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Idriss Déby, un fils de pute, mais notre fils de pute

Idriss Déby, un fils de pute, mais notre fils de pute
Apr 24, 2021 · 30m 43s

Abbiamo interpellato Luca Raineri per immaginare attraverso la storia recente del Ciad quali scenari si dischiudono in Sahel dopo la morte di Déby. Il Ciad è centrale per gli equilibri...

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Abbiamo interpellato Luca Raineri per immaginare attraverso la storia recente del Ciad quali scenari si dischiudono in Sahel dopo la morte di Déby.
Il Ciad è centrale per gli equilibri della regione non solo direttamente attorno alle coste del lago omonimo: dalla decolonizzazione è stato strumento del controllo occidentale, segnatamente quello francese, per cui ha svolto compiti da gendarme sull'intero Sahel e per buona parte del Sahara meridionale. Questo era vero con Habré (di etnia tebu) e ancora di più con Idriss Déby che lo aveva deposto nel 1990, mantenendo il potere per 6 mandati, l'ultimo rinnovato con l'80 per cento dei suffragi (evidenti i brogli) il 19 aprile, giorno precedente alla sua morte avvenuta nella zona del Tibesti, dove era andato di persona a contrastare la rivolta del Fact (Fronte per l'alternanza e la concordia del Ciad), tribù goriane e tebu organizzate nel Fezzan, che la situazione libica spinge fuori dai confini verso sud.
Déby era il perno della politica di sicurezza per l'intera area, che tutto attorno al territorio di 'Ndjamena è costituita da zone di crisi (Libia, Republica centrafricana, Sudan Darfur, lago Ciad focolaio di Boko Haram); il paese è centro nevralgico per le missioni militari (Barkhane e Takuba, cui partecipa in forze l'esercito italiano senza che siano state discusse le regole d'ingaggio, dato che in Italia nessun dibattito è stato reso pubblico). I fronti ribelli storicamente arrivano dal Fezzan e un po' paradossalmente la ricomposizione della situazione libica e lo smantellamento delle milizie ciadiane e sudanesi usate nel periodo bellico da Haftar vengono indotte a lasciare il paese.
Da sempre ambigua è stata la relazione di Parigi con l'autocrate Déby: all'insediamento all'Eliseo tutti s'impegnano a superare il legame della Franceafrique con gli autocrati locali e il primo a venire nominato è il Ciad, salvo poi continuare la Realpolitik dei predecessori, perché la destabilizzazione di nazioni come il Mali per esempio resero indispensabili i servigi sul campo dell'esercito ciadiano, dove il 30-40 per cento della spesa è quella militare. Uno dei tanti enigmi dell'attuale situazione è rappresentato dal mancato appoggio diretto del supporto francese nell'episodio in cui ha trovato la morte Déby, generale che proveniva dalle regioni al confine sudanese, di etnia zaghawa, cresciuto e rimasto nell'alveo dell'esercito che alla sua morte ha messo in atto un golpe che ha portato il figlio, a sua volta generale 37enne, Mahamat Idriss Déby a subentrare – e voci parlano di un tentato controgolpe che lo avrebbe ferito nelle prime ore del passaggio di poteri.
Gli zaghawa sono stanziali e dediti all'agricoltura, mentre il Fact è per lo più espressione di allevatori nomadi tebu, riottosi al controllo di qualunque stato, anche fieramente anarchici e consapevoli di esserlo. Nella zona da loro attraversata del Sahara e in particolare nel Tibesti si sono scoperti importanti giacimenti d'oro, che Macron (attraverso Benalla) ha contribuito a che dal 2019 venissero sfruttati dal clan di Déby – coinvolgendo banche qatariote –, consentendo anche il massacro di piccoli cercatori locali, che avevano organizzato la difesa insieme ai tebu del Fact, come si legge nell'articolo di Alessandro De Toni. Le ricchezze di quei giacimenti potevano sovvenzionare la lotta contro il potere filofrancese e perciò l'aviazione francese ha bombardato quei villaggi nel 2019 a sostegno di Déby.
Dal punto di vista delle risorse l'appetibilità del paese si limita all'oro, in quanto il petrolio – presente in quantità non così ingente – è difficilmente trasportabile per una nazione senza sbocco sul mare e con enormi difficoltà di comunicazione per assenza di infrastrutture. L'aspetto prezioso è la collocazione strategica che rende il Ciad un ponte naturale tra la Libia e il Centrafrica e gli interessi che stanno sorgendo da parte di medie potenze esterne come la Turchia (soprattutto presente in Niger, oltreché in Libia) o la Russia (attraverso la Wagner, che ha scalzato la Francia in Centrafrica, e appoggia una fazione libica contrapposta al cavallo turco). Anche sulle rotte migratorie Déby faceva da argine (insieme all'impervio Tibesti) al flusso di persone in fuga dal Centrafrica, come itinerario alternativo a quello che vede il Niger come principale via verso la costa libica.
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Author OGzero - Orizzonti geopolitici
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