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¿Desgaste de la izquierda en América Latina?

¿Desgaste de la izquierda en América Latina?
May 14, 2023 · 32m 29s

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Il Guatemala è un paese centrale per le politiche degli Usa e in particolare in questi giorni in cui il Titulo42 scade e si riversano al confine del Rio Bravo migliaia di disperati senza nulla da perdere che provengono proprio dal mesoamerica: perciò Washington non lascerà nulla di intentato per assicurarsi di poter contare su un presidente al suo servizio: chi meglio della figlia del dittatore Rios Montt? Ma le forze del latinoamerica che si sono sempre contrapposte ai gringos e al neoliberismo dove sono finite?
Per rispondere a queste domande @DiegoBattistes1 ci accompagna in un viaggio per Latinoamerica.
Il Cile e la “nuova” costituzione sono emblematici di questo lungo processo stancante che ha portato a un paradosso per il quale la sinistra si è dissanguata: un voto già di rechazo nei confronti del centrista non dichiarato Gabriel Boric e per commentare il risultato Diego Battistessa comincia riportando l’analisi del voto di Daniel Jadue, architetto comunista sindaco di Recoleta: «Chi ha vinto le elezioni per la Costituente… sono quelli che non la volevano cambiare», Kast, il diretto erede di Pinochet e della costituzione più brutta del mondo, un laboratorio di feroce neoliberismo. Ma la complessità del paese risulta palese se si guarda alla sua storia e alle pulsioni diverse che da Allende a oggi hanno animato la comunità cilena secondo sentimenti e moti difficilmente analizzabili per chi non ha subito sollecitazioni, esistenza e formazione con il condizionamento di una Costituzione simile e con una forte componente conservatrice.
Inoltre va considerato che la terza più forte aggregazione di voti al referendum ha annullato la scheda per dare un segnale da sinistra al presidente moderato: infatti, come dice Diego «è sparito il centro, quindi c’è una radicalizzazione del voto, da un lato un vecchio arnese del pinochettismo come Kast e dall’altro un deludente ex appartenente al movimento studentesco», che non si decide a presentarsi da quel democristiano centrista che è diventato. E contemporaneamente va considerato che di fronte a fughe in avanti molto radicali il paese si arrocca e le boccia (il rechazo della Costituzione molto avanzata che era stata proposta a settembre e sonoramente sbertucciata dalle urne lo dimostra).
A tutto questo meccanismo ormai oliato dalla reazione si aggiunge l’oscillazione ondulatoria che in pochi mesi trascolora dalla marea rosa a una cappa plumbea di populismo destrorso, che trova nuova linfa dalla quotidianità di miseria, inflazione, stipendi da fame (el día día de la gente). Boric invece non è riuscito a parlare alla pancia delle persone.
Come per l’oscillazione nel Cile spaventato da qualunque cambiamento (o indignato per la sua ssenza), Gustavo Petro ha fatto dimettere tutto il governo, sempre per la mancanza di risposte a quelle che erano le aspettative di chi lo ha votato; in Paraguay prosegue all’inverso e allo stesso modo il regno eterno del Partido colorado (quello di Stroessner!), indisturbato ma basato sugli stessi parametri – soltanto fondandosi sull’apparato della grande finanza delle banche mondiali, da cui Santigo Peña proviene; pur dovendo fare i conti con un quarto dell’elettorato ancora più a destra, ultratrumpista; ma lo strapotere e il controllo del Partido Colorado ha permesso che le elezioni fossero una resa dei conti tra l'ala interna al partito legata a Horacio Cartes, il vecchio presidente, che ha imposto Peña, ridimensionando il potere di Abdo. Gli incontri ravvicinati con il continente Latinoamericano trovano un terzo polo non meno inquietante nel Salvador di Nayib Bukele, che trova il massimo del consenso (registrato al 90%) nonostante le politiche improntate all’intolleranza e fondate sul carcere. E che ci riporta all’inizio: il riversarsi di una massa imponente ai confini nordamericani. https://ogzero.org/tag/latinoamerica/
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Author OGzero - Orizzonti geopolitici
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