Un vuoto di potere che dà le vertigini agli zombi della politica.
Quello descritto da Diego Battistessa è un caos che risale a decenni fa per un paese tra i più poveri al mondo, la parte povera dell'isola di Santo Domingo, fiaccato dalla pandemia dopo terremoti disastrosi da cui non si è mai ripreso e tifoni devastanti, all'interno del quale si dibattono uomini di potere autocratici. Su tutto questo si incista un intrigo internazionale insospettabile fino al 7 luglio 2021, quando la pressione della corsa al potere ha fatto saltare il tappo, rimuovendolo con l'omicidio di Jovenal Moïse. Le indagini svolgono un intreccio degno di un romanzo di spie: autonomine, attribuzioni abusive di ruoli, morti che spalancano baratri costituzionali... di quella stessa costituzione che il presidente Moïse, per nulla benvoluto dagli haitiani soffocati dal suo pugno di ferro, intendeva riformare, ovviamente per consentire una nuova candidatura alle già contestate e procrastinate elezioni.

Il realismo magico rievoca il tempo di Toussaint
Ma la trama si infittisce quando si cerca di analizzare – attraverso le ipotesi sui responsabili internazionali coinvolti nell'assalto alla dimora presidenziale – chi possa essere realmente il mandante e a chi può interessare dall'esterno destabilizzare ulteriormente una nazione già così nel caos per gli scontri tra pandillas, violenze che producono profughi, ma anche e soprattutto assassinii di giornalisti d'inchiesta e attivisti politici, e le rivalità tra le grandi famiglie caraibiche interne alla nazione; e si trasforma in un saggio geopolitico quando si cerca di capire in che direzione potrebbe evolvere e trovare una, anche parziale, composizione della confusione che regna sull'intera area caraibica.