21 NOV 2020 · Commento al Vangelo secondo Matteo
cap. 25, 31-46
Il giudizio Gesù lo paragona ad un atto che fa il Pastore - Il Figlio dell’uomo si presenta nella sua gloria sotto l’immagine del Re pastore - che passa in mezzo alle pecore - il pastore non dice alle pecore "pecore a sinistra e capre a destra" e rimane fermo - ma passa attraverso il gregge e passando attraverso, con i movimenti del suo corpo e delle sue gambe, le separa.
“Quando io attraversavo le vostre comunità, quando attraversavo le vostre città, quando attraversavo i vostri mari, i vostri ponti, i vostri muri, voi cosa facevate?”
Ed in base a questo ci giudicherà.
Allora quelli che nella storia avranno preso la parte del più debole, e non per delle ideologie ma per compassione, per quella tenerezza tipica del pastore, il Signore dirà loro “venite benedetti dal Padre mio”.
Quelli invece che avranno sfruttato la religione, sfruttato le grandi ideologie, le grandi politiche, le grandi filosofie invece di metterle al servizio dell’uomo, queste persone si renderanno conto che sono andate a colpire Gesù stesso, nella sua carne.
Per questo Papa Francesco continua a dire che nei migranti c’è la carne di Gesù, l'espressione carne vuole dire che mai come in nessun luogo, Gesù soffre proprio in mezzo a queste persone.
Come Gesù è nascosto nel tabernacolo ma è lì presente nell’Eucarestia, ed è grazie a questa fede che noi riusciamo ad adorarlo, così noi dovremmo avere la stessa fede e la stessa devozione anche davanti ai poveri, e non tanto una devozione miracolistica, ma una devozione operosa, creativa cioè una devozione che ci fa dire “Che cosa potrei fare oggi che ancora magari non ho fatto?”
Per vedere il giudizio di cui parla Gesù bisogna avere una fede capace di contemplare Gesù presente nelle persone che ci stanno attorno,
è questa la chiave.