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17 Don Carlo Giuseppe Verdi “Ella giammai m’amo” Aria Filippo II

17 Don Carlo Giuseppe Verdi “Ella giammai m’amo” Aria Filippo II
Mar 15, 2022 · 22m 49s

Il Don Carlo originariamente Don Carlos scritta in Francese ebbe la prima rappresentazione a Parigi nel 1867 subito tradotta al Italiano ebbe la sua prima rappresentazione a Londra al allora...

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Il Don Carlo originariamente Don Carlos scritta in Francese ebbe la prima rappresentazione a Parigi nel 1867 subito tradotta al Italiano ebbe la sua prima rappresentazione a Londra al allora Royal Italian Opera oggi Royal opera house o Covent Garden. É un’opera monumentale in 5 atti con la necessita di avere un cast stellare per la sua enorme complessità vocale.
Io ho avuto il privilegio di farla in due occasioni come Conte di Lerma una volta diretto da Semion Byshkov con Ferruccio Furlanetto come Filippo II ed un’altra volta con Ildar Adbrazakov diretta da Gianandrea Noseda produzione che dopo fu portata in Giappone.

”Ella giammai m'amò" è un'aria per basso tratta dall'opera di Verdi Don Carlos (1867). È una delle arie per basso italiane più famose, spesso eseguita in recital e inserita in antologie per bassi.

L'aria inizia con un lungo preludio orchestrale, che presenta un sorprendente passaggio solista per violoncello. Il re Filippo II di Spagna ha stretto un matrimonio combinato politicamente vantaggioso con una principessa francese abbastanza giovane da essere sua nipote. Sospetta che suo figlio abbia una relazione con lei. Incapace di dormire, siede da solo nel suo studio, ricorda il suo sguardo triste quando lo ha incontrato per la prima volta e ha visto quanti anni aveva, e ammette a se stesso di non averlo mai amato. Desidera che il suo scettro reale possa dargli il potere di vedere i veri personaggi delle persone e rilevare l'inganno. Pensa che dormirà bene nella sua tomba solo quando sarà morto.

É un’aria che si muove sempre nella zona acuta del basso il che la tende molto difficile per rispettare le indicazioni dinamiche Verdiane.
Inizia con un recitativo accompagnato, ricordiamo che Verdi non usava i recitativi secchi bensi inseriti nell’aria. Ha una tesitura che va dal Sol2 al Mi4 scritta in Rem ha una variazione armonica a ReM per chiudere la sua meditazione. Ha sempre un carattere molto cupo scuro determinato dalla sonorità dei violoncelli mentre le viole usando un ostinato quasi ipnotico che crea la sensazione del suo disaggio per l’incapacita di dormire. Segue una sezione decisamente sul recitativo che serve da collegamento con l’aria vera e propria quando si rende conto che è spuntato il giorno.
L’aria inizia con un’intervento del oboe con acciacature insistendo sulla 7a dell’accordo di tonica dopo si apre una sezione dove gli archi iniziano un ostinato in tempi ternari agitato ed un controcanto da parte dei contrabbassi si arriva ad una parte dove Verdi scrive parlato a mezzavoce. Verdi nelle sue lettere sosteneva che la vera vocalità Verdiana in realtà era quella capace di valorizzare perfettamente il testo.
C’è una seconda parte dell’aria dove si ripresenta il tema principale e fa la modulazione al ReM chiedendo una sonorità ancora più piano per riuscire a fare la variazione dinamica che porta alla cadenza con il Mi4 in crescendo al Forte e diminuendo per risolvere alla tonica.
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