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Costanza Miriano - BastaBugie.it

  • Non sono d'accordo con la benedizione delle coppie gay

    16 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7661 NON SONO D'ACCORDO CON LA BENEDIZIONE DELLE COPPIE GAY di Costanza Miriano Ho ascoltato il consiglio dei difensori di Fiducia Supplicans e l'ho letta con attenzione, fino in fondo, con la leale intenzione di cogliervi il bene e di cambiare la mia iniziale idea negativa. Poi l'ho riletta e sottolineata, ci ho riflettuto. Ma niente. Non c'è proprio possibilità di salvarla. Mi dispiace. Una grande confusione la anima dall'inizio alla fine. Molte parole che girano e rigirano a vuoto. Soprattutto c'è un vuoto logico che non viene mai colmato, fino all'ultima riga. Un vuoto enorme come un baratro. Un salto che viene spiccato senza nessuna spiegazione. Come si passa dal benedire le persone singole, a benedire un'azione che fa il loro male? Che bisogno c'è? Che valore ha l'atto di benedire non una persona - cosa sacrosanta - ma la sua decisione di male, cioè di radicarsi in una situazione oggettivamente disordinata? Perché non la benedizione della persona, invece che della azione che oggettivamente la tiene attaccata alla sua ferita? Perché benedire il tumore, e non il malato di tumore? Qual è il significato? Qual è il bene? Non basta a far sentire accolta una persona omosessuale il fatto di essere benedetta, assolta, perdonata, abbracciata, incoraggiata a proseguire il suo cammino alla ricerca di Dio? Praticamente la Dichiarazione dice e ripete in tutti i modi che la Chiesa ama tutti gli uomini, li ama e li accoglie anche quando sono nel peccato (cioè sempre, cioè tutti). Ripete poi che il matrimonio è solo fra un uomo e una donna, e che solo lì dentro "i rapporti sessuali trovano il loro senso naturale, adeguato e pienamente umano". Infine afferma - senza nessun passaggio che spieghi il senso - che le unioni omosessuali possono essere benedette, cioè si può dire che sono bene. Anche se poco prima si è detto che sono innaturali, inadeguate e non pienamente umane. ERRORE DI SEMPLICE LOGICA Mi sfugge il passaggio logico. Ho riletto alla ricerca delle parole che lo spiegassero, ma non c'è. Tante parole che coprono questo vuoto, e non rispondono all'unica domanda che suscita il documento. Perché non dovrebbe bastare che Gino e Pino vengano benedetti come persone? Perché si dovrebbe benedire il loro avere rapporti "innaturali, inadeguati e non umani", come dice il documento stesso? Che poi io una benedizione così manco la vorrei: "tienitela pure", direi al sacerdote che dovesse fare tutti questi distinguo. La verità è che più di così non si poteva dire, al momento, senza cambiare il Catechismo. È ovvio che tutte le persone possono e devono essere benedette, ma non tutte le loro azioni. Non l'azione dello stare insieme (trovo molto temerario e improprio anche il fatto di usare la parola coppia per due persone dello stesso sesso, dal punto di vista della Chiesa). Ma perché non si possono benedire le unioni? Certo, io non sono teologa e sono solo andata al catechismo, ma una cosa mi è chiara. Il peccato offende Dio non perché Dio sia un legislatore sadico e dispettoso, che ha messo delle regole a suo piacimento. La legge di Dio è come funziona il cuore dell'uomo, andare contro la legge fa soffrire. Dio non benedirà mai ciò che ci fa male. Dio è il Padre più tenero e innamorato, e quello che ci dice di non fare è quello che fa male prima di tutto a noi, esattamente come un buon padre o una buona madre si farebbero ammazzare per i propri figli (e lui lo ha fatto), ma non potranno mai incoraggiarli quando vanno a farsi del male. La mamma benedice e accoglie il figlio drogato, ma non benedice il suo atto di drogarsi; il padre benedice il figlio ladro ma non benedirà l'atto di rubare. Sinceramente mi fa anche ridere scrivere simili banalità da quarta elementare e non mi spiego come si sia potuta creare questa confusione, davvero impresentabile a livello logico prima ancora che teologico. A meno che non ci sia un fine che io nella mia ingenuità non vedo. INTRINSECAMENTE DISORDINATI Ne consegue che o si cambia il CCC sull'omosessualità, smettendo di dichiarare i rapporti sessuali con persone dello stesso sesso "intrinsecamente disordinati", oppure si correggerà il tiro della presente dichiarazione, anche ascoltando - in nome della sinodalità - le voci di diverse conferenze episcopali nel mondo, come quella polacca, ungherese, kazaka, diverse africane e altre, più alcune voci di singoli pastori in Italia e in tutto il mondo, e anche l'affermazione della Chiesa ortodossa, che dichiara chiusa in seguito questa posizione della Cattolica ogni possibilità di ricongiunzione. Ma io prima di tutto vorrei che venisse ascoltato il grido di dolore delle persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, e che finora hanno trovato nella Chiesa l'unica voce che indicasse loro la verità. Perché io non so dove vivano quelli che lavorano alla Congregazione per la Dottrina della fede, ma nel mondo, almeno in Europa, Usa, Canada, in tutto il mondo occidentale l'omosessualità è non solo non condannata né stigmatizzata, ma anzi incoraggiata. I colossi dell'entertainment pagano dazio alla lobby mettendo almeno una coppia dello stesso sesso in ogni serie o film, altrimenti neanche ottengono l'imprimatur. Le scuole promuovono le carriere alias anche contro la legge, attivisti del mondo lgbt vengono chiamati a pontificare per insegnare a tutti che quello è l'amore vero, perché bisogna essere inclusivi (che orrore leggere quella parola anche in Fiducia supplicans, ormai l'unica opera che non usi "inclusivo" nel suo vocabolario è il Vangelo, e io due domande me le farei). Quindi, se il motivo di questa dichiarazione fosse che la Chiesa si sente in dovere di non far sentire giudicate le persone che provano attrazione verso lo stesso sesso, io vorrei dire che la Chiesa non deve farsi mettere all'angolo dal mondo, magari per paura di dispiacere, ma deve essere umilmente fiera di Cristo che sa, solo Lui, cosa è nel cuore dell'uomo, solo Lui lo sa! A giudicare le persone omosessuali è solo il loro personale dolore, è la verità intima che li fa soffrire, non lo stigma sociale. Ma quello che si aspettano dalla Chiesa è la Verità, che ci fa liberi davvero, e un incoraggiamento a proseguire nella ricerca di Dio, perseguendo la castità, come molti omosessuali cattolici fanno. Sono loro le vere vittime di Fiducia supplicans. Infine, a chi dice che si sta sempre con il Papa, rispondo che sono d'accordo. Sono pronta a morire per la Chiesa, davvero. Ma essere con il Papa significa anche esercitare la corresponsabilità dei fedeli laici e aiutare a far sì che intervenga presto una correzione del tiro che è richiesta da tante autorevoli voci di pastori nel mondo, e che non dubito avverrà presto, essendo questo un pronunciamento evidentemente provvisorio, dal momento che apre e lascia sospese troppe questioni di fondamentale importanza.
    9m 4s
  • Senza figli l'Italia sta morendo

    18 APR 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7381 SENZA FIGLI L'ITALIA STA MORENDO Ci stiamo estinguendo ed è abbastanza divertente (se non fosse drammatico) leggere le ricette che vengono proposte di giornali e televisioni per invertire la tendenza di Costanza Miriano Vedo oggi che i giornali si strappano i capelli per la drammatica denatalità italiana: ci stiamo allegramente e baldanzosamente estinguendo ed è abbastanza divertente leggere le ricette che vengono proposte per invertire la tendenza. Peccato che quei giornali siano gli stessi che da decenni attaccano sistematicamente e ferocemente il luogo dove la vita nasce e può essere custodita fino all'indipendenza, la famiglia, e con quella attaccano una sessualità integrale (cioè non solo genitale) e fondata sulle relazioni profonde e vere, attaccano la responsabilità, l'identità sessuata come caratteristica ricevuta alla nascita e non autodeterminata (non decidi tu di che sesso sei), il maschile in generale, promuovendo una femminilità aggressiva e snaturata; gli stessi che si sforzano con ogni mezzo di convincere le donne a non farsi fregare dalla maternità, a rimandarla più possibile, a pretendere asili nido sempre e comunque, e possibilmente dal terzo mese (quando i neonati prendono solo il latte della mamma), salvo poi raccontare con toni melensi e struggenti l'impegno delle donne che non riescono ad avere figli perché ci pensano tardi, e peccato se nei tentativi vengono uccise tante vite, gli stessi giornali che blaterano di diritto all'aborto messo in pericolo, come se esistesse in Italia una sola donna che dal '78 a oggi sia stata privata di questo "diritto", per non contare le ragazzine che grazie a Speranza possono andare in farmacia dopo un rapporto sessuale a prendersi una bomba di veleno e uccidere il loro figlio senza la prescrizione richiesta invece per l'antibiotico, e senza che i genitori neppure sappiano che un loro nipotino sta morendo. Questi media che si interrogano sulla denatalità fanno davvero ridere, perché sono loro che da decenni contribuiscono a costruire la cultura che ha prodotto questa desolazione. È inutile proporre assegni e piccole misure, come cerottini da mettere su uno squarcio che ci sta dissanguando, e che ci porterà presto a morte certa. Il cambiamento che ci è chiesto è una conversione epocale dello sguardo. Una conversione innanzitutto alla realtà: siamo maschio o femmina, la sessualità ha alcune caratteristiche che non puoi cambiare (non puoi fare figli per tutta la vita, per esempio, ma solo per un periodo relativamente breve); se provi a manipolare la fertilità ti può andare bene, ma anche no; di sicuro non va bene a tutti quei bambini che vengono concepiti e non fatti nascere (uccisi o lasciati nei frigo). La Chiesa la sua proposta coraggiosa l'ha fatta [...] e tutto ciò che la Chiesa propone corrisponde alla verità profonda dell'uomo, che funziona così come la Chiesa annuncia, anche se lui non lo sa. C'è un sacco di gente che ci ha scommesso la vita, su quella Parola della Chiesa, gente che si è fidata di Dio, e ha visto fiorire la sua vita, riempirsi di gioia la casa, moltiplicare le benedizioni [...] perché quello che conta è avere un cuore e un corpo aperti e disponibili alla vita. È una grande rivoluzione, è un modo coraggioso e insieme responsabile di vivere, è una profezia per questo mondo stanco, depresso, disperato, sempre più alla ricerca di senso (in tutto il mondo occidentale il disagio psichico è alle stelle).
    4m 39s
  • Un libro per guarire dalle ferite dell'aborto

    21 SEP 2021 · VIDEO: Storie di aborto... e salvezza ➜ https://www.youtube.com/watch?v=f-ZQbcmfmQQ&list=PLolpIV2TSebVzYmc5B11R08Qd2ib0ZEgL TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6719 UN LIBRO PER GUARIRE DALLE FERITE DELL'ABORTO di Costanza Miriano Questo è un libro davvero necessario, quello che mancava, una piccola chiave preziosa per cercare di aprire il cuore, di sfondare quella barriera che sembra inesorabilmente dividere quando si parla di aborto, di comunicare nel modo giusto con le donne che sono tentate dal dire no alla vita, ma soprattutto con quelle che hanno già fatto quel passo. È un libro che parla ai cuori spezzati con un cuore spezzato dal loro dolore, capace di una compassione profonda, che credo oggi sia l'unica via da provare a percorrere per trovare ascolto anche tra le orecchie più chiuse dai preconcetti. È incredibile come Jorge Randle riesca a giudicare con chiarezza le azioni, mantenendo nello stesso momento uno sguardo dolcissimo e misericordioso sulle persone, senza mai lasciarsi sfuggire un giudizio e soprattutto senza perdere la speranza per le donne, annunciando loro che anche se le azioni fatte non possono essere cambiate, e di quelle si portano comunque le conseguenze, è possibile però ricevere un cuore nuovo, essere perdonate se si comprende che c'è qualcuno a cui chiedere perdono, qualcuno che desidera darci quel perdono più di quanto noi capiamo. GUARDARE ALLA PROPRIA STORIA CON ALTRI OCCHI Sono anni che mi scervello su questo tema, perché sono convinta che anche se può succedere che una nuova vita arrivi a distruggere dei progetti, a fare paura, a scatenare ansie, a cambiare il corso delle esistenze, sono ancora più convinta che ogni donna, se aiutata e sostenuta, sarà comunque benedetta se riuscirà a dire sì a quel bambino. Quel guastafeste, quell'impiccio, quel problema, quel dramma a volte, quella creatura che magari porta dentro di sé il patrimonio genetico di un uomo egoista o irresponsabile che si vorrebbe cancellare dalla propria vita, quel bambino lì, proprio lui, in qualche modo si rivelerà sempre un incredibile motore di vita nuova, di risorse, di gioia. A una condizione: che la donna non sia lasciata sola, che ci sia intorno a lei non solo una cultura favorevole alla vita, ma anche risorse concrete, aiuto pratico, una rete che si stringa intorno a lei senza giudicarla, ma sostenendola perché ogni nuova vita è un bene per tutti, e una mamma che riesce a dire sì anche quando costa molto è un'eroina. Una donna che dovesse trovarsi davanti alla scelta - a volte drammatica, lo riconosco - di dire sì o no a questo sconvolgimento della propria esistenza, qui troverebbe un grande aiuto per guardare alla sua storia con altri occhi. UN CAMMINO VERSO LA GUARIGIONE Ma soprattutto tra queste pagine c'è il coraggio di guardare alle donne che il loro bambino lo hanno rifiutato. Qui c'è un percorso concreto, dettagliato, utilissimo per aiutare le donne che hanno abortito. Un percorso studiato conoscendo le dinamiche profonde, basato sulla conoscenza teorica e sull'esperienza pratica. Non parole di circostanza, non una generica assoluzione, non uno sminuire la portata dell'aborto, ma una possibilità di intraprendere un cammino verso la guarigione. Si sa che ogni guarigione è possibile solo se prima c'è una diagnosi accurata, e Don Jorge rivela qui una conoscenza non comune del cuore femminile, delle sue dinamiche, delle sue possibilità di ripresa. E poi dopo la diagnosi c'è la terapia, cioè l'indicazione di un cammino da percorrere, che deve essere necessariamente tagliato su misura, no, di più, cucito al millimetro per ogni singola storia, ma che deve avere delle tappe precise e comuni per tutte. Non voglio svelare altri dettagli, perché anche per il lettore questo sia un piccolo viaggio nel cuore di quello che per me è il dramma più grande dell'umanità contemporanea. Per concludere dico solo che ogni sacerdote, ma anche ogni persona che ha a che fare con il cammino interiore di altre persone (di solito sono le donne a scegliere l'aborto, ma non dimentichiamo che c'è sempre anche un uomo a cui viene ucciso un figlio, che egli abbia responsabilità o meno) dovrebbe leggerlo, perché aiutare i cuori spezzati è un'impresa difficile e fondamentale, ma non disperata. I cuori spezzati possono essere rimessi insieme, con qualche cicatrice, ma capaci di nuovo di amore, anzi, forse capaci di una nuova qualità di amore, ancora più grande.
    6m 4s
  • La nuova bufala di Zan, cioè che la teoria del gender non esiste

    21 JUL 2021 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6657 VIDEO: DDL Zan - Attacco alla libertà ➜ https://www.youtube.com/watch?v=QVjphx_-L1U LA NUOVA BUFALA DI ZAN, CIOE' CHE LA TEORIA DEL GENDER NON ESISTE di Costanza Miriano Chiariamo sulla nuova bufala di Zan, cioè che la teoria del gender non esiste. Dunque. Da qualche centinaia di migliaia di anni l'uomo sulla terra nasce maschio o femmina (salvo rarissimi casi di malformazioni genitali). E continuerà a farlo. Il sesso si riceve durante lo sviluppo embrionale, e da allora marchia tutte le cellule del bambino, tutte, non solo quelle legate alla genitalità. Gli esseri umani sono maschi o femmine. Hanno un cervello maschile o femminile, velocità e forza e vista e udito e capacità maschili o femminili. Non ruoli, molti di quelli sono intercambiabili, ma diversi strumenti per esercitarli, con ricchezze e capacità diverse. Quanto al sesso, di solito i maschi sono attratti dalle femmine e viceversa. È previsto dalla natura perché solo così si trasmette la vita. Poi - per una serie di motivi che sarebbe lungo esplorare qui - si può provare attrazione verso lo stesso sesso (in pochissimi casi rispetto al totale dell'umanità ma molto rumorosi), ma in ogni caso un uomo rimane un uomo anche se non va a letto con le donne, e non può essere totalmente definito dalla sua attrazione sessuale. Invece le teorie del gender - che vengono anche insegnate e sostenute in specifici corsi universitari fuori dall'Italia (e se passa il ddl Zan anche da noi) - affermano semplicemente che il genere può non corrispondere al sesso biologico e che una persona viene definita da come si percepisce. A partire da ciò deve essere considerata, con il pronome o l'asterisco giusto, e con infinite conseguenze legali e sociali e culturali. Questa è la teoria del gender che non solo esiste, ma che il ddl Zan vuole rendere legge e quindi cultura, anche attraverso iniziative nelle scuole.
    3m 14s
  • La sinistra occupa tutti gli spazi pubblici e pensa di essere moralmente superiore

    27 APR 2021 · VIDEO: Sposa sottomessa ➜ https://www.youtube.com/watch?v=PjsApsZvqbA&list=PLpFpqNiJy93sQRsyBRv8K8UVUyrl6N9lH TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6550 Ogni tanto scopro di essere una giornalista sovranista e di estrema destra. L'ultima volta qualche giorno fa: è sicuro perché l'ho letto sul giornale (cerco di non ridere mentre lo scrivo). Umbria 24 infatti dava notizia di una polemica aperta da Pd Cgil Anpi e Sinistra italiana contro il Comune di Todi, reo di ospitare il festival letterario Todi città del libro, che ha in programma ospiti senza il bollino rosso della sinistra, quindi automaticamente di destra, e tra questi citava me, "autrice del capolavoro letterario Sposati e sii sottomessa" (risata). A parte che, anche se fosse, vorrei sapere in quale articolo di legge si prevede che le sole ad avere diritto di parola pubblicamente siano le persone di sinistra. Ci deve essere, da qualche parte, questa legge; almeno un articolino, un comma scritto in piccolo, perché le suddette presidiano praticamente tutti gli spazi pubblici, e si sentono investite della superiorità morale che consente di alzare il sopracciglio con sdegno ogni volta che si provi non dico a dissentire, ma anche a cercare di capire meglio, di farsi qualche domanda a proposito dei diktat del pensiero unico su alcuni temi sacri e intoccabili: porti aperti, riscaldamento globale, gender (il tuo sesso lo scegli tu), aborto come diritto, gli uomini sono tutti cattivi, soprattutto se bianchi ed eterosessuali (i cattolici poi non ne parliamo), le divise stiano chiuse in caserma, le donne sono tutte vittime, sarebbero bravissime e farebbero magnifiche carriere e invece vengono pagate di meno perché schiavizzate da uomini cattivi, e via dicendo. Le obiezioni e le domande sono vietate. I dati, proibiti (le donne non sono pagate di meno). La libertà, permessa solo se rispondente ai canoni (sei libera di fare carriera, ma non sei libera di volere più tempo per stare a casa e occuparti di chi ami, se no sei una minus habens e non una donna liberata). Sono idee, per carità, si può essere liberi di pensare qualunque cosa (anche che i cattolici siano dei mentecatti). Il problema è che il pensiero unico è diventata una religione. E così gli uomini che non credono più a nulla, hanno finito per credere a tutto, e hanno sostituito Dio con delle divinità intoccabili. Per dire, se tu osi soltanto chiederti se davvero l'Unione Europea - almeno così come è gestita - ci spalanchi le magnifiche sorti e progessive, sei sovranista. Il covid invece deve essere europeista visto che, offeso, se ne è andato dalla Gran Bretagna, dopo che tutti i giornali ci avevano parlato per mesi della catastrofe sanitaria che sarebbe succeduta alla Brexit (non ho letto nessun mea culpa, nessuno "scusateci, forse ci siamo un po' sbagliati", neppure una rettifica in ultima pagina in corpo 6). Se dici che forse in una situazione di giganteschi squilibri macroeconomici mondiali, con popoli interi alla fame, aprire il porto di Lampedusa forse, e dico forse, non è una magnifica soluzione ma una misera toppa, e rischia piuttosto di aumentare i naufragi e incentivare il mercato degli uomini, carne da macello, i quali poi non potranno che andare a ingrossare le file alla mensa della Caritas, se dici questo sei egoista, e razzista (oltre che sovranista, ça va sans dire), anche se ti spendi come puoi per quelli che alla mensa dei poveri ci finiscono davvero. Se dici che i maschi sono maschi e le femmine femmine, e che la realtà ha alcuni connotati che non dipendono dalla tua percezione, poi, sei veramente una brutta persona. Forse ho un'accezione un po' naif della mia professione (sarei una giornalista, oltre a scrivere libri) ma io credo che l'unico patrimonio di chi fa il mio mestiere sia la lealtà. Gli ex giornaloni italiani si sono trasformati come mai prima d'ora in fanzine, sembrano i giornaletti che distribuivano quando andavo in curva nord a tifare il Perugia. Ormai non sono più fonte di informazione, ma veicoli di appartenenza. Nessun problema, l'importante è dichiararlo, e non atteggiarsi a "professionisti dell'informazione" oggettiva (ci sarebbe un lungo discorso da fare: il case study potrebbe essere la vicenda Trump, ma andremmo fuori tema). L'informazione non ha più assolutamente nulla di oggettivo, è tutta emozione, è tutta superficie, è tutta fuffa. Il Nobel della pace preventivo al guerrafondaio Obama e le zero guerre di Trump il cattivone: la narrazione decisa da tutta la stampa mondiale prescinde totalmente dai dati di fatto, dalla realtà. E qui arriviamo al mio minuscolo, trascurabile caso. Se fossi sovranista e di destra come afferma l'articolo, dichiarerei la mia appartenenza senza problemi, ma il fatto è che io sono solo cattolica - e mi glorio di dichiararlo (è la formula che usavano i primi martiri, tanto prima o poi faremo questa fine, soprattutto se passa il ddl Zan) - e cerco di ragionare sulle cose a partire dalla realtà, questa sconosciuta. Le due cose per me sono totalmente sovrapponibili: fides et ratio. Ho scritto Sposati e sii sottomessa perché nei primi anni di matrimonio mi sono accorta che tutte le balle che mi ero bevuta su uomini e donne, sulla carriera, sulla parità e la divisione dei compiti in parti identiche si infrangevano contro questa cosa testarda che è la vita vera. Non è un capolavoro letterario, né pretende di esserlo, però decine e decine di migliaia di donne non solo in Italia lo hanno letto, per moltissime è stato un libro rivelatore, e in tante mi hanno detto di avere trovato lì una corrispondenza che non hanno certo con le battaglie delle michelemurgia sui metoo e i soffitti di cristallo. Non so se questo sia di destra. Ho scritto altri libri - come Quando eravamo femmine - per ricordare che esistono moltissime donne, la maggioranza, che non hanno il problema di diventare amministratore delegato, ma quello di non riuscire a stare abbastanza con i propri figli; ho scritto per ricordare che quella fioritura dello spirito che fu all'inizio il femminismo era in realtà una ricerca dello sguardo su di sé, quello che vuole ogni donna, e che non serve deprezzare gli uomini. Non so se questo sia di destra. Ho organizzato con degli amici il family day perché per fare una famiglia servono un uomo e una donna, e perché sfruttare le donne per farle partorire a pagamento è una cosa abominevole. Non so se questo sia di destra: di politica so pochissimo, ma sono quasi sicura che la sinistra non sia nata per difendere i desideri di gente molto ricca che per soddisfarli sfrutta le donne povere, pagando moltissimi soldi, quasi tutti ai trafficanti di bambini. Se questa è la bandiera della sinistra, io mi metto dall'altra parte.
    10m 4s
  • Santa Giuseppina Bakhita, da schiava a figlia di Dio

    17 FEB 2021 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6470 SANTA GIUSEPPINA BAKHITA, DA SCHIAVA A FIGLIA DI DIO Bakhita era schiava ed è stata liberata da Gesù, ma in realtà siamo tutti schiavi, prima che la nostra relazione con Dio diventi la più importante di tutte di Costanza Miriano Bakhita [...] era una bambina nera che viveva in un villaggio africano e che a sei anni venne rapita dai mercanti di schiavi, e portata al mercato. Strappata dalle braccia della mamma e separata dai fratelli e dalle sorelle (aveva anche una gemellina), incatenata e frustata a sangue, è talmente impaurita che dimentica tutto, persino il suo nome e quello della sua mamma. Assiste a crudeltà inenarrabili, come alla scena di una madre che non riesce a far tacere il suo bambino attaccato al seno svuotato di latte dalla marcia estenuante, e che si vede strappare dalle braccia il piccolo. Il mercante di schiavi lo prende per i piedi, lo fa roteare in aria e lo lancia contro una roccia, dove la sua testa si sfracella. La madre, pur stremata, in quel momento diventa una iena e si lancia contro il mercante, che la ammazza a calci, pugni e frustate. Bakhita - che vuol dire “felice”, e che è un nome assegnatole per scherno da un guardiano - ha molte di queste immagini scolpite negli occhi. Lei stessa subisce percosse di ogni tipo, passando di mano in mano per vari padroni. La sua pelle viene anche incisa per fare dei disegni decorativi sul corpo che era sempre nudo, come toccava a tutte le schiave, solo per un capriccio della padrona. Dopo l’incisione, dentro la ferita fatta col rasoio, viene messo e stropicciato del sale, affinché si formino delle cicatrici più grosse e indelebili, poi le schiave vengono buttate sulle stuoie in preda alla febbre per l’infezione, al delirio, sanguinanti. I NUOVI PADRONI Molte muoiono. Bakhita si riprende, dopo due mesi, così “decorata”, e si rimette in piedi a servire, subendo molto altro nella casa di un generale turco dove è finita a servizio. Infine viene comprata dal console italiano: è finalmente in una vera famiglia, le danno per la prima volta in vita sua, a diciotto anni, una tunica per coprirsi (fino ad allora aveva vissuto nuda). Riceve per la prima volta gesti umani, non viene più picchiata. Non è certo trattata da donna libera, ma almeno da persona, conosce per la prima volta una sorta di dignità. Così, quando il console rientra nel suo paese, chiede di partire con lui e la moglie e, arrivata in Italia, viene “regalata” a una famiglia di amici. I nuovi padroni hanno una bambina piccola, la quale si affeziona moltissimo a Bakhita, che dorme con lei nella stessa cameretta, e le fa da mamma. Dopo tre anni la famiglia decide di trasferirsi in Africa, ma prima sono necessari dei preparativi, e diversi sopralluoghi: per molti mesi Bakhita e la bambina vengono lasciate da alcune suore a Venezia. E qui succede il miracolo: per la prima volta sente parlare di Dio, e quando le dicono che attraverso il battesimo anche lei può diventare figlia di Dio, «anche mi, povera negra!», impazzisce di gioia. Lei, proprio lei che aveva subito le più atroci torture e le più totali umiliazioni, era figlia del padrone dell’Universo? Se quello era suo padre, lei era dunque una principessa? Questa notizia per Bakhita diventa la cosa più importante di tutte, capisce che è la cosa più preziosa della vita e non la vuole più perdere. Quando i suoi padroni tornano in Italia dall’Africa, dove avevano aperto un albergo, per portarci lei e la bambina e assegnarle il ruolo di barista, lei, che pure in qualche modo sarebbe stata “promossa” e avrebbe finalmente avuto un lavoro retribuito, dignitoso, non vuole lasciare le suore che per prime le hanno parlato di suo Padre, il Re dei re, e di sua madre, la Madonna, versione celeste e potenziata di quella mamma per cui aveva tanta nostalgia, pur non ricordando nulla di lei. FELICE E PIENA DI GRATITUDINE, NONOSTANTE LE UMILIAZIONI Il resto della sua vita - ottiene di rimanere in Italia, dove la schiavitù non esiste, e trova il coraggio di chiedere di essere ammessa tra le suore - trascorrerà nello stupore e nella riconoscenza, rinnovata ogni giorno per cinquant’anni, di essere considerata degna non solo di essere trattata come un essere umano, ma addirittura dell’amore di Dio, morto per lei. Come le invidio questo stupore, io che mi addormento alle messe (ho sviluppato una tecnica mimetica ma, se mi vedete con la testa fra le mani, voi ormai lo sapete, non sto riflettendo), e come le invidio l’umiltà con cui diceva dei suoi aguzzini che «non erano cattivi, solo che non conoscevano Dio», io che mentre prego in macchina e mi sento al massimo dell’ascesi, se solo uno non fa lo stop, desidero profondamente inchiodargli davanti e scendere a picchiarlo con il cric. Bakhita è finalmente felice e piena di gratitudine, anche se per lei continuano le umiliazioni: era raro ai primi del Novecento vedere in Italia una donna di colore. I suoi piccoli allievi dell’asilo la schifavano, all’inizio, e se lei li toccava correvano a lavarsi. Una volta una donna in treno le chiese se i palmi delle mani le si fossero schiariti a forza di lavarle, e lei rispose che sì, e che comunque le si sarebbero schiariti anche i dorsi, col tempo. Era una donna veramente libera, libera da tutti i condizionamenti e dagli sguardi degli altri, perché le interessava uno sguardo solo. Dimenticavo di dire che con il battesimo ha preso il nome di Giuseppina, ed è diventata santa Giuseppina Bakhita. Titolo originale: Giuseppina Bakita, figlia del creatore dell’Universo Fonte: Blog di Costanza Miriano, 8 febbraio 2021 Pubblicato su BastaBugie n. 704
    7m 48s
  • Coronavirus: la fase 2 deve permettere le messe

    21 APR 2020 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6098 CORONAVIRUS: LA FASE 2 DEVE PERMETTERE LE MESSE di COSTANZA MIRIANO Una volta, quando avevo i figli piccoli, mi capitava di non riuscire ad andare a messa quando si trovavano a scuola, così li portavo con me nel pomeriggio. Ovviamente loro non ne avevano nessuna voglia, per cui, da irreprensibile educatrice quale sono, tentavo di comprarmeli, perché nel contratto madre-figli era contemplata solo la messa festiva. Una messa feriale = un ovetto kinder o una bustina dal giornalaio. Una volta ebbi un rigurgito di serietà, per cui decisi di provare a convincerli senza regalo, spiegando loro quale privilegio sia assistere a una messa, per cui non solo non si ha diritto a nessun regalo, ma anzi è chi è invitato a partecipare che dovrebbe farlo, un regalo. Da quella finestra del tetto della chiesa entra un raggio fortissimo di Spirito Santo - raccontavo con grande enfasi - e davanti a noi Gesù è di nuovo crocifisso, muore e si spezza per noi, anche se non lo vediamo, e il pane diventa veramentissimamente il suo corpo. I cieli si squarciano, si apre un varco nel tempo. Diventiamo contemporanei di Gesù, e possiamo stare davanti a lui, vivo, in carne ed ossa e sangue. Il racconto era pieno di particolari e serissimo, e le più piccole mi ascoltavano a bocca aperta. [...] Detto in termini da asilo nido, questo è quello che succede davvero. Miliardi di persone in duemila anni hanno creduto questo, alcuni sono morti per affermarlo. Molti episodi riconosciuti dalla scienza lo confermano. Ovviamente la maggior parte della gente non lo crede, ma i cattolici che cercano di vivere - con tutti i limiti e le cadute - in ragione del proprio battesimo, lo credono. È una cosa che non si può affermare in un salotto televisivo né del mondo, né in un contesto politico, senza rischiare di essere considerati degni di un TSO, però è la nostra fede. L'esercizio di questa fede è tutelato, è un diritto costituzionale, ancora, almeno sulla carta. ANDARE ALLA MESSA NON È ASSISTERE A UNO SPETTACOLO A desumere dalla decisione presa dal governo, immagino che nessuno dei membri pensi davvero che questa verità per cui molti martiri sono morti sia una cosa seria - dalla incerta esposizione del presidente Conte sulla Pasqua sarei autorizzata a pensarlo, ma comunque il suo cuore lo conosce solo Dio - altrimenti non avrebbero considerato la messa alla stregua di un qualsiasi assembramento. Andare alla messa non è vedere un film, assistere a una conferenza o uno spettacolo [...] e a differenza della finale di Champions si può svolgere senza che nessuno dei presenti si sfiori. D'altra parte, i membri del governo sono in buona compagnia: non sono molti, neanche fra i battezzati, a crederlo seriamente. Infatti quella volta che convinsi i miei figli a venire a messa solo per assistere a questo prodigio, invisibile ma vero, quando entrarono nella chiesa quasi vuota, con poche vecchiette che sembravano piuttosto assuefatte alla celebrazione (come spesso capita anche a me, purtroppo), Lavinia, anni due e mezzo, mi chiese: "mamma, ma a lolo non glielo ha spiegato nessuno che sta succedendo? Lo devi spiegale anche a lolo. Diglielo, che è lisolto!" Insomma, si parla di fase due, riaprono diversi tipi di negozi, le librerie "perché nutrono lo spirito" ma non si parla di riapertura delle messe ai fedeli. Ci sono posti nel mondo dove la gente va a messa a rischio della vita, si vede che c'è davvero qualcosa di grosso, che per qualcuno è molto più di una libreria (non conosco nessuno che sarebbe pronto a morire per leggere un libro di Saviano, per esempio). Ovviamente il mondo non sa manco cosa sia, una messa. Ho sentito in tv il vaticanista del Fatto dire che alla gente manca la messa perché mancano gli abbracci e il contatto. Devo spiegare anche a lui, con le parole dell'asilo nido, cosa succede in realtà a una messa. Ho sentito i giornalisti di Sky parlare della preghiera del 27 marzo in piazza san Pietro come "la messa del Papa". Non c'è stata alcuna messa in piazza il 27, ma è ovvio che giornalisti e politici per la maggior parte non hanno la minima idea di cosa sia una messa. Con loro non me la prendo, mi dispiace per loro che non sanno cosa si perdono. PERÒ È COMPITO DEI PASTORI RICORDARLO Chiedere con tutte le forze che questa cosa preziosissima non ci venga tolta. Spiegare cosa succede, e quanto è fondamentale per noi, chiarendo quanto è diverso parlare al telefono con una persona o vederla dal vivo (se volete vi mando mia figlia, lei lo sa). Il fatto è che la Chiesa è complessata, si vergogna di se stessa, ha paura di essere impopolare o di creare problemi, e sa bene che è accettata solo quando fa del bene, e ne fa tantissimo, più di tutti. Ma non è compresa quando parla di croce e vita eterna e novissimi e sacramenti. È un argomento sconveniente in pubblico, non lo si può mettere a tema. Quanto alle chiese domestiche che tanti ci dicono che dobbiamo apprezzare grazie alla mancata partecipazione alle messe, è ovvio che la chiesa domestica è la realizzazione quotidiana del sacramento, non è in alternativa a esso, e per quanto mi riguarda non si può vivere senza quello: se uno va a messa mezz'ora, ha il resto del giorno e della notte per pregare dal bagno, dalla cucina, per dare la vita ai propri cari, per amare e fare tutte le cose che ci suggeriscono di fare i sostenitori della sospensione delle messe, come se chi va a messa poi nel resto della giornata si sentisse autorizzato a essere una brutta persona. Al contrario, a me sembra che quando mi allontano dai sacramenti lo sono molto di più, una brutta persona. [...] Non dico che non possano esistere in via teorica delle condizioni in cui davvero potrebbe essere pericoloso stare in un ambiente chiuso a quattro metri di distanza. Ma una peste che non colpisce nei supermercati dove si toccano le cose toccate da altri, e invece colpisce nelle chiese con le persone distanti come abbiamo visto a San Pietro, non mi pare credibile. [...] IN SINTESI Di fronte alla enorme posta in gioco, con le messe, sono assolutamente certa che non ci si sia provato abbastanza, prima di accettare la chiusura ai fedeli. Lo so, mi ripeto, ma ci sono mille accorgimenti che si potrebbero tentare: numero chiuso, prenotazioni online (lasciando dei posti liberi per gli anziani che non hanno internet), messe all'aperto, in strada, in piazza, nei cortili, messe moltiplicate e con brevissime omelie, o nessuna. A San Pietro abbiamo visto alla messa del Papa i fedeli uno per panca (e senza mascherina): non conosco nessuna chiesa nella quale tutte le panche sarebbero occupate, nei giorni feriali. Ci si potrebbe mettere uno ogni 10 panche, ogni 4 nelle più affollate. È un'offesa alla nostra intelligenza e alla realtà proibirle, ed evidentemente chi ha fatto questa richiesta alla Cei non va a una messa feriale da molti decenni. Quanto a quelle festive, ripeto, facciamo turni, messe multiple, prenotazioni, mascherine, guanti e tutto quello che si vuole. Dubito che non si riuscirebbe ad accogliere tutti, ma nel caso, pazienza, si aspetterebbe la domenica successiva. Una messa festiva ogni due è meglio di niente messe per tre mesi, e voglio essere ottimista. Sennò ecco, rimane solo un'opzione, visto che a nessuno importa niente dei diritti dei cattolici: che Salvini faccia un energico, fermo e vigoroso appello affinché le chiese rimangano chiuse fino a Natale. È l'unica speranza, riaprirebbero domattina. Nota di BastaBugie: il 95% dei lettori avranno capito che l'articolo si conclude su una battuta (che non vogliamo spiegare per non offenderne l'intelligenza). A scanso di equivoci e per evitare che il 5% ci scriva criticando la citazione di Salvini, ci teniamo a chiarire che l'autrice dell'articolo non pensa affatto che Salvini sia la soluzione al problema della possibilità per il popolo di partecipare alle Messe.
    9m 3s
  • Buon compleanno a mio marito

    14 JAN 2020 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5966 BUON COMPLEANNO A MIO MARITO di Costanza Miriano Auguri all'uomo che ancora stamattina era indeciso su quanti anni avrebbe compiuto oggi perché "i compleanni sono roba da scuola media", e infatti quest'anno si è dimenticato anche il mio e io sono offesa a morte solo che lui non se ne è manco accorto; - all'uomo che mi regge da 23 anni pur essendo l'essere più diverso da me dell'intero sistema solare fatta eccezione per alcune specie di alghe; - al marito che resiste solidamente imperturbabile a tutti i miei cambi di umore, le mie proposte, le iniziative, rispondendo no a qualsiasi idea io lanci con entusiasmo, all'uomo a cui a volte salterei al collo, ma che più spesso mi salva la vita, contenendomi, potando ciò che non serve, mantenendomi con i piedi non dico per terra, quello no, ma almeno nel raggio dell'atmosfera terrestre dove ancora la forza di gravità mi può riacchiappare; - auguri all'uomo che quando lo chiamo al lavoro mi risponde a monosillabi perché il modello base è programmato per fare una cosa alla volta, e quando lavora si dimentica che io esisto e ogni volta la sera mi devo presentare di nuovo - "salve, sono la bionda finta con cui hai fatto quattro figli" -; - auguri all'uomo che mi ha raccattato quando ero così squinternata che adesso in confronto sembro un ingegnere svizzero in pensione e che mi è stato accanto mentre diventavo una donna e poi una mamma e poi molte altre cose, e si è adattato a tutti i cambiamenti brontolando ma alla fine restando, solidamente presente; - auguri all'unico analista politico di cui mi fidi, all'unico che mi spiega tutte le cose che non mi va di capire, le strade, le guerre, la storia, la tecnologia, e che si rifiuta categoricamente di interessarsi di frange e piume, e mi guarda schifato quando mi leopardo, ma alla fine mi tiene così come sono; - auguri al mio navigatore personale nel mondo, quello che chiamo per sapere cosa devo pensare su tutto lo scibile umano; - auguri al padre più amorevole che potessi sognare per i nostri figli, capace di giocare e sgridare nelle giuste dosi, di tagliare i cordoni ombelicali, di lasciar uscire di casa i figli, di permettere che facciano esperienze e si tolgano golfini (l'indumento che i figli indossano quando la mamma sente freddo), di sedare le mie ansie e protrarre i permessi di uscita oltre i miei limiti (ma non all'infinito), capace di intervenire quando serve e di tacere, quasi sempre (infatti quando lui parla i figli ascoltano); - auguri all'uomo a cui posso confidare tutte le vicende delle mie amiche, tanto non gliene importa niente e se le dimentica subito, ma negli anni ha imparato a fingere di ascoltare fissando un punto a caso dietro la mia testa, però alla fine le cose importanti di noi due le ricorda tutte; - auguri all'uomo che mi perdona ogni giorno; - auguri all'uomo più di poche parole che conosco, ma quelle poche pensate con cura; - all'uomo che mi lascia libera di organizzare cose folli, correre sotto la neve, viaggiare alle tre di notte da sola con le lenti a contatto spaiate sotto il traforo del Gran Sasso e che si arrabbia tantissimo con me, che poi è il suo modo di dirmi che si preoccupa e mi ama, ma non sia mai che lo dica. Insomma, auguri alla mia versione personale - un po' ridotta, ma va be' - di san Giuseppe. Anche io provo della stima per te. Grande stima.
    4m 21s
  • I regali di Natale e quelli di tutti i giorni

    24 DEC 2019 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5936 I REGALI DI NATALE E QUELLI DI TUTTI I GIORNI di Costanza Miriano Non è perché ho appena ricevuto in regalo una borsa strepitosa: già da qualche giorno mi frullava in testa l'idea di fare non una lista con i regali da chiedere a Gesù Bambino, ma una di quelli ricevuti, che sono proprio tantissimi, non solo adesso e non solo a Natale, ma tutta la vita. Lo so, non è che la mia lista interessi a nessuno, però io ve lo volevo dire: la sto facendo, e scopro che è vero quello che dice Chesterton, che "la misura di ogni felicità è la riconoscenza". Più punto lo zoom sulle grazie che ho ricevuto, più ne vedo. SE RINGRAZIASSIMO GESÙ PER TUTTO CIÒ CHE ABBIAMO... Cominci l'elenco e te ne viene in mente un'altra. È come un pozzo senza fondo. Mio marito mi ha parlato prima delle 7.42 di mattina, il che è già una notizia grossa. Abbiamo il latte per la colazione, il gas per scaldarlo, i biscotti da mangiare, ci siamo svegliati vivi in un letto caldo dentro una casa che sta in piedi. Abbiamo un lavoro e delle scuole dove andare. Non ho ancora messo i piedi per terra che ho già sette, otto grazie di cui rallegrarmi. È una sorta di allenamento dell'anima, ci si educa a vedere quanto si è ricevuto e si zittisce radio Satana, che da dentro mormora in continuazione, non gli sta mai bene niente, e cerca di rovinarti tutto (vedi la casa come è in disordine? Vedi quanto è silenzioso tuo marito? Ma ci pensi che dovrai correre come una pazza fino a sera, non finirai la metà delle cose che devi fare, e non avrai neanche nulla da mettere?). I miei figli ogni tanto mi prendono in giro per questa mia testarda Pollyannaggine estrema, ma io dico sempre che non è un giochetto di società, non è un vezzo, è solo la scoperta di essere figli: può tuo Padre permettere che il male vinca? Può lasciare che il dolore e la fatica siano senza senso? E per quanto grandi, saranno sempre più piccoli di noi, come è più piccola e controllata da noi la nostra ombra. Perché per quanto dolore ci tocchi, siamo venuti alla vita, proprio noi e non un'altra combinazione di cromosomi, noi e non un altro, noi siamo stati voluti. ... NON CI RESTEREBBE TEMPO PER PENSARE A CIÒ CHE CI MANCA Ti svegli, apri gli occhi e ci vedi, o almeno il tuo cuore batte, respiri e dunque oggi ancora hai tempo di convertirti a Dio. Puoi volere bene a qualcuno, puoi rendere più bella o più lieve o meno dolorosa la vita di un'altra persona. E se non hai nessuno da amare, puoi raccogliere una cartaccia da terra, puoi offrire una fatica che stai facendo, puoi accogliere una sofferenza senza lamentarti. Soprattutto, puoi pregare. Questo lo possono fare tutti, anche chi è immobilizzato a un letto, anzi. Chi ha mille cose da fare - basta ogni tanto rimettere il cuore nella direzione giusta, è sufficiente una giaculatoria - e chi non ha niente, come magari qualche vecchio in un ospizio dimenticato, di provincia (ne conosco una che in cielo brillerà come una super stella). Ecco, pregare. Volevo dire che in questo tempo ho sperimentato la potenza della preghiera: il fatto è che noi non ci crediamo, e non ci decidiamo a chiedere con convinzione. È ovvio che la preghiera non è una cosa magica, e Dio non è un juke box. Lui ci dà il meglio per noi, che non sempre coincide con quanto chiediamo, ma io per esempio non sempre chiedo, non abbastanza. Però Dio vuole che chiediamo, nel vangelo lo dimostra a ogni pagina: Gesù accorda le grazie a chi gliele chiede, perché lui vuole educarci a essere figli, e i figli chiedono ai genitori. Non è vero che lui sa di cosa abbiamo bisogno, e quindi non serve chiedere. Lui sa, ma desidera che chiediamo, perché senza il nostro consenso non interviene nella nostra vita, non viene a violare la nostra libertà, che è sacra per lui. [...]
    4m 53s
  • Lilli Gruber vorrebbe i maschi meno maschi

    31 OCT 2019 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5866 LILLI GRUBER VORREBBE I MASCHI MENO MASCHI di Costanza Miriano La Gruber parla per se stessa, [...] pensando di dar voce a un'esigenza di tutte o almeno della maggioranza delle donne, ma io devo darle una notizia. Le donne che conosco io non vogliono uomini con meno testosterone, ne vogliono di più. Vogliono uomini veri, virili, diversi da loro, capaci di dare la vita per le loro donne e per i loro figli. Innanzitutto la minore empatia degli uomini è una loro caratteristica provvidenziale. Serve per esempio ai padri a fare i padri, perché entrano meno in risonanza con le reazioni dei figli. I padri devono, dovrebbero - ma essendo troppo empatici non sono più capaci di farlo - mettere le regole e tenere il punto, senza lasciarsi intenerire dalle emozioni dei figli. Ovviamente sto parlando di padri ragionevoli e intelligenti, che amano davvero, non di padri padroni, stiamo parlando insomma di situazioni non patologiche. La minore empatia dei maschi è anche un servizio a noi donne, ci aiuta a mantenere le cose nei giusti confini, a non essere vittime delle emozioni come a volte ci capita, mentre la maggiore empatia femminile aiuta il cuore del compagno a essere più misericordioso. Quanto alla diplomazia, lo stesso: se ci sono uomini capaci di risultati andando dritti alla meta, non ce ne importa molto della forma. Ovviamente poco sotto la Gruber parla malissimo del cattivo per eccellenza, Trump, dei suoi modi orribili volgari e sessisti, ma intanto è il presidente americano meno guerrafondaio della storia recente, e il signorino Obama, che si è preso pure un ridicolo Nobel per la pace, ha avuto una politica estera molto più aggressiva da un punto di vista militare. Infine la pazienza: la Gruber immagino non frequenti per esempio scuole, parchi, luoghi in cui girano bambini, ma io sì, e posso dire che i padri di oggi non sono minimamente paragonabili a quelli delle generazioni precedenti, e di pazienza ne hanno fin troppa. Permettono a questa generazione comportamenti in assenza totale di regole che non si spiegano se non con la drammatica assenza del padre dalla nostra società. Siamo in una società femminilizzata e permissiva - non si boccia a scuola, si mette in discussione l'autorità dei prof, si permettono uscite e orari e utilizzo della tecnologia senza freni: i padri di oggi hanno pazienza in quantità industriali, e se ne avessero meno sarebbe proprio un bel regalo per tutti LE DONNE SONO PIÙ BRAVE? Ovviamente il passo successivo per la Gruber in questo ragionamento è che le donne sì che sono migliori, loro sì che sarebbero brave: "tasse, disoccupazione, fuga dei talenti, mancanza di servizi, disuguaglianze, scuole e ponti che crollano, il territorio che si disgrega. La battaglia per il potere alle donne va di pari passo con la battaglia per la sopravvivenza del pianeta". Punto primo: che le donne siano più brave è tutto da dimostrare, ci sono donne brave e donne no (Roma non è mai stata così sporca e disastrata come da quando ha un sindaco donna), esattamente come per gli uomini. Se un uomo avesse scritto un libro al contrario, per dire che gli uomini sono tutti bravi e le donne no sarebbe stato appeso al pennone più alto della nave. Invece contro gli uomini si possono dire le peggiori cattiverie, e le più ritrite banalità. Anche contro i fatti, che, come diceva sempre Caffarra, sono testardi, e continuano a esistere anche se noi non siamo d'accordo; infatti, pensa, l'America è in ripresa economica, nonostante la Gruber scriva di Trump "Come si può pensare di affidare il Paese a un uomo che ha detto una cosa simile? Come minimo, maltratterà le donne e i cittadini. L'incontinenza in generale, verbale o sessuale, non può non portare a mala gestione del potere e di tutto il resto". Per combattere la realtà, però, è abbastanza utile presentare i dati in un modo diciamo orientato ideologicamente, e quindi serve sempre rispolverare i vecchi cavalli di battaglia, come l'accesso al potere più difficile per le donne, o la disparità di stipendi. Ovviamente non esiste nessun contratto collettivo che preveda stipendi più bassi per le donne a parità di lavoro, scatterebbe subito una denuncia e i titoloni dei giornali per mesi. Nella realtà - questa testarda sconosciuta - esistono invece donne che non sono disposte a contrattare una presenza smisurata sul posto di lavoro in cambio di più soldi, e invece piuttosto pagherebbero per avere più tempo per stare con i propri figli (altro che obbligo di portarli all'asilo nido, come prospetta Renzi!). Do a entrambi questa notizia: moltissime, moltissime donne desiderano stare con i propri figli piccoli, e sarebbero pronte a pagare pur di farlo, e invece sono costrette dalla necessità economica a separarsene precocemente. Della libertà di queste donne non si occupa nessuno, la loro libertà è meno sacra di quella delle donne che vogliono tornare al lavoro, per non parlare di quella, sacrissima, di quelle che vogliono abortire. Insomma, sei libera di non essere madre, o di esserlo a tempo ridotto o ridottissimo, ma se desideri fare la mamma a tempo pieno sono cavoli tuoi. LE DONNE CHE NON VANNO IN TV Non sto dicendo quale sia il modo migliore di essere mamma, ognuna ha i suoi equilibri, dico solo che se una donna desidera stare con i figli molto spesso questo le è negato. Non parliamo poi delle donne nel grembo della mamma, quelle piccolissime donne non hanno nessun diritto. Le donne che conosco io non sono probabilmente importanti come quelle che popolano il salotto della Gruber, però sono donne normali e sono sicuramente moltissime, moltissime di più, e hanno altri problemi: non vogliono più potere, ma più libertà di conciliare e tempo per sé e più figli e più uomini veri, e sono stanche di essere difese solo da un certo tipo di femministe, o da donne di potere che non conoscono la realtà, che tra una riunione di lavoro e i compiti di un figlio che fa fatica a scuola non ci mettono un secondo a scegliere il lavoro. La maggioranza delle donne normali - in senso statistico, cioè quelle in numero maggiore - ha piacere di seguire i figli, di stare del tempo con loro, ha problemi di parcheggio davanti allo studio della pediatra e di sovrapposizioni dei saggi di fine anno, e di arrivare in tempo al supermercato prima che chiuda perché il capo ha messo una riunione alle sei di sera, e con il traffico della città (governata da una donna) ci vuole un'ora e quaranta a fare cinque chilometri; la maggioranza delle donne quando diventa madre scopre che il mondo si cambia un figlio alla volta, e vorrebbe continuare a dare il suo contributo femminile al mondo del lavoro, ma senza far soffrire i suoi figli, perché lei sì che ha empatia, e i figli, anche in questo i fatti sono testardi, li fanno sempre e solo le donne. IL BELLO DI ESSERE DONNA Devo dire che nell'intervista un passaggio apprezzabile su questo c'è: "Da loro dobbiamo imparare, cambiando gli orari della giornata lavorativa. La vita migliora per tutti se si adottano modalità femminili nella gestione del tempo e del potere". Ma subito con una precisazione, troppa realtà rischia di dare alla testa: "Non credo nelle teorie della differenza, ma nell'abitudine concreta alla organizzazione e gestione sì". Le donne, invece, sono differenti dagli uomini, e non solo la cosa è da accettare, ma è anche una benedizione, è l'origine della vita, ed è una trovata fantastica. Nella differenza fai un incontro. La donna ha un genio speciale nella relazione, come insegnano Edith Stein e Giovanni Paolo II, tra i tanti. Infatti persino la Gruber lo riconosce: "Se poi si pensa alle guerre, le donne sono le prime vittime ma anche le prime a trovare soluzioni per gestire le conseguenze dei conflitti, la mancanza di cibo, acqua, elettricità e le prime a ricostruire e rimettere insieme i cocci". È che la donna è chiamata a custodire la vita quando è più debole, e questo è perché è programmata per essere mamma, una cosa enorme, gigantesca. Che poi possa anche guidare governi, aerei, trasmissioni televisive o multinazionali, è ovvio, ma è davvero una quisquilia in confronto al dono di mettere al mondo un essere umano. Metterlo al mondo infinite volte, non solo al momento del parto, aiutandolo a stare nella realtà, a rifornirsi di scorte di affetto, di certezze, di senso, e questo avviene solo in una relazione costruita nel tempo. Proprio quello che vogliono togliere alle donne.
    10m 31s

La giornalista e scrittrice Costanza Miriano, arrivata al successo con il best seller "Sposati e sii sottomessa", continua a dispensare consigli su come vivere il rapporto di coppia, ma anche...

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La giornalista e scrittrice Costanza Miriano, arrivata al successo con il best seller "Sposati e sii sottomessa", continua a dispensare consigli su come vivere il rapporto di coppia, ma anche come affrontare i problemi di ogni giorno
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