Come abbiamo visto, intorno ai 13 anni, arriva per tutti noi, un primo contatto con la realtà, la cosiddetta "Chiamata all'avventura". Questa seconda tappa, spezza la vita ordinaria, vissuta fino a quel momento come "bambini" inconsapevoli.
L'universo, incomincia a farci sentire noi stessi, e l'aumento della consapevolezza in ciò che siamo davvero, provoca grandi cambiamenti al nostro interno; cambiamenti che si riflettono anche al nostro esterno.
Questi cambiamenti, possono spaventare l'adolescente che vi si ritrova coinvolto.
E così, in modo del tutto naturale, avviene la terza tappa, identificata da Joseph Campbell, "il rifiuto alla chiamata".
Il ruolo di un genitore a questo punto, dovrebbe essere quello di "mentore"; e non per nulla, "l'incontro con il mentore", è proprio la quarta tappa sul percorso dell'eroe di Campbell.
Purtroppo però, a causa di un amore iperprotettivo di molti genitori, molti di loro finiscono con l'assecondare il rifiuto alla chiamata, anzichè fare da mentore al proprio figlio, accompagnandolo verso la soglia del suo personale ed unico, viaggio dell'eroe, permettendogli così di proseguire lungo i suoi percorsi primari e secondari.
Ma l'universo, presto, torna a farci sentire la sua chiamata. Un lutto, una relazione che finisce, un qualunque evento che spezzi la nostra vita ordinaria nella quale eravamo tornati, e ci spinge nuovamente ad acquisire consapevolezza di ciò che siamo davvero, e intraprendere il nostro viaggio nel mondo alla scoperta di noi stessi.
Questo tipo di chiamata, si ripete ciclicamente fino alla fine dei nostri giorni. Fino al punto in cui, non potremo fare altro che accettare ciò che siamo, ed acquisire finalmente la consapevolezza che tanto a lungo abbiamo evitato.
Purtroppo però, per molti di noi diventa davvero difficile, rispondere al richiamo all'avventura. Credenze sbagliate, interiorizzate a causa di genitori iperprotettivi, o di una società estremamente rigida nella quale si è cresciuti, possono spaventare a tal punto la nostra mente, da farci sentire un vero e proprio terrore, ogni qualvolta la chiamata all'avventura, la chiamata ad agire, si presenti a noi.
Le credenze mentali, sono proprio ciò che finisce col bloccarci dall'avanzare, e proseguire lungo i nostri percorsi.
La soluzione, è accettare finalmente il punto in cui ci troviamo. Ed incominciare ad agire, attraverso le piccole azioni quotidiane, per avanzare lungo il percorso che l'universo ci sta mostrando ogni giorno.
Accettare di dover fare il lavoro che non ci piace, ad esempio, e incominciare a farlo mettendoci tutta la nostra consapevolezza ed attenzione, ci porterà presto a crescere, a consapevolizzare ciò che stiamo facendo, e ci permetterà finalmente di usarlo come "base" per avanzare. Per riuscire a farlo, è necessario imparare a controllare la nostra mente. Lavorare su di essa, con il fine di farla tacere. "Hai cose più importanti da fare", "potresti impiegare meglio il tuo tempo", e simili pensieri, che non ci permettono di rimanere consapevoli mentre agiamo.
Fare, agire, è la base di tutto. Anche piccolissime azioni quotidiane, svolte al di fuori della nostra comfort zone ed in modo consapevole e presente, contribuiscono a farci avanzare lungo il nostro percorso di crescita e consapevolezza. E proprio questo avanzamento, contribuirà ad attirare e creare occasioni sempre più grandi.