Settings
Light Theme
Dark Theme
Podcast Cover

Appunti - di Stefano Feltri

  • Appunti di Geopolitica: Dopo l'egemonia americana

    14 FEB 2024 · In questo quarto episodio degli Appunti di Geopolitica con Manlio Graziano arriviamo all’attualità, dopo essere partiti da lontano, dalla pace di Vestfalia nel 1648. Abbiamo raccontato come si muova il pendolo dall’ordine al disordine mondiale, come lo sviluppo ineguale dei paesi e delle aree generi tensioni che mettono in discussione le egemonie consolidate. Mentre qualcuno declina, qualcun’altro ascende e ambisce a prenderne il posto. E questo succede sempre, non c’è alcun momento che possiamo classificare come stasi. E quindi è ora di discutere della crisi dell’egemonia americana, di come questo percorso sia avviato su una traiettoria ben riconoscibile e senza ritorno, ma non lineare. Se la crisi in Medio Oriente rende evidente il caos seguito al progressivo ritiro di Washington dall’area, la guerra in Ucraina ha dato l’illusione che i pilastri dell’ordine mondiale americano fossero ancora in piedi - la garanzia di sicurezza all’Europa, la contrapposizione con la Russia - ma gli Stati Uniti non riescono più a reggere il loro ruolo. E dopo la fine dell’egemonia Usa, che cosa ci aspetta? Per saperne di più c'è la newsletter https://appunti.substack.com/publish/post/141310734?back=%2Fpublish%2Fposts%2Fdrafts e il libro di Manlio Graziano https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660 (Mondadori)
    29m 21s
  • Appunti di Geopolitica: Come spartirsi il mondo

    4 FEB 2024 · L’ordine di Yalta è la sanzione della vittoria assoluta degli Stati Uniti sui suoi competitori. È un passaggio storico fondamentale. La Seconda guerra mondiale per gli Stati Uniti è stata in realtà composta da due guerre mondiali, con alleati diversi. C’è una guerra in Europa in cui l’Unione sovietica è alleata e cobelligerante, e c’è una guerra in Asia in cui l’Unione Sovietica non è cobelligerante. Quello che è successo nella Seconda guerra mondiale è un inedito assoluto nel corso della storia: si è affermato un paese in grado di sconfiggere tutti i suoi competitori, e quando dico tutti i suoi competitori non mi riferisco soltanto alla Germania e al Giappone, ma anche alla Gran Bretagna, che era il competitore principale. Nel terzo episodio di questo ciclo di Appunti di geopolitica, con Manlio Graziano approfondiamo l'interpretazione degli eventi seguiti alla Seconda guerra mondiale. La spartizione del mondo tra Stati Uniti e Russia e la costruzione dell'ideologia della Guerra fredda. Per saperne di più c'è la newsletter https://appunti.substack.com/publish/post/141310734?back=%2Fpublish%2Fposts%2Fdrafts e il libro di Manlio Graziano https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660 (Mondadori)
    33m 58s
  • Appunti di Geopolitica: La guerra è inevitabile?

    27 JAN 2024 · Tutta la politica internazionale si può leggere come una competizione per l’egemonia: la potenza in ascesa contende la posizione di primazia all’egemone, che prova a difendersi. Chi è al vertice è destinato a cadere, e di solito il passaggio da un egemone all’altro passa attraverso guerre sanguinose. L’ordine mondiale è dunque un’illusione, è soltanto la parentesi in attesa della prossima guerra? La guerra è inevitabile? Questo è l’argomento del secondo episodio di Appunti di Geopolitica, il podcast con Manlio Graziano. E’ una serie di quattro episodi, se volete che continui, potete suggerire argomenti o modifiche a mailto:appunti@substack.com Manlio Graziano vive a Parigi, dove insegna Geopolitica e Geopolitica delle religioni alla Paris School of International Affairs di SciencesPo e alla Sorbona. Dirige il Nicholas Spykman International Center for Geopolitical Analysis, scrive su «Limes», «Gnosis» e il «Corriere della Sera» e collabora regolarmente con «International Affairs Forum». Il suo ultimo libro è https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660(Mondadori) che è diventato lo spunto per la serie di podcast Appunti di Geopolitica.
    25m 50s
  • Appunti di Geopolitica: Dall’ordine al disordine

    20 JAN 2024 · Inizia con questo primo episodio un ciclo di quattro puntate di Appunti di Geopolitica: con Manlio Graziano seguiamo il filo del ragionamento sviluppato nel nuovo libro di Manlio https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660. Partiamo dalla pace di Vestfalia del 1648 con la nascita dell’idea di Stato moderno, per esplorare la grande tensione al centro delle relazioni internazionali e, più in generale, della politica: ogni Stato che è in condizione di farlo, cerca di conquistare il ruolo di potenza egemonica, ma quando ci riesce mette le basi per la propria caduta, cioè per essere sostituito da un nuovo egemone che a sua volta seguirà la stessa traiettoria. La geopolitica è la disciplina analitica che permette di seguire questo pendolo tra ordine e disordine, capire in quale momento della sua oscillazione ci troviamo e adottare così i comportamenti coerenti con la minimizzazione del danno. Senza essere velleitari, senza condannarsi alla sconfitta. In queste puntate non troverete il commento all’attualità, a volte vi sembrerà che prenderemo la discussione un po’ alla lontana, ma se seguite il ragionamento vi accorgerete che bisogna per capire le tensioni tra Cina e Taiwan, la guerra di Gaza, le mosse di Vladimir Putin sull’Ucraina bisogna infilare gli occhiali giusti, quelli che consentono di vedere le trame profonde, le leggi quasi universali che incrociano la storia con la filosofia e con la strategia. Ogni puntata del podcast è accompagnata da un numero della https://appunti.substack.com/ che contiene una versione condensata ed editata della conversazione tra Manlio Graziano e me, per consentire anche a chi non ha tempo di ascoltare il podcast di farsi un’idea, e permettere a chi ha ascoltato di ritrovare e fissare meglio i concetti fondamentali. Manlio Graziano vive a Parigi, dove insegna Geopolitica e Geopolitica delle religioni alla Paris School of International Affairs di SciencesPo e alla Sorbona. Dirige il Nicholas Spykman International Center for Geopolitical Analysis, scrive su «Limes», «Gnosis» e il «Corriere della Sera» e collabora regolarmente con «International Affairs Forum». Il suo ultimo libro è https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660https://www.amazon.it/Disordine-mondiale-Manlio-Graziano/dp/8804778660che è diventato lo spunto per la serie di podcast Appunti di Geopolitica.
    26m 30s
  • COP28 - L'inizio della fine per le fonti fossili e il futuro del clima - con Cinzia Bianco

    14 DEC 2023 · Tutto faceva pensare che la Cop28 negli Emirati arabi sarebbe stata un disastro, anche perché era presieduta da un petroliere, Sultan Al-Jaber. E invece il risultato finale è stato accolto un po' da tutti come una sorpresa soprattutto perché per la prima volta nel testo dell'accordo finale si parla dell'abbandono delle fonti fossili. Le questioni climatiche sono facili in via di principio, ma sono difficilissime da interpretare quando si scende poi nel dettaglio negoziale. Però per fortuna possiamo contare sull'analisi di Cinzia Bianco, di rientro da Dubai. Cinzia Bianco è un’analista dello European Council on Foreign Relations, è un'esperta dei Paesi del Golfo e in quanto esperta dei Paesi del Golfo è diventata anche un'esperta di negoziati climatici dai quali il futuro dei Paesi del Golfo dipende e in questi giorni ha seguito la COP28 a Dubai. "La soluzione che si è trovata è ovviamente un compromesso che lascia una sorta di flessibilità, perché lascia la libertà di adattare ad ogni singolo paese i criteri ed i contesti ma la percezione prevalente ora è che è iniziata la fine dell'era fossile, ed è questo che conta veramente perché questa percezione ha un impatto diretto su dove i grandi investitori per mettono i loro capitali" Per leggere analisi e commenti, https://appunti.substack.com/
    31m 37s
  • Il caso Giulia Cecchettin: Cosa c'è nella testa degli uomini violenti? Con Cristina Oddone

    24 NOV 2023 · Per la prima volta da molto tempo, la questione è in cima all’agenda della discussione pubblica e della politica. Ma in questo caso la politica arriva dopo la società. E’ l’effetto del femminicidio di Giulia Cecchettin.Ci sono molte ragioni per cui questo omicidio non ha lasciato indifferenti come i tanti altri che l’hanno preceduto e già seguito. A mio parere la principale è che ha riproposto la questione come divisiva, problematica, dopo che era stata normalizzata dalle tante diluizioni simboliche. Quando qualcosa arriva a Sanremo - vedi Chiara Ferragni e il suo abito “Pensati libera” - significa che è diventato innocuo. La morte di Giulia Cecchettin, invece, ha ricordato che la violenza di genere non è un argomento di discussione come gli altri. E che molte delle semplificazioni non reggono. Se il femminicidio è un retaggio e la manifestazione più tragica della cultura patriarcale, perché giovani uomini cresciuti in una società molto più paritaria di quella dei loro genitori ne sembrano rinnovati interpreti? Ho cercato di capirne di più in una conversazione con Cristina Oddone, sociologa, ricercatrice e docente all’Università di Strasburgo, che ha studiato a lungo il fenomeno della violenza maschile. Sia nella sua cornice interpretativa, che nelle sue dinamiche concrete: ha condotto ricerche etnografiche con lunghe interviste a uomini violenti nei centri di assistenza, sia in Italia che in Francia. Ne ha scritto in un libro importante,https://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1396. Se sono uomini normali, non mostri, non geneticamente diversi, quelli che finiscono per interpretare in modo violento il contesto sociale nel quale sono cresciuti e gli squilibri di genere che lo caratterizzano, allora siamo tutti femminicidi in potenza?
    1h 10s
  • Dall'Ucraina a Gaza: le fratture della guerra estesa - con Gilles Gressani

    17 NOV 2023 · “Ci sono due giovani pesci che nuotano e a un certo punto incontrano un pesce anziano che va nella direzione opposta, fa un cenno di saluto e dice - salve ragazzi, com’è l’acqua? - i due pesci giovano nuotano un altro po’, poi uno guarda l’altro e fa: - Che cavolo è l’acqua”?. Si apre con questa parabola, una citazione dallo scrittore David Foster Wallace, il primo volume italiano della più interessante rivista di riflessioni su cose internazionali in circolazione, cioè Il Grand Continent, diretto da Gilles Gressani che firma l’introduzione assieme a Mathéo Malik. Ho intervistato Gilles Gressani per il podcast di Appunti e nella seconda parte della conversazione racconta anche in sintesi l’esperimento del Grand Continent: una rivista di riflessione e analisi europea, nata in Francia ma disponibile anche in altre lingue, italiano incluso, per stare nei dibattiti nazionali invece che soltanto nella bolla di chi legge l’inglese o in quella - ancora più piccola e autoreferenziale - di chi parla di Europa da Bruxelles e con il gergo delle istituzioni europee. In questo momento il dibattito delle idee potrebbe sembrare un lusso che non possiamo permetterci: l’acqua in cui noi, pesci occidentali, nuotavamo senza pensarci troppo si è prosciugata. Il mare di quella approssimazione della pace che ha reso possibile la nostra prosperità nel lungo Dopoguerra protetto dalla potenza militare americana si è aperto lasciandoci intravedere cosa c’è sotto. Non la sicurezza del fondale, ma l’asperità minacciosa di scogli aguzzi e impietosi, gli scogli della guerra, della violenza, della necessità di sopravvivenza. Per fare una analogia finanziaria, l’Ucraina è stato il fallimento di Bear Stearns, Hamas e Israele sono stati Lehman Brothers. La crisi di sistema era già evidente al primo terremoto, ma è con il secondo - anche se più circoscritto - che cambia la percezione complessiva, che si passa dal timore al panico e - forse - alla risposta. Magari alla soluzione. Per questo servono le idee. Nella teoria delle relazioni internazionali le idee contano ancor più che in economia. Oggi prevale l’uso della parola “geopolitica” per spiegare i rapporti tra stati e popoli, ma la geopolitica è una specie di vincolo esterno alle azioni dei singoli che devono confrontarsi con il peso della storia e le implicazioni del contesto geografico, sociale, economico. All’interno di quel perimetro geopolitico, però, rimane lo spazio per agire. Se gli obiettivi sono chiari e i mezzi coerenti. Per seguire Appunti:https://appunti.substack.com/
    49m 45s
  • Da Gaza al Libano: la guerra di Hezbollah e Nasrallah - con Riccardo Cristiano

    3 NOV 2023 · Il rischio è che la guerra di Gaza diventi regionale, con il coinvolgimento dell’Iran o delle sue emanazioni. A quel punto forse Netanyahu riuscirebbe a rimanere al potere - perché non si cambia governo in piena guerra - ma il presidente americano Joe Biden faticherebbe ancora di più a evitare catastrofi. Il 3 novembre ha parlato in diretta televisiva il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, con un discorso annunciato da giorni e atteso come quello di un protagonista della nuova geopolitica. E già questo indica che i gruppi dell’islam radicale e terroristico hanno ottenuto il risultato più importante per loro, grazie alla strage del 7 ottobre: tutto il Medio Oriente, e anche il resto del mondo, è appeso alle mosse di Hamas a Gaza e di Hezbollah in Libano. Un discorso molto attento a rispettare l’equilibrio tra esibizioni di potere e necessità di evitare di dimostrarlo. Per capire meglio cosa sta succedendo e come interpretare il discorso di Nasrallah, ho chiesto aiuto a Riccardo Cristiano, che ho conosciuto da poco ma che, grazie alla sua lunga esperienza in Medio Oriente e ai tanti rapport nell’area, soprattutto a Beirut, è la persona più adatta per fare un po’ di chiarezza.
    55m 25s
  • La guerra totale in Medio Oriente - con Cinzia Bianco

    23 OCT 2023 · L’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre si è rapidamente trasformato in qualcosa di diverso di una azione terroristica, per quanto la più drammatica nella storia del conflitto israelo-palestinese. Tutti gli attori della regione hanno preso posizione, nessuno può rimanere in disparte perché la strage di Hamas e la successiva reazione di Israele si inseriscono in dinamiche di lungo periodo che negli ultimi anni hanno riconfigurato i rapporti nella regione. Dagli accordi di Abramo con la normalizzazione dei rapporti tra Emirati Arabi Uniti e Israele al tentativo di replicare lo stesso schema con l’Arabia Saudita che forse ha innescato la reazione di Hamas. Perché dietro Hamas c’è oggi - anche - l’Iran che a sua volta perseguiva il tentativo di stringere i rapporti con lo storico rivale nel mondo islamico, visto che l’Arabia Saudita è il riferimento dell’Islam sunnita e l’Iran di quello sciita. Tra le grandi potenze regionali si sono inseriti, in questi anni, i piccoli paesi del Golfo che sono diventati sempre più influenti, anche per operazioni di soft power di livello globale: il Qatar ha ospitato il mondiale di calcio, gli Emirati avranno il vertice Onu sul clima Cop 28 a fine novembre. Per analizzare le dinamiche complesse di una regione in fermento, ho chiesto aiuto a Cinzia Bianco, che è un’esperta di paesi del Golfo, ha lavorato con la Commissione europea e oggi è visiting fellow allo European Council on Foreign Relations, un think tank concentrato sulle sfide globali dell’Unione europea.Cinzia Bianco ha anche pubblicato da poco, con Matteo Legrenzi, un libro che è una imprescindibile guida al Medio Oriente, molto prezioso in questa fase confusa. Con lei ho discusso di escalation, Iran, Qatar, Arabia Saudita, Emirati e molto altro nel nuovo episodio del podcast Appunti.
    49m 48s
  • Il primo anno di governo di Giorgia Meloni: una storia molto di destra - con Piero Ignazi

    18 OCT 2023 · mentre siamo tutti concentrati sul Medio Oriente, si avvicina il primo anniversario del governo Meloni, che si è insediato il 22 ottobre 2022. Su Appunti ne parleremo ampiamente, ma intanto vi sottopongo il podcast che ho fatto con Piero Ignazi, professore all’Università di Bologna, tra i politologi italiani più noti che per una lunga parte della sua carriera si è occupato di destra, italiana ed europea. https://substackcdn.com/image/fetch/f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F1145c11e-5110-45af-90f1-069c5b4d0adf_432x554.png Da poco il Mulino ha ripubblicato il suo fondamentale saggio del 1989 https://www.mulino.it/isbn/9788815386557, una storia della destra italiana dal Movimento sociale italiano a Fratelli d’Italia, con un capitolo conclusivo dedicato a Meloni. Il sottotitolo del libro dice tutto: “La fiamma che non si spegne - da Almirante a Meloni”: Ignazi sottolinea la profonda continuità identitaria con una storia lunga, quella del postfascismo italiano. https://substackcdn.com/image/fetch/f_auto,q_auto:good,fl_progressive:steep/https%3A%2F%2Fsubstack-post-media.s3.amazonaws.com%2Fpublic%2Fimages%2F56001a97-3577-46d8-b182-e6d35b7fc0ed_366x558.png Meloni, nell’analisi di Ignazi, si ricollega al Msi di Giorgio Almirante e cancella la parentesi di Alleanza nazionale e di Gianfranco Fini, colpevole di aver tradito “l’idea” con progressivi strappi verso il centro, fino a scomparire nell’irrilevanza dopo la rottura con Silvio Berlusconi nel 2010 (qualcuno si ricorda ancora di Futuro e libertà?). In questa traiettoria, è illusorio aspettarsi che Giorgia Meloni ripercorra un percorso di progressiva rinuncia alle asperità delle origini e alla sua matrice chiaramente di destra. Anzi, Fratelli d’Italia è nato proprio per rivendicare la continuità e presidiare una destra che l’allora partito unico voluto da Berlusconi, il Popolo della libertà, lasciava sguarnita. Però è vero pure che l’esperienza di governo trasforma, che il quadro intorno si modifica e richiede adattamenti: la sconfitta degli alleati di Vox in Spagna prima e poi quella del PiS in Polonia nel weekend lasciano Meloni priva di sponde europee sulla destra radicale, mentre la destra istituzionale del Partito popolare europeo ha un disperato bisogno dei suoi voti. Anche per rieleggere la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen per un secondo mandato dopo le elezioni europee del 2024. Meloni, che non ha mai incluso nel suo ristretto gruppo dirigente del partito e del governo persone estranee alla tradizione postfascista (tranne Guido Crosetto e Raffaele Fitto), pagherà il prezzo della fedeltà alla propria storia o diventerà la conservatrice moderata che molti auspicano? Dalla risposta a questa domanda dipende molto del destino del paese, e un po’ anche l’identità dell’opposizione Pd-M5s che deve decidere se consolidarsi intorno alla differenza valoriale con la destra di Meloni (e - in sintesi - arroccarsi sull’antifascismo) o se sfidarla sul piano pragmatico delle proposte e dei programmi. Al momento non sta facendo davvero nessuna di queste due cose, con l’eccezione della battaglia sul salario minimo. Leggi Appunti: https://appunti.substack.com/
    54m 52s

Appunti è un podcast long-form di Stefano Feltri. Ogni puntata un ospite, una conversazione approfondita per farsi un'idea del mondo, tra politica, economia, tecnologia e cultura. Per capire davvero quello...

show more
Appunti è un podcast long-form di Stefano Feltri. Ogni puntata un ospite, una conversazione approfondita per farsi un'idea del mondo, tra politica, economia, tecnologia e cultura. Per capire davvero quello che ci succede intorno. Appunti è anche una newsletter e un sito: appunti.substack.com
show less
Contacts
Information

Looks like you don't have any active episode

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Current

Looks like you don't have any episodes in your queue

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Next Up

Episode Cover Episode Cover

It's so quiet here...

Time to discover new episodes!

Discover
Your Library
Search