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Tutto quello che non ci hanno detto sul medioevo

Tutto quello che non ci hanno detto sul medioevo
Dec 12, 2019 · 13m 47s

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5925 TUTTO QUELLO CHE NON CI HANNO DETTO SUL MEDIOEVO di Luciano Leone Nelle società antiche, fino a tutto il Settecento, ogni bambino viene presto educato a...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5925

TUTTO QUELLO CHE NON CI HANNO DETTO SUL MEDIOEVO di Luciano Leone
Nelle società antiche, fino a tutto il Settecento, ogni bambino viene presto educato a graduali responsabilità e, in rapporto alle sue attitudini e alle possibilità economiche della famiglia, viene presto avviato ad apprendere un mestiere o a studi corposi.
Nell'anno 999 Gerberto d'Aurillac, eletto al soglio pontificio, per il quale assume il nome di Silvestro II, in una lettera all'Imperatore Ottone III ricorda con gratitudine che, paggio di umili origini, aveva potuto intraprendere studi superiori grazie alla generosità dell'Imperatore Ottone I, buon giudice nel valutare le doti del giovinetto, e nonno di Ottone III.
Montgisard, 25 novembre 1177: da qualche tempo Saladino è penetrato nelle terre del Regno Latino di Gerusalemme (Cristiano) e, come consuetudine islamica, le sta depredando e violentando con il suo esercito di 26 mila uomini, per lo più costituito da migliaia di cavalieri, compresi quelli della sua guardia personale. L'esercito dei Crociati, che dispongono soltanto di 375 cavalieri, intercetta e affronta gli islamici a Montgisard, nelle vicinanze di Ascalona. Baldovino IV, Re di Gerusalemme, guida la carica di questi 375, i quali ottengono una strepitosa vittoria sulle orde islamiche, che lasciano sul campo migliaia di caduti. Baldovino IV ha 16 anni (ed era malato di lebbra).
Agosto 1561: Maria Stuart assume la corona di regina di Scozia; ha 19 anni e, negli anni seguenti, ventenne, guiderà più volte l'esercito in guerra.

DONNE E ISTRUZIONE
Scuola Medica Salernitana: fondata nel IX secolo, celebre anche per il De mulierum passionibus, trattato Sulle patologie delle donne, laureava medici e medichesse. Federico Il di Svevia (1194-1250), noto per la sua cultura, ma soprattutto, presso chi sia ben informato, per la sua malvagità (torturò ed assassinò l'Arcivescovo di Ancona, suo alleato il famigerato Ezzelino da Romano), volle riformarne gli statuti allungando a dismisura gli anni di studio. Si assistette allora a un crollo della presenza femminile presso la Scuola, poiché le medichesse avrebbero conseguito la laurea in età adatta allo zitellaggio: le famiglie previdentemente preferirono accasare le figlie.
Saltiamo direttamente agli anni Cinquanta del XX secolo: il corso di laurea in Medicina e Chirurgia era di cinque anni, le specializzazioni tipicamente di due anni. Nei decenni successivi la medesima laurea saliva a sei anni, una specializzazione in genere a quattro anni e poi a cinque anni. Ecco i quesiti che si pongono: è necessario dedicare il primo anno a esami come fisica e chimica, che gli studenti dovrebbero già aver appreso alle scuole superiori? Lo scibile medico si era così accresciuto da richiedere il passaggio da sette a ben undici-dodici anni di studi? Contemporaneamente i corsi di laurea di altre Facoltà da quattro sono passati a cinque anni, costituiti da tre anni per la laurea breve con tesi, ed altri due anni per la laurea magistrale con tesi; per approntare prima e seconda tesi è possibile che il laureando impieghi sette anni anziché i teorici cinque.

PERSONA E RAPPORTI SOCIALI
L'uomo nelle società pre-rivoluzione francese non è mai solo. Nella società Cristiana ben strutturata la persona è sostenuta dalla famiglia, dalla parrocchia, dalla corporazione d'arti e mestieri, dalla confraternita, e le autonomie locali vengono accuratamente custodite a vari livelli. La depressione non esiste: l'uomo ha le "spalle larghe", non cova fantasie fittizie di un mondo piacevole e senza dolori, è quindi pronto ad affrontare le avversità della vita; atti di autolesionismo estremo come il suicidio sono ignoti. Il matrimonio è visto non come un sogno romantico, ma come l'assunzione di responsabilità tra due persone che si amano e si dispongono ad affrontare solidali quanto la vita riserverà loro. San Luigi IX, Re di Francia, ama teneramente la moglie Margherita di Provenza, persino a dispetto di quella impicciona di sua madre Bianca di Castiglia: è però costante nei suoi doveri di sovrano e organizza ben due Crociate.
Questo inquadramento della società perdura sino alla nefasta rivoluzione francese ed alla esportazione napoleonica del dissesto, causato da uno stato accentratore, da una cosiddetta democrazia anonima, da enti locali avulsi dal contesto sociale. La persona, ridotta a "cittadino" viene invitata a fornire un voto da analfabeta (una croce su una scheda prestampata da partiti politici) e viene poi esautorata sino alla successiva tornata elettorale. L'uomo si trova sempre più isolato, e la sua solitudine viene amplificata da enti anonimi e oggi persino da enti virtuali, invisibili, intangibili come quelli che si annidano in internet. Esperienza comune a tutti la difficoltà di interagire con gli operatori telefonici, l'imposizione da parte di molteplici enti pubblici, rivolta anche a pensionati novantenni, di comunicare dati via internet. Viene insidiato anche il rifugio privato della famiglia (le donne sono costrette a lavorare, non si fanno figli, si torna la sera in una casa vuota), con una bella spinta verso la depressione e il suicidio.

STATO MEDIEVALE E STATO MODERNO
Il Re medievale è costantemente in rapporto con i suoi collaboratori e con i corpi sociali. Se vuole o deve programmare un intervento pubblico, contratta con essi i termini dell'imposizione fiscale relativa. Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia, i Re Cattolici, ad esempio, riuniscono le cortes e contrattano con esse. Lo stato rivoluzionario, erede del dispotismo che si avvia con il Re di Francia Luigi XIV (l'état c'est moi), viene amplificato durante il cosiddetto illuminismo, culmina con Napoleone, dispone a proprio piacimento dei beni delle persone, definite "contribuenti". Con la rivoluzione francese compare la coscrizione obbligatoria: il "cittadino" è lieto di essere strappato alla sua famiglia, alla sua attività, alle sue aspirazioni, per essere irregimentato nelle gloriose armate rivoluzionarie prima, napoleoniche poi, per affrontare gli eserciti dei confinanti e imporre anche lì libertè, egalitè, fraternitè. Ovviamente il generale rivoluzionario per vincere non ha problemi a lasciare sul terreno un gran numero dei suoi, sia perché non si fa scrupolo alcuno, sia poiché potrà "rifornirsi a volontà" di nuovi coscritti. Napoleone nella sola campagna di Russia "sacrificherà" mezzo milione di coscritti: pazienza... Il tipo di libertà recata dagli eserciti rivoluzionari è magistralmente descritto da Massimo Viglione, da Elena Bianchini Braglia, da Lorenzo del Boca, da Lucio Martino, da Fulvio lzzo e da tanti altri storici seri, detti revisionisti.
È manifesta la mistificazione storica, che tutti tendiamo a subire, persino nel titolo attribuito a periodi e a fatti storici: il Medioevo sarebbe soltanto un oscuro periodo interposto tra Classicità e Umanesimo-Rinascimento; il Rinascimento reca questo bel nome, pur essendo caratterizzato da molte infiltrazioni di paganesimo, che porteranno alla rivoluzione protestante e alla devastazione culturale e materiale del Nord Europa (devastazione che persino Lutero e Melantone sono costretti a constatare!). L'Illuminismo sarebbe il trionfo della luce, mentre segna la secolarizzazione della società e prelude ai cruenti disastri della rivoluzione francese e napoleonica. Il nostro Risorgimento, sotto la maschera dell'Unità d'Italia, che inganna anche tanti Cristiani, amplifica i dissesti napoleonici e distrugge gli Stati preunitari, la cui "colpa" è di essere Stati ancora tradizionali: la rivoluzione doveva quindi distruggerli anziché consentire la pacifica creazione di una Confederazione Italiana. «Nel Medioevo non c'era democrazia, non c'era libertà»: obiezione fittizia. Intanto, qual è la definizione di democrazia e di libertà? L'uomo medievale partecipa a elezioni, cioè viene ascoltato e vota, ma vota all'interno di un sistema a lui ben conosciuto, quello della sua corporazione o della sua confraternita; se è un frate, all'interno del suo convento per l'elezione dell'abate e del priore. L'uomo medievale è libero, poiché ricopre con soddisfazione il suo ruolo sociale sia che resti nel suo casolare o nella sua città, sia che decida di avviarsi ad uno dei piccoli o grandi pellegrinaggi, di cui quest'epoca è piena. Ben lo descrive Régine Pernoud nel suo indimenticabile Luce del Medioevo. Un uomo di valore come Gerberto d'Aurillac o Guglielmo il Maresciallo può essere apprezzato e "fare carriera" probabilmente meglio che nel mondo odierno.
Nel Medioevo la donna, liberata dal Cristianesimo (Gesù si rivolge a uomini e a donne; e San Paolo esplica: «Non c'è più né giudeo né greco, né schiavo né libero, né uomo né donna», Galati 3,28) non è meno rispettata dell'uomo: Giustiniano, imperatore di Costantinopoli, associa nella dignità imperiale Teodora; Matilde di Canossa è celebre come la potente e rispettata Grancontessa; Santa Ildegarda di Bingen, come ogni badessa, è signora del suo convento, e viene ascoltata per i suoi pareri da Imperatori e Principi; le monache benedettine conoscono il latino così come i monaci; Dhuoda indirizza al figliolo un Liber manualis di ammaestramenti; anche Muriel, Eloisa, Rosvita di Gandersheim sono letterate apprezzate.
Possiamo ora confrontare le situazioni sopra delineate con quella odierna.

Nota di BastaBugie: la seconda parte dell'articolo sarà pubblicata la prossima settimana.
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