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Scongelato un conflitto postcoloniale

  • Il saccheggio della monarchia alawide sul Sahara occidentale

    23 APR 2024 · La più vecchia colonia d'Africa con la complicità dell'Occidente   https://ogzero.org/studium/terre-resistenti/   In questo podcast si intrecciano molti idiomi diversi, perché lo spagnolo proviene dal passato coloniale del "Sahara spagnolo", occupato da mezzo secolo dal Marocco, dopo il ritiro di Madrid dal Sahara occidentale; abbiamo incontrato Sanna Ghotbi e Benjamin Ladraa, due ciclisti svedesi, usando un'altra lingua coloniale – l'inglese – poi tradotto in italiano, che Sanna comprende senza parlarlo; la giovane ciclista è di origine curda e per questo nel mezzo della registrazione abbiamo alluso alle potenziali similitudini tra i due popoli soggetti a occupazione. I due simpatizzanti per la lotta del popolo saharawi sono partiti il 15 maggio 2022 da Goteborg a cavallo di due bici pesanti 40 chili e contano di arrivare in Sahara occidentale nel 2025, dopo aver percorso 30.000 chilometri dedicati alla sensibilizzazione dell'ingiustizia che i profughi berberi subiscono da mezzo secolo, loro pescatori che hanno dovuto lasciare l'Atlantico e mettere in mezzo centinaia di chilometri di sabbia, ospiti nel Sud dell'Algeria a Tindouf. I due giovani ciclisti militanti hanno dapprima inquadrato quali risorse sono al centro degli interessi coloniali che impediscono l'indipendenza della popolazione del Sahara occidentale, riassumendo qualche tratto di storia. Come organizzare una comunità in mezzo al deserto Un altro motivo di spicco che ha addentellati con la attualità più sanguinaria è quello che riguarda i coloni marocchini, assimilabili agli ultraortodossi ebrei che hanno colonizzato le terre di Palestina, sostenuti dalla monarchia marocchina come dal governo Netanyahu; questi sudditi maghrebini agiscono nella completa ignoranza del resto della società marocchina. E poi c'è la questione del referendum, per il quale non c'è la volontà politica da parte marocchina (e quindi occidentale) di fare in modo che si possa svolgere. Intanto si sta creando un embrione di stato saharawi organizzato in modo autonomo nel territorio algerino grazie alla autonomia data dall'Algeria. Nei campi profughi si sono attivate le scuole con un buon successo per l'istruzione nel Polisario e questo, come le strutture ospedaliere di Tindouf sono in gran parte ascrivibili all'impegno femminile. Un ruolo centrale delle donne L'impegno delle donne nella società saharawi ispira un confronto con le guerrigliere curde: Sanna di origine curda accetta la sfida di porre a confronto le due società, trovando similarità non tanto nella condivisione del federalismo democratico, quanto nella struttura sociale. Paragoni tra saharawi, curdi, palestinesi e ritorno al furto di terra Si prosegue così paragonando popolo saharawi, curdi e palestinesi, trovando similarità e differenze nella comune condizione di occupazione. Approfondendo però anche la condizione di estrema povertà e l'assenza di una classe media o di possibilità di permettersi un'istruzione universitaria in Europa. E la chiacchierata si conclude ad anello tornando sulla questione risorse e loro saccheggio che coinvolge anche imprese italiane. E di nuovo emerge l'ingombrante figura della monarchia pigliatutto che riduce i marocchini a sudditi di un sovrano coloniale, che possiede le terre e quindi anche lo sfruttamento delle miniere finanzia la sua campagna di occupazione e repressione del popolo saharawi.
    34m 53s
  • L’unico eroe è il popolo algerino

    24 JUL 2022 · https://ogzero.org/tag/algeria/ 5 luglio 1962, pietra miliare della lotta anticoloniale iniziata nel 1954: il popolo algerino era un’icona per tutti i rivoluzionari e per chi preconizzava un cambiamento dei rapporti tra le potenze coloniali e i popoli insorgenti dell’inizio degli anni Sessanta, immortalati nello splendido bianco/nero di Gillo Pontecorvo. Ripetendo il canovaccio di quasi tutte le lotte di Resistenza, chi aveva iniziato la lotta antifrancese su presupposti, parole d’ordine, idee di emancipazione e di ricostruzione progressista furono ridimensionati, messi in minoranza, isolati… fatti sparire, lasciando il potere in mano a militari, centri di potere e interessi energetici che, in particolare sfruttando la sfida contro il jihad e il terrore del Fis e del Gia, ha imbalsamato la altrimenti vivace società algerina insieme a un presidente mummificato, utile per nascondere gli affari lobbistici dell’oligarchia. Chi meglio di Karim Metref poteva rievocare in pochi minuti la lotta, le persecuzioni, l’involuzione, la crisi e l’attuale condizione di un’Algeria che fa accordi energetici con l’Occidente e scambia armi e alleanze con la Russia di Putin. Karim sottolinea come si sia passati da servizi scolastici e sanitari degni di questo nome per i primi vent’anni a una condizione di analfabetismo funzionale al mantenimento del potere: «Hanno impiegato 40 anni per distruggere quel poco di buono che si era fatto nei primi 20 di indipendenza». Gli eredi di Boumedienne si sono affidati alle forze meno raccomandabili della società seppellendo le conquiste sociali di un socialismo ormai di facciata. E poi: le cosiddette rivolte del pane (che nascondono disillusione e malessere), il decennio nero, la rivolta dell’Hirak, ancora non del tutto smantellata… ogni 10 anni un’insurrezione è una tradizione rimasta nella società algerina che proviene ancora dalla lotta anticoloniale per l’indipendenza, una lotta che non ha avuto un leader univoco, ma una generazione insurrezionale – senza partiti, organizzazioni, eroi carismatici – le cui conquiste democratiche sono state inficiate da una guerra religiosa senza addentellati all’interno della società reale, che però ha riportato indietro di 20 anni le lancette dell’orologio. Quella guerra d’Indipendenza permane unico appiglio pe legittimare la comunità, non è in realtà mai finita e anche la sua memoria è un po’ imbalsamata dalla frustrazione per la confisca della rivoluzione da parte dei partigiani esterni – fuggiti in Marocco e Tunisia –, soprattutto dai partigiani finti alleati con varie mafie che hanno intessuto il potere ancora adesso opprimente, mentre quelli sopravvissuti si stanno estinguendo. E sullo sfondo permane la tragedia saharawi… e le figure ingombranti per quanto eroiche e sconfitte nella loro vittoriosa Liberazione del 1962.
    12m 10s
  • Maghreb tra passato e presente diversamente coloniale

    25 SEP 2021 · Lontano dall'attenzione mondiale nel Maghreb stanno gonfiando tensioni che condurranno sicuramente a qualche cambiamento, o conflitto... oppure a un ulteriore giro di vite di repressione. Dall'Atlantico scendendo fino alla Libia e alle tensioni nel Sahel si può descrivere la situazione illustrata da Karim Metref in questo intervento su Radio Blackout. Il flusso analitico del blogger torinese di origine algerina si è dipanato coinvolgendo la restaurazione marocchina in seguito alle ultime elezioni che hanno visto la sconfitta con brogli degli islamisti moderati e quel Berlusconi locale, Aziz Akhannouch, che formerà il nuovo governo per la soddisfazione di Mohammed VI; passando per l'Algeria, una nazione altrettanto in difficoltà, che ha chiuso lo spazio aereo ai velivoli di Rabat e interrotto le relazioni diplomatiche, anche perché i droni turchi sono stati comprati dalla monarchia alawita per colpire il Polisario nella nuova escalation scatenata dalle scomposte attività di fine mandato trumpiano; una causa, quella saharawi, in trasformazione anche considerando le pulsioni dei gruppi di nazionalisti kabili dichiarati terroristi senza che abbiano mai fatto attentati, territorialmente vicini. Queste tensioni si inseriscono nei conflitti scatenati dall'allargamento dell'area coinvolta dal vento del jihad, pretesto per l'entità neocoloniale Takouba a guida francese di proseguire l’occupazione del Sahel, controllando dalle basi nigerine un territorio strategico per commerci e tratte di migranti, reso sempre più povero dalle politiche occidentali e che ha pubblicizzato come enorme successo – e atto finale dell'operazione Barkhane – l'uccisione di Abu Walid al Saharawi, capo dell'Isis del Grande Sahara, formatosi nel Polisario, che non può tenersi del tutto impermeabile allo spirito dell'area (tout se tient). Dalla parte sbagliata della Storia E a proposito di neocolonialismo nella nostra chiacchierata abbiamo preso spunto dalle scuse pronunciate da Macron. A proposito di paternalismo neocoloniale il presidente francese ha operato una mossa in chiave elettorale interna questa settimana che rievoca fantasmi del passato, risalenti a una guerra persa e per questo "mai dichiarata, né quindi combattuta" secondo la storiografia francese. La battaglia di Algeri in realtà è stata anche combattuta da collaborazionisti e il loro destino in seguito alla sconfitta dell'esercito francese è stato travagliato e tragico; Macron ha chiesto scusa agli Harkis per tutto ciò che la società e il popolo di Francia ha fatto alla comunità dei collaborazionisti, perseguitati fatalmente in Algeria e disprezzati nel continente europeo. Karim ci ha illustrato con lucidità da storico attento e preciso il loro arruolamento, l'evacuazione e la condizione e utilizzo politico attuale di quella vicenda (romanzata nella saga L'arte di perdere di Alice Zeniter) da parte della Francia genocida. Sullo sfondo la definitiva dipartita della figura di Bouteflika, morto anche secondo la medicina legale la scorsa settimana, e la presenza del movimento Hirak, che non demorde e si mantiene attivo sotto le ceneri della pandemia che ne ha fatalmente ridotto l'esposizione in piazza, mantenendosi come Movimento non "organizzato", anche se in grande difficoltà e che ci riconduce a riprendere la questione dell'irredentismo kabilo in questo garbuglio di difficile soluzione, che vede anche l'intervento dei famigerati servizi segreti, esperti nella formazione e manipolazione di gruppi terroristici.
    24m 36s
  • Cosa celano le pressioni di Rabat sulla UE

    29 MAY 2021 · Rabat preme sulla UE per proseguire l'occupazione coloniale e lo fa usando anche le bombe umane da riversare come sale sulle ferite razziste della Comunità europea: contiene talmente tanti disperati alle porte delle enclave spagnole in terra africana, vestigia veterocoloniale, che può riversarli come massa critica quando gli serve per rivendicare sovranità su un territorio occupato da quasi 50 anni con una formula neocoloniale e per procura dell'industria francese che ha bisogno di fosfati. Manifestazioni di confini selettivi, più che porosi, che lasciano filtrare solo unilateralmente. Ma l'uso di queste forme di ricatto, tenere sotto scacco attraverso il controllo di un elemento considerato invasivo dal mondo opulento, da cosa è dettato in realtà? non può trattarsi solo della presenza in un nosocomio madrileno di Brahim Ghali, presidente della repubblica araba saharawi democratica (Rasd), gravemente malato, a scatenare una tale furia. In realtà le cause sono nella crisi economica che attraverso tutto il Maghreb: sia l'Algeria – da sempre rivale del Marocco – alle prese con le rivolte dell'Hirak, e la diplomazia algerina era il principale sostegno per gli esuli saharawi in territorio algerina; sia la Tunisia, che dopo 10 anni dalla cacciata di Ben Ali vede acuite le disparità tra classi sociali; la Libia si dibatte ancora in una guerra per procura infinita con divisioni lancinanti; il Marocco è in forti difficoltà economiche, a causa del Covid, e le tensioni interne sono ai massimi dalla morte di Hassan II (2001), un periodo di forti repressioni, che per tradizione scaturiscono innanzitutto nel Rif – vera ispirazione per le rivolte dell'Hirak – e dall'incidente di Guergerat (https://www.spreaker.com/user/ogzero/2020-11-26-karim-saharawi02-stallo-escal) sempre più militanti sono incarcerati. Le debolezze del Maghreb sono sullo sfondo del bisogno di controllo di territorio, sue risorse, porzioni di Zone esclusive di mare indispensabili per pose di cavi, gasdotti... industria ittica (le acque del Sahara occidentale sono tra le più pescose): la maggioranza delle potenze occidentali si è schierata a favore del colonialismo marocchino, tranne Spagna e Germania; piegando le resistenze soprattutto della prima Mohammed VI è certo di potersi annettere il territorio del popolo saharawi. Ma i legami tra Polisario e Spagna (e Cuba: a L'Havana si è formata l'intellighenzia saharawi) sono forti e questo appoggio è difficile da scardinare per la monarchia alawide, che oltre all'impatto dei migranti sulla frontiera di Ceuta può avvalersi di diritti di passaggio per i gasdotti algerini verso Almeria e infatti il Marocco ha già anticipato che non rinnoverà i diritti del gasdotto "Maghreb-Europa" in scadenza, che è vitale per Madrid.
    17m 40s
  • Comunanza dei destini curdi, saharawi, palestinesi

    29 JAN 2021 · A partire dall'intervento di Trump che riconosce la sovranità marocchina sul territorio delimitato dal suo stesso muro, costruito da Israele, a cui si aggiunge il dato che vede rapporti commerciali e militari tra il regno alawida e lo stato di apartheid di Tel Aviv, si è ragionato su Radio Blackout con Tullio Togni riguardo a potenziali comunanze – evidenziando anche le eventuali differenze – tra lotte di autonomia e indipendenza che combattono da più di 40 anni per raggiungere affrancamento da colonialismo e occupazione: saharawi, curdi e palestinesi hanno molti tratti che assimilano le loro vicende. Emergono innanzitutto le modalità di percezione dei territori occupati (Sahara occidentale, Palestina, territori curdi) da parte delle grandi potenze, nel momento in cui li usano per fare operazioni diplomatiche, agendo sullo scacchiere mediorientale per sostituire equilibri precari, sbilanciando a favore di fazioni determinate il diritto internazionale. Le rivendicazioni sono in parte diverse, ma si riscontrano costanti, come la resistenza, la laicità – almeno in partenza – e il progressismo; il loro problema nasce da frontiere imposte dal colonialismo che divide territori senza considerare le istanze di chi li abita; in tutt'e tre i casi le loro disgrazie discendono da trattati disattesi. Vulnus del diritto internazionale, che ha prodotto campi profughi per intere esistenze. Questo produce uno stato-nazione alla radice dei loro problemi, e infatti i curdi del Rojava hanno cominciato a immaginare una comunità alternativa... mentre i loro oppressori a loro volta sono accomunati da sistemi repressivi e valutabili come fascisti.
    17m 16s
  • «Esistono solo due parole: una è Guerra e l'altra è Pace...», ma la terza è Memoria e la quarta Dignità

    17 JAN 2021 · Ultimo episodio del documentario di Tullio Togni sui Figli delle nuvole Saharaui La libertà nelle parole degli anziani che ricordano la loro terra, le loro case e le loro capre: un concetto di ricchezza diverso e perduto per finire sudditi di un regno alieno, perdendo le radici, i sepolcri dei propri cari. Da stabili, autonomi, indipendenti improvvisamente si diventa sottomessi da un invasore che arriva con l'intenzione di commettere un genocidio. E si diventa hijos de las nubes. Figli delle nuvole oppressi di cui Tullio Togni descrive nelle parole degli intervistati pratiche di vita, costumi cancellati dalla invasione marocchina... rimangono i proverbi, come «Colui che cerca la guerra è perché non la conosce». Le famiglie furono divise 40 anni fa: alcuni rimasero in Sahara occidentale, altri preferirono l'esilio nel nulla... e non son più potuti tornare. Memoria di sentimenti, esperienze sogni e speranze transgenerazionali. Una cultura orale. La memoria è anche salvavita nelle strade costellate da mine letteralmente vaganti da 40 anni di piogge e vento, lo sforzo mnemonico suppura in una cicatrice costituita tangibilmente da un muro di più di 2700 chilometri. Gli anni di cessate il fuoco hanno solo congelato una situazione favorevole al Marocco e poi è bastato un presidente suprematista a Washington per far pendere la bilancia in bilico da 28 anni. Ma già prima i giovani saharawi erano spazientiti dalla complicità dell'Onu – e della sua missione Minurso: dal 1991 in attesa del referendum! – con gli interessi occidentali in appoggio ai marocchini in cambio di fosfati; così i giovani chiedevano prima della mossa di Trump di stracciare il cessate il fuoco. E il Fronte Polisario deve seguire le indicazioni del suo popolo, in maggioranza fatto da giovani, colti e preparati, senza prospettive e proiettati verso la piena indipendenza, da conseguire anche con la Guerra, perché un altro proverbio recita: «Non si gioca con la pace».
    21m 41s
  • Esta es la autonomia: quello che posso fare io, puoi farlo anche tu. Mezzo secolo di democrazia partecipativa nell'Hammada

    10 JAN 2021 · La Hammada è il deserto più ostile alla vita umana: fatto di sabbia rocce, polvere, terra e pietrisco. A Tindouf c'era solo Hammada, quando arrivarono i saharawi, solo in seguito si decise di creare wilaya (diversi agglomerati all'interno del campo profughi) e di dare i nomi delle città rubate, "spostando" con i nomi anche i villaggi costieri in mezzo al deserto per mantenere il legame nell'esilio. Il dibattito politico è intenso nella democrazia partecipativa della repubblica araba Saharawi, complessa realtà riconosciuta dall'Onu e del tutto simile a una qualunque agglomerazione comunitaria di altre società, locate in territori più ospitali. Oltre al centro amministrativo nazionale nella zona di Rabuni, la repubblica si compone di amministrazioni regionali (El Aaiun, Auserd, Smara, Dakhla, Bojador), e poi wilaya, composti a loro volta da distretti, ciascuno rappresentato nazionalmente... con infrastrutture sia locali che nazionali. Piramidale, ma il potere non è solo discendente. Qui potete ascoltare interviste a persone che animano queste realtà di servizi gratuiti: istruzione, sanità di elevatissima qualità, derivante dalla collaborazione con i medici delle brigate cubane. Gli aiuti umanitari sono distribuiti in parti uguali, poi ci sono le rimesse di emigrati e progetti di cooperazione, che creano disparità. Manca autodeterminazione, è assicurata solo la sopravvivenza passiva, ma la laboriosità e la preparazione portano a cercare come risparmiare acqua, sole, tempo ed energie in condizioni impossibili e così si possono adattare al deserto soluzioni come quella descritta alla fine del documentario, dimostrazione dell'ingegno saharawi.
    21m 49s
  • Interviste a el-Ajun, Sahara occidentale

    3 JAN 2021 · Repressione e discriminazione, povertà e sottrazione di risorse, assenza di scuole e ospedali, militarizzazione del territorio sono le chiavi della colonizzazione riconosciuta da Trump e dai paesi arabi comprati. Queste interviste sono il primo contributo di tre che Tullio Togni ha condiviso con noi e che pubblichiamo il 3 gennaio 3 le due domeniche sera successive. Dopo averle realizzate Tullio e i suoi compagni sono stati espulsi dai servizi marocchini. L’attività giornalistica non embedded è un reato gravissimo nel territorio riconosciuto dagli Usa di Trump – e Netanyahu, visto che il prezzo sono gli Abrahams Accords imposti a Muhammad VI – negando ancora una volta l'autodeterminazione del popolo saharawi, pescatori nel deserto, in esilio da 43 anni. Le opzioni sono emigrare o resistere.
    19m 49s
  • Un conflitto che avvelena l’intera regione, un deserto dotato di risorse alternative

    27 NOV 2020 · La riconversione dell’economia algerina, imposta dal venir meno delle riserve di gas e petrolio, si orienta alla produzione di altri minerali che potrebbero subentrare e che vede proprio nella zona di Tindouf uno dei capisaldi dell’estrazione. Questo prevede investimenti in infrastrutture e che possano portare i prodotti presso porti tutti da inventare sulla vicina Costa pacifica
    5m 3s
  • Lo stallo ad Algeri e la resistenza del movimento Hirak: un sistema da sovvertire

    27 NOV 2020 · L’Algeria è l’alleato naturale del popolo saharawi, che infatti può mantenere il quartier generale del Polisario a Tindouf. Ma l’Algeria socialista degli anni Settanta non esiste più e così anche il corteo di nazioni socialiste arabe che appoggiavano la resistenza verso il colonialismo occidentale a sostegno dell’espansionismo marocchino. Il crollo del sistema di potere di Bouteflika non consente ancora che il nuovo espresso dal “dégage” di Hirak possa cambiare la nazione, impegnata a prepararsi a impegni bellici e a riconvertire l’economia. Così la contestazione al sistema si è esteso a tutti gli oligarchi, chiedendo una rifondazione di una nuova repubblica fondata su libertà, diritti e concertazione; Karim Metref ce lo spiega con coinvolgimento emotivo e politico. Questo braccio di ferro indebolisce anche l’appoggio al Fronte Polisario
    6m 36s

A Ghergarat a fine ottobre, poco prima che si rinnovasse la fallimentare missione dell’Onu Minurso (considerata a questo punto utile solo alle potenze occidentali per consolidare l’occupazione marocchina) , il...

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A Ghergarat a fine ottobre, poco prima che si rinnovasse la fallimentare missione dell’Onu Minurso (considerata a questo punto utile solo alle potenze occidentali per consolidare l’occupazione marocchina) , il vessato popolo saharawi, esasperato dal mancato referendum procrastinato da decenni sull’attribuzione del territorio invaso e occupato dai marocchini ormai quasi 50 anni fa, ha occupato il valico di frontiera che consente l’interscambio e il transito di uomini e merci tra maghreb occidentale e le nazioni subsahariane: il golfo di Guinea, il sahel. Il risultato è un’escalation che si innesca sulla corsa al riarmo delle due potenze locali: il Marocco che sta sfruttando la congiuntura favorevole per allargare l’adesione di stati dell’area che riconoscono l’occupazione del Sahara occidentale, mentre l’algeria è impegnata in una riconversione economica e nella “transizione” post-Bouteflika
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