Da Šid a Brčko attraversando illegalmente la frontiera serbo-croata: sebbene
l’arrivo in Bosnia-Erzegovina riservi qualche imprevisto, la bicicletta continua a sfrecciare per la penisola balcanica. La grande pianura serba della Voivodina è finita, si passa alle montagne della Bosnia: dopo 268 chilometri in tre giorni fatti di durissimi dislivelli,
l’arrivo a Sarajevo. In città e nel paese
i profughi sono diventati quasi invisibili:
dopo l’empatia iniziale dei bosniaci, il linguaggio è cambiato,
sono arrivate le grandi organizzazioni internazionali e costruiti campi per rifugiati.
I retaggi della guerra degli anni novanta
sono ancora ben presenti:
la Bosnia è un paese profondamente diviso e sull’orlo della secessione.
I bosniaci stessi continuano ad abbandonare il paese. In questo contesto, l’
Unione Europea continua a sostenere la politica dell’esternalizzazione delle frontiere, finanzia di fatto i respingimenti illegali della polizia croata e ufficialmente li nega.
L’episodio termina nella città di
Bihać dove sono numerosi e
giovanissimi gli afghani che Giacomo incontra accompagnato da Baba, commerciante in pensione che aiuta i migranti che passano in città e dintorni.
In questa puntata:
Valentina Pellizzer,
attivista.
Ilma Čosić,
Kompas 071 Sarajevo.
Arshad Isakjee,
No Name Kitchen - geografo politico, Università di Liverpool.
‘Baba’ Asim Karabegovic,
SOS BalkanRoute.
Scritto da
Giacomo Corticelli.
Musiche di
Giulio Deboni Do Vago.
Produzione, mixaggio e fotografie:
donpears.
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