sue vedute veneziane sono affiancate da scorci di Firenze, Roma e Napoli, e alimentano il mito inesauribile delle città predilette fin dai primi viaggiatori del Grand Tour in Italia.

Alla suggestione del viaggio, viceversa risolto in chiave esotica, rinviano le due precoci scene ‘turchesche’, dipinte nei primi anni del Settecento per gli ultimi Medici, nonché la sultana che legge, presunta immagine di Maria Adelaide di Francia ripresa da Liotard in abiti mediorientali.

Certamente ritratti sono invece quello della contessa di Chinchón, modulazione virtuosistica di toni grigi, azzurri e tortora, eseguito da Goya sulle soglie dell’Ottocento e che a quel secolo prelude, come pure quelli di Vittorio Alfieri e della sua musa, contessa d’Albany, raffigurati da Fabre a testimonianza di un intenso legame sentimentale, vissuto da protagonisti della scena culturale e internazionale fiorentina.

Uno sguardo al contrario più intimo sul mondo dell’infanzia e del gioco è infine offerto dai due fanciulli di Chardin e dal microcosmo famigliare della saporosissima inquadratura di Crespi.

Curata da Alessandra Griffo, l'esposizione - che, volutamente, non presenta opere di soggetto religioso - vuole soprattutto sottolineare l’illuministica, vocazionale laicità del XVIII secolo

La sezione più ampia della mostra rende omaggio a Canaletto: a due sue suggestive e vivaci vedute veneziane, si affiancano scorci di Firenze, Roma e Napoli e alimentano il mito inesauribile delle città predilette fin dai primi viaggiatori del "Grand Tour" in Italia.

Fra le opere esposte, da segnalare anche la "Sultana che legge", presunta immagine di Maria Adelaide di Francia ripresa da Liotard in abiti mediorientali, il ritratto della "Contessa di Chinchón", eseguito da Goya sulle soglie dell’Ottocento e i due fanciulli di Chardin, che getta uno sguardo intimo sul mondo dell’infanzia e del gioco

Un percorso espositivo di notevole valore, per conoscere i meandri della pittura illuministica


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