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Snodo del Mekong: normalizzazione

  • Shwe Kokko e i suoi modelli

    2 MAY 2023 · https://ogzero.org/tag/myanmar/ Chiediamo a Emanuele Giordana di ritorno dal confine birmano/thailandese cosa ci sia dietro il bombardamento dell’hub delle truffe al confine birmano? La contraddizione interna ai gruppi karen crea tre fazioni: un gruppo principale a congresso, una nuova armata che rastrella tutti i karen che avversano la giunta e un’ultima componente del gruppo comunitario costituita da una brigata di frontiera fatta di rinnegati che appoggiano la giunta e hanno ottenuto dal regime di riprendere lo sfruttamento della città del vizio – sesso droga e gioco d’azzardo – che era stata sospesa nella sua progettazione di drenaggio dei soldi e gestione dei soldi dei ricchi cinesi, che prima del golpe era appannaggio dell’ala al momento a congresso e ora invece si è trasformata in un porto sicuro per criptovalute, delle truffe on line, dei saccheggi delle carte di credito… del traffico di dati sensibili. Colpire quel luogo vuol dire innanzitutto contrapporsi al regime di Naypyidaw, ma anche colpire gli interessi cinesi nell’area. Peraltro i cinesi probabilmente preferirebbero che la zona fosse pacificata, nonostante forniscano anch’essi armi letali, visto che è il cortile di casa dove l’economia è strettamente legata agli interessi di Pechino, primo tra tutti il porto nel golfo delle Andamane, dove far confluire le merci per via terrestre in modo che si eviti di dover attraversare gli stretti del Mar cinese meridionale; mentre le armi dei russi rappresentano un core business per Mosca. La Russia è strettamente legata a Tatmadaw, mentre i cinesi anche nelle forniture di armi è doppiogiochista e approvvigiona sia il regime che i suoi antagonisti. Il modello ormai diffuso globalmente a cui fa riferimento Shwe Kokko, che vede sgocciolare la ricchezza (controllata in larghissima parte dalla casta militare) su alcuni componenti di una comunità – “gocce” utili anche per comprare il consenso – fa da base per altre 14 città birmane; e altre se ne trovano in Cambogia. Si potrebbe trattare di un espediente per riciclare il denaro sporco delle triadi: infatti sorgono dal nulla queste città che poi, cessato lo scopo, vengono abbandonate, perché le zone speciali cambiano area di riferimento e così crolla il valore immobiliare. In tutto questo il “Concilio” nazionale buddista è in maggioranza schierato con il regime, perché è l’unico che può assicurare le “donazioni” di cui i monaci vivono, essendo il paese impoverito; ma questo ha comportato anche una certa quantità di tonache alle ortiche per scelta etica, perché è inaccettabile il bombardamento alla cieca di Sagaing, dove sono state uccise 168 persone (159 delle quali civili) con bombe particolarmente volte a uccidere, seguite dai raid di elicotteri che inseguivano i sopravvissuti per finirli. Le uccisioni mirate avvengono da una parte e dall’altra, nel senso che collaborazionisti o pezzi grossi vengono giustiziati da resistenti; l’esercito da parte sua non rinuncia a fucilazioni senza processo.
    22m 12s
  • Tanti tasselli birmani ambigui per la robotica della Danieli

    8 JUL 2022 · https://ogzero.org/studium/burma-blue-riavvolgere-il-nastro-dalla-fine/#Danieli Un’azienda siderurgica italiana ha dovuto fare formale domanda di iscrizione per poter proseguire lavori in Myanmar... ma aveva detto che si ritirava dall'attività birmana in seguito al golpe; benché, come al solito per aziende straniere che cercano di ottenere commesse, abbia organizzato cerimonie per la giunta... E soprattutto abbia aperto una nuova sede a Yangoon. Molto sospetto e Emanuele Giordana ha avviato un'inchiesta, raccontandola sull'“Atlante delel Guerre” e anche per Radio Blackout...
    13m 14s
  • Se cavalchi una tigre devi cercare di non scendere

    29 MAY 2021 · https://ogzero.org/studium/burma-blue-riavvolgere-il-nastro-dalla-fine/ Aung San Suu Kiy ha di nuovo ripreso il ruolo di icona che meglio interpreta e lo fa nel momento in cui ha richiamato il popolo come anima creatrice della National League e dunque solo il popolo ne potrà decidere le sorti. Questa semplice frase fotografa la graduale consapevolezza che questi 30 anni passati dalle precedenti prese di potere non sono trascorsi invano e la resistenza è molto più determinata e impossibile da soffocare. Sia all'interno dell'occhio del Budda nel Sudest asiatico, sia all'esterno proprio nella reazione contrariata da parte della Cina, che al limite il canale privilegiato ipotizzato dall'Occidente lo aveva proprio con The Lady, più che con Tatmadaw. Piuttosto bisogna guardare alla Russia per trovare l'unico supporto economico e commerciale al generale Hlaing. Milizie etniche intensificheranno gli scontri, soprattutto i filocinesi del Nord: Wa e Sha si muovono in sintonia con la politica cinese. Ma l'analisi di questi gruppi armati va ricondotta alla loro reale essenza: non sono guerriglieri romantici salgariani o guevaristi, sono veri e propri eserciti molto ben armati e inquadrati con una disciplina pari a Tatmadaw; inoltre non combattono per un ideale o la difesa della loro etnia, quanto per il controllo di un territorio su cui deve passare il traffico di stupefacenti miliardari con cui si alimentano. Questo rende improbabile qualunque alleanza tra movimento in piazza nelle città e gli interessi di queste milizie
    12m 23s
  • Burma Blue: malinconia per una modernizzazione appena iniziata e già finita

    7 MAY 2021 · Preludio alla creazione di un medioevo birmano, fatto di "principati" controllati etnicamente... o da narcomilizie? Più nessuna tentazione modernista come i pericolosi social, tutto sarà sotto controllo e imbalsamato per la gioia di turisti d'accatto e affaristi che potranno riprendere a fare affari attraversando un territorio la cui vocazione è da sempre fare cerniera tra il mondo cinese e il golfo del Bengala. Vero è che i militari non hanno considerato che – appunto – non si è più nel 1988 e con la diffusione dell'informazione attuale dovevano aspettarsi che ci sarebbe stata una rivolta unanime e capace di farsi sentire anche all'estero, tanto che è paradossale come l'assenza di inchiostro possa mettere in ginocchio un'economia che all'asfissia – e incapace di pagare la truppa – vorrebbe rispondere stampando moneta, ma non ha l'inchiostro per farlo... e questo funziona più di molti embarghi globali. Nasce una forza armata del governo ombra che dovrebbe ergersi a difesa del popolo birmano: a parte la disparità delle forze, anche considerando tutti gli eserciti etnici, che ora sembrano diventati il sogno del mondo occidentale che non si rende conto delle rivalità, degli interessi divergenti e della mentalità diversa, bisogna comunque considerare l'importanza della Cina nella regione, che è l'unica vera potenza della regione e perciò non trae vantaggio da queste tensioni che possono ostacolare gli affari (petrolio off shore lavorato da Total, a cui si accede pagando il pizzo ai generali, come si legge nell'articolo di Marina Forti, tratto da "terraterra"), anzi aveva siglato decine di importanti contratti, primo dei quali quello del porto di Kyaukpyu, terminale di pipeline e possibile porto militare per sottomarini nucleari cinesi... L'unica potenza che può ottenere nuove prese di posizione è la Russia, che infatti sostiene anche pubblicamente Tatmadaw, che ha una potenza enorme e pronto a fare stragi. Max Morello è molto scettico che si possa trovare una sintesi nelle migliaia di sigle e associazioni diverse; dal suo osservatorio la sensazione è che ciascuno stia cercando una visibilità, un modo per trovare un ruolo spendibile, uno strapuntino vicino a una forma di potere. E che Aung San Suu Kyi venga relegata ai domiciliari o in esilio, ormai senza alcun ruolo, delegittimata dall'Occidente soprattutto usando la leva rohingya e così tutto è stato sbilanciato verso la Cina. Cambia un po' nelle zone etniche il divario di forze rispetto alle città: karen, wa, shan, kachin hanno esercite, non milizie smadrappate. I karen hanno anche conquistato postazioni di Tatmadaw e potrebbero riuscire a mantenere il controllo di quelli che si possono considerare loro territori. Ancora maggiori possibilità possono avere wa e shan, che hanno alle spalle i cinesi. Ma chi comanda realmente in una sorta di cln fatto da narcotrafficanti, contrabbandieri... comunque sottomessi agli interessi cinesi fatti di giada, terre rare, petrolio? Aung San Suu Kyi è anziana non ha lasciato spazio ai giovani e non si era abbastanza spesa – per gli organi occidentali – per quei rohingya che ora sono ancora più perseguitati, dunque è destinata ad essere accantonata; e far spazio a una Birmania destinata a tornare a essere com'era. E il covid sta facilitando le manovre reazionarie di ogni stato, a maggior ragione nell'area indo-pacifica, e contemporaneamente è una cartina al tornasole che dimostra come Modi in India o Prayut in Thailandia scontano la cattiva gestione della pandemia; ma così anche l'alternativa indiana a Pechino viene indebolita dalla gestione della pandemia... e con lei il Quad o il sistema inventato per contrastare lo strapotere cinese nell'area. Asean auspica... ma Asean legittima Tatmadaw, invitando Liang e non gli oppositori (o finti tali, come il Dottor Sasa)... addirittura i legaioli nostrani impongono sanzioni ai coltivatori di riso birmani perché sono sottoposti a un regime dittatoriale: sciacallaggio... Total che continua a fare affari, o la finanziaria Posco: nessuno si sacrifica per la Birmania. E oltretutto sarebbe anche rischioso tirare la corda in un contesto simile, che potrebbe portare a un conflitto nucleare. ☢️
    42m 36s
  • Chi ha più filo da tessere: l'apparato bellico o il bisogno di libertà?

    10 APR 2021 · Il bandolo della matassa è riuscire a capire qual è il punto di pressione che Tatmadaw patisce di più. Ma a questo arriviamo alla fine di questo fertile, sfaccettato e preparato intervento di Stefano Ruzza, attento a ogni aspetto che potrebbe cambiare il corso degli eventi e del destino della società birmana. Le armate etniche sono molto differenti tra loro per forme di finanziamento e relativi riferimenti, numero di effettivi, etnie di appartenenza; sono una ventina e agiscono lungo i confini del Myanmar, non tutte si finanziano con i narcotici. Tatmadaw può sviluppare una potenza di effettivi e di armamenti 8 volte superiore a un loro eventuale, quanto difficile, convergenza contro le forze armate governative; ci sono già stati momenti di tensione, ma Stefano Ruzza, che abbiamo interpellato come esperto del Sudest asiatico e del Myanmar in particolare, dubita che da Pechino venga il via libera per le etnie (come o wa) controllate dai cinesi. Può nascere invece una solidarietà tra giovani provinciali e movimento di rivolta nelle città del centro Ci sono poi parecchie ipotesi – anche di un potenziale disfacimento della nazione birmana, con la divisione tra una zona centrale costituita dalle grandi città (Yangon, Mandalay, Naypyidaw) controllata dai militari e dalla etnia bamar (alleata dei russi) e il resto delle regioni sui confini gestite dalle etnie e collegate ai cinesi, ma Stefano ci fa notare che le diserzioni sono state molto poche e quasi nessuna tra i ranghi dell'esercito. Più probabile che Tatmadaw riesca a soffocare la protesta e arrivare a fare le riforme che si era imposto prima di andare realmente a nuove elezioni tra un anno – o forse due , come gli dà la possibilità la costituzione e come voci filtrate il 9 aprile cominciano a essere diffuse. Oppure il metodo di contenimento delle proteste sarà più brutale (come vediamo dai reportage raccolti il 9 aprile da #WhatsHappeningInMyanmar e #Apr9Coup) e quindi i metodi fin qui registrati sarebbero prodromi di una nuova dittatura, ancora più feroce; e in questo caso ci potrà essere un doppio scontro, quello interetnico, a cui si aggiungerebbe lo scontro tra fazioni bamar per decidere chi può governare. Tatmadaw aveva avviato le liberalizzazioni per rilanciare l paese e il livello di resistenza inimmaginabile in precedenza gli impedisce di poter godere di una economia che immaginavano sarebbe stata migliore nel momento in cui si riprendevano il paese. Quindi a questo aspetto economico Tatmadaw è sensibile e cercherà di ritornare a una sorta di normalità, auspicata anche dai cinesi per poter fare affari nuovamente, quanto prima. Quindi il movimento otterrà di riavviare il processo di affrancamento dalla cappa militare se il desiderio di libertà resisterà un minuto di più rispetto al bisogno di concludere affari del regime militare, ma forse lo scontro senza esclusione di colpi legittimerebbe un regime così determinato ad alzare ancora di più l'asticella delle atrocità perpetrate e in quel caso se non avesse il pieno controllo del territorio, potrebbe perpetuarsi senza indire nuove elezioni. Una partita a poker di chi ha più filo da tessere deciderà il sistema che regolerà le regioni del Myanmar. Quello stesso flusso di merci e traffici che sta a cuore alla Cina, vogliosa di avere uno sbocco al Golfo del Bengala senza dover “pagare dazio” allo stretto di Malacca, circumnavigando il Sudest Asiatico; ma forse le alternative per la Bri già esistono. E la Cina non intende venir meno alla sua scelta di non intervento negli affari interni di nazioni altre, da cui succhia energie e risorse in modi diversi dall'interventismo muscolare dell'Occidente.
    17m 48s
  • Intuire la Birmania dopo il golpe dal lato thai del fiume dei karen

    4 APR 2021 · 15 marzo, Massimo Morello è a Mae Sot per raccontare a Giampaolo Musumeci nella puntata di "Nessun luogo è lontano" il confine blindato ora e poroso in qualche modo. Era fatto anche di "trafficanti e rifugiati", di killer e ong... fino a poco tempo fa, poi la democrazia lo rese uno snodo commerciale, fatto di businessmen. Una cartina al tornasole per qualsiasi cambiamento; ora infatti si vede al di là del fiume Moei di cosa è fatto dopo il golpe il territorio karen in Birmania. E poi ritratti di persone che sono riferimenti da anni attorno a quel confine, professionisti determinati a cui comincia a vacillare la speranza come Cynthia Maung, dottoressa che nel 1988, dopo aver partecipato al movimento che richiedeva libertà in Birmania, attraversò il fiume per offrire un rifugio sanitario, anche a chi fuggiva.
    8m 2s
  • Il golpe in Myanmar all'epoca del Tribalismo

    19 MAR 2021 · Massimo Morello corrisponde da Bangkok con il cuore a Mandalay, ed è convincente la sua analisi che sfocia nella teorizzazione del Tribalismo asiatico. Ovvero: la suddivisione del mondo secondo sfere di influenza vede il Sudest asiatico assegnato definitivamente alla Cina e questo contribuisce al Tribalismo come espressione nazionale (o, come nel caso birmano, dove si sta scivolando nelle comunità  dotate di eserciti propri contrapposti a Tatmadaw) di una consapevolezza identitaria che però si estende all’intera area in chiave antineocolonialista, elaborando una sorta di intolleranza passiva nei confronti dell’Occidente che viene escluso completamente dal proprio orizzonte, mentre il riferimento principale rimane la Cina, attenta soltanto ai propri interessi, che possono essere fatti con Aung San Suu Kiy o con i militari indifferentemente – il che alimenta la suddivisione tra tribù. Da sempre quest'area ragione in termini tribali (si pensi alle 130 diverse appartenenze birmane): i manifestanti della Mil&Tea alliance si suddividono in un’infinità di tribù più postmoderne, come i giovani cresciuti a videogame e muoiono come in un gioco; i vecchi reduci dei movimenti comunisti dell'area; frammentazioni anche nel campo militare tra giovani turchi e vecchi apparati orientati solo ai traffici... divisioni incatalogabili, anche perché riemerge la superstizione, la cabala sfuggente. Poco importa se verranno determinate sanzioni più o meno marcate, perché sbocchi di mercati per gli stati dell'area sono assicurati non solo dalla Cina di Xi, ma anche dalla Russia di Putin – ben felice che i cinesi debbano risolvere questa matassa. E anche l'Asean non ha preso una posizione tanto determinata contro Tatmadaw. E si torna al tribalismo degli eserciti che controllano il traffico di droga dell'intera area. E nella vicina Thailandia, altrettanto militarizzata nel controllo governativo (una tendenza che si estende anche ai paesi occidentali) si assiste a una radicalizzazione del Movimento, dove gli scontri vedono protagonisti giovani molto più determinati che non disdegnano il confronto violento con le guardie. La Thailandia però vede un supporto di metà della società civile per il regime militarista e la tribalizzazione è una conseguenza della asiatizzazione e viaggia in contrasto con la globalizzazione. E questo vale per l'ossimorica affermazione della "democrazia fiorente nella disciplina" ritagliata su questi paesi congiunzione tra Golfo del Bengala e Mar cinese meridionale con credenze e forzature cabalistiche condivise a livello di tribù.
    25m 18s
  • Myanmar, “manutenzione” alla transizione zoppa verso la democratizzazione?

    6 FEB 2021 · Un intervento di Stefano Ruzza sulla risposta nel Myanmar al golpe. Si sta manifestando in una sorta di rigetto dell'iniziativa golpista: cacerolazo, resistenza passiva, rifiuto del potere dei generali, che comunque hanno un potere forse inattaccabile, per ora. Le ragioni dell'intervento dell'esercito non sono ancora così evidenti, ma entrano nella tradizione che li ha visti protagonisti (1962, 1978, 1990). La dimensione della protesta sta allargandosi con il passare dei giorni e questo è l'aspetto anodino, dovuto probabilmente alla democratizzazione avviata da una decina di anni, che può aver instillato il bisogno di liberarsi del totalitarismo e le relazioni con il resto del mondo son diventate così diffuse che è più difficile congelarle completamente, almeno a Yangon e Mandalay, mentre Naypidaw è stata immaginata appositamente per creare consenso: un'ingegneria sociale che si avvale anche della pianificazione urbanistica volta a impedire scontri e manifestazioni di piazza. L’ambigua figura di Aung San Suu Kyi non è assimilabile ai militari, non è più un’icona occidentale a causa della questione rohingya (cinismo, apartheid, colonialismo britannico e persecuzioni etnico-religiose per fornire un pretesto al land-grabbing), quindi è opportuno svincolare la sua immagine dai luoghi comuni e inserirla nel suo coté culturale. E infatti racconta di un’aristocrazia birmana all'interno della maggioranza etnica all'interno della quale si consuma la sua contrapposizione “dinastica” al potere militare. Una contrapposizione che non prelude al cambio di regime, ma solo del suo gestore: infatti i 5 anni di potere non hanno apportato cambiamenti sostanziali. E anche i militari si appellano a istituzioni democratiche, quelle che loro hanno sancito come tali. Da un autoritarismo senza scampo si è avuta un'evoluzione, persino nel momento del golpe: il potere è stato avocato a sé dai militari, ma a norma di legge. Un regime ibrido tipico dell’area; forse anche facendo il gioco della Cina, che di lì fa passare la sua Via della Seta e delocalizza produzioni... e qui si innesta il discorso relativo alle border-lands, dove gli interessi si intrecciano, e comunque ci sono periferie e periferie, ciascuna con pesi politici ed economici diversi, con risorse e lotte armate ancora in corso in svariate regioni, dove le milizie – governative o meno – sono attivamente impegnate a curare il business delle frontiere e a sostenere governi indipendenti locali, controllati da minoranze etniche come shan, kachine, karen... con lotte tra le generazioni diverse di guerriglieri, ciascuna impegnata a perseguire i propri differenti interessi.
    17m 36s

L'intero Sudest asiatico sta subendo i contraccolpi della Guerra del Pacifico. Dazi, delocalizzazioni, evoluzioni di talune aree – come quella vietnamita –, tracolli di economie come quella laotiana, nuove chiusure...

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L'intero Sudest asiatico sta subendo i contraccolpi della Guerra del Pacifico. Dazi, delocalizzazioni, evoluzioni di talune aree – come quella vietnamita –, tracolli di economie come quella laotiana, nuove chiusure di altre (Myanmar e Thailandia) in senso oscurantista... Tuto ciò sta accelerando una trasformazione inquietante per le attese di sviluppo, democratizzazione, welfare nell'intero scacchiere
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